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Non capisco l'animosità dell'autore verso Rinaldo Traini, la cui Lucca mi pare fosse pure a ingresso gratuito. Nella gestione della rivista Comic Art sicuramente poteva essere criticabile (dapprima sommari ipertrofici con micro-puntate per ogni fumetto, poi frequenti censure) ma la sua gestione della fiera, quando ancora non c'erano giochi e cosplayer (che poi lo stesso Traini presenterà a Expocartoon), mi pare fosse ben vista anche dagli addetti ai lavori.

Certo che sputtanare Dever e Lupo Solitario sarà un bell'autogol, un boomerang che tornerà sui denti all'autore, anche se ovviamente all'epoca della scrittura del Corto non poteva sapere della ferale notizia!

GGigassi
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Re:

GGigassi ha scritto:

Certo che sputtanare Dever e Lupo Solitario sarà un bell'autogol, un boomerang che tornerà sui denti all'autore

Dai, è stata una scelta ironica che ci stava: Goblin Socievole è anche divertente. Che poi sia successo quello che è successo non è certo da imputare all'autore.

Prodo
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Prodo ha scritto:

GGigassi ha scritto:

Certo che sputtanare Dever e Lupo Solitario sarà un bell'autogol, un boomerang che tornerà sui denti all'autore

Dai, è stata una scelta ironica che ci stava: Goblin Socievole è anche divertente. Che poi sia successo quello che è successo non è certo da imputare all'autore.

Mi riferivo alla citazione di un numero 30 di una saga famosissima che se non ricordo male il Corto riporta che ha avuto scarso successo di critica e pubblico.
Ma sono sicuro che gli utenti di LGL non voteranno sulla spinta dell'emotività.

GGigassi
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Re:

Col Play Modena che incalza non avrò possibilità di giocarlo ancora a lungo ma penso di averlo già sviscerato più che a sufficienza. Per me è il migliore tra i Corti visti finora. Credo che anche l’atroce “un stupido” che compare in un paragrafo abbia un suo significato nell'economia della storia e di quello che vuole rappresentare.

Il file corretto non mi permette di selezionare il link del video ma prende solo alcune lettere alla volta: in ciò è chiara la volontà dell'autore a farci giocare il Corto vincendo in automatico tutti gli scontri e con il Sesto Senso Robotico attivato indipendentemente dal robot selezionato.

Non so voi, ma io ho avuto sin dall'inizio l'istinto di andare a prendere qualcosa nel freezer e giocare con quella roba gelida appoggiata alla base della schiena.

GGigassi
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Re:

Riporto la voce dell'autore, che ci tiene molto a far sapere come i suoi riferimenti non siano "attacchi", ma "omaggi", pur se con ironia. Ci fa sapere che sarebbe molto dispiaciuto se questo equivoco inficiasse l'opinione sul Corto.

A head full of dreams

Aloona
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Re:

GGigassi ha scritto:

Non so voi, ma io ho avuto sin dall'inizio l'istinto di andare a prendere qualcosa nel freezer e giocare con quella roba gelida appoggiata alla base della schiena.

A chi lo dici? Io volevo girare per casa con lo smartfòn in mano...

"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"

Rygar
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Re:

E ha funzionato?

A head full of dreams

Aloona
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Re:

Questo Corto può essere letto in due modi diversi, anche se perfettamente congruenti tra di loro.
Sì, certo, la parte più evidente e superficiale è la storia dei goblin che hanno invaso Lucca nel 2026.
D’altra parte, però, questo Corto rivela una natura metaforica molto più complessa e diventa una critica feroce ma puntuale (e spaventosa, per quanto è lucida) di quello che è diventata Lucca negli ultimi anni. Per me è stata un’epifania, una sorta di madeleine proustiana che l’autore mi ha infilato a tradimento nel colon e da lì ha aperto via via tutti i chakra: una vera Illuminazione, insomma (un’Epifania, appunto).
Lucca non è più il ritrovo di intellettuali che parlano di fumetti com’era agli inizi (ancor prima degli inizi, visto che la prima manifestazione si tenne a Bordighera nel 1965, suscitando la divertita perplessità di Al Capp che satireggiò con una copertina su Times la furiosa passione con cui eminenti intellettuali discettavano di “semplici” fumetti), e nemmeno una mostra-mercato del fumetto (per anni “la” mostra-mercato del fumetto) ma un carnevale fuori stagione in cui giochi di ruolo e fumetti sono relegati a semplice contorno, essendo ormai le orde dei cosplayer i veri padroni delle strade di Lucca. In quest’ottica trovo assai ingeneroso il ritratto che l’autore fa di Traino Rinaldi/Rinaldo Traini, per molti anni patron della manifestazione (oltre che editore con la sua Comic Art) che, defenestrato a metà anni ’90, diede vita all’Expocartoon di Roma.
Oltretutto, il fatto che i fumetti siano quasi del tutto assenti (ma almeno relegati a un paragrafo che beneficia dell’evocativo numero 69) la dice lunga su come lo stesso autore percepisca una manifestazione che fu così gloriosa e culturalmente rilevante.

Lucca Goblins & Caves è Il Flauto Magico mozartiano di LGL: chi vuole fermarsi alla favoletta è libero di farlo, e comunque tendenzialmente rimarrà soddisfatto dal risultato, chi ha gli strumenti e la sensibilità per approfondire il discorso (e in questo caso non serve nemmeno essere Figli della Vedova) troverà delle corrispondenze innegabili.
Innanzitutto già la struttura in cui è ambientato il Corto è qualcosa di altamente simbolico: ci sono delle grotte (ognuna CHIUSA IN SE’ e NON COMUNICANTE CON LE ALTRE) i cui abitanti vivono quello che c’è all’interno con orgiastico trasporto (tranne che nella 69 su cui mi soffermerò con calma in seguito), del tutto inconsapevoli di quello che si trova all’esterno. Ebbene, non è così anche nella realtà? Per quei 4/5 giorni, a seconda dei gusti e degli interessi dei visitatori, sembra che al mondo non esista niente di più importante del fumetto, dei giochi di ruolo, del cinema d’animazione, e che questi settori godano di un successo e di introiti stratosferici, ma, alla fine della fiera (in senso letterale), tocca rassegnarsi al ritorno in una realtà in cui coi fumetti ormai non si campa più, e in cui gli altri hobby più redditizi sono ancora considerati materiale da sfigati o, forse peggio ancora, perdono la loro aura sacrale (“aurea”, la chiamerebbe l’autore) una volta dati in pasto a un pubblico “profano” che ne fa il mass-cult del momento per poi tornare a dedicarsi ad altre mode passeggere subito dopo.

A questo punto potrei perdermi nei rivoli delle citazioni e degli “omaggi” che fa l’autore, ma penso che valga la pena concentrarsi invece sul quadro generale di quello che ha voluto dirci, dei segnali d’allarme che sono alla base di questo Corto meraviglioso (anche perché la parodia del fattaccio di Casa Pound posso anche coglierla, per quanto Roberto Recchioni ne fosse estraneo, mentre gli “omaggi” agli animosi e supponenti designer di giochi di ruolo o ai giocatori di carte collezionabili francamente non li ho colti: chi diavolo è Nazzobelli?). Provo a cogliere il senso profondo del Corto, quindi, il suo nucleo.

Nessuno che non sia stato imbottigliato nelle strade di Lucca alle tre di pomeriggio a causa delle sfilate di Star Wars o altre baracconate assortite, impossibilitato a muoversi in un senso o nell’altro, può capire la portata polemica e sociale di questo Corto: e se fossi un portatore di handicap? O un anziano con problemi di deambulazione? O un qualsiasi cittadino con la necessità improrogabile di andare da qualche parte? O anche un semplice cagnolino da compagnia?
Come non vedere nei chiassosi goblin le orde che infestano i padiglioni delle fumetterie (evitando accuratamente di comprare alcunché), che mentre io sono lì concentrato a cercare qualche Alter Alter o Il Mago mancanti mi ficcano le loro spade di cartapesta nel costato, o mi vengono a sbattere addosso con le loro ali o corna posticce.
E che quando sono fuori dal Palazzo Ducale e sto parlando bel bello con Liberatore o Eleuteri Serpieri ci dicono se possiamo spostarci, ché devono farsi fare una foto.
I cosplayer, quindi. Anzi, LE cosplayer. Ok, talvolta l’occhio è gratificato da certi spettacoli e da tanta grazia (talaltra invece ne è pesantemente offeso, come sono le stesse eventuali accompagnatrici cosplayer a sottolineare impietose). Ed è innegabile che una donna, non necessariamente repressa e ancor meno necessariamente in fregola, con una maschera addosso e anche solo vagamente gratificata dall’apprezzamento degli astanti, dimostri una disponibilità inaspettata, quasi sfacciata. Quanti culi abbiamo toccato con il beneplacito, se non l’esplicito invito, delle loro padrone? E si potrebbe continuare su questa china: l’anonimato che dà un’identità fittizia a fare da viatico a una disponibilità che potrebbe nascondere una vita di frustrazioni, ma che più probabilmente è solo una maniera per appropriarsi di una disinibizione e di un ruolo dominante che nella vita reale non si possono mostrare.
Questo Corto mi ha fatto riflettere: qual è, veramente, il punto? Assecondando le derive esibizioniste di alcune cosplayer non staremmo forse facendo fare un salto indietro di secoli all’emancipazione femminile e al rispetto della donna? E chi è che veramente porta avanti il gioco: la cosplayer che ha il suo minuto di gioia e gratificazione o una società sempre più superficiale e materialista, a un sol passo dal diventare la “mignottocrazia” paventata da Guzzanti padre? Oltre al fatto che, siamo onesti, tette e culi li hanno tutte le donne e pure il maschio più libidinoso dovrebbe essere in grado di discernere qualcosa di bello e qualcosa di costruito ad arte. È bastata la comparsata della goblin grassoccia del paragrafo 28 per spingermi a fare queste considerazioni.

Da questo Corto traspare poi con le frequenti liti che scoppiano per un nonnulla il giusto timore per una situazione ormai ingestibile, proprio perché le istituzioni non hanno nessun interesse a gestirla! Come si va dicendo da anni: finché non ci scappa il morto, a Lucca non cambieranno niente. E non sto accusando nessuna fazione politica in particolare: figuriamoci se un sindaco di qualsiasi colore vorrà mai rinunciare alla sua gallina dalle uova d’oro, al suo “immenso giacimento petrolifero sotto il Padiglione Carducci”. Dalle testimonianze di lucchesi DOC, che per tutta la durata di Lucca Comics & Games se ne stanno tappati in casa, destra e sinistra si equivalgono nel trarre profitto dalla situazione, anche a livello di immagine, arrivando a “suggerire” i percorsi mirati ai visitatori (ricordate le freccette multicolore sparse per la cittadina?), percorsi che guarda caso sono proprio quelli in cui hanno sede le attività commerciali dei maggiorenti che hanno un peso (politico ed economico) maggiore…

Attenzione, però, che l’autore non lancia i suoi strali solo contro gli obiettivi più grossi (e assolutamente meritevoli di essere colpiti e, pia illusione, affondati), ma facendo sfoggio di una invidiabile onestà intellettuale mette alla berlina anche certi comportamenti diffusi tra le realtà più periferiche o satellitari che, sicuramente non senza consapevolezza, prendono parte a questo baraccone pur senza esserne parte integrante: la sala Ingellis/Goblinellis, ad esempio, diventa una metafora delle conferenze stampa nella mitica “area caffè” per i soli giornalisti, che come diceva Mike Bongiorno accorrono come mosche quando si tratta di mangiare gratis! Io posso parlarne solo dal punto di vista dei fumetti, ma è chiaro che la stessa forma mentis riguarda i rappresentanti (sempre affamati e assetati…) anche degli altri settori che a Lucca vengono trattati.
In controluce si potrebbe però quasi vedere in questo stato ti cose una rivalsa alla delirante abitudine invalsa da qualche anno per cui gli accrediti stampa da ritirare il giorno prima dell’inizio della fiera (dal giorno stesso si può fare la fila al Giglio) vanno richiesti in una specie di stazione di servizio in culo al mondo, dove TE LI STAMPANO SUL MOMENTO senza averli prodotti prima e non ti danno più nemmeno uno straccio di press kit.
Forse è anche per questo che l’autore ha inserito il video su Youtube (magari memore di una brutta esperienza occorsa all’artista e fumettista Massimo Giacon che rischiò di non riuscire a farsi dare un proiettore durante una mostra): come un corpo estraneo, un luogo “altro” che poco c’entra con la fiera, ma in cui dobbiamo rassegnarci ad andare per godere realmente del librogame/fiera (ovvero senza pagare l’ingresso a Lucca/per sapere le regole di combattimento nel Corto).

Il Corto non è esente da difetti: ed è giusto e sacrosanto così, perché la manifestazione di Lucca è altrettanto lontana dall’essere perfetta. Così a occhio posso intuire che la sovrapposizione dei disegni dei robot (a proposito: belli) nelle prime pagine, che ne rende ingiocabili due, sia una cosa voluta, così come la mappa orientata in una posizione che la rende meno godibile e funzionale (bastava solo scrivere i numeri verticalmente, no?). Tutti difetti dovuti al passaggio da Word a Pdf come nel caso conclamato e verificato dei paragrafi sballati de Il Palazzinaro (che qui viene riproposto con il paragrafo 25 attaccato al 24 e altre occorrenze varie), ovviamente: e con la presentazione della versione corretta del Corto ne abbiamo avuto la conferma. Ma il dubbio persiste e io credo che ci sia stata una volontà specifica da parte dell’autore, una qualche malizia con cui ha voluto appunto sottolineare queste pecche macroscopiche così come sono macroscopiche le pecche di Lucca. La stessa malizia che, nel ritrarre quella macchina per far soldi imperfetta che è la fiera lo ha portato a concepire degli errori tanto marchiani quanto palesemente metaforici.
Nel paragrafo 6 abbiamo un errore da prima elementare: “un stupido”. Ma siamo sicuri che, data la circostanza in cui ci troviamo non sia un errore voluto? In quel frangente il robot veste i panni del Savonarola supponente, del gradasso che si crede superiore, e per una volta diventa egli stesso vittima del nostro ludibrio di lettori. Un’altra sfaccettatura della onestà intellettuale dell’autore, insomma, che alla fin fine si pone sullo stesso livello dei “goblin” e non li guarda dall’alto al basso.
Il paragrafo 79 presenta poi un lapsus piuttosto comune, e altrettanto ridicolo: “aurea” invece di “aura”. Roba da sparare in testa all’autore (anche se questo almeno dimostra di usare le virgole correttamente), o forse semplicemente da schiaffeggiarlo bonariamente sulla guancia destra, se non fosse che “aurea” è un termine che inequivocabilmente rimanda all’oro e non credo che nemmeno questo sia un caso. Forse dietro questo apparente refuso si può cogliere tutta l’acrimonia verso il Mercante Lucchese, colui che pur disprezzando la fiera per il casino che porta in città non disdegna certo di trarne il massimo del profitto, ricorrendo a mezzucci criminali (qualche anno fa: fuori dal locale c’è un’insegna enorme “Panino e bibita a tot euro”; noi ci accomodiamo dentro e chiediamo quel menu, al che giunge l’infausta risposta: “’I cartello vale pe’ fori, se vi siete seduti vi fo i prezzi normali, grullacci”) e pompando a dismisura i prezzi dei beni più fondamentali
[qualche accorgimento da veterano che condividono volentieri con voi, eventuali fratelli di disgrazia:

l’acqua di Lucca è di ottima qualità, potete rifornirvi benissimo alle fontane o direttamente negli appartamenti se risiedete dentro le mura;

se possibile stabilite subito un rapporto preferenziale con un bar, magari dal giorno prima che inizi ufficialmente la fiera: avendovi già “schedato” difficilmente vi imporrà un prezzo maggiorato perché si ricorderà di voi e non vorrà fare la figura dello sciacallo, giocate anche voi sulla fidelizzazione del cliente piuttosto che sul guadagno immediato (nel 2016 ho colto chiaramente, né il gestore ha avuto alcun problema a dissimulare la cosa, che per me cliente fisso di quei giorni venivano date istruzioni di praticare prezzi diversi da quelli della massa indistinta dei clienti casuali – “a questi una lemonsoda falla 2,50”);

provate ad adottare questa strategia con un locale di cui non avete carpito la confidenza: quando vi proporrà il conto da pagare, cercate freneticamente nel portamonete e poi dichiarate contriti: “Che peccato, pensi che per 50/60/70/80/90 centesimi non riesco a darle i soldi giusti… vabbè, tenga pure questo pezzo da 100, non è un problema, no?”, al che il gestore vi risponderà “’Un è un problema, mi dia quello che ha… solo, mi raccomando, ’un diha in giro che un commerciante di Lucca le ha fatto uno sconto, ne va della nostra immagine…” (se usata con molta costanza questa tecnica vi permetterà di risparmiare un po’, ovviamente dovete calibrare il “peso” dei soldi in meno e della banconota grossa in base alle dimensioni dei singoli locali)]

In quest’ottica, la grotta “in leasing” al nostro arcinemico diventa la metafora, non so quanto involontaria, dei “temporary store” che per pochi giorni portano incassi d’oro nelle saccocce di quanti li affittano.
A proposito del “boss finale” del Corto: credo di aver capito il senso della sua identità. Rinaldo Traini non fu un “patron” così disprezzabile (stando ad alcuni autori di fumetti, la possibilità di avere un pass era subordinata alla simpatia che lui e la moglie avevano eventualmente sviluppato per il richiedente, ma potrebbe essere solo una diceria o forse mi confondo io con la successiva gestione di Expocartoon), però fu uno degli ultimi organizzatori privati, e oltretutto si era fatto veramente un grosso nome in giro per il mondo con la sua gestione del festival. Quindi, ecco creato un bersaglio perfetto da colpire per quelli che, com’è consolidata e spregevole abitudine italiana, volevano farsi amici del nuovo potente di turno attaccando quello vecchio in disarmo, che tanto non poteva più reagire. La satira dell’autore raggiungerebbe in questo caso un apice di pungente virulenza, non disgiunta da una disarmante autoconsapevolezza.

Muoia Sansone con tutti i Filistei, allora? Macché, l’autore è riuscito anche a trasformare noi stessi in cosplayer! Vedi il paragrafo 18: rifacendomi a un vecchio proverbio che ho sempre trovato stupido, se in un mondo di ciechi il guercio è re, allora in una fiera infestata di mostri l’unico normale diventa il fenomeno da baraccone! Anche qui non è stato possibile evitare di trovare delle corrispondenze con il mondo reale: anche l’anno scorso mentre ero fuori dal Palazzo Ducale in pausa da alcune conferenze mi stavo fumando bel bello la mia splendida pipa meerschaum a forma di drago e, come talvolta avviene, ho attirato le attenzioni dei passanti. Ma a onor del vero l’anno scorso è stato piacevole, perché mi ha attaccato bottone anche un professionista locale appassionato di pipe di schiuma con cui abbiamo intrecciato un bello scambio di opinioni (è bello sfoggiare con generazioni precedenti alla mia un ragionamento pre-informatico, per cui anche se non fumavo con un guanto di filo come la norma imporrebbe con le meerschaum, non rovinavo certo la pipa: trattandosi di una cosa materiale, non siamo di fronte a una serie di 0 e 1 in cui una piccola imprecisione rovinerebbe l’insieme!).

Mi perdonerà Roland Barthes, che sosteneva che la categoria da lui stesso teorizzata della comunicazione “fàtica” (cioè il “messaggio” di un’opera) non deve essere preponderante, ma non riesco veramente a ignorarla nel giudicare questo meraviglioso Corto. Anche se l’autore forse (anzi, probabilmente) non voleva nemmeno “dire” nulla di quello che ci ho letto io. Ma d’altra parte gli artisti rielaborano sempre e comunque gli stimoli esterni a cui sono sottoposti, e se spesso sono degli artefici che creano qualcosa di progressivamente più nuovo e diverso a partire da cose già sedimentate, altrettanto spesso sono i megafoni anche involontari di una temperie culturale, il riflesso di una condizione esistenziale condivisa, la grancassa di stimoli e situazioni che come si suol dire “sono nell’aria”.

Purtroppo ho riscontrato nell’autore un pessimismo addirittura più marcato del mio, perché per quanto mi sia sforzato, non ho trovato alcun rimando a Collezionando, la Lucca primaverile cosplayer-free. Una terra favoleggiata, un Eden perduto, una boccata d’aria, un sorso di toccasana che però l’autore non ha contemplato, preso evidentemente dal suo più che giustificato pessimismo (di cui il paragrafo 69 è una cartina di tornasole), un pessimismo che alla fine è riuscito a trasmettere anche a me.
Confesso che dopo aver letto il Corto (che io non ho solo “letto”, ma ho proprio vissuto) mi sono venuti dei dubbi sulla possibilità di tornare anche quest’anno a Lucca. Ma se facessi così, allora i goblin avrebbero vinto veramente! All’autore vanno la mia stima e il mio ringraziamento, oltre che un messaggio di speranza: “Non arrenderti, Fratello. Noi siamo così pochi, e loro sono così tanti.”
Il mondo che ha saputo evocare con la lente deformante della satira è proprio realistico, terribilmente realistico: bisogna diventare dei robot insensibili e spietati per farsi largo nelle strade di una Lucca assolutamente irriconoscibile rispetto a quelle degli anni ’80 e ’90 o dei primi 2000. Peccato che noi non possiamo farci largo sparando sulla folla.

voto inviato a Babacampione

GGigassi
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Re:

Minkia, autore misterioso... ma tu lo sapevi di aver voluto dire tutte queste cose? E io che pensavo fosse un racconto di robot...  O_o;

A head full of dreams

Aloona
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Re:

Miiii che pippone! Leggo il Corto che faccio prima

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

GGigassi ha scritto:

Il Corto non è esente da difetti: ed è giusto e sacrosanto così, perché la manifestazione di Lucca è altrettanto lontana dall’essere perfetta.

Interessante prospettiva. Dunque bisogna volutamente fare degli errori ogni volta che si tratta un tema che ha delle mancanze intrinseche?

Recensione di Lucca Goblins&Caves

Il Corto di questa settimana mi ha deluso sotto molti aspetti e la lettura del significato profondo scritta in maniera dettagliatissima dal bravo Gigassi è solo un aspetto marginale, che posso anche condividere, ma pur sempre marginale. È, diciamo, uno dei tanti parametri da tenere in considerazione.

La verità è che questo racconto mi ha annoiato ed è stato l'unico quest'anno.
Innanzitutto, non mi ha fatto ridere (forse l'autore non voleva affatto far ridere, ma certe uscite mi hanno lasciato intendere di si).
Poi ho trovato la trama poco curata (nessun pathos, nessuna tensione dovuta ai Goblins, nessuna descrizione di Lucca). La storia è stata descritta con una vena ironica e surreale senza prestare la minima attenzione all’immedesimazione (se mi parli di esseri che non esistono ma vuoi far credere al lettore che ci sono realmente lo dovresti fare con serietà e coinvolgendo il giocatore con descrizioni, avventure e scene dettagliate). Lo stile è troppo asciutto, quasi tirato via. I disegni sono carini, con un tratto infantile, ma non mi hanno  impressionato. La giocabilità non mi è piaciuta per niente. Se devo scegliere a caso le varie grotte della mappa devi stimolarmi a dovere su dove andare e perché; invece io mi sono annoiato passando da un posto all'altro.
Il finale poi... con la "morale" di non dare morali è ridicolo.
Questo Corto l'ho trovato insipido, non mi ha coinvolto e non mi ha emozionato e impallidisce se confrontato con altre opere di quest'anno come Sistema Enigma: Londra, il Palazzinaro e Oniryca.

Mi dispiace non aver apprezzato la tua opera, autore misterioso. Odio fare recensioni negative ma questo racconto non mi ha proprio convinto.

Voto inviato a Babacampione

Fa che ciò che ami sia il tuo rifugio

Anima di Lupo
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Re:

Recensione di “Lucca goblins and caves”

Tema/Protagonista

I sotterranei di Lucca sono invasi da goblin cosplayer e librogamers, la CIA ed i Servizi Segreti  inviano un robot-killer per uccidere il cervello dell'operazione è un'idea semplice ma efficace.

Ma questo è solo una scusa per presentare una caricatura della kermesse del Lucca Comics, come l'ha scritto Ggigassi. Non ci sono mai andato, ma devo ammettere che la voglia mi si è un po' passata dopo aver letto la sua recensione.

Stile/ Narrazione

Dalle prime righe, capiamo che questo Corto non si prende sul serio: lo stile è molto ironico e l'autore non si preoccupa di essere un mago della scrittura, ma di regalarci un lavoro fatto bene per farci due grasse risate con la sua critica del Lucca e dei fenomeni che ci si possono incontrare, senza dimenticare gli “omaggi” ad autori come Brennan e Dever. Quindi, non abbiamo la prosa epica del “Senza Pietà” o l'umorismo ironico e cinico di “Apocalisse!”, ma un'intelligente satira sul mondo dei gamers e su uno degli eventi più importanti per loro. Divertente anche il paragrafo finale... ma non ne dico di più.

Giocabilità

La mappa ricorda molto “Onyrica”, ma non ha la stessa pesantezza: non si può tornare venti volte allo stesso paragrafo e lo scorrere dei paragrafi è molto più naturale. Purtroppo, come nel suddetto Corto, dobbiamo trovare tre oggetti speciali senza i quali non possiamo finire il gioco. Quindi, l'avventura è un true path... peccato.

Amico autore, ti ringrazio per questo sistema di gioco: non si tratta più di un librogame e ancora meno di un Corto che si potrebbe leggere e finire in autobus, ma di un boardgame. L'idea di riprendere le basi di Subbutteo e di applicarlo ad un libro-gioco è geniale, ma non molto pratica. Non so voi, ma io mi sono divertito da matti con il fatto di lanciare la moneta contro i bersagli (non volevo utilizzare i miei goblin dipinti, ho preso solo le basi): gridi di gioia se il mostro era colpito, parolacce se la moneta si fermava a meta strada e bestemmie varie se la moneta passava a tre millimetri del goblin. Il fatto di utilizzare le bevande (alcoolizzate o no) rende il gioco ancora più divertente. Si potrebbe anche giocare questo Corto in più persone e sfidarci al massacro di goblin: naturalmente, è meglio non guidare dopo.

Anche se questo sistema è divertentissimo, rende il Corto molto più difficile da giocare: abbiamo “solo” 6 punti di Resistenza. Ogni tiro che supera il numero massimo di tentativi ci fa perdere 1 punto... i combattimenti diventano difficili (avete provato quello dei bagni chimici? È divertente, ma parecchio difficile). Quindi, dobbiamo scegliere il robot migliore e questo non è facile... poi ci sono molti fattori esterni che entrano in gioco: il tavolo scivola abbastanza? Lo scotch non farà sviare la moneta del suo obbiettivo? Ci sono 14 goblin o il mirto mi sta salendo al cervello?

La Morte Robotica è sempre in agguato e ci vorrà molta pazienza (e almeno 1,5 l di liquido rigenerante) per arrivare alla fine del Corto, ma state attenti all'etilometro! (se siete astemi, evitate il succo di mela verde).

Conclusione

“Lucca Goblins and Caves” è un Corto scritto per farci divertire: non ha la prosa del “Senza Pietà” il sarcasmo del “Palazzinaro” o la sfida enigmistica di “Sistema Enigma: Londra”, ma è un buon divertimento. Penso che sia anche fuori concorso a causa delle opinione politiche espresse dalla prime righe, ma questo non importa molto: personalmente, mi ha fatto passare un buon pomeriggio e sono scoppiato delle risate varie volte.

Il goblin VIP è parcheggiato in doppia fila davanti alla casa di Aloona per darle il mio voto

"We will survive, fighting for our lives, the winds of fortune always lead us on,forever free, for the world to see,the fearless masters, Masters of the sea"

Pirata delle Alpi
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Re:

Parto da un presupposto: questo racconto-game non è un racconto-game.
O almeno non lo è nel senso classico della definizione. Analizzarlo come tale non ha molto senso, e fossilizzarsi su parametri come struttura, varietà delle situazioni, opportunità di gioco, solidità della trama e dei personaggi probabilmente ne ha ancora meno.
Tutto lo scheletro è stato preparato e approcciato con un obiettivo principale: realizzare un contenitore per rendere giocabile e usufruibile il sistema di combattimento ideato, che ha un pregio enorme secondo me. Quello di introdurre, in un ambiente contraddistinto da canoni di utilizzo molto precisi (che comportano l'impiego di fantasia e immaginazione, carta, matita, gomma e dadi) un elemento nuovo.
Lo possiamo definire una sorta di prova pratica che costringe il lettore a cimentarsi in un'attività, il combattimento a punta di dito, che non sarà innovativa di per sé, ma che lo è sicuramente nel campo della narrativa interattiva.
Sconfiggere gli avversari è un obiettivo non solo non demandato a componenti casuali (l'alea è il male assoluto come ironizza l'autore stesso nei paragrafi introduttivi), ma neanche ad approcci personali calati nel contesto immaginifico che stiamo vivendo in qualità di lettori.
No, per vincere i vari scontri dobbiamo proprio essere bravi noi, in prima persona, a "schiccherare". Se siamo degli assi in questa attività, se abbiamo mano ferma, mira e resistenza (perché alcuni combattimenti richiedono una quindicina di tentativi prima di concludersi e riuscire a non perdere il polso della situazione durante uno sforzo così prolungato non è semplice) tutto il resto diventa corollario.
La scelta del robot si trasforma in un esercizio puramente accessorio (influisce solo se subiamo dei danni, ma se riusciamo a non subirli affatto o li conteniamo al punto di poter facilmente annullare gli effetti delle menomazioni inflitteci recuperando punti di resistenza in una delle molte occasioni presenti nel corso delle nostre peregrinazioni diventa indifferente per quale creatura meccanica optiamo, se escludiamo il  sistema delle "preveggenze", che però riguarda un solo automa e alla fine della fiera non è particolarmente utile), procedere attraverso i percorsi introduce variazioni minime, e comunque facilmente gestibili già dalla seconda partita, così come le scelte da compiere, che ci riporteranno sempre e comunque sulla direttrice principale, non consentendoci epiloghi diversi da quello vincente finale, o da una prematura dipartita.
Uno schema narrativo quindi molto semplice, arricchito da alcuni parametri accessori a mio parere notevoli: il comparto grafico non solo è gradevole ma anche adeguato, come stile e risultati, all'atmosfera che permea la nostra avventura, così come non guasta affatto l'ironia di fondo, sempre presente e a volte anche un po' "cattiva", ma senza mai travalicare, secondo me, i limiti.
Anche perché le stoccate dell'autore alla manifestazione sono equamente distribuite tra organizzatori, scrittori, eventi e partecipanti, e in mezzo, in qualche categoria, ci siamo tutti noi. Quando la satira diventa democraticamente condivisa credo che sia piuttosto pretestuoso cercare una malizia di fondo, e considerarla eccessiva o inadeguata.
A limite può essere poco divertente, ma non è nemmeno questo il caso: alcune trovate mi hanno fatto molto ridere, come i due goblin che si picchiano selvaggiamente discutendo sul regolamento di un complicatissimo GDR o l'alter-ego compagnone di Lupo Solitario, Goblin Socievole.
Ma ripeto, si tratta di corollari: il succo del racconto è nel suo sistema di combattimento. Vi piace, vi appassiona? Vi piacerà l'opera. Non vi piace o, peggio ancora, decidete di giocare Lucca Goblins and Caves bypassando il sistema regolamentare (tra l'altro fantastica la trovata di spiegarlo in parte con un video su youtube, escamotage che immagino avrà anche consentito allo scrittore di non sforare i limiti di spazio imposti dal bando)? Allora tutto il resto non basterà per risollevare le sorti di un lavoro che non rientra chiaramente tra quelli adatti alle vostre corde.
Personalmente il sistema di combattimento mi è piaciuto, e l'ho trovato anche ben tarato (tendente al facile). Onestamente non l'ho adottato seguendo tutti i passaggi pedisequamente: non ho attaccato nastro adesivo sul tavolo e ho disposto le miniature un po' a occhio (tra l'altro ho recuperato giusto quelle di Hero Quest, affiancandomi idealmente alle stesse che impiegava l'autore nel video dimostrativo), ma credo di aver gustato il senso della lotta a schicchere abbastanza appieno, e di aver potuto cogliere bene lo spirito del Corto.
Assodato questo, arriviamo al succo della questione: LG&C rappresenta il mio ideale di racconto interattivo? No, perché nonostante abbia giocato per anni a Subbuteo da ragazzino, e nonostante apprezzi l'idea di fondo, quando leggo un librogame non amo molto cimentarmi in varianti pratiche chi mi distolgono non solo dalla lettura, ma anche dall'immedesimazione nella vicenda.
Posso dire perciò che il racconto in questione sia insufficiente? No, perché introduce elementi innovativi e divertenti, e lo fa anche bene, solleticando la curiosità, spingendo il lettore a cimentarsi in attività accessorie che si sforzano di rinnovare il genere ed eliminare elementi storici pesantemente radicati ma spesso considerati come dei possibili limiti all'evoluzione dell'interattività stessa (e mi riferisco in particolare alla casualità che regola sovente le situazioni di combattimento).
Secondo me LG&C è un'opera innovativa e ben congegnata, e merita un giudizio adeguato e positivo per queste sue importanti caratteristiche. Allo stesso tempo però a livello narrativo, strutturale e di ambientazione non regge il confronto con i migliori racconti del genere, alcuni dei quali presenti anche nell'edizione attuale del concorso: e personalmente questo fatto mi impedisce di tenerlo seriamente in considerazione per la vittoria finale.

Voto inviato a Babacampione

Prodo
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Re:

Pirata delle Alpi ha scritto:

Il fatto di utilizzare le bevande (alcoolizzate o no) rende il gioco ancora più divertente.

Sono appena rientrato da Modena Play. Ho diritto a qualche rigenerazione gratuita?

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

Prodo ha scritto:

Tutto lo scheletro è stato preparato e approcciato con un obiettivo principale: realizzare un contenitore per rendere giocabile e usufruibile il sistema di combattimento ideato

Come ogni anno, le tue recensioni sono tra le più illuminanti e mi fanno riflettere però leggendo la parte del tuo intervento che ho quotato sopra mi sono reso conto che in questo modo si "giustifica" l'autore per le sue mancanze.
Cioè, passiamo sopra al resto del Corto "fatto male" (struttura, storia, immedesimazione, anche giocabilità perché no) perché comunque lo scopo era evidenziare il sistema di combattimento, innovativo nel mondo dei LG.

Non dico che ciò non sia legittimo, anzi ha un senso una valutazione di questo tipo. Ma credo che abbia senso anche fare un'analisi dei parametri classici e trattare il racconto come tutti gli altri.
Forse dipende da ciò che uno si aspetta da un Corto.

Io ho guardato e ascoltato attentamente il video e ho letto le regole e, ahimè, le meccaniche non mi sono piaciute e non comprerei un LG con tali meccanismi.
Pur riconoscendo l'innovazione, insomma, non sono riuscito ad apprezzare il risultato finale.

Fa che ciò che ami sia il tuo rifugio

Anima di Lupo
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Re:

Anima di Lupo ha scritto:

Come ogni anno, le tue recensioni sono tra le più illuminanti e mi fanno riflettere però leggendo la parte del tuo intervento che ho quotato sopra mi sono reso conto che in questo modo si "giustifica" l'autore per le sue mancanze.
Cioè, passiamo sopra al resto del Corto "fatto male" (struttura, storia, immedesimazione, anche giocabilità perché no) perché comunque lo scopo era evidenziare il sistema di combattimento, innovativo nel mondo dei LG.

Non dico che ciò non sia legittimo, anzi ha un senso una valutazione di questo tipo. Ma credo che abbia senso anche fare un'analisi dei parametri classici e trattare il racconto come tutti gli altri.
Forse dipende da ciò che uno si aspetta da un Corto.

Io ho guardato e ascoltato attentamente il video e ho letto le regole e, ahimè, le meccaniche non mi sono piaciute e non comprerei un LG con tali meccanismi.
Pur riconoscendo l'innovazione, insomma, non sono riuscito ad apprezzare il risultato finale.

E ci mancherebbe altro: il tuo pensiero ci sta tutto. Ho espresso la mia idea, ma mi rendo conto che è personale e che potrebbe essere anche alquanto impopolare.

Prodo
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Re:

Ecco, questo è uno di quei corti strapieno di battute per "addetti ai lavori", ne abbiamo visti tanti. Se da un lato si ottiene di aumentare il divertimento di chi capisce i riferimenti, fornendo un doppio livello di lettura, dall'altro si taglia fuori tutta una fetta di utenza che appunto si ferma al primo significato.
Io purtroppo rientro nel secondo caso, non avendo colto nessuna citazione oltre a quella dei due coglioncelli fascisti esponenti di Casa Pound. Ok, ho riconosciuto anche Brennan, ma quella era davvero ovvia.
Tra l'altro la mia ultima frequentazione a Lucca risale al 2009, quindi nel frattempo possono essere cambiate un bel po' di cose.

Il sistema di gioco è demenziale, ma non di facile applicazione: ha ragione chi lo paragona a un gioco da tavolo più che a un racconto interattivo. Sarebbe stato divertente provare il robot che si ricarica a "shottini", ma non ne ho avuto il fegato (il doppio senso è voluto).

Purtroppo la parte narrativa è carente, molto raccontata e non utilizza nemmeno gli spunti proposti. Nelle prime righe leggiamo che l'uomo va su Marte e viene rieletto Abberluscone. Ok, in che misura influisce ciò sul gioco?

 Spoiler Show Spoiler Hide Spoiler
 Zero, nada, nul!
A me sembra proprio il tentativo di far sorrdere il lettore con una battuta fine a se stessa. Che poi, intendiamoci, anche io una risatina a denti stretti l'ho fatta pensando al mafioso Cavaliere di Arcore che torna a Palazzo Chigi ormai novantenne, ma la cosa è finita lì.

La struttura è quanto di più elementare si possa volere, ricordando molto alcuni ACdRA: mini-incontri slegati che conducono a recuperare X oggetti, che a loro volta consentono di raggiungere il boss finale. È chiaro che il divertimento si ha soprattutto nello "schiccherare" e non nell'interazione testuale.

"Lucca Goblin & Caves" è senza dubbio un racconto coraggioso e innovativo (come è giusto che sia un testo proposto in un concorso tra amici), ma è troppo compiaciuto nella propria autoreferenzialità per meritare più di una sufficienza. Tanto, se ho indovinato l'autore, dubito che il voto conti poi così tanto.

"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"

Rygar
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Re:

Rygar ha scritto:

Sarebbe stato divertente provare il robot che si ricarica a "shottini", ma non ne ho avuto il fegato (il doppio senso è voluto).

Io rigenero

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

gabrieleud ha scritto:

Rygar ha scritto:

Sarebbe stato divertente provare il robot che si ricarica a "shottini", ma non ne ho avuto il fegato (il doppio senso è voluto).

Io rigenero

E io degenero.
Sarebbe da filmare una partita simile.

"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"

Rygar
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Re:

Anche questo corto sperimenta nuove idee per la letteratura interattiva; nello special modo, fare azioni ben oltre il consueto tiro di dado che portano a degli effetti sulla storia-gioco. Alcune di esse più attinenti, come i combattimenti basati sulla nostra abilità con la schicchera e altri un po’ meno, come ingurgitare bevande per recuperare punti vita. Chissà dove arriveremo di questo passo? Purtroppo o per fortuna poche di queste idee innovative hanno riscontrato il favore del pubblico.
La prosa di Lucca goblins and caves tenta un approccio comico quasi demenziale. Per me comunque l’autore utilizza un tono troppo confidenziale, come iniziare la narrazione con “Caro robot” ad esempio. I fatti sono buttati quasi a caso lungo la trama che sembra addirittura non esserci e il tutto in definitiva non mi ha trasmesso granchè. Sono presenti numerose citazioni, sempre in chiave ironica.
Il regolamento con tanto di (lungo) video non l’ho apprezzato, troppo macchinoso e necessita di spazi e oggettistica che non sempre è facile avere nel momento in cui decidiamo di giocare il corto. Salvo alcune parti di esso: la penalità alle capacità di combattimento al diminuire dei  punti resistenza e il poter scegliere tra sei personaggi robot diversi. Del racconto ho apprezzato molto il finale. Il resto sembra sia stato scritto troppo in fretta per riuscire a colpire nel segno.
Voto inviato a Hieronymus

Votiamo In Enciclopedia!
Copiate i messaggi prima di inviarli -pericolo slog/perdita dati!-

sancio
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Re:

Mha! ...bene ma non benissimo, per citare un'espressione che va di moda ultimamente.  smile

Il corto in questione ha subito catturato la mia simpatia con la trovata "estemporanea" dei combattimenti da "schiccherare" ( a proposito se proprio dovete usare un nastro adesivo sul tavolo, impiegate quello debole da mascheratuta per pittori, NON il classico nastro schotch che quando lo staccate rischia di strappare la laccatura del tavolo stesso ). Mi e' piaciuta anche l'idea della satira su Lucca&Comics e alcuni punti mi han fatto ridere di gusto (per dire, neanche farlo apposta, all' ultimo VERO concorso cosplay cui ho assistito, qualcuno s'e' esibito proprio con quella canzonzina demenziale citata dal corto!)  smile2

 Spoiler Show Spoiler Hide Spoiler
 per non parlare della scenetta dei bagni chimici o di quando il goblin "inventore" spiega le regole del suo "geniale" GDR!  smile2
E allora dov'e' il problema? Secondo me, nel realizzare la sua pur buona idea, l'autore misterioso e' incappato in poche ma fondamentali scelte sbagliate che han finito per minare seriamente il risultato. E forse non del tutto colpa sua perche' vedo che quest'anno molti han avuto problemi a far quadrare il tema obbligato senza ricorrere a evidenti forzature. Qui non capisco come, partendo dall'idea di fare una satira di Lucca, si finisca per strutturare la storia come "un'invasione di Goblin" nel sottosuolo combattuti da un "robot"... o meglio, lo intuisco benissimo, ma a quel punto le possibilita' di satira sono decisamente compromesse e sfido che questo corto esca malamente dal paragone con altri corti umoristici che abbiamo avuto in passato. Cito ad esempio "Collector's Item": leggero e caricaturale quanto volete... ma anche molto efficace perche' decisamente "sul pezzo" per l'intera sua durata.
 Spoiler Show Spoiler Hide Spoiler
 Sarebbe stato meglio, a mio avviso, se per "invasione" si fosse inteso proprio quella dei turisti a Lucca, col giocatore -in soffocante cosplay da "robot"- costretto a scontrasi con i pittoreschi personaggi reali della kermesse: nerds che spingono, collezionisti maniaci, altri cosplayer egocentrici, loro fangirl che schiamazzano, "fappografi" etc, etc...  smile 
Altra scelta progettuale non valorizzante, a mio avviso, la struttura a "grotte" con scenette dai temi diversi ma sostanzialmente a svolgimento ripettitivo... Si sorride ma ci prende anche una sensazione di "vuoto" dell'intera vicenda.
Come dice Prodo: "conta l'innovativo sistema degli scontri"... difatti quella parte mi e' piaciuta... pero'  perche' non poteva esserci qualcosa di interessante ANCHE nella sezione narrativa?

In definitiva un corto onorevole e certamente sopra la sufficienza (per il sistema di scontri e l'impegno profuso nel video e nelle illustrazioni) ma che, anche vista la concorrenza, credo difficilmente possa scalare il top della classifica...
Voto in inviato ad Aloona

Seven_Legion
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Re:

REGOLAMENTO:
Il sistema di combattimento è davvero innovativo, l'idea degli scontri dipendenti unicamente dalla tua abilità mi è piaciuta, ma certo l'intero impianto di gioco, per quanto interessante, è un po' limitante: praticamente si può giocare bene solo a casa e con le bibite indicate nel regolamento. Qualsiasi altra situazione di gioco (giocare fuori casa, giocare in ufficio durante la pausa pranzo, ecc.) non permette di fare una partita come si deve.
Questo, purtroppo, è il pregio e il difetto dei sistemi di gioco "interattivi", che richiedono la partecipazione dl giocatore con azioni reali (bere liquidi per rigenerare le caratteristiche).
Quello che invece non mi è piaciuto, e che probabilmente potrebbe essere motivo di esclusione dal concorso, è il video di Youtube. La motivazione non è nel video in quanto tale (peraltro, l'idea è molto carina, e da un certo punto di vista necessario per spiegare correttamente il sistema di combattimento), bensì nel fatto che la spiegazione presente nel video, se riportata sulle pagine del Corto, avrebbe portato a più di 10 pagine di regolamento. Ecco, questo è l'unico neo del regolamento. L'idea dei video, sfruttata così, aggira qualsiasi limite strutturale riferito al regolamento.

SCRITTURA:
Buona, non eccelsa ma comunque godibile.
Il corto è divertente in numerosi paragrafi, alla lunga però sembra un po' forzato.

Riguardo alla possibile parte "metaforica", non so se l'autore avesse voluto veramente intendere tutto il malloppo scritto da GGigassi, qualcosa potrebbe esserci sicuramente, ma non in quella misura.
La storia è di immediata comprensione, leggera, diretta e scherzosa, ma forse è proprio questo suo non essere una vera e propria trama che forse lo fa vedere con un occhio un po' più critico.

Insomma, un racconto divertente e molto leggero, che però non può essere giocato al meglio se non a casa propria.

Voto inviato a babacampione.

"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".

Adriano
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Re:

A voi i nostri giudizi! (questa settimana il ritardo è giustificato)


babacampione ha scritto:

Lucca Goblin and Games è uno di quei Corti per eletti: serve una connessione internet, bevande da consumare, una conoscenza di Lucca Games e una passione per le parodie.Ebbene, quando ho letto il racconto non ero in possesso di nessuno di quei requisiti e, sebbene poi avessi recuperato internet e birra, tuttavia Lucca Games e i Corti demenziali continuano a non essere nelle mie corde. Non me ne vorrà l'autore, quindi, se non ho apprezzato la sua opera, che è sicuramente originale, dal momento chesfrutta le risorse multimediali e cita situazioni divertenti, che sicuramente sono capitate a molti lettori. Ma questo Corto non mi lascia nulla: non mi sono immedesimato nel protagonista, né nelle situazioni. Il personaggio principale inoltre non mi trasmette nulla, così come lo scopo della missione, una trita e ritrita ricerca dello stregone malvagio in un dungeon. Un segno rosso anche sulla forma perché ho trovato qualche refuso di troppo. Cosa salvo allora di questo Corto? Beh, la realizzazione, che è curata particolarmente bene, con i rimandi funzionanti (anche quello alla mappa), i bei dise-gni e le possibilità di personalizzare l'esperienza ludica scegliendo il robot più bello, più potente, o semplicemente quello che permetteva la bevuta più apprezzata. Troppo poco però per ambire agli allori di questo Concorso.

Hyeronimus ha scritto:

Sono di ritorno dal Play di Modena, dove ho fatto parte della troupe della Tana dei Goblin. Torno a casa e mi tocca recensire un corto dove si parla di un'invasione di Goblin e dove bisogna giocare da tavolo. Andiamo bene...

Questo corto è un mare di roba e non so proprio da cosa sia meglio iniziare, quindi procedo un po' a caso.
Anzitutto vorrei riconoscere l'impegno che sicuramente c'è stato. Abbiamo diversi disegni a colori (a me questi robot piacciono molto), e il video, che furbescamente permette all'autore di risparmiare pagine, si rivela utile all'apprendimento delle regole, e tornando al discorso iniziale, anche questo è frutto di grande impegno, perché per quanto alcune riprese siano sfocate, bisogna dedicarsi tanto sia durante il girato che il montaggio.
Ambientazione del corto: Lucca Comics in chiave goblin, parodia che sonda sia nei pregi che nei difetti di questa immensa kermesse che tutti amiamo. L'autore non descrive Lucca e secondo me non c'era proprio bisogno, dato che tutto si svolge sottoterra e dato che presumo tutti noi siamo stati alla fiera almeno una volta. Tutto il corto è volutamente indirizzato a un tipo preciso di pubblico, si capisce. Nessun lettore esterno al nostro ambiente potrebbe capirci molto, e questo è sicuramente un difetto e per trasformare questo corto in un librogioco aperto a chiunque, bisognerebbe stravolgerlo.
Tutti i riferimenti ad avvenimenti reali della fiera possono essere capiti solo da chi ci è stato almeno una volta, così come le citazioni possono essere colte solo da chi come me è un nerd irrecuperabile.
Provo a fare un breve elenco di quelle che ho trovato:
Meglio orco che Comunista – Porco Rosso "meglio porco che fascista".
Nazzobelli – scommetto che è Sergio Bellinazzo.
Ultimo combattimento del corto – ha gli stessi mostri dell'ultima stanza dell'ultimo scenario di Hero Quest.
Goblin Socievole – Lupo Solitario.
Berbie Hennan – Herbie Brennan.
Gabbia Round – Casa Pound.
Goblinerto Recchioblin – Roberto Recchioni.
Dorminion – il gioco Dominion.
S.L.U.R.P.S. : il gdr G.U.R.P.S.
Traino Rinaldi – Rinaldo Traini.

Ed è proprio quest'ultimo l'omaggio che ho più apprezzato, in quanto stiamo parlando del fondatore di Lucca Comics, senza la quale le nostre vite sarebbero così noiose.

Refusi: ne ho scovati solo due, frutto secondo me di distrazione, e non di ignoranza.
Stile narrativo: metafore e descrizioni dettagliate quasi inesistenti. Può piacere o meno ma questa scelta ha reso la lettura leggera e scorrevole. Tutto è chiaro, sempre se, tornando al discorso di prima, il lettore sia già stato a Lucca. La mia impressione è che l'autore abbia fatto di tutto per lasciare più spazio possibile ai combattimenti, e quindi alla parte ludica del corto, rinunciando a una vera trama, al pathos e agli approfondimenti di luoghi e personaggi incontrati (che poi stiamo parlando di un corto, non è che ci si possa mettere a scrivere poemi).
Per quanto riguarda i protagonisti...Sono dei robot, inutile caraterizzarli se non per il loro potere combattivo, e va bene così. Ho apprezzato l'equilibrio nella scelta delle bevande (a bevanda più alcolica corrisponde abilità più utile).
La comicità demenziale: c'è a chi piace tanto (i cartoni animati di maggior successo la usano) e c'è chi non la digerisce, questione di gusti.

Regolamento: personalmente mi è piaciuto e mi ha molto divertito. Mi ha spaventato la lunghezza (parte scritta più video), ma alla fine per chi è nerd non c'è nulla di complicato e si usano materiali che tutti abbiamo in casa. Chi invece volesse giocare questo corto in ufficio...Ma veramente in ufficio uno dovrebbe lavorare!

Sono morto ben 4 volte, ma a lungo andare la mia abilità nello schiccherare è migliorata e alla fin fine ho esplorato solo le stanze che contenevano le chiavi, grazie al senno di poi. Ho subito il piccolo danno collaterale di guastarmi il fegato, ma per i librogame questo e altro.

In conclusione, corto sicuramente innovativo, che è più gioco che libro, parte da un regolamento e ne plasma sopra una storia (un pò come in arena di morte). Un corto secondo me più da boardgamer che da lettori accaniti. Non per tutti insomma.
Apprezzabile il coraggio di aver provato una nuova strada, anziché puntare a fare un bel compitino per vincere il concorso. Questo corto non penso vincerà ma sicuramente sarà ricordato, così come di un mondiale di calcio non viene ricordato chi vince, ma i calciatori più geniali (o più buffoni, tipo Higuita).

Aloona ha scritto:


Non posso farci niente, sono conquistata dai sistemi folli e multimediali. Forse non è originalissimo, ormai, avendo già avuto nelle passate edizioni qualcosa di simile, ma resta sempre una bella esperienza di gioco. Naturalmente, se si accettano tutti i suoi presupposti senza "barare", ma dopotutto... barare si può anche nel più classico dei giochi e il peggio è per chi non sfrutta le divertenti trovate del Corto in questione. Trovata vincente il combattimento/ subbuteo, anche se non sono proprio abilissima nel campo.
La prosa scorre senza picchi eccessivi, ma va a segno nell'ironia: personalmente, pur non riconoscendo tutte le citazioni fornite, mi sono divertita a riconoscere quantomeno tutte le tipologie più note dei classici "addetti ai lavori" e frequentatori di fiera. Particolarmente, ringrazio l'autore per l'impagabile parodia dei giochi indipendenti, realtà che ho ben vissuto e la cui parodia posso apprezzare doppiamente.
La concezione dei robot è molto carina e i disegni, pur se perfettibili, sposano bene lo stile comico demenziale, forse proprio in virtù della amatorialità. Simpatica l'idea del carburante "speciale"; un po' inutile la feature del Sesto Senso e avrebbe dovuto essere compensata da altre feature speciali per i restanti robot, ma non è certo grave.
Finale che strappa una buona risata, almeno a me. Nel complesso, gradito e, se non da vittoria, da rileggere più di una volta per scoprire tutte le stanze di questa folle fiera alternativa.

A head full of dreams

Aloona
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Re:

Mi dispiace non essere riuscito a giudicare questo corto ma non ho avuto possibilità di provare la parte "gioco" per cui non avrei comunque potuto dare un giudizio davvero obiettivo. In ogni caso il giudizio sarebbe stato positivo ma molto lontano dall'eccellenza per la solita ragione già esplicitata per Apocalisse!: i Corti autoreferenziali sono piacevoli se rientri nella categoria in questione, altrimenti annoiano e basta.

Io rientro nella categoria (ho colto tutti i riferimenti) ma nella prospettiva di un concorso ci vuole qualcosa che si rivolga a un pubblico eterogeno, non a una stretta cerchia di appassionati (il bando era esplicito in tal senso).

Per cui: bravo, autore, mi hai fatto ridere più volte ma se pensavi sul serio che avrei svuotato il frigo e allestito un campo di battaglia per giocare a un corto sei in errore - anche perché se devo metter su un ambaradan per giocare a un librogame mi faccio una partita a Catacombs o Flick 'em up che almeno gioco in gruppo.

(In ogni caso, a parte questo eccesso, continuo a sostenere che un possibile futuro per la narrativa interattiva nasce dalla fusione con i giochi da tavolo e questo racconto in parte dimostra che è vero).

Zakimos
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