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La serie “Faccia a faccia” consta di due volumi, a loro volta divisi in due libri. Entrambi consentono di giocare la stessa avventura con due personaggi diversi (guerriero o mago), singolarmente o con un’altra persona. I due numeri sono completamente indipendenti (si tratta di librogame “one shot”, cioè non facenti parte di una saga) e differenti fra di loro: cambiano gli autori, i regolamenti, gli incantesimi, il sistema di combattimento, il modo in cui utilizzare la “modalità cooperativa”... Tutto, insomma. Si nota molto, quindi, il fatto che in origine appartenevano a due serie indipendenti e che furono accorpati, in Italia, solo in virtù della possibilità di gioco in coppia.
Proprio questa è la più grande novità di queste opere, e tale originalità è l’unico punto di forza per due (considero i libri A e B di uno stesso numero come un unico testo) librigioco altrimenti poco originali, non particolarmente ben scritti e di scarso spessore: soprattutto nel primo, i mostri sono poco aderenti al background... Un’accozzaglia delle creature più famose del fantasy e delle varie mitologie senza alcun legame fra loro. Ma si rimane comunque poco soddisfatti da come è stato gestito il sistema di coppia, e si ha costantemente l’impressione di trovarsi di fronte a una grande occasione mancata. Innanzi tutto c’è grande distacco fra i percorsi dei due protagonisti, che di fatto vivono due avventure quasi completamente diverse; e anche quando sono insieme e si potrebbe agire in tandem, spesso si viene bloccati (in modo molto poco convincente, peraltro) e bisogna aspettare che il compagno ti dica in che paragrafo recarti, mentre lui affronta lo scontro o risolve l’indovinello da solo (e spesso, se muore, termina automaticamente anche la nostra avventura!).
Si aggiunga che i due personaggi, pur appartenendo a due categorie diametralmente opposte, non si differenziano molto (nulla a che vedere con le caratteristiche e lo stile completamente diversi che hanno i vari avventurieri di Blood Sword, ad esempio), tant’è che anche il guerriero di “La valle dei sogni” è in grado di castare incantesimi! Inoltre, in “Sfida per il trono”, si compiono, di fatto, percorsi completamente separati: ci sono, è vero, molti brevi incontri fra i protagonisti, ma senza una logica apparente, e con separazioni ancora più inverosimili: gli stessi autori usano frasi come: “con tua enorme sorpresa vedi apparire tuo fratello” (peccato che ci si era separati qualche giorno prima, e ci si ritrova, “per magia”, nello stesso momento sullo stesso sentiero, all’interno di una foresta grande quanto la Foresta Nera!!).
Interessante, in entrambi i volumi, è invece il modo impiegato per tenere i due libri collegati tra loro: nel primo attribuendo al mago il punteggio di azione e al guerriero quello di stato: a seconda del dipanarsi della vicenda, essi aumentano sempre più (a meno che uno dei due non muoia), e in vari bivi della storia, a seconda del valore dei punteggi, e quindi di cosa ha fatto l’altro, si possono intraprendere scelte differenti; nel secondo, mediante l’uso di una griglia simile a quella della battaglia navale: tu compi la tua scelta (e ti viene quindi dato un paragrafo di riferimento), il tuo partner la sua, ed entrambi vi recate al paragrafo corrispondente all’incrocio fra i due (quindi proprio sul modello A-1, A-2, B-1,B-2...). Il sistema di combattimento è quello del classico stile Jacksoniano, mentre l’aspetto magico non è certo all’altezza di Sortilegio! Un pochino più curato in “La valle dei Sogni”, ma comunque non certo con l’intrigante utilizzo dei codici, la varietà di formule e le numerosissime possibilità di utilizzo della ben più nota e fortunata serie di Steve Jackson.
In conclusione, una serie che sta nel mazzo: non al pari delle meglio riuscite, ma nemmeno un aborto della letteratura… Da provare se si è interessati alla possibilità del multiplayer, ma sapendo in partenza che questa possibilità non viene sfruttata appieno.
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