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Librogame Magnifico 2024, primo turno: vota il miglior LG dell'anno!

I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

ah già Baldoni... una persona cosi a modo pure lui...

lonewolf79
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

FinalFabbiX ha scritto:

Mornon ha scritto:

ma sarà un racconto da ricordare... Come quello di baldoni dei tappeti

Fia'za e il venditore di tappeti.
E meno male che era da ricordare, eh Mornon smile smile ?

PS: a che vi riferite con  "i tre maghi burloni a figure" ? E' l'unica citazione che non riesco a ricollegare a nessun racconto.

Mi ricordo bene la storia, non il titolo smile

Il vincitore dell'anno scorso, quello di Matteo Tolari!

"Un velo nero ti impedisce di vedere altro. La tua vita termina qui: nel campo di battaglia, con la mitica Blood Sword tra le mani, felice per la sconfitta dei Veri Maghi." Adriano, Blood Sword PBM
http://www.caponatameccanica.com

Mornon
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

La triade dei ludi infernali.

firebead_elvenhair
Ultimo Vero Eroe
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

Yaztromo ha scritto:

EGO ha scritto:

Che vinca pure se i numeri lo vedranno in testa, ma non avrà vinto il migliore: avrà vinto l'outsider. Sempre una vittoria rimane, beninteso.

Bel discorso, ma l'aspetto sul quale mi trovo in disaccordo e' il fatto che tu (e altri) date troppa importanza ai VOTI, come se fossero importanti.
Che senso potranno mai avere i voti? Ovviamente poco o nullo. I voti sono piu' che altro un giochino fine a se stesso per "giustificare" la richiesta agli autori di produrre un corto all'anno tutti nello stesso periodo e poi leggerseli e commentarli tutti assieme.

Eh, ma nel quote hai tagliato proprio la frase iniziale del paragrafo, dove dicevo: "Capiamoci: non è una questione di voto". E quindi hai risposto travisando completamente quello che ho scritto.

Se dessi tutta questa importanza al voto, avrei lasciato un voto.
Invece non l'ho fatto. Come non lo lasciai per Re Morto. Proprio perché, per lasciare un voto, dovrei poter valutare il Corto in esame con lo stesso peso degli altri. E nel caso dei due Corti suddetti, penso di non esserne in grado.
Proprio perché so che il voto ha importanza per qualcun altro, non voglio (come ho anche scritto) inquinare la media con un voto dato magari sull'onda della frustrazione. Parimenti, non voglio stare lì troppo a pensare "ma magari non l'ho capito, ma effettivamente questi aspetti qui sono una genialata, dovrei premiare l'originalità anche se ci sono dei problemi" ecc ecc ecc.

Credo che, se devo stare a pensarci troppo su, il voto perda il suo significato. Se devo scervellarmi per "aggiustare" il voto ad un valore che mi paia "adeguato", allora vuol dire che mi sto inventando una scala di valutazione nuova e diversa. E non lo trovo corretto. Penso che sia più importante il commento rispetto al voto. Lo posso scrivere a mente fredda, senza penalizzare ingiustamente e senza premiare gratuitamente. In altre circostanze potremmo considerarmi irresponsabile, ma in questo caso la mia astensione non va a... inficiare significativamente le cose... e in fondo, come dici anche tu, il voto non è così importante, no?

Più che altro, noto che questo sarebbe un concorso di "narrativa interattiva", ma stiamo andando sempre più verso il "gioco narrato a parole" e allontanandoci dal "racconto con elementi di gioco". E se a qualcuno può andare bene così, e se la sperimentazione è comunque importante, trovo che questo tipo di prodotto abbia due problemi:
1) non può esprimersi appieno nei paletti del concorso, e questo è evidente fin da Golem, che prevedeva anche due giocatori;
2) una settimana è, quasi sempre, fin troppo breve per poter approfondire e giudicare adeguatamente le singole opere.

Il minor numero di votanti è probabilmente dovuto anche a questo punto 2. Un "racconto-game" può anche essere letto alla veloce, nei ritagli di tempo, o la sera dell'ultimo giorno di votazioni, e puoi fartene un'idea abbastanza adeguata da poter esprimere un voto coerente, seppure superficiale. Ne so qualcosa, sia come giudice che come giudicato.
Ma questi "giochi da tavolo/enigmi camuffati da librogame" sono più esigenti, e ne fanno le spese in termini di voto, giudizio e numero di votanti.

EGO
Barone del Sole
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

EGO, non volevo assolutamente travisare il senso del tuo discorso, ma volevo dire la mia su un aspetto della questione (il voto) che va oltre a quello che hai scritto tu e che mi sembra attuale. Scusa se ti ho "usato".
Hai letto quante polemiche per un voto cosi' o cosa'?
Io non mi ci trovo.

Un' idea, un concetto, un' idea, finche' resta un' idea e' soltanto un' astrazione.
Se potessi mangiare un' idea avrei fatto la mia rivoluzione.

Yaztromo
re fuso
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

Il mio concorso dei Corti inizia con sei colpevoli settimane di ritardo ma non potevo non dire la mia su questo corto

Si è fatto passare questo corto per la nebbia 2.0, e come impostazione palesemente è così; tuttavia negli enigmi si differenziano molto. La nebbia era sostanzialmente il delirio di un folle, qui gli enigmi sono ben chiari e soprattutto molto più semplici (li ho risolti tutti senza leggere le soluzioni, cosa che ne La nebbia non sarebbe stato lontanamente possibile)! è stato scritto che la chiave di conversione a=1, b=2 ecc andava esplicitata dall'autore. Su questo sono in profondo disaccordo: era l'unica difficoltà della maggior parte degli enigmi!

Il problema vero del libro non sta negli enigmi, ma nell'infilare il giusto percorso dall'inizio...dopo una decina di letture mi sono rassegnato a mappare il libro, e ho perso qualche ora a cercare il percorso che mi desse tutti gli oggetti che mi servivano (non mi sono accorto che i check finali implicassero l'avere più del limite consentito di 3 oggetti, e il fattore tempo in prima approssimazione non l'ho proprio considerato...). L'ESISTENZA dei paragrafi di "vittoria" mi dava l'illusione, la scoperta (tramite recensione dei giudici) che era irraggiungibile è stata una vera e propria epifania: il corto è subdolamente geniale.

Quanti di voi da ragazzi hanno perso giornate intere per venire a capo di un librogame apparentemente insolubile, prima di avere i forum con le soluzioni collettive? Io ho giocato la Rocca del male decine di volte per infilare il percorso giusto, e credo di non averlo mai imbroccato (sì, sono a conoscenza del bug di traduzione)...ma gli esempi sono dozzine. Non è proprio questo il bello dei librogame "a true path"??
Non sono neanche d'accordo su chi dice che una volta risolti gli enigmi il libro perde di rigiocabilità: falso, perchè gli enigmi sono solo una parte della storia! Non è forse vero che QUALUNQUE true path una volta imbroccato rende ingiocabile il libro? La giocabilità deriva dalla ricerca del percorso corretto!

Qui l'autore probabilmente voleva farci spaccare la testa alla ricerca del percorso che infilasse tutti gli incontri e gli oggetti giusti, ma non ha fatto i conti con i giudici che (bravi loro) l'hanno sgamato subito

Plauso ulteriore per avere infilato un numero abnorme di possibili percorsi e combinazioni in così pochi paragrafi senza perdita di coerenza

Grosso minus perchè lo scopo della missione in effetti nell'introduzione è tutto meno che chiaro...

Io avrei dato un voto molto alto

Boole
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

Innanzitutto volevo ringraziare tutti coloro che hanno dedicato a True Path un po’ di tempo per provare a giocarlo.
E vi chiedo scusa fin da subito se ora vi farò leggere un post piuttosto lungo... smile

True Path secondo me ha il grande problema di essere troppo “di nicchia”: non tutti apprezzano questa quantità di enigmi. Ma ero consapevole fin dall’inizio che una a buona fetta di voi non sarebbe piaciuto.
Ho deciso comunque di scriverlo nonostante tutto: era un esperimento troppo ghiotto, un’idea troppo particolare per non essere provata... Immaginavo sarebbero piovuti almeno due o tre 4, ma i voti non sono tutto: i librogame sono anche sperimentazione, se non si sperimenta non ci si evolve.
“La nebbia”, in questo senso, è stato un maestro magnifico di sperimentazione, anche se a suo tempo non sono riuscito ad apprezzarlo come meritava.

Butto giù qualche riga per provare a spiegare l’idea che sta dietro a True Path.
L’intero corto ruota intorno ad un concetto: l’accanimento.
Troppo spesso, nella vita, capita di accanirci nei confronti di qualcosa/qualcuno, e il mondo dei librogame ne è un ottimo esempio.
Lanci di dadi su lanci di dadi, rigiocare un librogame infinite volte per finirlo, i grafi, le guide strategiche... E’ tutto accanimento. I grafi, soprattutto, sono l’esempio più eclatante. Non si riesce a finire un libro? Molti di noi fanno un grafo in cui indicare i guadagni, le perdite, i nemici, le armi, gli oggetti... si mappa tutto e alla fine si riesce a risolvere il groviglio. E’ accanimento (nel senso positivo del temine, eh...).
In True Path ho voluto provare a fare questo: scrivere un corto che rendesse nella pratica il concetto di accanimento, con una storia/trama che fossero al servizio di questo concetto.
Ecco come penso sia andata la partita per la maggior parte di voi:
partita iniziale: morte;
altre X partite: sempre la morte;
controllo se c’è almeno un’altra conclusione (-> accanimento): c’è;
controllo se c’è una strada per portare a quest’altra conclusione (-> accanimento): non la trovo;
controllo dei check/oggetti/orologi (+ eventuale grafo), per vedere se riesco (-> accanimento): non riesco.
Non riesco a finirlo: frustrazione. Il voto è 6.

In questo accanimento nel cercare la fine, il paragrafo “Tunnel di luce” offre una chiave di lettura: non esiste una strada giusta, non c’è un unico percorso, non esiste “la strada”, il true path. Nella vita non c’è mai una strada giusta, ci sono semplicemente tante strade da percorrere, e non c’è un premio se si raggiunge un certo risultato.
A questo punto, ci si accorge che il paragrafo “Antidoto”, riconosciuto da tutti come finale positivo, è in realtà un finale troppo amaro e codardo per essere la fine della storia. E ci si accorge che il paragrafo “Tunnel di luce” è l’unico vero finale positivo della storia. Quindi, il corto è perfettamente completabile se si ribalta questo punto di vista.

Appena letto “Antidoto”, quasi tutti avranno ripercorso il corto a ritroso per vedere se era raggiungibile (-> accanimento). Ma sapendo che “Antidoto” rappresenta un finale amaro e quasi ingiusto, è corretto accanirsi per raggiungerlo? Ne vale davvero la pena? E’ giusto accanirsi per qualcosa, quando sai che questo “qualcosa” non ti soddisfa? Non è meglio accettare la soluzione più logica invece che insistere per nulla?
“Antidoto” è quindi una sorta di “What if...?”. Cosa accadrebbe se riuscissi a portare a termine l’impresa? Accadrebbe che faremmo la parte dei codardi. E sapendo questo, accettare la fine di “Tunnel di luce” credo diventi più facile e soddisfacente.

Ecco, in questo corto ho provato a sperimentare questo tipo di approccio: un ribaltamento dei concetti, come una specie di prova comportamentale. Il continuo rimpallo tra True Path e true path è stato un espediente per trattare la tematica dell’accanimento.
Capisco che, come fulcro dell’intero corto, è forse un po’ troppo estremo, pretestuoso, assurdo e difficile da interpretare, ma ripeto ho voluto provare ad uscire un po’ dal classico corto, per scrivere qualcosa di un po’ più “al limite” e poco classificabile.
Il corto è venuto esattamente come volevo: la sensazione straniante, a tratti incomprensibile, esasperata, il non capire cosa succede, il ribaltamento dei concetti, ecc. Dal punto di vista tecnico sono molto soddisfatto, anche se, ripeto, sapevo già che un approccio di questo genere non sarebbe piaciuto quasi a nessuno.

Una piccola spiegazione anche sul prologo. Come giustamente qualcuno di voi ha fatto notare, non c’è nessuna indicazione sul fatto che stiamo cercando nostro padre.
Sono partito da una considerazione: se io mi presento in un posto di lavoro con la sola curiosità di capire perché mai mio padre ha evidenziato quell’annuncio, e poi mi ritrovo nel bel mezzo di una carneficina, la prima associazione che faccio è “mio padre ha risposto al mio stesso annuncio = mio padre sta/è stato nella mia stessa situazione. Io sono in pericolo = mio padre è/ è stato/potrebbe essere in pericolo”.
Io almeno ragionerei così.
Capisco che il mio punto di vista potrebbe non essere il punto di vista della maggior parte di voi, ma quando scrivevo mi sembrava chiaro.
Mi rendo conto però che durante la scrittura io “sapevo”. Avrei dovuto immedesimarmi in voi e non dare per scontato che fosse così...

Ad ogni modo, ringrazio nuovamente tutti quanti per il tempo che gli avete dedicato, e passo a rispondere ad alcune delle vostre considerazioni. smile




¿„ãßꪧ¬

Ecco che l'autore ci ha spiazzato un'ultima volta. Ci aspettavamo un true path, poi non ce lo aspettavamo più, poi ce lo aspettavamo di nuovo, e infine abbiamo realizzato che non esiste nessun path. Questo corto va oltre il true path, introduce il "no path". Qualsiasi cosa si faccia, non si esce vivi dall'albergo maledetto, e non si riesce a salvare il proprio padre.

Ho riletto questa frase centinaia di volte  applauso

Questo è un non-librogame mascherato da librogame, esiste in un universo a sè stante, ed è difficile rapportarlo agli altri corti in concorso.

Troppo buono. E’ stato molto interessante leggere la tua recensione. Grazie infinite. E ottimo grafo. wink

Aloona

questo Corto è indubbiamente commovente e drammatico

Troppo buona. bigsmile2

I bug segnalati non sono sufficienti a rovinare il complesso, anche se consiglio revisioni più accurate del normale per questo genere di LG

Giusto, la prossima volta farò più attenzione.

Anima di Lupo

Quello intitolato Tunnel di Luce, per ora mio candidato all'Oscar come Miglior ID nonostante un errorino... L'autore qua rivela che noi stiamo cercando nostro padre ma potremmo non aver mai affrontato la cosa in precedenza. Io sono morto molte volte senza leggere che stavamo cercando nostro padre nell'edificio. Dopo la citazione iniziale nel Prologo lui non veniva più nominato, nei percorsi da me fatti, fino al Tunnel di Luce.

L’ho accennato sopra, davo per scontato che se ci troviamo in questo pasticcio e nostro padre è stato qui prima di noi, potrebbe trovarsi anche lui nello stesso pasticcio.

Gli enigmi, secondo la mia idea di stru¬ttura in un Lg, dovrebbero servire la gi¬ocabilitá, mettersi a disposizione di essa... non essere la giocabilitá stessa.

Hai ragione, mi sono lasciato prendere la mano...

Apologeta

Lo stile. Specialmente quando si usano poche parole, è importante usarle bene. Autore, falcidia quei maledetti avverbi e non ripetere cose già dette. Se c'è un "energumeno", allora specificare che è "davvero imponente" (vado a memoria) è una perdita di tempo per te e un calo della tensione nel lettore

Hai pienamente ragione, la prossima volta cercherò di evitare.

La trama. Ecco, questo è ciò che ho meno gradito. Non ci sono le basi per capire che stiamo cercando nostro padre, come ben riassunto sopra da Charles Petrie-Smith. Forse si trovava qualcosa di più nell'introduzione, che è stata tagliata male

Come accennato sopra, avevo fatto un tipo diverso di ragionamento. L’introduzione è una delle cose che ho “tagliato” meno.

babacampione

Non mi convince del tutto l’utilizzo del caso in questo Corto, che è già sufficientemente complicato da non necessitare l’utilizzo del dado (che peraltro è comunque limitato).

Hai ragione, è buttato lì come a dire “beh, non ci ho messo i dadi, in un paio di paragrafi ce li devo piazzare per forza”... A questo punto era meglio non metterli proprio.

Boole

L'ESISTENZA dei paragrafi di "vittoria" mi dava l'illusione, la scoperta (tramite recensione dei giudici) che era irraggiungibile è stata una vera e propria epifania: il corto è subdolamente geniale.

Anche se non lo hai votato, grazie mille per averlo letto. wink

Charles Petrie-Smith

È anche inutile che provi a giocare a qualcosa del genere.
Purtroppo dovrò lasciare senza voto anche questo, non per mancanza di tempo, ma di capacità di comprensione.

Addirittura? Comunque sono stato contento che, con i giorni, sei riuscito a giocarlo.

Alla mia prima lettura io ho immaginato che il padre avesse segnato quell'articolo perché il nostro personaggio è un giovane disoccupato bamboccione e troppo choosy, poi a un certo punto scopro che il nostro sta cercando il padre all'interno dell'inferno in questione... ma quando mai mi era stato spiegato che si trovava lì?

Se il padre ha risposto all’annuncio, e il protagonista pure e si è trovato in questo guaio, davo per scontato che il protagonista potesse pensare che anche il padre fosse nei guai.

Se avessi espresso il mio voto alla fine sarebbe stato un 6.

Ti giuro che mi aspettavo un voto più basso. Grazie infinite. smile

Presuntuoso poiché tutta la meta-riflessione sul concetto di True Path che non esiste, la voluta insolubilità, la scelta molto "cool" (ma banale) della mancanza sia di un finale minimamente positivo, sia di spiegazioni del perché tutto questo avvenga (per non parlare della scelta di inserire una sorta di parodia dell'happy ending nella morte, facilissima da ottenere in contrasto con la difficoltà - che si rivela impossibilità - di "risolvere" il corto), tutta la filosofia del corto insomma, è a mio avviso solo goliardia sterile (non divertente, per altro) che vorrebbe spacciarsi per arguta e profonda ma non ci riesce.

Dai, la prossima volta scriverò qualcosa di meno estremo e più sensato. O almeno, ci proverò. Spero che ci riuscirò.

Cripper

A livello di narrazione ho notato un piccolo passo indietro rispetto a "La Nebbia", dove l'atmosfera mi aveva coinvolto di più  (ops, avevo detto che avrei fatto finta che i due corti fossero di autori diversi).

E infatti gli autori sono diversi  smile2

Dario III

Personalmente credo che ogni autore, sottoponendo il proprio corto ai compagni di forum, metta in conto di ricevere critiche del tutto irragionevoli e impreviste e altre più attese e ragionevoli; ora, chi propone un corto molto, molto difficile, e per di più difficile in un senso preciso (cioè quello logico-enigmistico), si aspetta, o dovrebbe aspettarsi, che non piacerà a tutti. E che, tra quelli a cui non piacerà, almeno uno «scaricherà la doppietta».
Tutto questo per dire: qualunque cosa accada, misterioso autore, prendila sportivamente!

Ma infatti ero preparato a qualche 4. Anzi anzi che ne ho preso uno solo, eheh.

Alla fine non voterò questo corto, perché non sono riuscito a dedicarci abbastanza tempo. Mi spiace, visto che mi ero ripromesso di votare tutti i corti anche quest'anno, ma preferisco non esprimere un giudizio sulla base delle sensazioni raccolte fin qui. Chiedo scusa all'autore!

Ti ringrazio comunque per averci provato. wink

Io sono di questo avviso. Personalmente non mi pare motivo di merito scrivere un corto che non si può terminare se non facendo diciamo reverse engineering... Detto questo, chi ha apprezzato questo aspetto l'ha considerato una sorta di coronamento dell'esperienza di lettura; evidentemente è una questione di sensibilità.
A fine concorso mi piacerebbe sentire l'autore a riguardo!

Secondo me, chi ci ha giocato con l’idea di trovarne la fine, ci ha giocato molte più volte che un corto normale. I percorsi sono brevi, e fino a che non si realizza il senso finale e/o non si leggono i commenti qui nelle pagine e/o non si mappa il tutto, non viene subito in mente che non ha la conclusione che ci si aspetta.
Magari non sarà tanto giocabile DOPO, ma PRIMA credo che abbia avuto una giocabilità altissima (a leggere dai vari commenti).

EGO

Non voterò questo Corto.
Non sono stato in grado di risolverlo da solo.
Non ne ho un'idea completa e coerente.
E ora che mi sono spoilerato le soluzioni, non ho nessuna voglia di ricostruire tutto il puzzle dall'inizio alla fine.
Inutile insultare l'autore con un commento che si riassume con "RAGEQUIT" e un voto che sarebbe dettato dalla frustrazione e dall'umiliazione. Non riuscirei ad essere obiettivo.

EGO grazie comunque di avergli dedicato un po’ del tuo tempo. wink

Pian piano, e sempre più in tempi recenti, complici soprattutto le opere di Apologeta e Abeas, si è venuta a creare una figura di "Corto d'élite" che ha vistosamente spaccato la giuria, ogni volta. E di conseguenza, si sono viste crearsi due giurie abbastanza differenti per gusti, aspettative e metri di giudizio.
Perché qualcuno decide di passare sopra all'evidente problema tecnico del Corto (la sua irrisolvibilità ludica) in nome dell'originalità, degli intenti dell'autore, della sua faccia tosta, dell'impegno che ci ha dedicato, fino ad arrivare al voto perfetto?
I perché possono essere vari, ma rimane il fatto che questo è un Corto oggettivamente fallace la cui fallacia viene considerata un pregio e una caratteristica, mentre per altri Corti peccati più veniali vengono bacchettati con grande energia.

La tua analisi mi è piaciuta, però considera che (giustamente) alla fine ha vinto un corto lineare e senza questa grande mole di enigmi. La nebbia arrivò terzo, True Path anche, direi che tutta questa propensione per i Corti estremi non è molto evidente...  smile

Perché qualcuno decide di passare sopra all'evidente problema tecnico del Corto (la sua irrisolvibilità ludica) in nome dell'originalità, degli intenti dell'autore, della sua faccia tosta, dell'impegno che ci ha dedicato, fino ad arrivare al voto perfetto?

Ma è risolvibile... Se ribalti l’ottica che la morte può essere una vittoria, il corto è perfettamente risolvibile. Io se domani dovessi morire per salvare mio fratello da morte certa, non definirei la mia vita da buttare via. ?
Magari sarebbe da buttare via se mi suicidassi perché mi si è scaricato il cellulare, quello si.  smile2

FinalFabbiX

Parliamo della trama, che secondo me si spiega in fretta: non esiste. E questo è il primo punto dolente del corto, perchè la storia non dice assolutamente niente, ed è raro che una storia sia così omologata, sinceramente non mi ha lasciato proprio niente, e per quanto una storia sia un pretesto, secondo me qualcosa ti deve lasciare

Ho voluto provare a proporre ai lettori una trama non troppo costruita, per giocare intorno al concetto di accanimento.

stesso dicasi per l'ombra, anche se qualche riga in più su questo personaggio in fin dei conti ce l'avrei spesa

Qui mi sono basato su quanto queste descrizioni fossero plausibili: il protagonista è sperduto in questo posto sconosciuto, c’è una specie di essere gigantesco che ci insegue, ho ritenuto poco “reale” fare descrizioni troppo accurate. In fin dei conti, se io fossi stato il protagonista, di fronte ad un essere come quello non mi sarei fermato a guardare i dettagli, sarei scappato e basta.

Oltretutto il punto più a sfavore di questo corto è che, dopo decenni che ci abituano a soluzioni numeriche che portano a paragrafi numerici, ci troviamo di fronte ad enigmi di soluzione numerica senza alcun paragrafo con il numero.
Che andasse usata la conversione a=1, b=2, c=3... andava scritto in GRANDE IN ROSSO NEL PROLOGO dedicandoci anche una pagina. L'autore l'ha dato per scontato. Ci ho perso oltre mezz'ora, ed è stato terribilmente frustrante

Non sono tanto d’accordo: le soluzioni numeriche erano escluse a priori, visto che i paragrafi non erano numerici. Quanto all’indicazione da mettere in rosso, ho pensato che venisse spontanea la conversione lettera-numero. Mettere in rosso un’indicazione nel prologo o nel regolamento mi sembrava rovinasse il senso degli enigmi...

Seconda cosa il check finale. Troppo. Ma troppo davvero.
Quando si iniziano a mischiare, punteggi finali ristrettissimi, oggetti (alcuni anche in duplice copia), persone, indizi... trovare la strada è impossibile. Probabilmente la via c'è, e risalendo al contrario probabilmente è possibile trovarla anche abbastanza facilmente.
Ma io ci ho rinunciato. Perchè non è un enigma. E' un turbinio di strade.

E qui mi riallaccio al discorso dell’accanimento che ho fatto nell’introduzione. Trovare la via non serve, perché quella naturale l’hai già trovata e non c’è una via giusta.

già leggendo il regolamento mi sentivo male al pensiero di gestire tutte quelle variabili

neutral  Ehm... mi sa che il regolamento di True Path è stato uno dei più brevi di tutto il concorso... ?

Come l'ho interpretata io, infatti, è proprio la scomparsa del padre il motivo che spinge il protagonista a rispondere all'annuncio, ultimo segno che gli ha lasciato.
Secondo me nella prima stesura questo fatto era spiegato più chiaramente ma -lo dico da autore- quando ti accorgi che il tuo corto ha 12.000 parole inizi a tagliare dall'introduzione.
Per cui il paragrafo Tunnel di Luce era pensato come conclusione neutra della vicenda, ottenibile indipendemente dal percorso in quanto doveva riferirsi a informazioni presenti dall'inizio.

Giuro che dell’introduzione ho tagliato poco e niente. Si, quel paragrafo è l’unico epilogo possibile.

gabrieleud

Introduzione. Rapida e veloce. Un po' troppo rapida: inizialmente avevo inteso che il protagonista risponde all'annuncio perché sta cercando lavoro. Dopo un po' intendo che invece stava cercando il padre. La notizia mi ha sconfusionato.

Beh in effetti potevo fare di meglio, ma volevo proprio creare questo senso di confusione nei lettori.

Narrazione. Bene. Buono. Bravo. L'autore sa raccontare, le descrizioni sono efficaci. C'è immedesimazione. MA viene troppo spesso  specificato "noti che, ti accorgi che, ti guardi intorno e vedi"; se un "mostro" mi insegue con un coltello in mano, basta dirlo. Non serve specificare "noti che ha un coltello in mano".

Hai ragione, grazie per i suggerimenti, ne farò tesoro. wink

GGigassi

Mi sembra ci sia un piccolo bug: nella stanza con le quattro porte si può tornare al paragrafo "saracinesca" come se niente fosse e si ripetono le condizioni che non dovrebbero più presentarsi.

Potevo sicuramente gestirlo meglio: si ripresenta solo nel caso in cui siamo con Homirute, si supera la saracinesca e ci si blocca alla seconda.
Tornando indietro, se poi si torna nella terza stanza Homirute ci precede di nuovo, e noi lo aiutiamo nuovamente a superare il primo codice. Rimane solo l’incongruenza che lui dall’altra parte non sa cosa digitare e dobbiamo aiutarlo (avendolo già aiutato qualche minuto prima), ma è pur vero che così com’è non è un vero e proprio bug (anche perché non passare il secondo check una volta al paragrafo “Tastiera digitale” equivale a non passarlo mai perché le istruzioni sono altrove), dà più che altro un senso di incompiutezza nel dover aiutare di nuovo Homirute.

Di True Path ho apprezzato per prima cosa l’ambientazione, molto suggestiva e originale anche se possiamo trovarci degli echi dal libro Black-Out di Morozzi, dal film Cube e dalla serie televisiva Lost.

Yes! Di Cube ha molto, di Lost forse un po’ meno ma essendo la mia serie tv preferita qualcosa ci sarà di certo entrato, seppur involontariamente.  smile

Devo dire inoltre che, cosa difficile da credere ma molto positiva, ho apprezzato il finale “negativo” anche se arrivarci significa ovviamente perdere.

Ne sono contento.

Nel tentativo di ricostruire la planimetria del posto (che mi è sembrata essere oggetto di lavoro molto scrupoloso da parte dell’autore) qualcosa non mi torna. Già il fatto che da piani diversi si arrivi alle stesse Sale/Hall... posso però aver interpretato male io.

Essendo una specie di albergo, penso sia normale che i vari piani siano simili. Mmhhh, forse li ho fatti un po’ troppo simili...

Sto ancora cercando il percorso giusto, ecco.

Il percorso giusto non c’è.  smile

Qualche nome è un po’ ridicolo (JanetH RodrigOS?!?!), spezzando la magia del gioco.

Ti giuro che una nostra collega che lavora a Forlì si chiama proprio in questo modo... smile2

lonewolf79

Mi spiace ma sinceramente far 18 tentativi (anche in combo con consorte alcuni durante la colazione)  per risolvere degli enigmi e stare varie ore su un corto capisco che a molti possa piacere ma a me no.
In sostanza dammi un' alternativa.

Eppure ti giuro che ci sono tanti modi diversi di finirlo senza affrontare nemmeno un enigma.

Poi l'autore (che per me è fuori concorso questo corto oltre a sapere tranquillamente di chi è ormai :-) ) dovrebbe mettere in allegato della tisana al tiglio per gli enigmi...

Mi hai giocato al TotoAutori? La tisana al tiglio me la sono bevuta durante il concorso, mi spiace.  smile

mark phoenix 79

Regolamento chiaro anche se i paragrafi  “tempo” potevano essere sfruttati meglio.

Hai ragione: alla fine il tempo diventa solo un controllo (peraltro inutile, se pensi che serve per giungere a quello che è stato interpretato come l’happy ending). Potevo sfruttarlo parzialmente anche per altri scopi, ma il fatto che sia diventato solo un controllo è una cosa voluta.

Mornon

Adesso che ho letto la disamina di Prodo e Abeas, direi che questo corto è
G
E
N
I
A
L
E

E’ un onore leggere un commento così da parte di un precedente vincitore del concorso. smile

Pirata delle Alpi

Non so chi sia l'autore, ma ha capito a fondo il concetto di labirinto come metafora della vita (siamo tutti alla ricerca della nostra libertà, ma dobbiamo guadagnarcela affrontando delle prove e stare attenti alla morte che può colpirci se facciamo le scelte sbagliate). Il protagonista, True, è alla ricerca del padre: forse c'è un senso freudiano della ricerca di una figura divina (se non erro, Freud vedeva Dio è una metafora della figura paterna). Ma True potrà raggiungerlo solo in Paradiso (che, normalmente viene dopo la morte ed è qui l'uscita naturale del labirinto). Quindi, questo Corto è una somma di simboli che rappresentano il percorso della vita.

Sono lusingato.

Al livello ludico, è molto difficile: non sono bravo con i giochi matematici

Che poi non sono propriamente giochi matematici, diciamo più logici.

Prodo

La scelta di non numerare i paragrafi ma dargli dei titoli amplifica il livello di difficoltà rendendo molto più farraginoso il lavoro di analisi totale del corto: è più complesso disegnare un grafo, ma soprattutto è molto più difficile, qualora ci si incagli, riuscire a determinare la soluzione di un enigma cercando una corrispondenza logica tra il testo di due paragrafi individuati leggendo in sequenza lo scritto. Una scelta secondo me voluta dall’autore, proprio per impedire ai meno determinati di sezionare totalmente il racconto e venirne a capo “aggirando” la soluzione di tutti gli enigmi presenti.

Ti giuro che a questa non ci avevo pensato.

Io non posso fare a meno di cogliere tutta la profondità che c’è dietro e, forse sbagliando, di subirne il fascino, di cogliere l’enorme carico di lavoro non solo “artigianale” (incastrare senza errori tutti gli enigmi e le possibili diramazioni) ma anche “artistico”. Ed è davvero bello che utilizzando una forma di intrattenimento considerata spesso di serie B e magari un po’ infantile, come la letteratura interattiva, si riescano a produrre titoli che ci colpiscono nel profondo a livello emotivo e ci fanno riflettere per diverse ore come questo.

Sono contento che ti sia piaciuto. wink

Adriano arriva terzo, e per l'ennesima volta opta per scelte "ostiche" che gli impediscono di veder valorizzate in pieno le sue qualità di narratore. Un paio di mesi fa, parlandoci, gli ho chiesto perché avesse deciso per l'ennesima volta di inventarsi una struttura così estrema. "Neanche quest'anno vincerai, ne sei consapevole?". E lui con il suo solito carattere tranquillo mi rispose che ne era consapevole, ma che il corto gli era uscito così. Secondo me in questa frase c'è tutta l'essenza di True Path

Già, è andata proprio così. Volevo scrivere qualcosa di più semplice, ma quest’anno in particolare mi è venuto spontaneo creare qualcosa di estremo. E’ stato come chiedere ad un pesce cosa volesse fare... E il pesce non ha potuto far altro che rispondere: “nuotare!”. Per una volta la classifica è passata in secondo piano: quello che usciva dal cuore ha avuto la precedenza.  bigsmile2

Rygar

È prevista anche la componente aleatoria (il c.d. "dado a sei facce"), ma francamente se ne poteva fare a meno, perché il gioco è già difficile di per sé: io non posso pensare che una partita possa finire male solo perché non si è tirato il numero giusto.

Non posso che darti ragione...

avrei voluto una trama più articolata

Pure qui hai ragione, ho puntato su una storia quasi priva di trama per dare più evidenza alla fuga, ma se ci fosse stata una trama sarebbe stato meglio.

SkarnTasKai

insomma, mai titolo fu più azzeccato per un librogame, c'è un true path incredibilmente stretto.

E’ comunque interessante che si discuta sul fatto che il true path c’è o non c’è, questo “arrovellarsi il cervello” è uno degli effetti che volevo produrre.  smile2

ulnar primo


l'ho trovato un corto fastidiosissimo per uno come me che odia qualsivoglia enigma matematico non appena ne trovo uno mi metto a cercare un paragrafo alla volta nelle pagine la soluzione corretta perchè per mio puntiglio non desidero fare quiz matematici (materia da sempre a me invisa)

Guarda che non ci sono enigmi matemetici... neutral

inoltre davvero ho fatto molta fatica a capirci qualcosa e a giocarlo

Nel Corto ci sono oltre 20 percorsi diversi diverse in cui è possibile arrivare alla fine senza fare nessun gioco matematico... Se si saltano a piedi pari tutti gli enigmi in tutte le partite, è comunque facilissimo da terminare.

se un libro cosi mi venisse regalato finirebbe nel cestino della carta per esempio

“Progetto Mortale” credo che, a livello di difficoltà, sia almeno 3-4 volt più complesso. Eppure il caartaceo di quel libro l’hai acquistato. Non capisco...  neutral

"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".

Adriano
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

Grande Adriano, hai creato un corto elitario e coraggioso, ben sapendo che ti avrebbe esposto a dure critiche, e, nonostante ciò, l'hai portato sul podio! Io rimango nostalgicamente legato allo spirito di fondo di E venne il giorno, ma comunque mi congratulo con te per l'ottimo risultato!

Dario III
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

Adriano ha scritto:

In questo accanimento nel cercare la fine, il paragrafo “Tunnel di luce” offre una chiave di lettura: non esiste una strada giusta, non c’è un unico percorso, non esiste “la strada”, il true path. Nella vita non c’è mai una strada giusta, ci sono semplicemente tante strade da percorrere, e non c’è un premio se si raggiunge un certo risultato.
A questo punto, ci si accorge che il paragrafo “Antidoto”, riconosciuto da tutti come finale positivo, è in realtà un finale troppo amaro e codardo per essere la fine della storia. E ci si accorge che il paragrafo “Tunnel di luce” è l’unico vero finale positivo della storia. Quindi, il corto è perfettamente completabile se si ribalta questo punto di vista.

Appena letto “Antidoto”, quasi tutti avranno ripercorso il corto a ritroso per vedere se era raggiungibile (-> accanimento). Ma sapendo che “Antidoto” rappresenta un finale amaro e quasi ingiusto, è corretto accanirsi per raggiungerlo? Ne vale davvero la pena? E’ giusto accanirsi per qualcosa, quando sai che questo “qualcosa” non ti soddisfa? Non è meglio accettare la soluzione più logica invece che insistere per nulla?
“Antidoto” è quindi una sorta di “What if...?”. Cosa accadrebbe se riuscissi a portare a termine l’impresa? Accadrebbe che faremmo la parte dei codardi. E sapendo questo, accettare la fine di “Tunnel di luce” credo diventi più facile e soddisfacente.

Ecco, in questo corto ho provato a sperimentare questo tipo di approccio: un ribaltamento dei concetti, come una specie di prova comportamentale. Il continuo rimpallo tra True Path e true path è stato un espediente per trattare la tematica dell’accanimento.

Io e le ragazze della redazione non abbiamo capito una sega manco della spiegazione, ma siamo certe che i posteri sapranno capire la tua visione filosofica...

A head full of dreams

Aloona
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Re: I Corti di LGL 2016 - 3° - True Path

filosofia a parte, credo che Adriano voglia dirci anche che il gioco non era tanto la risoluzione (impossibile) del Corto quanto il lavoro di retroingegneria che ci avrebbe portati a capire che il finale teoricamente "vittorioso" è irraggiungibile.

GGigassi
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