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Recensione

Magnamund Stories 1: La Coda del Serpente
Edizione Librogame's Land 2015
autore/i Andrea Tupac Mollica
Recensore Dragan

Assassinio nel Magnamund, un giallo classico affidato a un detective sulla carta improbabile ma che si cala con aplomb nel ruolo: il capitano Remir Val, già compagno d'avventure di Lupo Solitario nel quarto volume della serie, L'altare del sacrificio. Questo La Coda del Serpente, opera di esordio di Andrea Mollica, Drystan nel forum di Lgl, è la dimostrazione che, dato un universo sviscerato in lungo e in largo come quello ideato trent'anni fa da Joe Dever per le sue 28 produzioni, tutto quello di cui ha bisogno uno scrittore intelligente è una buona storia con un'idea originale, e ogni cosa funzionerà a meraviglia. Ingredienti niente affatto scontati, a ricordare qualcuna delle famigerate storie bonus della serie Expanded e perfino anche alcuni degli ultimi lavori dell'autore originario, ai quali non sarebbe affatto sacrilego (anzi) accostare questa fan fiction di 250 paragrafi, ben congegnata e ben scritta.

L'avventura prende le mosse a Holmgard, alla corte del Re Ulnar, proprio mentre l'ultimo dei Ramas sta partendo in quella che diventerà la ricerca (ma lui ancora non lo sa) del libro del Ramastan. Val sembra nutrire un'invidia genuina verso Lupo Solitario, costretto com'è a baccagliare dentro un'atmosfera che gli appartiene molto meno delle ruvidezze del campo di battaglia, la pompa del palazzo reale. La sua sete di avventure viene tuttavia presto accontentata: il barone Tor Medar di Tyso, braccio destro del monarca, impossibilitato a occuparsi in prima persona della faccenda perché richiesto a corte, lo incarica di risolvere appunto il mistero dell'assassinio di un mago della Fratellanza della Stella di Cristallo, che era suo ospite, e che è stato subdolamente avvelenato.

Comincia così una mini-traversata che, attraverso alcune tappe intermedie, nel classico 'librogame di viaggio' in cui Dever è maestro, e l'allievo in questo caso ricalca bene, condurrà l'ufficiale in una delle più importanti città di Sommerlund. Lì dovrà risolvere il mistero anche grazie all'aiuto di un altro mago della Fratellanza, stavolta decisamente fuori dai canoni tradizionali del canuto sapiente: la fascinosa rossa Lady Ygrein. Abbastanza chiaro l'omaggio dell'autore nel nome e nelle fattezze alla regina di Cornovaglia nonché madre di Re Artù del ciclo Bretone. Con le sue abilità curative e le sue virtù intellettive la donna sarà di grande aiuto nella soluzione del mistero, prima di finire nelle grinfie dell'antagonista principale per uno spericolato salvataggio finale.

In quest'avventura c'è tutto del Lupo Solitario degli esordi, prerogativa importante per far pendere la bilancia verso un giudizio positivo. Il già citato aspetto del viaggio, gli scenari cittadini con oscure botteghe e ambigue taverne, i giochi di abilità e le gare con l'arco, e naturalmente gli enigmi, su tutti quello principale che è la chiave di volta se si vuole risolvere il caso affidato a Val. Spunta a sorpresa, affatto sgradito, l'aspetto erotico, da sempre tralasciato nella saga per scelta precisa dell'autore. Una parentesi che mancava dai tempi della leggendaria figlia del locandiere, che si poteva intuire vagamente invaghita del Ramas. Una coloritura che non snatura il racconto, visto oltretutto che a corteggiare non è un austero monaco (per quanto bellicoso) ma un focoso capitano (per quanto marziale).

Il sistema di gioco è mutuato da quello deveriano e viene utilizzato nel modo giusto, come motore di sottofondo della vicenda e non rendendolo protagonista. Notevole e variegato l'uso degli oggetti, che possono portare a sviluppi più o meno felici, vedi per esempio la vasta gamma di pozioni. Difficile portare avanti con successo l'indagine senza una robusta dose di Resistenza: meglio tenere proficue boccette e pasti a portata di mano perché i recuperi sono pochi anzi nulli.

Interessante, in ultimo, anche l'aspetto lessicale. Da tante sfumature si ha la sensazione nettissima, la conferma sul campo, che l'opera sia stata scritta direttamente in italiano e non tradotta da un linguaggio straniero, caratteristica che rende più godibile la lettura. Un dato negativo, va onestamente sottolineato, è quello dell'editing, che è stato frettoloso o impreciso tanto da lasciare più di un refuso disseminato nel testo e anche un errore nel linkaggio ai paragrafi dell'edizione elettronica. Solo questo impedisce di raggiungere la perfezione a un librogame che, comunque, costituisce un vero e proprio gioiellino. Nella speranza che l'autore ci riprovi e il detective Val possa nuovamente tornare in azione. Affiancato dalla sua rossa, of course.

Longevità 7: 

I bivi sono bivi davvero: nel senso che non riconducono sempre tutti e subito a uno stesso punto, ma fanno dipanare le sottostorie in modalità differenti che spingono a chiedersi come sarebbe andata se…

Difficoltà 7: 

Val non è Lupo Solitario ma con le sue abilità guerresche riesce a cavarsela quasi in ogni situazione. Non mancano le sfide, variegate e accattivanti.

Giocabilità 8: 

Estremamente godibile, anche perché la cucina della sinfonia narrativa e delle dinamiche ludiche è stata pensata bene e realizzata meglio.

Chicca: 

Al paragrafo 18, in piena caccia all'avvelenatore, l'autore concede la possibilità di esplorare una latrina che, avverte, "si trova in uno stato pietoso", come conferma una descrizione degna della serie Squilibrio. Cosa si può cavare di buono dall'esplorazione di una latrina? Nulla, naturalmente, anzi, Val si ritrova insudiciato "fino a puzzare come un cavallo morto".

Totale 7.5: 

Caro Joe, per le tue storie bonus puoi guardare anche a casa nostra, non farai brutta figura.