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Recensione

Scegli la tua Avventura 7: Chi Ha Ucciso Harlowe Trombey?
Edizione Mondadori 1987
autore/i Edward Packard
Recensore Prodo

Un ragazzo che ha risolto un caso di furto in casa della zia e si è guadagnato un certo credito tra gli investigatori privati della sua città. Un signore anziano (ma non vecchio) danaroso e in ambasce per la sua sicurezza, convinto che uno dei suoi familiari voglia farlo fuori. Una telefonata e una richiesta di aiuto.

Questo l'incipit di Chi ha ucciso Harlowe Trombey?, settimo capitolo della collana Scegli la tua Avventura, uno dei pochi, tra quelli pubblicati in Italia, ad avere un taglio spiccatamente investigativo, tanto da ricordare il plot di alcuni gialli classici. Non manca davvero nulla tra i cliché del genere: la famiglia apparentemente felice che nasconde sordidi segreti, la magione ricca, opulenta e un po' isolata, l'ispettore di polizia vanaglorioso e incapace, il magnate che teme l'avidità dei congiunti e si preoccupa per la sua incolumità.

Una mescolanza che, pur rasentando a più riprese l'ingenuità, non mancherà, almeno in prima istanza, di soddisfare gli appassionati lettori di Agatha Christie e soci.

Una volta entrati nella doviziosa villa di Trombey (il che potrà accadere con il nostro anfitrione ancora vivo, che ci introdurrà all'ambiente domestico, oppure già dipartito, a seconda delle scelte che compiremo) ci troveremo a fronteggiare una nutrita schiera di amici e parenti, tutti apparentemente addolorati per la morte (avvenuta o sul punto di avvenire) del prospero uomo d'affari. Dovremo cercare di muoverci rapidamente, perché in poche battute irromperà sulla scena del crimine l'inetto ispettore Prufrock che di fatto ci impedirà di agire liberamente. Inizierà quindi un sottile gioco di equilibri in cui dovremo investigare sfruttando gli stretti spazi concessi e allo stesso tempo individuando filoni di indagine trascurati dalla polizia.

Di fatto tutte le persone che ci troveremo a interrogare avranno un atteggiamento vagamente losco, e sarà difficile di primo acchitto scremare la lista dei sospettati e restringere il campo. In realtà basterà un minimo di perseveranza per individuare elementi probanti, sia girando per la casa ed esaminando il luogo del delitto e altre stanze interessanti, sia raccogliendo frasi, ammissioni e testimonianze. Oltre a guardarci dai goffi tentativi di Prufrock dovremo anche tenere d'occhio Jenny Mudge, una ragazza nostra coetanea che si è lanciata a sua volta nella carriera di detective, e che potrebbe arrivare alla soluzione dell'enigma prima di noi, soffiandoci così soddisfazione e gloria. Sarà tuttavia possibile anche confrontarsi con lei e addirittura collaborare, giungendo in cooperazione a dipanare il mistero.

La vicenda si svolgerà per lo più tra le mura della casa, ma esiste anche un secondo filone di indagine che ci porterà negli ambienti della malavita, dove fronteggeremo un criminale abituale, molto pericoloso, ingaggiato da uno dei sospettati per compiere il lavoro sporco. Non potendo ricorrere alla forza dovremo giocare d'astuzia per tentare di incastrarlo; in questa circostanza rischieremo anche di morire, e sarà uno dei pochi momenti, nell'intero volume, in cui è contemplato l'epilogo tragico.

Chi ha ucciso Harlowe Trombey? è indubbiamente un lavoro piacevole e stimolante, che non riesce però a superare le forche caudine della rilettura in età adulta, per via delle ingenuità che lo contraddistinguono. Il ricordo giovanile che ne avevo era entusiasmante, proprio perché i difetti legati alla faciloneria con cui sono proposte alcune situazioni e alla semplicità con cui è possibile risolvere il caso non sono percepibili dagli occhi di un lettore acerbo. Riprendere in mano il volume adesso è un'esperienza molto meno soddisfacente. Sorgono, immediate e spontanee, alcune domande inerenti la coerenza della trama: perché un facoltoso imprenditore chiama, per indagare su un ipotetico tentativo di assassinio, un ragazzino adolescente? Perché l'omicida lascia impronte dappertutto e poi tenta di depistare le indagini con escamotage talmente goffi da sfiorare il ridicolo? Perché un ispettore di polizia ci lascia tranquillamente girovagare per la scena del delitto e si sente in competizione diretta con noi?

Oltretutto è estremamente semplice, troppo anche per i canoni mai eccessivamente complicati della serie, giungere a uno dei vari epiloghi vincenti disseminati per il volume. L'unica eventualità che abbiamo di fallire è legata alla possibilità che la nostra amica Jenny arrivi alla soluzione prima di noi, ma è una situazione che si verifica raramente. In alternativa potremmo venir coinvolti in una colluttazione o in una sparatoria, ma sono accadimenti che complessivamente non riguardano più di un terzo dei 14 epiloghi disponibili.

La scelta di non indulgere in troppe diramazioni è intelligente, perché ci consente di sviscerare la vicenda con una certa accuratezza; buonissima anche l'idea di creare un paragrafo centrale da cui partire per effettuare analisi e interrogatori, e a cui si ritorna con una certa frequenza. Nonostante questi accorgimenti adeguatamente ponderati però troppo spesso avremo la sensazione di muoverci in uno scenario congegnato con eccessiva leggerezza e quindi complessivamente piuttosto male. Ad amplificare questa sgradevole impressione contribuisce anche la rapidità con cui precipita la situazione in occasione di alcuni epiloghi, in cui i sospettati cedono alla nostra pressione ammettendo il loro ruolo nel delitto senza avere concrete ragioni per farlo.

Una buona idea sarebbe potuta essere quella del finale dischiuso a più evoluzioni: scegliendo cioè percorsi diversi arrivare a catturare un'omicida differente. Tale opzione non è stata tenuta in considerazione: il colpevole sarà sempre lo stesso, ed è un po' un peccato. Probabilmente però, considerato il ristretto numero di paragrafi a disposizione, mantenere la trama troppo aperta sarebbe risultato fortemente dispersivo e avrebbe costretto l'autore ad accorciare eccessivamente la lunghezza dei vari filoni narrativi.

La vena romanzesca sempre coinvolgente di Ed Packard e i consolidati e piacevoli disegni dell'onnipresente Granger aiutano sicuramente a rendere complessivamente gradevole il prodotto: il taglio marcatamente infantile però lo penalizza, così come l'eccessiva ingenuità di diverse situazioni. In definitiva un volume ottimo per i lettori più giovani, appena sufficiente per quelli adulti e più smaliziati.

Longevità 6.5: 

Risolvere il caso sarà abbastanza semplice, battere tutte le strade che portano ai differenti epiloghi potrebbe però richiedere un certo tempo, anche considerando che i finali non sono molti e che quindi la struttura narrativa è piuttosto elaborata.

Difficoltà 5.5: 

Anche qui è necessario fare delle distinzioni: un lettore esperto troverà molto semplice districarsi tra le spire del caso e risolverlo rapidamente, in virtù di scelte a tratti quasi ovvie. Uno più sprovveduto potrebbe rompersi la testa per un po' prima di trovare la soluzione dell'enigma. Da tenere presente però il fatto che la stessa in certe occasioni è raggiungibile anche senza individuare il colpevole o trovare prove schiaccianti, semplicemente perseverando nella ricerca. Una nota stonata di cui non si può non tenere conto.

Giocabilità 6: 

Le ingenuità che costellano la trama affossano un po' il piacere della lettura. Tuttavia le ambientazioni rese molto bene e la buona verve narrativa di Packard rendono il volume sufficientemente godibile. Voto da aumentare di due punti se intendete regalare il libro a un ragazzino alle sue prime esperienze interattive.

Chicca: 

Paragrafo 75: l'ispettore Prufrock schizza fuori dalla biblioteca asserendo di aver risolto il caso, felice come un bambino, quasi non fosse mai riuscito a trovare un colpevole in tutta la sua carriera fino a quel momento. Ovviamente la soluzione da lui proposta si rivelerà completamente sbagliata: una dimostrazione di inettitudine che richiama molto la figura macchiettistica di Lestrade, sempre anticipata da Sherlock Holmes nelle opere di Arthur Conan Doyle.

Totale 6: 

Da aumentare a 7,5 per tutti gli under 15 che leggono un libro-gioco per la prima volta. Il lettore smaliziato passerà un'oretta, anche abbastanza piacevole, ad analizzare a fondo tutti i percorsi e poi riporrà il volume nello scaffale senza pensarci più.