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Recensione

Asimov Galactic Foundation Game 2: La Conquista dei Quattro Regni
Edizione Mondadori 1992
autore/i Leonardo Felician
Recensore vetinari

La conquista dei Quattro Regni è il secondo volume degli Asimov Galactic Foundation Games e, come il precedente, si ambienta nel lasso di tempo non coperto dai racconti che compongono “Fondazione”, il primo dei tre libri del ciclo omonimo. Mentre il librogame capostipite raccontava gli eventi tra “Gli Psicostorici” e “Gli Enciclopedisti”, questo secondo volume narra gli avvenimenti che accadono mentre Salvor Hardin è al governo della Fondazione, dopo “Gli Enciclopedisti” e prima de “I Sindaci”.

Rispetto al primo libro, si nota che il regolamento è stato in qualche modo espanso: ci sono molte più caratteristiche e queste possono andare da un punteggio di 0 ad un punteggio di 12. Avere un punteggio da 1 a 4 corrisponde ad un livello “basso” di una caratteristica, da 5 a 8 un livello “medio” e da 9 a 12 un livello “alto”. Nel corso dell’avventura queste caratteristiche potranno aumentare oppure diminuire a seconda degli avvenimenti nel corso del gioco.

I check sulle caratteristiche quindi si fanno non semplicemente sul possesso o meno di un’abilità, ma sul fatto se si possiede una particolare dote almeno ad un determinato livello. Questo, pur mantenendo le regole non eccessivamente complicate anche per quanto riguarda la contabilità, permette comunque una versatilità molto maggiore nei possibili incontri, cosa che avrebbe potuto portare ad una grande varietà di modalità di risoluzione degli eventi nel corso dell’avventura.

Dico “avrebbe” perché in realtà, esattamente come il primo volume, questo librogame soffre di un true path assolutamente esiziale. Teoricamente potremmo costruire il nostro personaggio come vogliamo, distribuendo i punti in molte caratteristiche tutte a livello basso, oppure puntare ad averne solo alcune ma ad un livello più alto. In pratica però, alcune scelte già in fase di creazione del personaggio rendono impossibile completare il libro con successo. Per esempio, non azzardatevi ad iniziare il libro senza avere un punteggio di Salute massimo, o altrimenti il vostro personaggio morirà sicuramente in uno dei Quattro Regni.

Non solo, è anche di importanza fondamentale effettuare delle scelte in un determinato ordine (per esempio visitare prima uno dei Regni piuttosto che un altro); in caso contrario le nostre possibilità di riuscita si ridurranno a zero. Attenzione, non è che diventi molto difficile arrivare in fondo all’avventura: è proprio impossibile. Oppure, un’altra perla: il nostro personaggio non potrà mai visitare Anacreon, il grande rivale della Fondazione in questa fase della storia galattica, pena il fallimento nel portare a termine il libro. E ovviamente tutto questo viene rivelato solo molto tempo dopo essere entrati in un giro di paragrafi che prolungano allo spasimo l’inevitabile disfatta.

Peccato perché, oltre al regolamento, che nonostante la semplicità è come già detto costruito piuttosto bene, la trama del libro è senza dubbio più interessante rispetto al primo volume della serie. Come assistente del sindaco Salvor Hardin insieme a Yohan Lee (un altro tra i vari camei nel libro di personaggi presenti nel ciclo dei romanzi della Fondazione) avremo il compito di effettuare varie missioni diplomatiche nei Regni vicini a Terminus per impedire che Anacreon conquisti la Fondazione.

Una volta completata questa prima fase piuttosto interessante, si rientra in un ciclo di eventi che, come nel primo volume, occupano diverse decine di anni, fino al nostro “pensionamento”. Nonostante questo, la storia sembra comunque più emozionante rispetto alla noiosità dei non-eventi che si succedevano nel primo volume. Ma forse è soltanto perché Salvor Hardin è in assoluto il personaggio migliore di tutto il ciclo dei romanzi della Fondazione, e quindi avere a che fare con un mito del genere rende il libro assolutamente affascinante e godibile.

Longevità 3: 

Come già per il primo volume basta una sola lettura, addirittura anche se non si arriva in fondo.

Difficoltà 4: 

Peggiore persino del titolo precedente. Un true path ancora più stretto, con molte scelte da compiere senza avere alcuna motivazione logica a priori. Eppure non ci crederete, ma non è ancora il più disastroso tra i libri della serie a questo riguardo.

Giocabilità 5: 

Il sistema di gioco è migliorato rispetto al primo volume, ma continua ad essere sfruttato male. Peccato perché come regolamento in sé sarebbe piuttosto interessante.

Chicca: 

Il banchetto diplomatico nel regno di Konom, che secondo protocollo non può finire finché il primo dei commensali non è morto di indigestione (che è anche il motivo per il quale chi non ha Salute 12 non ha nessuna possibilità di arrivare alla fine del libro).

Totale 4: 

Voto per chi come me è un grande appassionato del ciclo di romanzi di Asimov. Per chi non è appassionato potete tranquillamente togliere un punto addizionale.