Questo Corto aveva tutte le carte in regola per rivelarsi uno dei migliori di quest’anno, ma purtroppo presenta dei difetti a livello strutturale che lo ridimensionano.
L’atmosfera e l’ambientazione mi sono piaciute molto, forse nei Clown c’è un po’ dell’Akira di Otomo e ho ravvisato delle somiglianze tra la storia di Daniel Singh Khumri e quella dell’Agente Prigioniera di Borderline, uno splendido fumetto di Trillo e Risso.
Al di là di questo, l’ambientazione mi sembra veramente originale e interessante, con delle punte di sarcasmo che ho gradito molto (il tracollo della società mondiale avviene con una rapidità sconcertante da cui traspare un divertito cinismo). Probabilmente anche il finale amarissimo mi avrebbe colpito, se non fosse che mi sono incartato in quel benedetto paragrafo 16, che mi ha fatto mettere in prospettiva tutto il Corto.
Certo, bisogna fare affidamento a una grossa sospensione dell’incredulità per pensare che degli abitanti della cittadina si siano presi la briga di mettere gli indizi numerici per il giocatore!
La parte esplorativa iniziale è molto ben fatta e si possono fare incontri variegati e ben caratterizzati prima di entrare nel bunker. Una chicca è senz’altro la cantante VIXI, come rilevato anche da altri utenti, e il paragrafo a cui possiamo accedere se risolviamo il suo enigma (l’unico, insieme al “SOTTOSUOLO LIII”, a non essermi risultato troppo metanarrativo come le scritte sui muri). Decisamente ben architettata, poi, la doppia possibilità di accedere al codice segreto presente nel paragrafo 39.
Confesso però che anche qui l’elemento “invasione” non mi è sembrato poi così evidente e lampante, anzi sulle prime quando ho letto del Canada speravo che di riflesso comparisse finalmente una qualche Scoperta dell’Europa.
Se ho ben capito, i punteggi e le regole sono stati calibrati a nostro vantaggio, e gli unici incontri con nemici nettamente più forti (cioè con combattività superiore a 10) sono inseriti in modo “punitivo”, cioè avvengono se non si è riusciti a capire come procedere nelle parti che richiedono la risoluzione di enigmi oppure se non siamo stati bravi come cecchini.
In particolare, è ottima l’idea dei 3 danni in più che facciamo a ogni colpo: al primo combattimento con un clown ho fatto una sequela di 1 e 2 per i danni e il bonus ha ovviamente accelerato molto il combattimento. Anche la forbice dei 6 punti da aggiungere alla combattività è una buona idea piuttosto che il lancio di due dadi, che sarebbe stato più aleatorio.
Pur ambientata in uno scenario non originalissimo e parzialmente già intravisto nel rimo Corto di quest’anno (per l’ispirazione agli action movies anni ’80 attendo la conferma dell’autore, per me non è così evidente), l’azione è coinvolgente e molto ben architettata tra colpi di scena e rivelazioni.
Cosa che non guasta, l’autore è stato anche generoso nel farci trovare gli oggetti e i codici giusti per finire il Corto al top, e credo che nessuno possa giocare ottenendo meno di 8 punti, salvo
rifiutarsi di prendere il pezzo di Monna Lisa – cosa che inizialmente io pensavo proprio di non fare temendo che si rigenerasse! Ma poi l’ho preso lo stesso.
Così alla fine è l’epilogo peggiore quello più difficile da trovare, ma ovviamente lo si può comodamente leggere a parte.
Stilisticamente, mi è piaciuta la sintesi con cui l’autore ha descritto certi passaggi che chiaramente sa essere patrimonio acquisito di tutti i leggiocatori (niente bla bla bla sul fatto che si muoia con 0 Resistenza ma solo il fatto che bisogna ricominciare da capo, il coltello è “come quello di Rambo” e tanto deve bastarci.
).
Sempre in riferimento allo stile di scrittura, è innegabile che
Fermate Monna Lisa non è frizzante come
Cuore di Ferro o
Il Palazzinaro né coinvolge o intriga come
Sistema Enigma: Londra.
Ho anche trovato qualche errorino sparso qua e là, oltre a un uso occasionalmente disinvolto delle virgole già sottolineato da altri utenti: “migliaia di persone” che devono essere “salvata”, “il fucile in mano pronto DA sparare”, “Strappi la testa della creatura e GLI dai…” (cosa direbbe Anna Marrone?
), inoltre credo che si dica “colture” e non “culture” nel contesto scientifico in cui viene usato il termine. Ma ovviamente possiamo sempre dare la colpa al passaggio da Word a Pdf.
Anche se l’idea che mi ero fatto inizialmente di usare immediatamente i codici numerici ottenuti dagli enigmi era sbagliata (l’autore scrive chiaramente “Ci saranno degli enigmi: quando li risolvi, ricordati delle soluzioni perché ti saranno utili in un secondo momento.”), credo che l’autore abbia sbagliato a lasciare troppa libertà interpretativa al lettore in alcuni punti: quando bisognava aprire l’armadio io
ho usato la chiave d’oro, perché non ero ancora consapevole che ci fossero nel gioco anche una serratura d’oro e una chiave d’acciaio.
E magari qualcun altro avrebbe potuto ricorrere direttamente (e in fondo legittimamente) al pugnale.
C’è poi una incongruenza nel passaggio per arrivare al paragrafo 16 dopo la zuffa contro i due clown: era stato pensato come punto d’arrivo di una sparatoria, mentre ci si può arrivare anche da un combattimento corpo a corpo come ho fatto io la prima volta, ma il testo dice chiaramente che la nostra “raffica” ha “falciato” i nemici.
Ecco, appunto, quel benedetto paragrafo 16…
Credo che si sia discusso a sufficienza della particolarità di quell’enigma e della sua risolvibilità per lo meno ambigua. Quello che però mi ha colpito molto negativamente è il passaggio successivo, quando (anche ispezionando inizialmente la porta al 10) ci ritroviamo nel loop tra 21 e 52. A conti fatti, non è stato nulla di poi così grave, ma quando mi ci sono ritrovato è stato veramente una doccia fredda. Mi stavo veramente godendo il Corto ed ecco che mi trovo di colpo in una situazione apparentemente senza uscita… l’uscita ovviamente c’era, ma mi sono chiesto: è onesto da parte mia tornare al paragrafo dove avevo visto l’enigma anche se il testo non contempla questa eventualità? E se avessi ottenuto dei risultati sbagliati (come ho fatto la prima volta) sarei stato comunque legittimato a riprovare un altro codice?
Mi rendo conto che siano state solo fisime mie, però è stato un brusco risveglio all’interno di un Corto che mi stava appassionando molto. Alla fine vedendo che bastava un solo numero per aprire la porta del 52 confesso che sono andato per esclusione e ho trovato l’8. E solo dopo ho capito quale codice avrebbe aperto la porta del paragrafo 21.
Da lì in poi è stato un calando, anche perché ormai siamo arrivati alla fine del Corto e purtroppo il passaggio dall’8 al 53, intuibile ma “sbagliato”, non è affatto chiaro: al paragrafo 53 ci viene detto appunto che apriamo una porta (quella del 21 in cui andava effettivamente usato il codice), ma all’8 si fa riferimento a una mappa o tutt’al più al portone che i clown stanno cercando di aprire, che di sicuro non è quello che useremo noi.
In ultima analisi, questo Corto non è il migliore tra i Corti visti finora, ma probabilmente gli sarebbe bastato molto poco per esserlo.
PS: Resto dell’idea che il nome stesso del protagonista nasconda un paragrafo segreto a cui recarsi, ma non ho capito qual è.
PPS: secondo voi i paragrafi 70 e 17 si escludono a vicenda? Ovvero appena indovinato il codice VIXI
dobbiamo correre subito al 17 oppure possiamo papparci sia il codice “Freakshow” che il codice “Lamonaca”? Entrambi i paragrafi finiscono nello stesso modo, lasciando intendere che una volta “finito” il 70 non si possa andare al 17.
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