Dario III ha scritto:

Tumassa, grazie per i complimenti, ci fanno molto piacere! E grazie per le segnalazioni, molto preziose.
Riguardo al 'dò' devo però dire che non è un errore (considero, per esempio, il Devoto-Oli). So che molti preferiscono il 'do' senza accento, ma per Aristea non è così: in questo possiamo seguire anche la normazione Einaudi, che addirittura prescrive il 'dò' con l’accento.
Riguardo al ‘trentecinque’, be’, si commenta da sé! Grazie di nuovo, ho già corretto.

Oh, non lo sapevo... sono sempre stato convinto che l'unico che voleva l'accento fosse il "dà". Buono a sapersi, ho imparato una cosa nuova.
Comunque mi sembra di aver letto in altri punti anche la forma "do" senza accento, ma non sono sicurissimo.

gabrieleud ha scritto:

Secondo me l'accento sul do è superfluo. Non c'è possibilità di confondersi con un'altra parola.

La nota musicale. Alle medie la professoressa d'italiano ci fece questo esempio per spiegare che è una forma accettabile e corretta

GGigassi ha scritto:

è una forma accettabile e corretta

Esatto!

Ragazzi, in ogni caso, ai vostri ordini! Uniformiamo in 'do' senza accento. O, meglio, lo farei visto che... be', sul file non trovo nessun dò accentato!
Fantastico. Abbiamo dissertato sulla natura grammaticale di un possibile refuso che non c'è.
'Trentecinque' invece c'era eccome, cavolo, come c'era un 'tramettitore', che ci è stato segnalato da un lettore, sia benedetto, che però non ricordo.

Tumassa ha scritto:

al paragrago 282 c'è scritto: "Vicino all'ingresso ci sono la scrivania per un'eventuale infermiere e...".
Secondo me quell'apostrofo prima di eventuale non ci vuole perché dovrebbe essere al maschile, voi che dite?

Più che giusto! Grazie Tumassa, ho corretto.
Riguardo al 'dò', può anche darsi che ci sia; ma la funzione di ricerca di Indesign, che è abbastanza agguerrita, non me lo trova... Se lo vedi, segnalamelo che a questo punto correggiamo. Stiamo parlando del cartaceo, vero, non della app?

In effetti secondo me il dò non è accettabile per questo (ogni nota è fraintendibile, se andiamo a vedere). Nello sviluppo di una lingua concorrono logiche interne ma anche usi consolidati e secolari. Io non pretendo di saperne più del Devoto-Oli: registro soltanto che per questo prestigioso dizionario sono corrette entrambe le versioni, do e dò. Ho appena controllato: anche per lo Zingarelli sono entrambe accettabili. E una casa editrice che è o dovrebbe essere tra le più prestigiose d'Italia (e per cui ho lavorato) addirittura lo prescrive. Quindi il dò è accettabile, punto. Non credo che occorra discettare ulteriormente.
Ciò detto per omogeneità correggo (sempre se lo trovo, cavoli!).
Per il resto, direi che siamo abbondantemente OT.