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Puoi sempre disattivare la modalità di risparmio energetico quando leggi. Le norme del regolamento imponevano di rendere il racconto "fruibile in pdf da qualunque dispositivo", non fanno accenno al fatto che uno possa stamparselo (per di più disattivando i colori e "pretendendo" di giocare lo stesso). Non diamo troppe colpe all'autore, quando tutto ciò che ha fatto è stato attenersi alle regole.

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

Gabriele forse mi stai fraintendendo, non sto dando colpe a nessuno. Ho semplicemente espresso un mio parere su di una cosa, che tra l'altro non ha modificato la mia valutazione al corto.
Il fatto che mi sia piaciuta la storia, ma che non abbia capito il regolamento o che ci sia poca interattività...questi fattori sì, hanno interagito con la mia valutazione

What I have shown you is reality. What you remember, that is the illusion

sephirot0
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Re:

Ecco le valutazioni della triade su Macchine Mortali!

ANIMA DI LUPO
La prima impressione di questo Corto è stata senz'altro positiva. Forse ingannato dai bei colori ho pensato: "Da quale mente diabolica è scaturita questa struttura?"
Poi ho cercato di giocarci.
Se non ho capito male, l'autore misterioso ha messo al posto del link ipertestuale sul numero del rimando una frase colorata che ci indica ciò che dobbiamo leggere nel paragrafo successivo: la sola sezione dello stesso colore. Molto ingegnoso (non unico nel suo genere tra i Corti, ad esempio nel 2014 Apologeta e gpet74, pur mantenendo i numeri, misero i link a tutta la frase del rimando nei loro Corti Liberami disse l'uomo e Guerre Civili.)
Soltanto che così facendo non si capisce niente.
Questo perché l'autore ha spezzato la trama in tre parti e non vuole farci seguire sempre il solito colore. Nel Regolamento ci dice espressamente: "Al momento della scelta, l'unica regola da seguire è che non è possibile scegliere un'opzione dello stesso colore della sezione che hai appena letto."
La potenza è nulla senza controllo.
Non è la prima volta che scrivo questa "citazione" ai Corti ma d'altronde calza a pennello anche in questo caso. Un'intelligenza superlativa, un ottimo spunto davvero, non riesce a essere veicolato nei canali giusti e si disperde come vento tra i campi in primavera, risultando un puro meccanismo fine a se stesso.

Se ho appena letto cosa sta facendo il tecnico di campo (Colore NERO) devo scegliere, nel solito paragrafo, o il ROSSO o L'AZZURRO. Se scelgo per esempio il ROSSO,  nel paragrafo successivo andrò a leggere cosa sta facendo l'infiltrato (che è abbinato al ROSSO), di cui però non sapevo nulla perché prima non ho letto delle sue azioni, prima ho letto il NERO. Intuitivamente uno potrebbe pensare di limitare l'andamento a due colori, cioè per esempio scegliere sempre una volta il ROSSO e la volta dopo il NERO, poi ancora il ROSSO e poi il NERO e via dicendo ma anche così la trama risulta frammentata. Quindi tanto vale perdersi tra i paragrafi del Corto, come di fatto VUOLE l'autore. Lui ha costruito appositamente una trama spezzettata e divisa fra i tre componenti del gruppo di Ermanno donando al Corto una longevità eccezionale, questo bisogna dirlo subito.
Le vicende personali e del passato dei tre personaggi si intrecciano con il problema presente (la ricerca della formula giusta) in una matassa apparentemente inestricabile.
Dopo aver giocato un po' regolarmente, quello che ho (realmente) fatto, alla fine, è stato leggere alla rinfusa il Corto per captare qua e là le info.
Non dico che non mi sia piaciuto ma l'immedesimazione è un'altra cosa.
Quindi il vero punto cruciale sul quale mi sono arrovellato per giorni è: quanto premiare questo sistema di gioco certamente caratteristico e stimolante ma inefficace nella pratica (oltretutto da stampare per forza a colori, se qualcuno volesse giocarci su carta)?
Secondo me la storia andava semplificata, non nella trama, quella è già abbastanza semplice così ma nella giocabilità mettendo dei paletti più fissi qua e là per dare al lettore qualche punto di riferimento ogni tanto.
Magari inserendo dei bivi classici, sacrificando un po' lo stile scelto. Non mi addentro troppo nelle soluzioni perché comunque è molto chiara l'impostazione che si è voluta dare al Corto e non è che ora posso mettermi qui a stravolgerlo però resta il fatto che la difficoltà nell'affrontarlo rimane.
Molto bello invece l'inganno totale degli enigmi, completamente assenti, e lo stile di scrittura, avvolgente, da autore navigato.
Concludendo, faccio i complimenti all'autore per la sua opera perché è comunque un buonissimo Corto!

LORD AXIM
Il Corto è spiazzante per quanto riguarda il comparto regolamentare. Sperimentale e innovativo, secondo me siamo davanti a un sistema che, con le dovute modifiche, può essere utilizzato in altre opere in futuro. Con alcuni accorgimenti, però, perché così come si presenta il Corto desta in me una certa difficoltà di approccio. Probabilmente è un sistema, quello dei tre personaggi nello stesso paragrafo, che necessita di una stesura molto più lunga di un Corto per poter consentire anche dei bivi narrativi significativi. Immagino ad esempio paragrafi dove non tutti e 3 i punti di vista vengano sviscerati. In Macchine Mortali di fatto si ha la sensazione di leggere solo alcuni spezzoni senza davvero agire: mi sono sentito spaesato.
Lo sviluppo della storia è interessante e lo stile molto gradevole, seppur con qualche refuso. Il contesto è interessante e originale, essendo ambientato in campagna. Mi sfugge un po’ la logica del sottrarre talune verdure, ma non altre.
Di certo è un Corto che non passa inosservato.

ZAKIMOS
Trollata epocale o sperimentazione pura? Forse un pochino di entrambi. Il concorso dei corti è l’occasione perfetta per tentare strade particolari e mettere sotto stress meccaniche da riutilizzare in altri frangenti. Non ci è dato sapere per il momento se l’autore misterioso ha partorito le Macchine Mortali per quel motivo o se ha voluto solo divertirsi: quel che è certo è che l’idea dei “paragrafi idra” è veramente interessante e non mi stupirebbe trovarla presto in qualche opera che utilizzi protagonisti multipli. Neanche a farlo apposta, io stesso ho giocherellato in passato con idee simili per ridurre il numero di paragrafi, ma mai mi sarei sognato di creare un qualcosa di così intrecciato e complesso bigsmile. Tuttavia come dicevo è giusto così: questo è uno stress test, un esperimento estremo per vedere quanto la meccanica (e la pazienza del lettore) possono reggere. Oppure, ripeto, l’autore ha solo voluto farsi delle grandi risate, come dimostra il fatto che il corto sia in sostanza privo di gameplay e con addirittura degli elementi gioco fasulli.
L’idea alla base dell’intreccio è così folle da rendere la lettura magnetica e accattivante, oltre che in tema. Sotto il profilo della gara non c’è storia rispetto agli altri racconti visti finora, ma penso che l’autore ne fosse consapevole.  Da quel punto di vista un po’ mi spiace non aver visto questa struttura di gioco applicata a un corto “funzionante”, sarebbe potuto venir fuori qualcosa di molto interessante.

Zakimos
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Re:

L'idea è intrigante ma ci sono troppi 'però' che ne annullano la potenzialità. Il primo è che i diversi nuclei narrativi dipendono l'uno dall'altro, saltando ad un nuovo nucleo narrativo ci sono riferimenti ad azioni avvenute nel modulo precedente che - per regolamento - non posso aver letto. I singoli nuclei narrativi, a mio parere, avrebbero dovuto essere legati tra di loro, ma autosufficienti a livello di fabula e intreccio. Il secondo problema è che non c'è motivo per il salto: perché devo saltare da un personaggio all'altro? Manca una giustificazione narrativa per l'intero gioco. Il terzo è la povertà dei bivi disponibili, che non è sopperita, per i motivi che dicevo sopra, dai salti liberi tra capitolo e capitolo. Aggiungo anche che il regolamento non è particolarmente chiaro. Resta l'idea della multinarrazione che IMHO è ottima, ma da sviluppare ancora e diversamente.

fbrzvnrnd
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Re:

Ecco la mia valutazione di "Macchine mortali".

PLUS

+ Molto intrigante l'idea di avere 3 personaggi di cui si può leggere la relativa sezione in ogni paragrafo.

+ A dispetto dell'introduzione dove sembra che il tema sia goliardico, quasi una presa in giro, il tono del corto è invece molto serio e in certi momenti risulta davvero efficace.

MINUS

- Quando leggo ho bisogno di massima immersione: leggere di Nonno Gino, Gennariello e trattori senzienti avidi di cipolle e zucchine mi ha fatto scendere la catena ancor prima di iniziare.

- La regola di non poter leggere al paragrafo successivo la sezione relativa al personaggio che ho scelto è senza senso: vanifica la bella idea dei 3 profili e rende il corto ingiocabile.

- L'impaginazione è approssimativa, numerosi refusi, ci sono 2 paragrafi irraggiungibili (12 e 26) con rimandi a paragrafi fantasma (75 e 102).

- Il conflitto tra la superficialità del tema portante e la serietà con cui poi invece viene narrata la vicenda è spiazzante. Aggiunge disagio e mi ha tolto ancor di più la voglia di leggere.

- Non c'è alcun vero elemento di scelta né di gameplay, è semplicemente un racconto diviso in 3 e spezzato in paragrafi.

CONCLUSIONE

"Macchine mortali" è un corto che non sono proprio riuscito a digerire. Un'idea originale e interessante è annichilita da una tematica apparentemente goliardica (ma poi narrata in modo serio) e da un regolamento senza senso.
Superato il fastidio iniziale per un incipit che sembra stato partorito senza alcuna dedizione, giusto per partecipare al concorso, e ignorato il regolamento che rende il corto ingiocabile, ho letto le vicende dei 3 protagonisti in 3 partite differenti, dove peraltro non devo effettuare alcuna scelta reale né ho elementi effettivi di gameplay.
Confesso di aver letto il corto più per inerzia che per reale interesse, la trama non è avvincente e non giustifica la complessità di avere 3 personaggi differenti con le vicende intrecciate.
Peccato perché l'idea di base era potente e ci sono momenti della narrazione in cui ho percepito vero pathos narrativo: categorizzo questo corto come il risultato molto svogliato di un autore che ha capacità e che, applicandosi con reale entusiasmo alla scrittura, potrebbe creare qualcosa di davvero ottimo!

Analisi e voto inviati a Zakimos

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DarkSeed
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Re:

Il grafo di "Macchine mortali" (33 paragrafi).

Interattività: 15,2% (5 bivi)
Mortalità: 0% (0 morti)

http://i64.tinypic.com/b51946.png

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DarkSeed
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Re:

fbrzvnrnd ha scritto:

perché devo saltare da un personaggio all'altro? Manca una giustificazione narrativa per l'intero gioco.

Per me non sarebbe nemmeno servita una giustificazione narrativa, a patto però che ci fosse un po' di vera interattività sad

GGigassi
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Re:

DarkSeed ha scritto:

ci sono 2 paragrafi irraggiungibili (12 e 26) con rimandi a paragrafi fantasma (75 e 102).

alcuni utenti li hanno considerati easter eggs e li hanno anche apprezzati hmm

Inquietantissimo il grafo tutto dritto smile2

GGigassi
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Re:

Innanzitutto ringrazio tutti coloro che hanno letto e votato Macchine mortali.
Vi rubo qualche minuto prezioso per cercare di spiegare cosa mi è venuto in mente nello scrivere un corto... così.
Volevo intanto dire che Macchine mortali è stato scritto per sperimentare un nuovo approccio nella struttura di un racconto a bivi: volevo uscire fuori da solito “scegli A o B”, creare qualcosa di diverso, di stravagante. E poi era un test utile anche alla luce di un probabile futuro librogame. Inutile dire che l’esperimento è andato male, ma non me ne rammarico. Sono soddisfatto e spero di riuscire a spiegarvi il perché.
Qui volevo condividere con voi i motivi delle mie scelte.

CAMBIO PUNTI DI VISTA

 Spoiler Show Spoiler Hide Spoiler
 La domanda che vi siete fatti tutti: perché costringere il lettore a cambiare punto di vista?
Perché ci succede continuamente nella vita di tutti i giorni, semplice. È una meccanica così frequente che neanche ci facciamo caso.
Mai fatto zapping in vita vostra? Credo sia una cosa talmente frequente che tutti l’abbiano fatto. E cos’è lo zapping se non un saltare da una cosa all’altra, da un punto di vista ad un altro?
Altra scena: sono seduto davanti alla tv, mentre mia figlia sta giocando con una bambola. Guardo la tv e mi sono perso per sempre un sorriso di mia figlia. Guardo mia figlia: ora ho potuto vedere una sua smorfia nei confronti della bambola, ma mi sono perso per sempre alcune immagini di un servizio alla tv. Poi guardo di nuovo il servizio e mi perdo la faccia arrabbiata di mia figlia. Cosa sto facendo se non saltare da una cosa ad un’altra?
Altra scena: sto cucinando, quindi sono concentrato sui fornelli. In tv c’è la partita di calcio Italia-Brasile. Il telecronista alza la voce, l’Italia ha segnato. Mi allontano dai fornelli per guardare il gol, l’esultanza e i replay (dimenticandomi dei fornelli per qualche secondo). Poi sento qualcosa friggere: oh cavolo, si sta per bruciare, quindi ignoro la tv e nei successivi due minuti mi dedico a pentole e padelle. Poi squilla il telefono: è urgente, quindi lascio sia fornelli che tv per parlare al telefono. Non è saltare da una cosa all’altra? Quando faccio A (fornelli) non mi concentro in B (tv), se mi concentro in C (telefonata) mi perdo sia A che B.
Altra scena: l’addetto alla sicurezza, sul monitor, ha 4 immagini diverse sullo stesso schermo: può saltare con gli occhi dall’uno all’altro mentre controlla tutto lo stabile.
Ci sono migliaia di esempi del genere nella nostra vita. Saltiamo da una cosa all’altra senza farci caso, spesso è un meccanismo spontaneo.

Il corto voleva provare a dare una prospettiva diversa dalla solita “fai A o fai B?”. Voleva provare “vuoi vedere A o vuoi vedere B?”.
Chiamatelo drone, chiamatela mosca, chiamatelo uccello, chiamatelo Dio, chiamatelo addetto alla sicurezza che guarda una videocamera... Il corto voleva provare a farvi mettere nei panni di qualcosa di “esterno”, “impersonale”, facendovi giocare con cosa volevate vedere. È come se con un drone vi avvicinavate al tecnico di campo per vedere cosa faceva, poi decidevate di spiare l’addetto alla sicurezza (tramite una microcamera impiantata nella sua tuta), e poi decidevate di controllare il tecnico di laboratorio (tramite webcam). Spero che questo esempio possa far capire che il cambio di punti di vista non è poi così astruso. Nell’epoca digitale non ci vedrei niente di strano, e nella mia testa il ragionamento filava mentre scrivevo il corto...
Però sicuramente sono stato carente io nell’esporvi questo nuovo approccio. Un errore che ho commesso, se devo essere sincero, è stato l’inserimento dei pensieri in corsivo: se il punto di vista è esterno, come cavolo faccio a penetrare nei pensieri? Però era un artificio che ci poteva anche stare. Infelice si, ma non un errore da taglio delle mani.

Certo, direte voi: come lo giustifichi il cambio forzato di punto di vista? Chi mi obbligherebbe a cambiare punto di vista nella realtà? Lo so, il regolamento vi ha obbligato a farlo, ma era un artificio che ritenevo qualcosa di “superiore”, un dato di fatto da prendere per buono.
Quando guardate una partita di calcio, spesso appaiono i replay. “Cavolo, chi mi obbliga a distogliere l’attenzione dal campo per guardare un replay di cui non mi frega nulla?”. Qualcosa di superiore: la regia.
Siete al cinema, la scena è trascinante, la tensione è alle stelle. Poi l’intervallo. “Cavolo, chi mi obbliga a prendermi 10 minuti di pausa, che non volevo?”. Qualcosa di superiore: la direzione.
Siete su Youtube a guardare un video, quando appare una pubblicità di 30 secondi. Saltiamo a piedi pari la pubblicità, ma chi ci ha obbligato a distogliere l’attenzione dal video? Qualcosa di superiore: scelte di Youtube.
Così avviene in migliaia di attività che facciamo nella vita. E così ho provato a far avvenire nel corto, basandomi sul concetto (reale) che in troppe occasioni siamo obbligati a fare qualcosa che non pensavamo di fare (o che non volevamo fare). Nel nostro caso, il cambio di punti di vista.
ASSENZA DI SCELTE
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 Lo so, guardando il grafo tutto dritto la realtà sembra preoccupante (= nessuna scelta), ma in realtà io ci vedo tantissime scelte in questo corto. Certo, se per “scelta” intendete un’azione, allora avete ragione. Ma se per scelta intendiamo anche altro, il corto ne è pieno zeppo. Forse non ci facciamo caso, ma siamo sicuri che nella vita di tutti i giorni ogni cosa che facciamo sia realmente una scelta?
Esempio (tratto dalla mia vita reale): oggi è martedì. Io so già da adesso cosa dovrò fare domani. Sveglia almeno alle 6:45, preparare la pappa ai gatti (sennò quando torno la sera trovo tutto distrutto), pulire le sabbie (sennò casa puzza), preparare il pranzo (sennò non si mangia), farsi la doccia (che faccio, esco sporco?) e vestirsi (non posso certo uscire in pigiama…). Fare il tragitto a piedi fino a stazione, prendere l’unico treno utile delle 7:51 (sennò non arrivo in tempo a lavoro), arrivare a Roma alle 8:35, entrare a stazione, prendere il sottopassaggio (la strada più veloce) per prendere la coincidenza delle 8:46 ed essere a lavoro alle 9:00.
Guardate quante cose, tutte avvenute in 2 ore e un quarto di vita. Ho compiuto qualche scelta secondo voi? La risposta è no.
Altro esempio: mentre sono sul treno per Roma, qualsiasi cosa io faccia sto andando sempre a Roma. Che io dorma, legga, scriva, guardi il panorama dal finestrino o ripensi ad un film visto, non posso cambiare la realtà: il mio treno sempre a Roma arriva! Quello che posso scegliere è cosa fare nel frattempo. Le mie scelte non influiscono sul viaggio.
Allo stesso modo, il corto ha una storia ben definita, che non cambia. Noi non influiamo sulla storia (così come io non influisco sul percorso del treno che prendo), ma possiamo decidere cosa vogliamo guardare (così come io decido cosa guardare/fare mentre viaggio).
Quindi, anche in questo caso, mentre scrivevo mi sembrava di descrivere qualcosa di estremamente reale, perché anche stavolta è così che è fatta la nostra vita: sono poche le scelte che facciamo veramente, se ci pensiamo con attenzione, il resto è routine o doveri che così sono e così devono essere, a meno di non voler fare delle stupidaggini apposta. Certo, se nostra figlia esce da scuola alle 16:00, possiamo anche decidere di non andare a prenderla per andare a fare una gita al lago, ma la chiameremmo scelta? Non credo. La questione è che in tantissime cose della nostra vita noi non abbiamo scelta. Ed è questo che ho voluto provare a narrare nel mio corto. E quando non devi fare scelte che influenzano l’azione, cosa puoi fare? Semplice: arricchire il tuo tempo facendo qualcosa. Nel caso del viaggiatore, leggere, ascoltare musica, pensare, ecc. Nel caso del corto, approfondire la personalità dei personaggi.
Nel corto, quindi, ho provato a farvi conoscere i personaggi coinvolti nella storia, mostrandovi un pezzo per volta frammenti della loro personalità.
Quindi, sia la scelta di cambiare i punti di vista che quella di ribaltare il concetto di “scelta” le ho prese basandomi su esperienze della vita reale, su cose che avvengono regolarmente nella nostra vita di tutti i giorni.
Ammetto che è stato un azzardo, e sapevo che non potevo puntare al primo posto, ma come ci insegna “La grande opera” non sempre si gareggia per vincere: spesso si gareggia per sperimentare, per mettersi alla prova, per tentare strade inesplorate.
Personalmente, poi, ho gareggiato per dimostrare a me stesso di non essere finito, di avere ancora qualche idea nel cilindro sebbene abbia fatto di tutto per bruciare metà della mia vita.

Veniamo ad altri due aspetti del corto.

Trama
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 Potrà sembrare che il tono inizialmente scanzonato sia stato buttato lì a casaccio, che un po’ tutto il corto sembri un tentativo svogliato di partecipare a questa edizione dei corti, ma vi giuro che non è così.
Il corto è stato scritto in una manciata di giorni, ma a livello concettuale ha richiesto settimane e settimane di pianificazione a più livelli.
Si, lo ammetto, trattori che vengono dal futuro per raccogliere zucchine e cipolle non sono il massimo del pathos, ma ho voluto creare qualcosa di immediato, anche considerando i pochissimi giorni a disposizione. Non c’era il tempo materiale per creare storie più profonde, e per certi versi ho puntato sul non-sense.
Scelta infelice? Sicuramente. Ma alcune scene sono tratte dalla vita vera:
-  la storia dell’addetto al laboratorio è ispirata ad una mia vecchia conoscenza;
-  la morte di John “The bull” Malder è dedicata ad un mio caro amico (un ragazzo che sembrava indistruttibile, ma che è stato piegato da una malattia che gli ha bloccato la schiena, così come l’indistruttibile John Malder è stato ammazzato da uno dei trattori);
-  il passato di Stefano è autobiografico;
-  il modo in cui Ermanno vede Stefano è lo specchio di come io vedo un mio collega istruttore.
Insomma, ho cercato di mettere in questo corto tanti piccoli dettagli tratti dalla vita vera, ma probabilmente non sono stato bravo abbastanza da far appassionare voi lettori.

Tra l’altro, il corto è pieno di tanti passaggi veri, autentici, per i quali ho impiegato ore per documentarmi (sebbene io abbia fatto Agraria alle superiori, sono passati davvero troppi anni per ricordarmi alcuni argomenti...):
-  tanti dettagli agronomici (tipo la struttura del terreno);
-  la procedura di analisi della terra (mi sono ri-studiato la materia tramite i video su Youtube);
-  le coordinate al par. 8 sono reali: rappresentano tre capannoni in territorio americano. Ci ho messo un sacco di tempo per trovarli, e per farlo è come se avessi viaggiato realmente in quei territori;
e tanti altri sparsi qua e là
Easter egg (?)
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 Alcuni di voi li hanno chiamati così. Non so come vadano chiamati: a me piace chiamarli “scene extra”.
Sono paragrafi che non influiscono sulla storia, ma mostrano comunque qualcosa. Nel dettaglio:
-  par. 12: flash-forward dei tre protagonisti della prima parte del racconto (per il tecnico di campo è il flash-forward della sua morte);
-  par. 26: una serata di Ermanno, successiva o contemporanea agli eventi narrati.
A cosa servono? Semplicemente a svelare alcuni dettagli della loro vita, per approfondire la loro conoscenza. Se non vengono letti non cambia nulla ai fini della storia.
Nei miei racconti inserisco da sempre paragrafi di questo tipo, e solitamente lo faccio per coloro che amano questi extra, coloro che mappano i libri alla ricerca di paragrafi nascosti. La cosa che non sapevo è che potessero essere considerati degli errori di progettazione, e anche gravi...
Credo comunque di averli camuffati a dovere, inserendo dei numeri di uscita (non potevo certo lasciarli senza numeri di uscita, altrimenti sarebbero stati subito riconoscibili...), e ovviamente non potevo mettere numeri di uscita congrui (altrimenti chi li avrebbe cliccati avrebbe pensato davvero ad un errore di progettazione... e forse lo sarebbe stato), per cui gli ho dato numeri fittizi come 75 e 102, che avrebbero subito svelato la loro natura.
Credo che l’industria cinematografica ci campa alla grande con i contenuti speciali. Per dire, l’anno scorso sono andato al cinema a vedermi Venom: circa 2 ore di film se non ricordo male. Tra un paio d’anni uscirà il dvd con 3 ore di film (versione integrale), di cui 1 ora di scene tagliate. Quando uscirà non potrò che esserne felice, perché ci saranno bonus preziosissimi (scene tagliate, interviste, making of, ecc.). Non riuscirei a chiamarli “errori”, sono semplici bonus che arricchiscono la storia che ho visto al cinema.
Mi piace citare quello che è uno degli esempi più belli in tal senso. Nella versione integrale de “L’ombra dello scorpione” (Stephen King) il capitolo 38 è un gigantesco insieme di easter egg, alcuni lunghi quasi quattro pagine, alti appena due righe. Eccone uno:

Milton Craslow, allevatore di Harding County, nel New Mexico, fu morsicato da un serpente a sonagli e morì mezz’ora dopo.

Due righe micidiali, che descrivono la morte di uno sconosciuto in un luogo mai toccato dalla storia del libro. Tra l’altro è una morte completamente slegata con la trama del libro. Verrebbe da commentarla con “E chissenefrega!”. Eppure sono un piccolo tocco che rendono la storia un po’ più completa. Cambiava qualcosa se queste due righe non ci fossero state? No. Eppure la morte di Milton Craslow rimarrà per sempre scolpita nella mia mente.
Insomma, quando qualcosa non va per il verso giusto la colpa è sempre dello scrittore, che non è stato bravo a sufficienza a trasmettere quello che voleva.
Ma vi giuro che in Macchine mortali ho messo tanta passione, e tanto coraggio nel voler sperimentare qualcosa di così inusuale.
Da parte mia, posso affermare che l’esperimento è riuscito.
Spero solo che queste mie righe possano gettare una luce diversa sul racconto, che sicuramente non sarà tale da potergli dare un 8, ma magari sarà sufficiente per farlo rivalutare alla luce delle considerazioni che mi frullavano in testa mentre lo immaginavo e lo scrivevo.
Grazie ancora a tutti per averlo letto, e per la pazienza con cui avete letto questi miei ultimi vaneggiamenti.

"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".

Adriano
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Re:

Bravo adri, la passione che hai messo è assolutamente evidente

Piango perché una volta ero un fratello, ed ora non lo sono più (K.Von Erich)

djmayhem
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Re:

Complimenti Adriano, per il coraggio di sperimentare e per l'impegno che ci hai messo. La più bella sorpresa per me è stata sicuramente vederti ancora tra gli autori dopo la lunga assenza sul forum.

Votiamo In Enciclopedia!
Copiate i messaggi prima di inviarli -pericolo slog/perdita dati!-

sancio
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Re:

Caro Adriano... che dire... Sono francamente molto colpito.

Mai mi sarei aspettato che dietro a un corto che mi aveva fatto solo intravedere le sue potenzialità, ma che mi aveva purtroppo deluso nella lettura, ci fosse tutto questo.

Al di là di tutto, e non conoscendoti, quello che mi ha toccato profondamente è la percezione che nella scrittura del racconto e nella partecipazione al concorso ci sia una sorta di rivalsa nei confronti d'una realtà che non è quella che avresti voluto.

Ecco, non voglio spendere troppe parole per non diluire il senso del mio messaggio: sappi che in questo post mortem mi hai veicolato tutta l'emozione che non avevo ricevuto dal corto.

Detto questo, concludo augurandomi che tu scelga di sviluppare con calma tutti i concetti e le idee che hai espresso qui, in un racconto o libro più ampi.

Sarà un'opera che leggerò con enorme interesse e piacere.

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DarkSeed
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Re:

Bentornato, Adriano. C'è un grande bisogno di gente come te nel settore :-). Non dimenticherò mai che a farmi ri-appassionare al genere dopo tanti anni è stato proprio il tuo Progetto Mortale, dopotutto.

Zakimos
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Re:

un "dietro le quinte" molto interessante, che rivela come questo Corto sia il True Path dell'edizione 2019. Al di là delle altre considerazioni, ci vedo anche una riflessione sul genere: alla fin fine, la libertà che ti dà l'autore di un librogame è solo apparente, può mettere tutti i bivi e le scelte che vuole ma ti farà finire sempre dove vuole lui. Magari solo per questioni di spazio o di impostazioni editoriali o di altri motivi che esulano dalla sua creatività ma sono imposti anche a lui. Anche il fumettista Moreno Burattini aveva criticato questo aspetto in una sua storia a bivi di Cattivik, e d'altra parte anch'io da ragazzino me ne accorsi preferendo di gran lunga i giochi di ruolo (dove se non hai la chiave giusta o l'incantesimo previsto puoi sempre cavartela in qualche altro modo).
Il discorso della telecamera però trasmette una sensazione di freddezza incredibile, il lettore capisce effettivamente di non avere alcun impatto sullo svolgimento della storia, a cui può solo assistere da punti di vista diversi. Il che è proprio quello che volevi trasmettere e forse alla fine hai ragione tu: se devo portare il lettore da A a B tanto vale togliere tutti gli orpelli tipici dei librogame e rendere manifesta l'illusione di poter influire sulla trama. Ma mi rendo conto che il discorso è molto complesso.

GGigassi
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Re:

Adriano ha scritto:

 Alcuni di voi li hanno chiamati così. Non so come vadano chiamati: a me piace chiamarli “scene extra”.
Sono paragrafi che non influiscono sulla storia, ma mostrano comunque qualcosa. Nel dettaglio:
-  par. 12: flash-forward dei tre protagonisti della prima parte del racconto (per il tecnico di campo è il flash-forward della sua morte);
-  par. 26: una serata di Ermanno, successiva o contemporanea agli eventi narrati.
A cosa servono? Semplicemente a svelare alcuni dettagli della loro vita, per approfondire la loro conoscenza. Se non vengono letti non cambia nulla ai fini della storia.
Nei miei racconti inserisco da sempre paragrafi di questo tipo, e solitamente lo faccio per coloro che amano questi extra, coloro che mappano i libri alla ricerca di paragrafi nascosti. La cosa che non sapevo è che potessero essere considerati degli errori di progettazione, e anche gravi...

A me sono piaciute quelle scene extra. (Sì, gli Easter Eggs sono una cosa diversa, è meglio la tua definizione.)
Non ho pensato che fossero errori di progettazione, sapevi benissimo che non si poteva arrivarci e lo hai fatto apposta. Un errore di progettazione è quando inserisci un paragrafo irraggiungibile, ma lo hai scritto pensando che il lettore potesse arrivarci. O quando una certa concatenazione di paragrafi porta ad un caso imprevisto dalle regole, o ad un discontinuum degli eventi.

"La grammatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re:

Io ho scritto un racconto tempo fa in cui c'è un doppio punto di vista di due personaggi sviluppato contemporaneamente, rappresentato dal foglio diviso in due colonne (nel mio caso la storia comincia col solo primo personaggio, poi nella parte centrale del racconto c'è l'incontro col secondo personaggio e da quel momento i pensieri di entrambi vengono presentati contemporaneamente col sistema della doppia colonna, e infine l'ultima parte del racconto si chiude col solo secondo personaggio). Questo corto me l'ha ricordato molto.

Ribadisco quello che ho scritto nella mia recensione. L'idea del corto è geniale e potenzialmente rivoluzionaria! Può benissimo essere affinata e sfruttata per futuri corti/librigame.
Ribadisco anche il "peccato" per la mancata opportunità di inserire enigmi legati al cambio di punto di vista, ma capisco che non era questo il tuo intento.

Questo corto non poteva che essere tuo: in "True path" hai creato la struttura più complessa di sempre per un librogame (in cui è impossibile vincere), e qui la struttura più semplice di sempre (in cui è impossibile perdere)! bigsmile

A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0

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Re:

¿„ãßꪧ¬ ha scritto:

Io ho scritto un racconto tempo fa in cui c'è un doppio punto di vista di due personaggi sviluppato contemporaneamente, rappresentato dal foglio diviso in due colonne

in un romanzo che si intitola (mi pare) Hell of a Woman alla fine c'è un meccanismo simile quando al protagonista si sdoppia la personalità e a ogni riga cambia la visuale.

GGigassi
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