gabrieleud ha scritto:
Scusa, ma non capisco il nesso causa effetto. Se ci saranno tanti Corti (=buona partecipazione), essi avranno un peso importante nel futuro di LGL. Se saranno pochi, sarò costretto ad aprire un profilo social oppure dedicarmi al romitaggio. Sfugge qualcosa a me, o le motivazioni del protagonista sono blande?
Mi meraviglia che un vecchio ravanatore nonché volpe del forum come te non colga tutta la poetica che si cela dietro questa frase apparentemente innocua. Poche righe che riassumono il cambiamento di un mondo, e l'evoluzione totale di LGL dal 2003 a oggi, sotto molti punti di vista.
Lo dico subito, per me questo corto è il vincitore dell'edizione 2019 del concorso.
Non perché non sia esente da difetti. Le pecche ci sono e le elenco subito così mi tolgo il pensiero:
1) I refusi abbondano, ed è probabile che la fase di revisione del lavoro sia stata frettolosa o assente (e chi di voi ha riconosciuto l'autore dietro allo scritto non si meraviglierà più di tanto per questo fatto ).
2) La struttura pensata per arrangiare le prove e pilotare in qualche modo le scelte è carina, ma molto confusionaria. Gli elementi alchemici citati nella composizione della ricetta sono svariati, e le frasi che ne dipingono la preparazione lunghe e spesso un po' barocche. Ne scaturisce una narrazione a tratti pesante, ma soprattutto non facilissima da seguire, e non sempre è chiaro quale sia l'elemento chiave che stiamo usando anche perché spesso gli elementi stessi si sovrappongono. Devo ammettere che, soprattutto durante le prime partite, alla domanda fatidica "qual'è l'elemento che stai usando" ho avuto qualche difficoltà a ricordarlo/individuarlo. Probabilmente l'autore avrebbe dovuto ricorrere a qualche escamotage per rendere tutto più cristallino e individuabile: per esempio grassettare gli elementi principali usati di volta in volta.
3)L'escamotage di ripetere e riprendere interi pezzi di paragrafi per farne di nuovi e alternativi lo usano tutti gli autori in tutti i librogame. Quando però viene impiegato con questa frequenza in un corto di 50 paragafi alla lunga diventa noioso. Data la struttura particolare del racconto, e l'intento dell'autore, tale ripetitività è anche comprensibile, ma non cambia il fatto che alla terza o quarta rilettura interi paragrafi si saltano in blocco perché diventa pesante esaminare per l'ennesima volta l'arzigogolo della mescolanza. Sarebbe stato carina un po' più di varietà in questo senso.
4) Non so quanto il racconto sia in tema. La terra c'entra solo in maniera accessoria e funzionale all'intento del lavoro, ma non si può certo definire un elemento capitale de La Grande Opera. Probabile però che l'autore sia pienamente consapevole di questo, e altrettanto probabile che questo lavoro possa finire fuori concorso.
Detto questo il corto mi è piaciuto moltissimo. Mi è piaciuta l'idea di aggirare il limite legato all'assenza di elementi esterni quali dadi, registri, matite ecc. ricorrendo a delle domande di cultura generale in grado di determinare la riuscita delle azioni (anche se alcune sono troppo complesse e la risposta giusta è sempre la prima tra le due proposte). Mi è piaciuto il tema di fondo del racconto, che riesce, in modo garbato e senza parlarsi addosso inutilmente, a sottolineare quanto l'amore per la scrittura e il desiderio di raccontare storie possa portare una persona diventare, a tutti gli effetti, un autore, indipendentemente dai riconoscimenti più o meno ufficiali o dalla fortuna che l'autore stesso ha avuto negli anni, partecipando alle varie edizioni dei Corti o ad altri contest "agonistici".
Mi è piaciuto tantissimo il citazionismo, che probabilmente solo i vecchi frequentatori di LGL coglieranno in pieno, e che permea tutta la narrazione di un'aura familiare e allo stesso tempo commovente; non so se sia capitato anche ad altri, ma personalmente, leggendo La Grande Opera, mi sono trovato a ripercorrere 15 anni e passa i Librogame's Land.
Un accenno in particolare mi ha quasi commosso: in uno degli epiloghi l'autore si riferisce a un quarto posto per pochi millesimi di punto che è un rimando diretto a una situazione relamente verificatasi in uno dei concorsi passati e che evidentemente è rimasta ben impressa nella sua mente (per ovvi motivi se avete capito di chi si tratta).
Mi è piaciuto incredibilmente l'epilogo: in poche frasi è racchiuso quello che è lo spirito stesso di LGL, e che nobilita non solo quest'opera, ma tutta la militanza dello scrittore su questo portale e la sua partecipazione negli anni.
Mi ha colpito e divertito l'ironia di fondo che a più riprese trapela, e il dualismo tra Professor K e Quasimodo, che, oltre a essere divertente, è l'emblema della parte colta-intellettuale e quella "fracassona" che si scontrano dentro di noi, ogni volta che scriviamo, e il cui adeguato connubio ed equilibrio ci consente di raggiungere i risultati migliori. Non è un caso che sia il Professore a consolare l'aiutante per la mancata vittoria in alcuni epiloghi, e accada il contrario in altri.
Mi ha commosso e mi ha regalato un momento di piacere intenso e di appagamento, perché rispecchiandomi nelle sue parole ho capito, una volta di più, che tanti anni di lavoro fatto per pura passione hanno comunque lasciato un seme nel cuore di qualcuno. Questo è il premio più bello che si possa desiderare, e ritrovarlo in un racconto del concorso lo rende ancora più bello.
La Grande Opera è la zampata di un vecchio leone, il lavoro di classe che potrebbe rappresentare il coronamento di una onorata "carriera".
Mi rendo conto che il mio giudizio è molto personale e legato a dinamiche che probabilmente in molti non condivideranno, ma, onestamente, nessun altro lavoro in gara mi ha emozionato così tanto in questo 2019.
Per questo motivo mi sento di assegnare al racconto il mio giudizo maggiormente positivo per quest'anno.
Voto inviato ad Anima di Lupo.