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Recensione

Libro Game Plesio Lambda 4: 1984
Edizione Plesio Editore 2024
autore/i Andrea Tupac Mollica
Recensore Mornon

1984 (il librogioco) è il quarto titolo della collana Libro Game di Plesio Editore, curata da Alberto Orsini, ed è stato lanciato a ottobre 2024. Il libro è interamente opera di Andrea Tupac Mollica ed è splendidamente illustrato da Marco Sada, nelle tavole interne e in copertina, con una scheda di gioco realizzata da Stefano Farina.
Il libro si presenta come un bello e solido brossurato con bandelle, con copertina a colori e interno in bianco e nero. La vicenda si sviluppa in 330 paragrafi con 25 possibili finali, più alcune pagine iniziali dedicate al regolamento e tre copie della scheda.
Tutto il libro è dedicato al capolavoro letterario, politico e distopico di George Orwell, e si pone in totale coerenza con i temi, i fatti, le atmosfere e i personaggi del romanzo. Per renderla una storia più giocabile ed eccitante, l’autore ha scelto il punto di vista di un detective della psicopolizia, proiettato in una indagine delicata e con retroscena politici - una rogna, in pratica – espediente che garantisce un po’ di azione e di investigazione. Questi spunti iniziali sono comunque solo un pretesto per navigare in lungo e in largo la realtà distopica della Londra folle immaginata da Orwell.

Conosco da tempo Andrea Tupac Mollica, condivido la sua visione del mondo e ho sempre amato molto i suoi librigioco. Quando 1984 è stato lanciato, a Lucca Comics & Games 2024, sono arrivato allo stand Plesio il giorno prima dell’apertura e ho acquistato la prima copia tirata fuori dal primo scatolone di cartone. L’ho tenuta in mano io prima perfino dell’autore e del curatore. Questa promessa la faccio per chiarire che la mia recensione è anche guidata dall’emotività e dall’apprezzamento verso l’approccio alla scrittura e alla politica di Andrea. Cercherò comunque di essere obiettivo.

La prima cosa da dire su questo libro è che la sua struttura è estremamente variegata e ramificata, come attestano i venticinque finali possibili della storia, molti dei quali segnano non dei fallimenti ma dei possibili “successi di sopravvivenza” alternativi, perfino nell’ottica cupa e disperata della materia originale. Non ci troviamo tuttavia davanti a una proliferazione di ramificazioni continue, che si aprono a raggera a ogni bivio, ma a un rizoma di snodi e percorsi estremamente complesso, che una nutrita gamma di parole chiave ci aiuta a districare e tenere coerente e funzionale.
In poche parole, la nostra indagine può prendere fin dall’inizio molte vie diverse, ritorna poi più volte a intrecciarsi in maniera “senziente” grazie alle parole chiave, e infine si dirama verso i tanti possibili finali (uno più cupo dell’altro, tranne un paio di esile speranza).
Questa struttura è perfettamente coerente con la materia di riferimento: quella che dovremo affrontare è infatti una vicenda complessa e macchinosa, fatta di segreti su segreti su segreti, che ci potrebbe portare in tante diverse direzioni. L’espediente trovato serve inoltre a garantire una buona rigiocabilità e una certa libertà di scelta, oltre a permettere di esplorare (in più partite) il cupo futuro anteriore delineato da Orwell, nel quale “uno stivale calpesta un volto umano, per sempre”.

Il regolamento di gioco, a parte le parole chiave, è leggero e funzionale alla vicenda, e non prevede tiri di dado o altri elementi aleatori. Ci sono tre caratteristiche che ci danno dei punti da spendere in gioco, in prove che possiamo decidere di perdere o superare (una meccanica che si va diffondendo ormai da anni), un contatore del Sospetto che ingeneriamo nel corso dell’indagine e che dobbiamo essere bravi a gestire, nel bene o nel male, e un punto jolly chiamato Bipensare che possiamo usare una volta sola e potrebbe salvarci la pelle. Le meccaniche, e l’uso che se ne fa nel libro, sono estremamente coerenti con la trama e con il mondo del romanzo originario, in un connubio ideale tra gioco e narrazione.

La scrittura è molto buona, la pulizia del testo impeccabile, e le situazioni narrate, i temi morali e i dilemmi sono perfettamente calati nel contesto. È possibile giocare il nostro agente, Sebastian Halleq come una vittima del sistema, un colpevole, un carnefice perfettamente a proprio agio nell’oppressione e perfino un innocente traviato dal mondo che lo circonda, ma in grado alla fine di ribellarsi: una libertà morale lasciata a chi gioca che ho apprezzato molto.
Le illustrazioni e la scheda sono ben realizzate e considero una bella trovata vedere il nostro protagonista con il volto dell’attore Mads Mikkelsen, perfetto nel ruolo del duro e spietato psicopoliziotto.

Nota finale sulla prosa di Mollica, molto buona, e le situazioni narrative che ha creato e intrecciato, coerenti sia all’originale che a una bella detective story con componenti thriller. L’uso sapiente di temi e atmosfere orwelliane, e di dilemmi etici, lo rende un librogioco adulto, impegnato e maturo, seppure all’ombra dell’inarrivabile fonte originaria.

Longevità 9: 

La straordinaria gamma di intrecci, percorsi e finali del libro, unita a una vicenda intrigante e intricata, garantisce un’ottima rigiocabilità: vorrete scoprire sicuramente “cosa sarebbe successo se…” e seguire le varie diramazioni possibili di quella maledetta giornata dell’agente Halleq.

Difficoltà 9: 

La difficoltà è ottimale. Per un giocatore un minimo scafato è praticamente impossibile fallire nella gestione dei punteggi di caratteristica e del Sospetto. E tuttavia, raggiungere i finali “migliori” necessita di molta strategia, una buona pianificazione e una scintilla di bispensiero.

Giocabilità 9: 

Le meccaniche sono semplici, calate nel contesto, prive di alea e immediate da apprendere. Sono così leggere che è anche possibile tenere tutto a memoria e giocare una partita senza usare le schede, anche se più giocate consecutive finiranno per farvi ingarbugliare mentalmente con le parole chiave raccolte e i punti spesi. Dovete in quel caso essere bravi a “redigere” la vostra mente e i vostri ricordi, cancellando di continuo il passato e sovrascrivendo ogni volta la vostra partita presente. Tutto molto orwelliano, vero?

Chicca: 

 Molte le chicche che citerei: dalla presenza di personaggi e situazioni presi direttamente dal capolavoro orwelliano, all’uso del volto di un celebre attore con la faccia da massacro per meglio figurarci il nostro Halleq, dalla possibilità di leggere La terra desolata di Eliot all’interno del gioco, fattore chiave di molte diramazioni di trama, alla presenza di un audiodramma prequel chiamato 1983 e presente sul canale podcast di Mollica, Hellwinter.
Segnalo però ad autore e curatore la Non-chicca che mi fa venire voglia di tirare loro le orecchie: la celebre stanza 101 usata sia nel romanzo originario che nel librogioco, avrebbe dovuto essere al paragrafo 101. Occasione persa!

Totale 9: 

Uno splendido librogioco sapientemente innestato su un capolavoro della letteratura mondiale, che riesce a sfruttare al meglio le potenzialità del mezzo per raccontare i grandi temi dell’oppressione e del potere nella nostra civiltà.