Ed eccoci qua, con un corto senza dubbio originale e ricco di riferimenti alla nostra cultura: è davvero bella l'idea di ambientare l'avventura nella nostalgica "Italietta" che tutti noi abbiamo conosciuto solo nei racconti dei nostri genitori. Vediamo se l'autore ci è riuscito.
Il regolamento è semplice: non c'è. Tutto lo svolgimento è prettamente "testuale" e l'autore evita anche diusare codici e/o parole d'ordine, lasciando quindi la massima libertà di azione al lettore. Anche l'apparente "Easter Egg" legato alla bella locandina, non ha alcun esito sulla partita, ma è solo un "contenuto bonus" per il lettore più accorto. Io amo i regolamenti snelli, intendiamoci, e qui siamo a un minimalismo estremo che, per fortuna, funziona.
La formattazione è fatta male, ma per questo bisogna tirare le orecchie agli organizzatori (grazie al BAH) perché sono sicuro al 99,99% che l'originale in DOC avesse i titoli al posto giusto e non sfalsati di due righe verso l'alto.
La narrazione lascia a bocca aperta chiunque abbia minima conoscenza della Commedia all'Italiana, sia per la forma che per i contenuti. Però, pur non essendo romano, mi sento di fare un paio di appunti all'autore: al posto di "altri" vedrei megli "artri" (arrotando la "l") e la grafia a me familiare di "aò" è "ahò". Non ho effettuato approfondite ricerche, quindi potrei essere smentito.
C'è poi un problema con la voce narrante, che spesso si intromette troppo nelle vicende, quasi "à la Brennan". Il romanesco va bene nei discorsi diretti, ma non nelle descrizioni, anche se queste riportano i pensieri di Spartaco. Addirittura a un certo punto (par. 15) c'è un brutto "non so se mi spiego", in prima persona.
Il guaio diventa ancora più evidente nella caratterizzazione del protagonista, che ci viene mostrato con determinate caratteristiche, ma poi si esprime in modo ben diverso. Spartaco è chiaramente un parvenu, un villan rifatto e un nuoveau rich, lo dimostra chiaramente quando al par. 9 si vanta di non avere letto nemmeno un libro della propria libreria e al par. 2 non sa chi sia Moravia (all'epoca vivente e pubblicato da oltre vent'anni); eppure si lascia andare a considerazioni filosofiche inadatte a lui. Per esempio al par. 4 se ne esce con "Gli occhi smorti, spenti, opachi dell’usciere sembrano pozzi neri, finestre aperte su un mondo gelido e addormentato". Ma si può? A parte il trittico di aggettivi che rischia di spegnere i miei occhi, al massimo uno come Spartaco potrebbe definire il portiere un "rincojonito" e uscirsene con qualche massima popolare. Oppure al par. 3 abbiamo "quartiere in cui sorge questo esercizio" (sembra tratto da un manuale di urbanistica),"occhi fissi nel vuoto e ottenebrati dal vino, dalle bocche piegate di sguincio, dallo sguardo senza speranze e ambizioni" (all'autore piace molto l'immagine di questi occhi) e per finire uno "schiuma della terra, feccia"(insulti troppo colti per un palazzinaro). Anche qui, apparentemente l'autore si sostituisce al nostro protagonista, che probabilmente liquiderebbe tutti gli avventore con "anvedi 'sta manica de fraciconi".
Per le descrizioni l'autore se la cava con la locandina, che ci consente subito di immaginare le fattezze dei personaggi, associandole a quelle di notissimi attori. Mi sia consentito solo un appunto: Giovanna Ralli era tutto fuorché priva di fascino (par. 14).
A livello ludico, appurata l'agilità del regolamento, tutto il resto è piacere di esplorare e vedere ogni anfratto, conoscere ogni personaggio: i momenti in cui si può ottenere un istant death sono solo tre e tutti facilmente affrontabili. Il problema è l'inverosimiglianza delle vicende, cosa grave per un racconto che vorrebbe essere neorealista. Autore, vuoi farci credere che uno squalo come il nostro protagonista non sappia niente di questo Mariotti e scopra indizi fondamentali sulla sua personalità solo il giorno prima della cena, per di più limitandosi a cazzeggiare in chiesa o a Trastevere/Testaccio/Vattelappesca? No, non è assolutamente credibile. Così come non è credibile la figura del Mariotti stesso, se davvero è "zozzo" come si premura di dirci Spartaco, la presenza/assenza di Duce e/o crocifisso non dovrebbero fargli un baffo, interessando a lui solo profitti. Insomma, la mini-indagine iniziale è divertente, ma non funziona come struttura sulla quale reggere l'avventura.
Gli atti seguenti, purtroppo, abbandonano del tutto questo schema e riducono ancora di più le conseguenze delle azioni compiute. Il secondo atto è una carrellata di immagini provenienti dagli anni '60, il terzo non ha nemmeno quello (ma presenta un'insulsa istant death al 45). Il racconto si rilegge volentieri, ma solo, come accennavo, per il piacere di esplorare. I finali sono tirati via, quasi messi lì controvoglia.
Il tema del cattivo è stato centrato in pieno, dandone un'interpretazione originale. Sull'apocalisse, mi pare davvero c'entri poco: avrei preferito una disgrazia come il crac del mercato immobiliare, che al protagonista pare la "fine der monno" (locuzione che già si vede in alcune istant death precedenti).
Anche volendo attribuire gli ultimi paragrafi a un'allucinazione di Spartaco morente (in fondo potrebbe davvero essere un infarto o un ictus), ci vedo poco di apocalittico. Trovo poi abbastanza risicata la differenza tra il 46 e il 48 e, sempre riguardo al 46, il testo non ha senso se si proviene dal 43, essendo noi già ai Quartieri.
Insomma, questo racconto è sicuramente divertente e ben scritto, ma risulta carente nella parte ludica, avendo l'autore deciso di dedicarsi troppo alla narrativa (non senza alcune sbavature): è sicuramente un lavoro valido, ma non eccellente.
È possibile che il defunto Sig. Francusi del par. 45 sia l'innominato capro espiatorio del bruttissimo par. 34, "tagliato" in fase di revisione? Questo spiegherebbe un istant death altrimenti insensata.
"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"