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Recensione

Squilibrio 3: Las Vegas
Edizione Librogame's Land 2010
autore/i Adriano Cecconi,Alberto Orsini,Aldo Rovagnati,Francesco Di Lazzaro
Recensore spadadelsole

La serie di squilibrio è davvero spiazzante: Las Vegas è l'ultimo capitolo della triologia e si rivelerà, come i suoi predecessori, alquanto sorpendente.

Dopo il tragico risveglio sulla nave dell'amore in cui verremo a conoscenza di quanto veramente successo durante la nostra notte di piacere saremo costretti a un brusco sbarco; riprendersi dall shock non sarà facile, ma dovremo farlo alla svelta perché una nuova e surreale prova ci attende, e se non saremo in grado di affrontarla correttamente sarà impossibile arrivare alla città di Las Vegas, tempio del gioco d'azzardo e meta ultima delle nostre peregrinazioni. Nella metropoli del vizio ci metteremo alla ricerca di Maurizio, sempre che la nostra pelle non diventi nera all’improvviso e ci faccia linciare da un gruppo di fanatici del Ku Klux Klan in una delle evoluzioni più paradossali dell'intera saga.

I vari percorsi ci porteranno ben presto  a esplorare quattro grandi casinò e dovremo superarne davvero di tutti i colori prima di raggiungere l'agognato epilogo; un paio di esempi su tutti: il matrimonio del Conte Tuorl con una giovane fanciulla che si rivelerà tutt'altro che giovane e nient'affatto muliebre e un vero processo in cui tutti i nostri avversari, riuniti per l’occasione, ci vorranno far passare per l’unico delinquente della situazione. Un passaggio a mio parere indimenticabile che dona gloria a Perry Mason e alla follia di Squilibrio.

Spettacolare poi l'instant death del paragrafo 70, in cui moriremo ma, per volontà degli autori, torneremo subito in vita o quella della cartoleria, in cui incontreremo il pazzo di Holmgrad… ma non sarà lui a ucciderci, state tranquilli.
Esaminati a fondo i casinò, troveremo gli indizi necessari per raggiungere il nascondiglio di Maurizio e potremo finalmente scaricargli addosso il nostro livore uccidendolo più e più volte fino a raggiungere il rapido e imprevedibile finale.

Dato il clima di follia mi sento anch’io squilibrato e ricomincio: come si fa a non pensare che il delirio abbia portato gli autori al più insensato dei gesti, ideare una sorta di parodia di uno dei libri-gioco più seriosi del lotto, il terzo e ultimo capitolo della collana Grecia Antica Il Ritorno?  Lo si vede già all’inizio con il ricorso all'escamotage tutto ellenico della premonizione, l'unica possibilità che abbiamo di salvarci da un'atroce morte in mongolfiera.

Inoltre come si può non pensare ai vari bivi all'interno dei casinò senza sentire su di noi la mano di un destino ineluttabile che ci guida lungo un cammino specifico, da completare in ogni sua parte, pena l’impossibilità di raggiungere Maurizio? Un percorso contraddistinto da due eventi inevitabili: il processo e il matrimonio di Tuorl.   Il duello finale, poi, sarà ripetitivo e infinito, se non comprenderemo il segreto per interromperlo, un po’ come capitava in un difficile rituale greco che affronta il nostro alter-ego Alteo sulla strada di Creta. Il finale, poi, sarà spiazzante e rapido e Grecia Antica strizzerà l’occhio ad altre influenze più surreali e fantascientifiche (a me ha fatto venire in mente Matrix) fino al paradossale happy end che ci lascerà con la sensazione tangibile che la tanta agognata felicità sia stata tutt'altro che raggiunta.

Comunque la si voglia vedere, non si potrà non provare un senso di sollievo ma anche di tristezza perché questa serie è finalmente finita e il nostro povero alter ego senza nome ha trovato la pace, la gioia e l’accettazione di sé stesso, almeno in apparenza...
Ho detto tristezza perché gli assurdi personaggi un po’ mi sono divenuti familiari, così come le ghignate, la follia e imprevedibilità degli eventi, terribili nemici che possono diventare amici, come il nano Jimmy che, come il mercante Markos, sarà davvero insostituibile, nel bene e nel male.
Il tutto  sottolinea come la vena umoristica avrebbe potuto dare molto alla lettura interattiva, se solo fosse stata impiegata più spesso, senza puntare al fantasy come troppe volte in questo genere di letterature è accaduto e accade.

Il volume presenta un livello di complessità decisamente superiore ai precedenti, a causa dei numerosi passaggi logici presenti, dello stretto true path e della difficoltà nel comprendere e affrontare correttamente il rito finale; in generale poi il percorso attraverso i casinò è ostico, visto che anche solo notare  piccoli dettagli può fare la differenza tra la riuscita e una dipartita prematura.

L'atmosfera surreale e  le morti istantanee poi aumentano di molto la godibilità dell'opera, rendendo interessante la lettura di ogni singolo paragrafo, anche di quelli senza sbocchi, e compensando un meccanismo che altrimenti rischierebbe di divenire un pò troppo frustrante.
Caso unico nel mondo dei libri gioco, poi, Las Vegas può essere letto e interpretato a due livelli diversi, quindi, dato che risulta godibilissimo anche se non si confronta con Grecia Antica e non si conosce l'opera a cui è ispirato, è come avere a che fare con un libro "doppio" da rileggere più volte per gustarne ogni singola caratteristica.

Longevità 8: 

Molto alta dato che, come accade negli altri volumi della serie, si è invogliati a leggere ogni paragrafo con estrema attenzione e a rileggere il volume più volte per riderci sopra, specialmente in questo caso, di fronte a un'opera che offre due chiavi interpretative assai diverse tra loro.

Difficoltà 8: 

Alta sia a causa dello stretto true path che dei molti problemi più o meno logici presenti, che richiedono una certa celerità mentale nonché una maniacale attenzione al particolare. Inoltre se non si ha una certa esperienza nel campo dei libri-gioco si rischia di non riuscire a superare nemmeno i primi paragrafi.

Giocabilità 8: 

Altissime le possibilità di interazione con personaggi e oggetti, che spesso sembrano insignificanti e poi si rivelano fondamentali. A questo si accompagna il solito stile di scrittura della serie, onirico e altamente comico allo stesso tempo, in grado di rendere la lettura dell'opera sempre piacevole

Chicca: 

L'innegabile e costante citazione dei vari volumi di Grecia Antica costituisce di per sé una chicca, che raggiunge il suo culmine nel delirante e divertentissimo paragrafo finale.

Totale 8: 

Un volume davvero valido, per certi versi il miglior capitolo della saga.