GGigassi ha scritto:
Vai in una libreria e acquista 10 libri diversi per nazionalità ed epoca: avrai la dimostrazione.
Perché andare in una libreria quando posso allungare la mano e trovarli in casa? Ad ogni modo non vedo come prendere il Genji Monogatari e Fondazione & Terra, più altri 8 libri possa smentirmi.
La tesi che stiamo discutendo è che mostrare è meglio che raccontare. È indifferente il fatto che in un altro tempo, in un'altra epoca, in un'altra lingua, sia stato pubblicato qualcosa di diverso. Non aggiunge nulla alla discussione.
E poi perché dovrei fare io lo sforzo? Io ho documentato con abbondante dettaglio perché va mostrato e non raccontato. Tu non hai fatto nulla per dimostrarmi il contrario, hai solo detto "non è vero" e "non tutti fanno così". Che non è un argomento a sfavore, è solo un'asserzione vuota.
GGigassi ha scritto:
Se poi non ti piace la Nothomb (punti di vista variabili) [...]né Paolo Nori (...), beh: non piacciono a te, non mandarmeli dietro la lavagna
Quando mai ho inserito i miei gusti personali fra le regole che ho esposto? Avrai notato che per ogni Corto ho postato la mia valutazione suddivisa in due post: in uno eseguivo un'analisi della tecnica narrativa, suddivisa per punti e cercando di essere più preciso possibile per distinguere gli aspetti di valutazione; nell'altro dicevo le mie impressioni sul Corto. Mai ho mischiato le mie personali opinioni col giudizio sulla tecnica (quando l'ho fatto, l'ho reso esplicito).
GGigassi ha scritto:
Non è che le tue regole sono sbagliate: sono solo regole.
Purtroppo non sono nemmeno mie. Non le ho inventate io.
Non descrivere una emozione, falla accadere
Ernest Hemingway, USA 1899-1961
Sii conciso. Non è un caso che il Discorso di Gettysburg sia così breve. Le leggi della scrittura in prosa sono immutabili come quelle del combattimento, della matematica, della fisica.
Ernest Hemingway, USA 1899-1961
“Ricordati che la prosa è architettura, non decorazione di interni”.
Ernest Hemingway, USA 1899-1961
Un racconto deve avere una sola atmosfera e ogni frase deve essere costruita tenendo conto di quest’atmosfera.
Edgar Allan Poe, USA 1809-1849
La strada per l’inferno è lastricata di avverbi
Stephen King, USA 1947-(dichiara di essere ancora vivo)
Il passaggio da tenere sempre a portata di mano: ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio
Italo Calvino, Cuba/Italia 1923-1985
Cerca di eliminare le parti che i lettori tendono a saltare. Pensa a cosa salteresti tu leggendo un romanzo: fitti paragrafi che trovi abbiano troppe parole, per esempio.
Elmore John Leonard Jr. USA 1925-2013
Se è possibile eliminare una parola, eliminatela sempre.
George Orwell Gran Bretagna 1903-1950
[L'autore] dirà ciò che intende chiaramente, senza confondere le acque.
George Orwell Gran Bretagna 1903-1950
utilizzerà la parola giusta e non una sua cugina di secondo grado
George Orwell Gran Bretagna 1903-1950
rinuncerà a ciò che non serve
George Orwell Gran Bretagna 1903-1950
Non credere però che la grammatica sia tutto. Frasi scritte con un eccessivo rispetto delle norme grammaticali possono diventare rigide e poco “vere”. Ricordati infatti che lo scopo della fiction non è la correttezza grammaticale ma far accomodare il lettore e poi raccontargli una storia.
Stephen King. USA 1947
è sempre meglio preferire la forma attiva dei verbi rispetto alla forma passiva.
Stephen King, USA 1947
Anche gli avverbi, come la forma passiva, sono elementi caratteristici dello scrittore timido e come tali vanno evitati.
Stephen King, USA 1947
Durante la riscrittura devi essere molto severo con te stesso. Devi soprattutto snellire. Togli le divagazioni, elimina le spiegazioni inutili, pulisci lo stile.
«Se non riesci a sacrificare il 10% conservando gli elementi fondamentali della narrazione, vuol dire che non ci hai provato fino in fondo.»
Stephen King, USA 1947
Non siete Proust. Non fate periodi lunghi.
Umberto Eco, Italia 1932-2016
Questa gente non ha pronunciato queste frasi aprendo il balcone ed irrompendo sui passanti, per poi ritirarsi nei propri appartamenti come i cucù. Si tratta di osservazioni estrapolate da saggi o addirittura da lezioni accademiche sull'argomento. Ad esempio, Calvino aveva preparato un ciclo di sei lezioni da tenere ad Harvard nelle quali intendeva insegnare a scrivere.
Ma non vorrei passare per uno che si appella alla fallacia logica dell'autorità. Può essere che questi signori abbiano scritto buoni romanzi senza sapere il perché, che fossero semplicemente convinti di aver trovato delle buone regole, ma che il successo dei loro scritti risiedesse in tutt'altro motivo.
Capita.
Anche Michelangelo ha fatto le sue cappelle.
Così, da due anni a oggi, oltre a studiarmi il significato di "Show, don't tell" (da usarsi sempre se si è capaci di non annoiare) mi sono anche preoccupato di studiare il pensiero degli antagonisti, ovvero di coloro che sostengono che Tell è meglio di Show. Lo faccio con una certa frequenza, nel timore di affossarmi in un bias cognitivo: se ho torto, preferirei scoprirlo.
Il più grande sostenitore del Tell, o per meglio dire, il primo risultato sul motore di ricerca, è James Lofquist. Opere di James Lofquist:
1) Tell, don't show.
Nel quale si dice "sì, c'è un nocciolo di verità nello Show don't tell."
E in cui l'esempio principe è: "l'autore deve decidere se dire che la protagonista è nervosa, oppure se dimostrarlo visivamente. L'autore potrebbe dire che la protagonista si sta mangiando le unghie. Fra le due opzioni quale è meglio? Io preferisco la prima: la seconda opzione è una generica espressione di ansia e denota pigrizia da parte dello scrittore."
Quella di Lofquist è un'idiozia bella e buona.
Immagina di essere a teatro e sul palco c'è una donna seduta, immobile. Il regista potrebbe averle detto di tremare, di muoversi a scatti, di guardare fuori dalla finestra. Invece il regista solleva un cartello, rivolto alla platea, con scritto "lei è nervosa".
Che arte!
Commedia d'amore, al termine del primo atto il comprimario e la protagonista si dichiarano amore eterno, promettono di sposarsi. Sipario.
Prima che si apra il sipario sul secondo atto, interviene il regista sul palco e dichiara ad alta voce: "fra il primo atto e il secondo, il rivale cattivo uccide il promesso sposo. Lei ancora non sa chi è stato. Via al secondo atto."
Ma Cristo, faglielo recitare a loro!
E magari non ti dà fastidio quando nei film il regista non trova di meglio che fermare l'immagine, puntare il personaggio con una freccia gialla e far dichiarare alla voce fuori campo "questo è Tim, il riparatore. Sembra molto socievole, ma... tenetelo d'occhio! La sua cassetta degli attrezzi è molto particolare."
*puke*
Naturalmente, lo show don't tell potrebbe non essere la cosa migliore che abbiamo a disposizione. Se c'è di meglio, aspetto esempi.
"La grammatica è tutto ciò che conta"