Recensione di Prodo (già pubblicata sulla pagina Fb di LGL, ma la riporto anche qui):

22 Morte agli Spaghetti: Un corto a cavallo tra storia e fantastoria: l’autore denota conoscenza degli argomenti trattati e anche una buona dose di inventiva. L’atmosfera nera e il desiderio di vendetta del protagonista fanno da fili conduttori per una vicenda interessante e a tratti molto coinvolgente, frenata parzialmente da qualche punto oscuro.
PRO
1)    Lo stile narrativo è di primordine. Non solo la vicenda è raccontata in modo coinvolgente, ma personalmente ho trovato molto affascinanti i rimandi al periodo narrato, ai personaggi coinvolti nell’intreccio e al taglio paradossale dato all’insieme. Paradosso sotto cui si nasconde, celata dal simbolismo della pastasciutta, una analisi argomentata e puntuale dello scontro tra fazioni che ha dilaniato il nostro paese ai tempi della dittatura fascista. Un insieme molto convincente che mette in luce le doti dell’autore.
2)    Ho apprezzato anche il regolamento. Come ho già detto in alcuni dei commenti precedenti, spesso la chiave che differenzia un racconto-game ben congegnato da uno carente sta proprio nell’equilibrio tra regolamento e narrazione. Qui abbiamo una introduzione un po’ lunga ma alla fine utile a spiegare la vicenda, e un comparto regolamentare estremamente breve ma che funziona. L’idea dei tarocchi è ottima, quella di impiegare una sola carta, il matto, che può evolversi in tre diverse strategie di condizionamento del mondo dei viventi altrettanto valida. Poco, come deve essere in un’opera breve, ma molto ben pensato.
3)    Gli enigmi numerici, due, mi sono piaciuti. Più lineare quello delle polibibite, geniale secondo me quello della somma tra i commensali e le posate. Ci vorrà un po’ ci capacità di osservazione, memoria e soprattutto pensiero laterale per risolverlo. Altro ottimo esempio di come, con poco spazio a disposizione, sia possibile inventare soluzioni di alto livello.
CONTRO
1)    Lo stile riccamente simbolico a volte prende una deriva eccessiva. L’autore si è divertito a estremizzare le “follie” futuriste fino a ridicolizzarle, e questo ci sta perché è elemento costitutivo del racconto. Ma a tratti si ha come l’impressione che, compiaciuto dal suo gioco, abbia voluto esagerare, privilegiando l’esercizio di stile alla chiarezza espositiva. È un peccato perché alla lunga questo approccio rende più “pesante” la narrazione e meno godibile l’esperienza.
2)    Non sono certo che le evoluzioni della storia siano ben equilibrate. Il problema principale, che potrebbe portarci al fallimento, è l’accumulo di croci. Ho avuto come l’impressione che il modo migliore per arrivare in fondo, visto che l’epilogo vero e proprio è uno solo (ne esistono un altro paio, ma sono più alla stregua di istant death), sia quello di mantenere un profilo basso e agire il meno possibile. In questo modo c’è meno rischio di incappare in penalità e, cavalcando la corrente, arrivare comunque a conquistare la conclusione vincente. Questo lato dell’opera lo rivedrei, perché limita le potenzialità di un lavoro sulla carta eccellente.
3)    I primi passaggi di Morte agli Spaghetti sono piuttosto logici, e mi avevano esaltato. Con l’avanzare della storia, soprattutto nella parte finale, capire come muoversi, decodificando gli indizi e i ruoli dei convitati, diventa più oscuro, quasi fosse una questione più casuale che altro. Per esempio, quando dobbiamo decidere se far calare il ristorante nell’oscurità o chiudere tutti i presenti dentro: a parte considerazioni arbitrarie (l’oscurità genera più panico della clausura? Può darsi, ma è davvero tanto evidente?) non ci sono grandi elementi per comprendere quale sia la scelta azzeccata. Altra caratteristica questa, come la precedente, che aumenta un po’ la confusione e pesa sulla valutazione finale.
GLOBALE: Fughiamo ogni dubbio, Morte agli Spaghetti è un ottimo racconto. Ben strutturato, con regole intelligenti, adeguata narrazione e alcune trovate di gran classe. Per una buona metà della storia ero molto propenso a metterlo nella mia personale top 3. Poi alcuni passaggi oscuri lo hanno un po’ frenato, e alla fine la mia considerazione complessiva è leggermente calata. Rimane un’opera di livello: complimenti all’autore che guadagna un meritato giudizio positivo.

Un corto futurista - in tutti i sensi. Chi ha scritto questo corto ha dimostrato di avere un'ottima padronanza della parte libro, ma ha zoppicato un po' su quella gioco: la carta del Matto che diventa altre carte? Non mi ha stupito leggere che per Prodo sia stata una scelta perfetta, perché è proprio quella che mi aspetterei da un suo libro (Francesco, come l'autore, è un grandissimo esperto di narrativa ma non è molto "aggiornato" sui requisiti di chiarezza del game design moderno). Non sarebbe stato estremamente più semplice inserire un punteggio di "magia" (declinato in modo adatto), spendibile per usare determinati poteri, senza incasinare tutto con carte/matti/quanti se ne possiede? Non è l'unica cosa che non funziona: l'incipit è esplosivo, i primi paragrafi sono esaltanti, ma poi... ahimè, l'eccesso futurista ha preso possesso dell'autore, che l'ha portato a concludere il tutto con scelte al buio e qualche aggrovigliamento di troppo.

Insomma, premesse eccellenti, esecuzione imperfetta: Morte agli spaghetti! resta comunque un corto da ricordare, se non altro per l'esilarante idea alla base e i precisi riferimenti storici, da me sempre graditi.

Mi sono letteralmente innamorato dell'introduzione di questo corto.
Mi sono immaginato la scena, l'atmosfera, il periodo storico, i personaggi e le sensazioni del protagonista. Fantastico!
Il corto si sviluppa poi in maniera positiva, anche se non è ben chiaro cosa davvero dobbiamo fare. A volte la trama e i bivi sembrano un po' nebolusi, ma in generale è comunque una bella esperienza di gioco.
Ho un appunto per entrambi gli enigmi, e qui spoilero qualcosa (per chi non l'abbia ancora letto). Il primo enigma è molto bello, ma faccio veramente fatica a capire perchè dovrei contare anche la cartomante: i commensali sono coloro che siedono alla mensa e partecipano alla mangiata, mentre la ragazza non viene neanche menzionata all'inizio, mi sono pertanto immaginato che sia entrata nel locale successivamente per proporre le sue arti al locandiere e agli avventori (un po' come avviene con i suonatori che entrano in un'osteria a metà serata, suonano una canzone, prendono gli applausi e poi passano all'osteria successiva: non sono certo commensali). Il secondo al contrario è chiaro, ma non mi è sembrata una buona idea usare solo l'ultima lettera per individuare il paragrafo: in italiano il 99% delle parole plurali finisci in I o in E, questo vuol dire che sia ha il 50% di probabilità di indovinare il paragrafo anche senza aver risolto l'enigma. Non un grosso problema, solo un piccolo appunto marginale.
In definitiva, al netto delle imprecisioni e di qualche passaggio oscuro, uno dei migliori corti in concorso. E' sicuramente quello che mi è rimasto più impresso, per questo ho voluto spenderci qualche parola in più.

Un Corto un po' criptico per i miei gusti. Dipana molte congetture che non ho ben capito, sinceramente. Troppi termini complicati (per me) rendono un po' pesante la lettura e ostica la decifrazione degli eventi. La prosa è buona, in realtà, solo non è il mio genere (gli argomenti trattati mi annoiano un po') e non rispecchia il mio punto di vista della narrativa. Per me la narrativa deve essere veicolata AL FINE DI creare un'opera coinvolgente e divertente (esattamente come la parte tecnica del LG deve essere IN FUNZIONE DI una bella storia coinvolgente e divertente). Scrivere bene per me significa soprattutto FARSI CAPIRE bene, esprimersi in modo chiaro, usando anche termini ricercati talvolta, ma sempre all'insegna della buona esposizione.
Dico ciò solo per giustificare il voto basso che assegnerò, non per insegnare qualcosa a qualcuno.
Voto inviato ad Adriano.

Non ho capito un razzo.
Incipit al fulmicotone, divertentissimo, e dall’elevato coefficiente di Wottefak, ma già qui mi sorge qualche dubbio: Mino ha posato il piatto sul tavolo, il colpo di pistola centra il piatto frantumandolo… ma allora come fa a uccidere Mino? Boh. Mistero futurista.
Subito dopo, il regolamento non è proprio cristallino quando dice “dovrai usare - e consumare - il Matto”. Non è chiaro che il Matto potrà rigenerarsi. Inoltre l’accenno alle croci sembra un po’ buttato lì, e le croci stesse non è che si capisca benissimo se vogliano rappresentare qualcosa, e se sì, cosa. Poteva essere “segna due polpette” e andava bene ugualmente, anzi, forse sarebbe stato più adatto all’atmosfera generale da Zang Tumb Tumb.
E poi, boh, gli eventi paiono succedersi in modo del tutto random, senza un evidente collegamento diretto alle nostre azioni, perlomeno nella parte centrale del racconto. Per fare un esempio, Angelo potrebbe non morire in bagno, ma la signora al 15 ne trova lo stesso il cadavere, a quanto pare. E per quanto riguarda l’enigma dei convitati, mi sembra alquanto campato per aria, con Fillìa che non si capisce se è a tavola o se fa da intrattenitore, e la cartomante che palesemente, da quanto dice il testo, non fa parte dei commensali, almeno non prima che l’enigma stesso sia stato risolto. Mah. Mistero futurista.
In definitiva, mi è piaciuta la premessa, ma lo svolgimento non è particolarmente coinvolgente, ed è troppo caotico per trovarlo interessante. Non dubito che il Corto sia ben documentato, ma non mi è piaciuto particolarmente né come racconto né come gioco, e ha alcuni punti molto nebulosi su entrambi i versanti.