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Recensione

Compact 4: L'Isola degli Spiriti
Edizione EL 1995
autore/i Stephen Thraves
Recensore Anima di Lupo

L'atmosfera che si respira sfogliando le pagine del quarto capitolo della serie Compact non è niente male. Stephen Thraves, l'autore di sei dei sette volumi della collana, riesce a creare un'ambientazione interessante e a ricamarci attorno una trama decente. Per il resto, il libro si rivela anonimo e totalmente ingabbiato nella sua stessa giocabilità limitata che tende alla ripetitività e alla noia.

Noi vestiremo i panni di un ragazzo incappato in un lavoro estivo alquanto particolare: aiutante del direttore di un museo. Questo stravagante direttore ha però in mente per noi una mansione molto interessante. Egli vuole intraprendere la ricerca, che sarà poi la trama del libro, di un tesoro antico dall'inestimabile valore. Questo tesoro si trova all'interno di un castello diroccato, su un'isoletta sperduta e abbandonata. Sarà dunque necessaria un'esplorazione a tappetto di quest’isola abitata “dagli spiriti” (da cui deriva il titolo) per trovare il prezioso tesoro costituito da cinque calici d'oro massiccio nascosti dalla principessa Isabella, figlia del signore del luogo, prima di morire. Isabella, in rotta con il padre perché intenzionata a non sposare l'uomo da lui scelto, decise di nascondere i preziosi calici, che dovevano costituire la sua dote, per evitare il matrimonio malvoluto ma, tragicamente, ella cadde dalla torre andando incontro prematuramente alla morte.

La storia porta con sé un fascino medievale ben marcato, oltre al castello diroccato e alle rovine, troviamo un amore distrutto e un tesoro perduto, un'isola infestata dagli spettri e un percorso tortuoso all'interno della magione nelle varie stanze: cucina, armeria, gli arazzi alle pareti, le prigioni ecc.. Un altro punto favorevole all'opera è l’interazione tra i personaggi perché durante l'esplorazione non siamo soli. Ci accompagnano il signor Drabb, il Direttore e il cane Allegro, simpaticissimo.

Passando all’analisi tecnica, appare subito evidente come tutta la struttura del titolo sia viziata dalla stretta gabbia dentro la quale è stata rinchiusa la giocabilità. Ciò che dobbiamo fare si riassume in due soli punti: la magra ricerca (totalmente casuale) dei tre oggetti necessari al completamento della missione e le scelte ai bivi prive di ogni logica (del tipo vai a destra o vai a sinistra).

Per fare un esempio del primo punto in questione, basta pensare che per ottenere il Libro degli Stemmi bisogna far estrarre ad Allegro la pagliuzza più corta e andare al paragrafo 105 (scelta assolutamente lasciata al caso, come tutto il resto) mentre per quanto riguarda il secondo punto non ho neanche bisogno di esempi. La letteratura interattiva è strapiena di bivi casuali del tipo “vai a destra/vai a sinistra”; sono incroci dove non è richiesto al lettore alcuno sforzo intuitivo per decidere cosa fare ed è quasi impossibile non inserirne. Il punto cruciale qua (e in generale in tutta la serie Compact) è l'abuso opprimente che sfiora il 100%.
La mia conclusione è che “L’Isola degli Spiriti” risulta un librogame monotono, solo apparentemente interattivo, e totalmente dipendente dal fattore “casualità”.

Longevità 5: 

L'impianto emotivo era stato pensato bene e le fondamenta per una storia di successo c'erano tutte ma sono state gettate in mare per essersi ostinati ad andare dietro ad una giocabilità ottusa e ripetitiva. Sarebbe bastato aggiustare le scelte ai bivi per migliorare l’80% del libro.

Difficoltà 5.5: 

La difficoltà è calibrata bene ma il volume appare indirizzato più che altro a bambini o ragazzi molto piccoli.

Giocabilità 4: 

I bivi sono inguardabili, specialmente se osservati con gli occhi più critici e tecnici di un adulto. Se uniamo a ciò la ripetitività dei passaggi, non esce certo un librogame dinamico e divertente.

Chicca: 

La copertina l'ho trovata stupenda, con la scogliera, il mare in burrasca e il castello diroccato, stimola la fantasia e invoglia la lettura.

Totale 5: 

Nonostante l'atmosfera generale e la trama siano sufficienti, la giocabilità non è all'altezza del tema proposto. Bivi privi d’interesse, anonimi o esclusivamente collegati ai tre oggetti (Mappa, Pergamena e Libro degli Stemmi) da recuperare, non invogliano il lettore a giocare (ma soprattutto, a rigiocare) il volume. Siamo, per intenderci, ai livelli di “Missione in Montagna”. L'unica differenza è che qua trama e ambientazione sono più curate. Da sottolineare, ancora una volta, il “finale” (se così si può definire) orribile del paragrafo 124 dove l'autore si congeda rivolgendosi al lettore come fosse un partecipante a un quiz enigmistico, intimandolo a ritentare nel caso non abbia recuperato tutti e cinque i calici. Non una parola sulla trama, sul protagonista o sulla storia. Un epilogo senza nessuna emozione, freddo come la maggior parte delle sensazioni che suscita questa serie, fatta eccezione del primo, bellissimo, capitolo sul mostro di Loch Ness.