Home Forum General Librogame e dintorni I Corti di LGL 2019 I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo
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I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

L'idea è intrigante ma ci sono troppi 'però' che ne annullano la potenzialità. Il primo è che i diversi nuclei narrativi dipendono l'uno dall'altro, saltando ad un nuovo nucleo narrativo ci sono riferimenti ad azioni avvenute nel modulo precedente che - per regolamento - non posso aver letto. I singoli nuclei narrativi, a mio parere, avrebbero dovuto essere legati tra di loro, ma autosufficienti a livello di fabula e intreccio. Il secondo problema è che non c'è motivo per il salto: perché devo saltare da un personaggio all'altro? Manca una giustificazione narrativa per l'intero gioco. Il terzo è la povertà dei bivi disponibili, che non è sopperita, per i motivi che dicevo sopra, dai salti liberi tra capitolo e capitolo. Aggiungo anche che il regolamento non è particolarmente chiaro. Resta l'idea della multinarrazione che IMHO è ottima, ma da sviluppare ancora e diversamente.

fbrzvnrnd
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

Ecco la mia valutazione di "Macchine mortali".

PLUS

+ Molto intrigante l'idea di avere 3 personaggi di cui si può leggere la relativa sezione in ogni paragrafo.

+ A dispetto dell'introduzione dove sembra che il tema sia goliardico, quasi una presa in giro, il tono del corto è invece molto serio e in certi momenti risulta davvero efficace.

MINUS

- Quando leggo ho bisogno di massima immersione: leggere di Nonno Gino, Gennariello e trattori senzienti avidi di cipolle e zucchine mi ha fatto scendere la catena ancor prima di iniziare.

- La regola di non poter leggere al paragrafo successivo la sezione relativa al personaggio che ho scelto è senza senso: vanifica la bella idea dei 3 profili e rende il corto ingiocabile.

- L'impaginazione è approssimativa, numerosi refusi, ci sono 2 paragrafi irraggiungibili (12 e 26) con rimandi a paragrafi fantasma (75 e 102).

- Il conflitto tra la superficialità del tema portante e la serietà con cui poi invece viene narrata la vicenda è spiazzante. Aggiunge disagio e mi ha tolto ancor di più la voglia di leggere.

- Non c'è alcun vero elemento di scelta né di gameplay, è semplicemente un racconto diviso in 3 e spezzato in paragrafi.

CONCLUSIONE

"Macchine mortali" è un corto che non sono proprio riuscito a digerire. Un'idea originale e interessante è annichilita da una tematica apparentemente goliardica (ma poi narrata in modo serio) e da un regolamento senza senso.
Superato il fastidio iniziale per un incipit che sembra stato partorito senza alcuna dedizione, giusto per partecipare al concorso, e ignorato il regolamento che rende il corto ingiocabile, ho letto le vicende dei 3 protagonisti in 3 partite differenti, dove peraltro non devo effettuare alcuna scelta reale né ho elementi effettivi di gameplay.
Confesso di aver letto il corto più per inerzia che per reale interesse, la trama non è avvincente e non giustifica la complessità di avere 3 personaggi differenti con le vicende intrecciate.
Peccato perché l'idea di base era potente e ci sono momenti della narrazione in cui ho percepito vero pathos narrativo: categorizzo questo corto come il risultato molto svogliato di un autore che ha capacità e che, applicandosi con reale entusiasmo alla scrittura, potrebbe creare qualcosa di davvero ottimo!

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DarkSeed
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

Il grafo di "Macchine mortali" (33 paragrafi).

Interattività: 15,2% (5 bivi)
Mortalità: 0% (0 morti)

http://i64.tinypic.com/b51946.png

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DarkSeed
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

fbrzvnrnd ha scritto:

perché devo saltare da un personaggio all'altro? Manca una giustificazione narrativa per l'intero gioco.

Per me non sarebbe nemmeno servita una giustificazione narrativa, a patto però che ci fosse un po' di vera interattività sad

GGigassi
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

DarkSeed ha scritto:

ci sono 2 paragrafi irraggiungibili (12 e 26) con rimandi a paragrafi fantasma (75 e 102).

alcuni utenti li hanno considerati easter eggs e li hanno anche apprezzati hmm

Inquietantissimo il grafo tutto dritto smile2

GGigassi
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

Innanzitutto ringrazio tutti coloro che hanno letto e votato Macchine mortali.
Vi rubo qualche minuto prezioso per cercare di spiegare cosa mi è venuto in mente nello scrivere un corto... così.
Volevo intanto dire che Macchine mortali è stato scritto per sperimentare un nuovo approccio nella struttura di un racconto a bivi: volevo uscire fuori da solito “scegli A o B”, creare qualcosa di diverso, di stravagante. E poi era un test utile anche alla luce di un probabile futuro librogame. Inutile dire che l’esperimento è andato male, ma non me ne rammarico. Sono soddisfatto e spero di riuscire a spiegarvi il perché.
Qui volevo condividere con voi i motivi delle mie scelte.

CAMBIO PUNTI DI VISTA

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 La domanda che vi siete fatti tutti: perché costringere il lettore a cambiare punto di vista?
Perché ci succede continuamente nella vita di tutti i giorni, semplice. È una meccanica così frequente che neanche ci facciamo caso.
Mai fatto zapping in vita vostra? Credo sia una cosa talmente frequente che tutti l’abbiano fatto. E cos’è lo zapping se non un saltare da una cosa all’altra, da un punto di vista ad un altro?
Altra scena: sono seduto davanti alla tv, mentre mia figlia sta giocando con una bambola. Guardo la tv e mi sono perso per sempre un sorriso di mia figlia. Guardo mia figlia: ora ho potuto vedere una sua smorfia nei confronti della bambola, ma mi sono perso per sempre alcune immagini di un servizio alla tv. Poi guardo di nuovo il servizio e mi perdo la faccia arrabbiata di mia figlia. Cosa sto facendo se non saltare da una cosa ad un’altra?
Altra scena: sto cucinando, quindi sono concentrato sui fornelli. In tv c’è la partita di calcio Italia-Brasile. Il telecronista alza la voce, l’Italia ha segnato. Mi allontano dai fornelli per guardare il gol, l’esultanza e i replay (dimenticandomi dei fornelli per qualche secondo). Poi sento qualcosa friggere: oh cavolo, si sta per bruciare, quindi ignoro la tv e nei successivi due minuti mi dedico a pentole e padelle. Poi squilla il telefono: è urgente, quindi lascio sia fornelli che tv per parlare al telefono. Non è saltare da una cosa all’altra? Quando faccio A (fornelli) non mi concentro in B (tv), se mi concentro in C (telefonata) mi perdo sia A che B.
Altra scena: l’addetto alla sicurezza, sul monitor, ha 4 immagini diverse sullo stesso schermo: può saltare con gli occhi dall’uno all’altro mentre controlla tutto lo stabile.
Ci sono migliaia di esempi del genere nella nostra vita. Saltiamo da una cosa all’altra senza farci caso, spesso è un meccanismo spontaneo.

Il corto voleva provare a dare una prospettiva diversa dalla solita “fai A o fai B?”. Voleva provare “vuoi vedere A o vuoi vedere B?”.
Chiamatelo drone, chiamatela mosca, chiamatelo uccello, chiamatelo Dio, chiamatelo addetto alla sicurezza che guarda una videocamera... Il corto voleva provare a farvi mettere nei panni di qualcosa di “esterno”, “impersonale”, facendovi giocare con cosa volevate vedere. È come se con un drone vi avvicinavate al tecnico di campo per vedere cosa faceva, poi decidevate di spiare l’addetto alla sicurezza (tramite una microcamera impiantata nella sua tuta), e poi decidevate di controllare il tecnico di laboratorio (tramite webcam). Spero che questo esempio possa far capire che il cambio di punti di vista non è poi così astruso. Nell’epoca digitale non ci vedrei niente di strano, e nella mia testa il ragionamento filava mentre scrivevo il corto...
Però sicuramente sono stato carente io nell’esporvi questo nuovo approccio. Un errore che ho commesso, se devo essere sincero, è stato l’inserimento dei pensieri in corsivo: se il punto di vista è esterno, come cavolo faccio a penetrare nei pensieri? Però era un artificio che ci poteva anche stare. Infelice si, ma non un errore da taglio delle mani.

Certo, direte voi: come lo giustifichi il cambio forzato di punto di vista? Chi mi obbligherebbe a cambiare punto di vista nella realtà? Lo so, il regolamento vi ha obbligato a farlo, ma era un artificio che ritenevo qualcosa di “superiore”, un dato di fatto da prendere per buono.
Quando guardate una partita di calcio, spesso appaiono i replay. “Cavolo, chi mi obbliga a distogliere l’attenzione dal campo per guardare un replay di cui non mi frega nulla?”. Qualcosa di superiore: la regia.
Siete al cinema, la scena è trascinante, la tensione è alle stelle. Poi l’intervallo. “Cavolo, chi mi obbliga a prendermi 10 minuti di pausa, che non volevo?”. Qualcosa di superiore: la direzione.
Siete su Youtube a guardare un video, quando appare una pubblicità di 30 secondi. Saltiamo a piedi pari la pubblicità, ma chi ci ha obbligato a distogliere l’attenzione dal video? Qualcosa di superiore: scelte di Youtube.
Così avviene in migliaia di attività che facciamo nella vita. E così ho provato a far avvenire nel corto, basandomi sul concetto (reale) che in troppe occasioni siamo obbligati a fare qualcosa che non pensavamo di fare (o che non volevamo fare). Nel nostro caso, il cambio di punti di vista.
ASSENZA DI SCELTE
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 Lo so, guardando il grafo tutto dritto la realtà sembra preoccupante (= nessuna scelta), ma in realtà io ci vedo tantissime scelte in questo corto. Certo, se per “scelta” intendete un’azione, allora avete ragione. Ma se per scelta intendiamo anche altro, il corto ne è pieno zeppo. Forse non ci facciamo caso, ma siamo sicuri che nella vita di tutti i giorni ogni cosa che facciamo sia realmente una scelta?
Esempio (tratto dalla mia vita reale): oggi è martedì. Io so già da adesso cosa dovrò fare domani. Sveglia almeno alle 6:45, preparare la pappa ai gatti (sennò quando torno la sera trovo tutto distrutto), pulire le sabbie (sennò casa puzza), preparare il pranzo (sennò non si mangia), farsi la doccia (che faccio, esco sporco?) e vestirsi (non posso certo uscire in pigiama…). Fare il tragitto a piedi fino a stazione, prendere l’unico treno utile delle 7:51 (sennò non arrivo in tempo a lavoro), arrivare a Roma alle 8:35, entrare a stazione, prendere il sottopassaggio (la strada più veloce) per prendere la coincidenza delle 8:46 ed essere a lavoro alle 9:00.
Guardate quante cose, tutte avvenute in 2 ore e un quarto di vita. Ho compiuto qualche scelta secondo voi? La risposta è no.
Altro esempio: mentre sono sul treno per Roma, qualsiasi cosa io faccia sto andando sempre a Roma. Che io dorma, legga, scriva, guardi il panorama dal finestrino o ripensi ad un film visto, non posso cambiare la realtà: il mio treno sempre a Roma arriva! Quello che posso scegliere è cosa fare nel frattempo. Le mie scelte non influiscono sul viaggio.
Allo stesso modo, il corto ha una storia ben definita, che non cambia. Noi non influiamo sulla storia (così come io non influisco sul percorso del treno che prendo), ma possiamo decidere cosa vogliamo guardare (così come io decido cosa guardare/fare mentre viaggio).
Quindi, anche in questo caso, mentre scrivevo mi sembrava di descrivere qualcosa di estremamente reale, perché anche stavolta è così che è fatta la nostra vita: sono poche le scelte che facciamo veramente, se ci pensiamo con attenzione, il resto è routine o doveri che così sono e così devono essere, a meno di non voler fare delle stupidaggini apposta. Certo, se nostra figlia esce da scuola alle 16:00, possiamo anche decidere di non andare a prenderla per andare a fare una gita al lago, ma la chiameremmo scelta? Non credo. La questione è che in tantissime cose della nostra vita noi non abbiamo scelta. Ed è questo che ho voluto provare a narrare nel mio corto. E quando non devi fare scelte che influenzano l’azione, cosa puoi fare? Semplice: arricchire il tuo tempo facendo qualcosa. Nel caso del viaggiatore, leggere, ascoltare musica, pensare, ecc. Nel caso del corto, approfondire la personalità dei personaggi.
Nel corto, quindi, ho provato a farvi conoscere i personaggi coinvolti nella storia, mostrandovi un pezzo per volta frammenti della loro personalità.
Quindi, sia la scelta di cambiare i punti di vista che quella di ribaltare il concetto di “scelta” le ho prese basandomi su esperienze della vita reale, su cose che avvengono regolarmente nella nostra vita di tutti i giorni.
Ammetto che è stato un azzardo, e sapevo che non potevo puntare al primo posto, ma come ci insegna “La grande opera” non sempre si gareggia per vincere: spesso si gareggia per sperimentare, per mettersi alla prova, per tentare strade inesplorate.
Personalmente, poi, ho gareggiato per dimostrare a me stesso di non essere finito, di avere ancora qualche idea nel cilindro sebbene abbia fatto di tutto per bruciare metà della mia vita.

Veniamo ad altri due aspetti del corto.

Trama
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 Potrà sembrare che il tono inizialmente scanzonato sia stato buttato lì a casaccio, che un po’ tutto il corto sembri un tentativo svogliato di partecipare a questa edizione dei corti, ma vi giuro che non è così.
Il corto è stato scritto in una manciata di giorni, ma a livello concettuale ha richiesto settimane e settimane di pianificazione a più livelli.
Si, lo ammetto, trattori che vengono dal futuro per raccogliere zucchine e cipolle non sono il massimo del pathos, ma ho voluto creare qualcosa di immediato, anche considerando i pochissimi giorni a disposizione. Non c’era il tempo materiale per creare storie più profonde, e per certi versi ho puntato sul non-sense.
Scelta infelice? Sicuramente. Ma alcune scene sono tratte dalla vita vera:
-  la storia dell’addetto al laboratorio è ispirata ad una mia vecchia conoscenza;
-  la morte di John “The bull” Malder è dedicata ad un mio caro amico (un ragazzo che sembrava indistruttibile, ma che è stato piegato da una malattia che gli ha bloccato la schiena, così come l’indistruttibile John Malder è stato ammazzato da uno dei trattori);
-  il passato di Stefano è autobiografico;
-  il modo in cui Ermanno vede Stefano è lo specchio di come io vedo un mio collega istruttore.
Insomma, ho cercato di mettere in questo corto tanti piccoli dettagli tratti dalla vita vera, ma probabilmente non sono stato bravo abbastanza da far appassionare voi lettori.

Tra l’altro, il corto è pieno di tanti passaggi veri, autentici, per i quali ho impiegato ore per documentarmi (sebbene io abbia fatto Agraria alle superiori, sono passati davvero troppi anni per ricordarmi alcuni argomenti...):
-  tanti dettagli agronomici (tipo la struttura del terreno);
-  la procedura di analisi della terra (mi sono ri-studiato la materia tramite i video su Youtube);
-  le coordinate al par. 8 sono reali: rappresentano tre capannoni in territorio americano. Ci ho messo un sacco di tempo per trovarli, e per farlo è come se avessi viaggiato realmente in quei territori;
e tanti altri sparsi qua e là
Easter egg (?)
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 Alcuni di voi li hanno chiamati così. Non so come vadano chiamati: a me piace chiamarli “scene extra”.
Sono paragrafi che non influiscono sulla storia, ma mostrano comunque qualcosa. Nel dettaglio:
-  par. 12: flash-forward dei tre protagonisti della prima parte del racconto (per il tecnico di campo è il flash-forward della sua morte);
-  par. 26: una serata di Ermanno, successiva o contemporanea agli eventi narrati.
A cosa servono? Semplicemente a svelare alcuni dettagli della loro vita, per approfondire la loro conoscenza. Se non vengono letti non cambia nulla ai fini della storia.
Nei miei racconti inserisco da sempre paragrafi di questo tipo, e solitamente lo faccio per coloro che amano questi extra, coloro che mappano i libri alla ricerca di paragrafi nascosti. La cosa che non sapevo è che potessero essere considerati degli errori di progettazione, e anche gravi...
Credo comunque di averli camuffati a dovere, inserendo dei numeri di uscita (non potevo certo lasciarli senza numeri di uscita, altrimenti sarebbero stati subito riconoscibili...), e ovviamente non potevo mettere numeri di uscita congrui (altrimenti chi li avrebbe cliccati avrebbe pensato davvero ad un errore di progettazione... e forse lo sarebbe stato), per cui gli ho dato numeri fittizi come 75 e 102, che avrebbero subito svelato la loro natura.
Credo che l’industria cinematografica ci campa alla grande con i contenuti speciali. Per dire, l’anno scorso sono andato al cinema a vedermi Venom: circa 2 ore di film se non ricordo male. Tra un paio d’anni uscirà il dvd con 3 ore di film (versione integrale), di cui 1 ora di scene tagliate. Quando uscirà non potrò che esserne felice, perché ci saranno bonus preziosissimi (scene tagliate, interviste, making of, ecc.). Non riuscirei a chiamarli “errori”, sono semplici bonus che arricchiscono la storia che ho visto al cinema.
Mi piace citare quello che è uno degli esempi più belli in tal senso. Nella versione integrale de “L’ombra dello scorpione” (Stephen King) il capitolo 38 è un gigantesco insieme di easter egg, alcuni lunghi quasi quattro pagine, alti appena due righe. Eccone uno:

Milton Craslow, allevatore di Harding County, nel New Mexico, fu morsicato da un serpente a sonagli e morì mezz’ora dopo.

Due righe micidiali, che descrivono la morte di uno sconosciuto in un luogo mai toccato dalla storia del libro. Tra l’altro è una morte completamente slegata con la trama del libro. Verrebbe da commentarla con “E chissenefrega!”. Eppure sono un piccolo tocco che rendono la storia un po’ più completa. Cambiava qualcosa se queste due righe non ci fossero state? No. Eppure la morte di Milton Craslow rimarrà per sempre scolpita nella mia mente.
Insomma, quando qualcosa non va per il verso giusto la colpa è sempre dello scrittore, che non è stato bravo a sufficienza a trasmettere quello che voleva.
Ma vi giuro che in Macchine mortali ho messo tanta passione, e tanto coraggio nel voler sperimentare qualcosa di così inusuale.
Da parte mia, posso affermare che l’esperimento è riuscito.
Spero solo che queste mie righe possano gettare una luce diversa sul racconto, che sicuramente non sarà tale da potergli dare un 8, ma magari sarà sufficiente per farlo rivalutare alla luce delle considerazioni che mi frullavano in testa mentre lo immaginavo e lo scrivevo.
Grazie ancora a tutti per averlo letto, e per la pazienza con cui avete letto questi miei ultimi vaneggiamenti.

"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".

Adriano
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

Bravo adri, la passione che hai messo è assolutamente evidente

Remember, remember, the fifth of November...

djmayhem
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

Complimenti Adriano, per il coraggio di sperimentare e per l'impegno che ci hai messo. La più bella sorpresa per me è stata sicuramente vederti ancora tra gli autori dopo la lunga assenza sul forum.

Votiamo In Enciclopedia!
Copiate i messaggi prima di inviarli -pericolo slog/perdita dati!-

sancio
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

Caro Adriano... che dire... Sono francamente molto colpito.

Mai mi sarei aspettato che dietro a un corto che mi aveva fatto solo intravedere le sue potenzialità, ma che mi aveva purtroppo deluso nella lettura, ci fosse tutto questo.

Al di là di tutto, e non conoscendoti, quello che mi ha toccato profondamente è la percezione che nella scrittura del racconto e nella partecipazione al concorso ci sia una sorta di rivalsa nei confronti d'una realtà che non è quella che avresti voluto.

Ecco, non voglio spendere troppe parole per non diluire il senso del mio messaggio: sappi che in questo post mortem mi hai veicolato tutta l'emozione che non avevo ricevuto dal corto.

Detto questo, concludo augurandomi che tu scelga di sviluppare con calma tutti i concetti e le idee che hai espresso qui, in un racconto o libro più ampi.

Sarà un'opera che leggerò con enorme interesse e piacere.

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DarkSeed
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Maestro Ramas
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Re: I Corti 2019 - Macchine mortali - 8 marzo/17 marzo

Bentornato, Adriano. C'è un grande bisogno di gente come te nel settore :-). Non dimenticherò mai che a farmi ri-appassionare al genere dopo tanti anni è stato proprio il tuo Progetto Mortale, dopotutto.

Zakimos
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