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Recensione

Venus 1: Venus: a New Dawn
Edizione Plesio Editore 2016
autore/i Emanuele Maia
Recensore Zakimos

Venus: a New Dawn è un librogame molto particolare, per più ragioni. Innanzitutto, è stato pubblicato nel 2016 da una casa editrice italiana “standard”, del tutto slegata dalla scena. Secondariamente, è stato scritto da un autore nato nel 1997 (!), senza alcun contributo da parte di una comunità o di un editore specializzato.

Già solo questi due dettagli basterebbero a rendere Venus un “unicum” nel panorama nazionale e forse anche internazionale, ma c’è di più: nonostante le premesse potrebbero far pensare al peggio, a New Dawn è un librogame decisamente curato, soprattutto per quanto riguarda grafica ed impaginazione, ed in certi punti perfino originale, pur soffrendo (com’era ovvio) di alcuni peccati di ingenuità e inesperienza.

Ma andiamo con ordine: in un futuro non troppo lontano (2204) i terrestri hanno colonizzato Marte e Venere, pianeta che tuttavia è stato presto conquistato dal gruppo terroristico Commando Gamma, in grado di tenere in scacco l’intera umanità con la minaccia di un virus letale, contenuto in un potente missile e puntato verso la Terra. La minaccia sfugge però presto al controllo dei terroristi, e per fermare il missile viene addestrato il capitano Robert Trainor, l’unica speranza per l’umanità, che dovrà esplorare alcune basi nemiche, localizzare l'ordigno e disattivarlo.

L’incipit è indubbiamente ingenuo, ma neanche poi così tanto, se si pensa allo standard in ambito librigioco. Il riferimento principale dell’autore è ovviamente Joe Dever; il Commando Gamma e la CAOS/HAVOC hanno molte cose in comune, in primis la “soluzione finale” sfuggita al loro controllo, ed anche le citazioni da Lupo Solitario si sprecano: la tuta che rigenera 1 punto Difesa per ogni paragrafo senza combattimenti, il siero che cura 4 punti Difesa se bevuto dopo uno scontro, la Borsa per contenere i soldi …

Nonostante i rimandi non manchino, l’autore riesce ad evitare la sensazione “semplice clone di Lupo Solitario” grazie ad un sistema di battaglia diverso, e molto efficace: in Venus non esiste un punteggio di abilità/combattività (mai troppo deprecata variabile del genere), e i combattimenti vengono risolti tirando i dadi e sottraendo il totale ottenuto dai punti Difesa del nemico, aggiungendo qualche volta dei modificatori. Il primo ad arrivare a 0 punti Difesa muore. Punto e basta.

Può sembrare un sistema di una banalità sconcertante, eppure alla prova dei fatti funziona, grazie a due accorgimenti: il primo è dato dal fatto che Trainor abbia QUASI sempre l’iniziativa, e che pertanto uccidere un nemico in due o tre turni possa fare una grossa differenza. Il secondo, strettamente legato al primo, è la possibilità di usare armi diverse, con potenza di fuoco diversa e con modificatori differenti a seconda del tipo di avversario: umano, animale o robot.

Questi modificatori sono pensati in modo tale da non rendere mai impossibile combattere con un’arma “sbagliata”, ma facendo avvertire la differenza quando si usa quella giusta. Inoltre ogni arma può essere usata solo un certo numero di volte, e la quantità massima di caricatori dipende dalla tipologia di armamenti, scelta che contribuisce a bilanciarli tra loro.

Il fatto di poter essere equipaggiati solo con due armi, due mezzi di trasporto e otto oggetti (molti dei quali occupano più di un posto nello Zaino) rende importante e sentita anche la gestione dell’inventario, quanto meno nella prima parte dell’avventura. Meno convincente è invece l’aspetto della Velocità, calcolata casualmente a inizio partita e da confrontarsi ogni tanto con un valore fornito dal libro, senza tiri di dado. L’ampio spettro della caratteristica determina che un punteggio basso vorrà quasi sempre dire fallimento, a prescindere dal mezzo di trasporto utilizzato, e viceversa.

Insomma, si può dire che le meccaniche di gioco di Venus convincano appieno, oltre ad essere introdotte in modo eccellente, con un simpatico tutorial che spiega per filo e per segno ogni aspetto, catapultandoci immediatamente nell’azione (l’autore conosce bene i videogiochi moderni, e si vede).

Il giudizio inizia purtroppo a scricchiolare quando ci si inoltra un po’ di più nella narrazione, che si apre con grandi aspettative ed entusiasmo, complice il menzionato tutorial, ma che va presto a cozzare con uno sviluppo della trama ed un’applicazione concreta delle meccaniche di gioco non sempre all’altezza delle aspettative.

Diciamolo chiaramente: la storia di Venus non è un granché. Non tanto perché sfrutta elementi e colpi di scena stra-abusati nel genere, quanto perché non prende mai una direzione precisa. L’autore si è divertito a “frullare” nel libro tutto ciò che ama  (soprattutto Starcraft) senza preoccuparsi troppo della coerenza ma soprattutto del cosiddetto pacing - ottenendo come risultato un canovaccio più schizofrenico che originale, che passa dalla fantascienza adulta e con sottintesi politici ad un tecno-fantasy caciarone e goliardico senza soluzione di continuità, e senza mai approfondire nulla di ciò che presenta.

Non sarebbe un vero problema di per sé  - in ambito librigioco esistono storie molto peggiori, o addirittura serie che sfruttano la parte narrativa come puro pretesto - se Venus non puntasse così TANTO sul suo canovaccio, anche a costo di mettere in ombra la parte “gioco” per farlo.

Si dice spesso che gli ultimi libri di Joe Dever siano dei “romanzi mancati”. Ecco, Venus è qualcosa di più: è un VERO E PROPRIO ROMANZO dai paragrafi lunghissimi, che condensa in sole 200 sezioni eventi, personaggi e stravolgimenti che avrebbero potuto trovare spazio in due/tre volumi diversi, venendo approfonditi ciascuno in modo migliore.

Ciò significa che il vostro giudizio su quest’opera sarà necessariamente influenzato da quanto apprezzerete e  vi farete coinvolgere dalla lunga storia del Capitano Trainor e dal suo Venere popolato da mostri giganti, senza che le ottime meccaniche possano metterci una pezza nel caso così non fosse. Non è un male di per sé  - anzi, probabilmente è proprio ciò che l’autore voleva - ma è una scelta che limita inevitabilmente l’appeal del volume, che risulta così diretto solo ad un certo tipo di pubblico. Il che è un peccato, viste le ottime premesse.

In ogni caso, è per me impossibile bocciare Venus, sia per l’estrema cura con cui è stato confezionato, sia perché alcuni suoi difetti, come la scarsa rigiocabilità o l’assenza di un vero impatto dei bivi sulla narrazione, sono imputabili più ad una scelta precisa che ad una mancanza in sede di realizzazione (oltre ad essere condivisi da serie ben più famose e blasonate!).

E tutto questo senza tener conto della giovanissima età dell’autore, elemento che, già da solo, impedisce a chiunque di guardare a Venus: a New Dawn con un occhio troppo critico, anche ai più severi.

Longevità 5: 

Nonostante sia costituito da soli 200 paragrafi, la lettura di Venus può portar via molte ore, vista la lunghezza degli stessi ed una certa difficoltà degli scontri finali. I path alternativi esistono, ma sono molto brevi e si ricongiungono subito al filone principale. Spesso si avverte la sensazione di star leggendo due o addirittura tre librigioco fusi assieme, con prevedibili conseguenze sulla profondità della narrazione. Forse sarebbe stato più opportuno focalizzare la storia su pochi eventi carichi di significato, piuttosto che su tanti scontri privi di mordente.

Difficoltà 6: 

Calibrata bene ma non benissimo. Nella prima parte le battaglie raramente feriscono Trainor (l’abbondanza di paragrafi senza scontri permette quasi sempre di risanare ogni danno), la seconda è un vero e proprio “tour de force” con i dadi. Stesso discorso per la gestione dell’inventario: ottima nella prima parte, ridondante nella seconda.

Giocabilità 6.5: 

Eccellente. Sistema di gioco semplice e funzionale, originale e divertente. Purtroppo penalizzata dalla mole di testo da leggere e da alcune scelte narrative, che costringono l’autore a non sfruttarla a dovere. Perché obbligare a combattere sempre con la stessa arma, rendendo così gli ultimi scontri un semplice test di fortuna ai dadi?

Chicca: 

Il libro abbonda di citazioni dal mondo dei videogiochi, in particolare Starcraft. Robert T-rainor… chi era costui?

Totale 6.5: 

Venus è un librogame ingenuo e adolescenziale, eppure curato e con tanti aspetti interessanti. Se l’autore riuscirà nei prossimi volumi a mettere più a fuoco la serie, concentrandosi sui suoi elementi di forza, probabilmente ne vedremo delle belle. Al momento questo volume 1 non è un acquisto imprescindibile, ma di certo una curiosa novità, specie se non siete lettori troppo esigenti.