Home Magazine Archivio annate Annata 2008 ANNO 3 N°3 - Guerrieri della Strada, librogame "on the road" - MARZO 2008

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Voti totali: 126
ANNO 3 N°3 - Guerrieri della Strada, librogame "on the road" - MARZO 2008

GUERRIERI DELLA STRADA, LIBROGAME "ON THE ROAD"


«L'idea mi venne durante un viaggio da Dallas a San Diego. Mark Phoenix nel Magnamund? Meglio il contrario»

di Alberto Orsini (Dragan)

Joe Dever uguale Lupo Solitario? Certamente, ma non solo. Va bene che le avventure librogamistiche dell'ultimo dei Ramas rappresentano il grosso della produzione deveriana, però il suo lavoro non si ferma certo lì. Molti conoscono la serie Guerrieri della Strada, una serie molto simile e al tempo stesso molto diversa dall'epopea di Lone Wolf. Molto simile per i valori morali del personaggio principale, per il sistema di gioco, per il consueto stile letterario; molto diversa per l'ambientazione (reale e contemporanea), per alcune differenze di gioco, per la presenza (incredibile a dirsi!) di una ragazza per il protagonista.
Non è solo un Lupo Solitario in salsa Harley Davidson, comunque. L'autore ci tiene parecchio a ribadire la forte identità di questa Freeway Warrior, ed accetta volentieri di parlarne in un approfondimento a tutto tondo.

1988: dopo una "gita di piacere" a Helgedad, Lupo Solitario si prende due anni di meritato riposo. In questo periodo Joe Dever scrive una mini saga in un'ambientazione completamente diversa. Quali circostanze hanno portato alla nascita di Freeway Warrior?

Ero un grande appassionato del film Mad Max (primo di una trilogia interpretata da Mel Gibson, uscito in Italia con il titolo "Interceptor", n.d.r.), che vidi nel 1979, perciò immagino che abbia in qualche modo influenzato l'idea di scrivere Guerrieri della Strada. Avevo inoltre gradito molto anche il romanzo di John Steinbeck "The Grapes of Wrath" (uscito in Italia con il titolo "Furore", n.d.r.). Si può dire che Freeway Warrior sia un insieme di queste due influenze combinate, una storia di esodo ed una post-apocalittica. Dopo aver passato anni a scrivere e perfezionare avventure in solitaria in un mondo di fantasia, volevo sperimentare con il genere e trasporlo in un'ambientazione reale moderna. A dare slancio al progetto furono le risposte molto favorevoli che ottenni dagli editori in Gran Bretagna e negli Stati Uniti quando proposi loro l'idea.

Quali differenze ci sono tra lo scrivere in uno scenario completamente inventato ed in uno sì immaginario ma comunque verosimile?

Le differenze principali riguardano la tecnologia, specialmente in fatto di armi e comunicazioni, ed il fatto che l'ambientazione è nel mondo reale (benché devastato e post-apocalittico) con riferimenti culturali che la gran parte della gente può riconoscere.

Hai raccontato più volte di aver percorso realmente l'itinerario statunitense seguito da Mark (Cal in originale) Phoenix e soci. Puoi dire qualcosa di più su questo tuo viaggio?


Alla fine del 1987 avevo viaggiato su strada da Dallas-Fort Worth fino a San Diego, lì prese forma l'idea di Fw. Fino ad allora avevo pensato ad una miniserie post-apocalittica ma non avevo deciso l'ambientazione. Il viaggio mi diede l'ispirazione e mi fornì letteralmente la mappa per i quattro libri. L'idea mi venne subito, così decisi di esplorare e fotografare i vari punti di via del tragitto. Più tardi, al momento di scrivere le avventure, ho fatto riferimento a quelle fotografie e quelle note.

Quante ricerche scientifiche hai fatto prima di descrivere un mondo post-atomico?

Parecchie. Ho raccolto tutto ciò che potevo sugli effetti previsti di una guerra nucleare sulle popolazioni urbane e rurali. Molto era stato scritto in materia negli anni della Guerra Fredda, e questo mi ha fornito solide fondamenta scientifiche.

In Lupo Solitario hai detto di aver voluto simboleggiare valori come la sicurezza di sé ma senza arroganza, l'autonomia e la crescita. Quali sono invece i valori che hai voluto dare a Phoenix?


Ci sono indubbie somiglianze tra i due. Entrambi sono giovani maschi adulti di abilità apparentemente media che, a causa di circostanze avverse, si trovano da soli in una situazione pericolosa in cui devono contare solo sulle proprie forze e per risolverla e sopravvivere. Tuttavia, mentre Lupo Solitario era fisicamente solo come ultimo dei Ramas, ho voluto far diventare Cal Phoenix il difensore di un piccolo gruppo di sopravvissuti. Ciò lo costringe a prendersi grandi responsabilità per la vita degli altri. L'idea di un giovane alla ricerca della sua vera identità, della sua forza innata e del suo grande obiettivo, dovuto a circostanze straordinarie ed inaspettate, è qualcosa che mi attira parecchio. A giudicare dal successo di entrambe le serie, penso che questo tema richiami molte altre persone, specialmente i teenager.

Perché diavolo in Italia è stato chiamato Mark e non Cal?

Quella fu una decisione dei miei editori italiani. Pensavano che il nome Cal non sarebbe stato attraente quanto Mark agli occhi dei lettori. Non potrei affermare di esser stato molto convinto di questa scelta, ma ho pensato che fossero consapevoli dei loro riferimenti culturali molto più di quanto non lo fossi io, e quindi ho detto di sì. Ho poi capito che forse si sbagliavano un attimino.

Scherzando, a parti invertite pensi si troverebbe meglio Cal nel Magnamund oppure Lw nella zona Omega?

Domanda interessante, che mi fa pensare alle possibilità di portare un personaggio dal suo tempo in un altro totalmente differente ed estraneo. Mi viene dai pensare ai libri scritti da Stephen Donaldson di Thomas Covenant, un cinico ammalato di lebbra, escluso dalla società, destinato a diventare l'eroico salvatore di una Terra alternativa. Nel complesso, credo che probabilmente Lupo Solitario se la passerebbe meglio nella situazione di Cal piuttosto che il contrario. Il fatto di possedere le arti Ramas nel mondo reale sarebbe estremamente vantaggioso, inoltre probabilmente vedrebbe la moderna tecnologia come una forma di magia e l'affronterebbe come tale.

Una delle differenze più importanti con la saga Kai/Ramas è che invece che lottare principalmente contro mostri e altre creature immaginarie stavolta il lettore combatte e uccide altri esseri umani potenzialmente della sua epoca. Hai mai pensato potesse essere diseducativo per i lettori più piccoli? Ci sono state proteste?

Ho considerato molto approfonditamente gli aspetti morali di Guerrieri della Strada, ed è per questo che i cattivi che Cal affronta, combatte e spesso uccide sono irrimediabilmente personaggi criminali. Data l'impostazione, sarebbe stato piuttosto ridicolo se avesse avuto un approccio "politicamente corretto" con simili nemici: intendono uccidere lui e la sua colonia; lo stato di diritto non esiste più; la civiltà come la conosciamo non esiste più, almeno nei territori attraverso i quali si reca. L'unica legge in vigore è quella della sopravvivenza: Cal fa ciò che è necessario per la sopravvivenza sua e della Colonia. Non ho avuto recensioni negative sui giornali o lettere di protesta sulla serie. Tutti quelli che hanno letto i libri hanno accettato che la violenza era appropriata per le straordinarie circostanze in cui il personaggio si trovava.

Il sistema di gioco ricalca quello di Ls ma è un po' più raffinato. Quali difficoltà in più ha comportato dover tenere conto di variabili come acqua, limitazioni nell'agilità avendo tanti oggetti e armi e così via?

La sfida principale è stata la creazione di un sistema di regole semplice ma efficace che includesse l'uso di armi moderne. Tuttavia una pistola è fondamentalmente un'arma a proiettili e, come tale, ha molto in comune con l'arco: l'obiettivo è lo stesso, colpire un nemico o altro bersaglio a distanza. Dal punto di vista della progettazione del gioco la sfida è stata creare un insieme di regole che funzionassero nel mondo moderno ma sulla base dei principi fondamentali fissati nella serie Lone Wolf. Spero di aver raggiunto quanto pensato.

Altra differenza sostanziale, la mancanza di abilità di aiuto che non siano quelle personali. Più volte ho rimpianto il Sesto Senso e l'arte della Caccia, oltre che ovviamente la Spada del Sole. In questo si può dire che Cal/Mark sia più umano rispetto a Ls?

Sì, è corretto. Non avere le arti Ramas da cui attingere per generare scelte ha reso un po’ più difficile per me scrivere la serie Gds, ma non penso che in conseguenza di questo le avventure fossero più scarse. Le impostazioni ed i personaggi erano abbastanza diversi da consentirmi di creare nuove dinamiche rispetto a Lupo Solitario. Sono soddisfatto del risultato finale.

La Tabella dei risultati di combattimento è molto più intricata rispetto a quelle di Lupo Solitario, e anche con rapporti di forza molto favorevoli ed avendo pescato un numero alto nella Tabella del Destino può capitare di infliggere pochi danni al nemico e subirne abbastanza (e viceversa per i rapporti sfavorevoli). Come mai questa scelta?

Fu fatta dopo numerosi test. Ho capito presto che i rapporti di forza di Lw non erano adatti a Freeway Warrior. Non ho deciso consapevolmente all’inizio di modificare le tabelle, la scelta è nata solo dopo aver giocato. I rapporti di forza sono stati decisi dopo il completamento dei libri, a differenza di Ls in cui vengono testati e impostati man mano che la storia viene scritta.

Andando ai singoli volumi. Il primo sembra molto più difficile rispetto agli altri tre. Hai voluto un inizio di serie volutamente d’impatto per calare il lettore nella difficile realtà di un dopo-bomba?

La risposta è semplicemente sì. Ho voluto far capire come sarebbero stati ostili l’ambiente e gli avversari. I rapporti di difficoltà si fanno progressivamente più semplici per simboleggiare come Cal diventi più abile ed esperto man mano che sopravvive e va avanti. In questo c’è stato uno sforzo consapevole da parte mia di simulare il tipo di miglioramento e progresso che i lettori di Lupo Solitario provano quando acquisiscono una nuova arte Ramas.

Nel secondo episodio si approfondisce il rapporto del protagonista con Kate. Proprio la presenza di una partner femminile è una differenza che spicca rispetto a Lupo Solitario. Era ora! Cosa ti ha spinto ad inserire questo personaggio?

L’impostazione mi ha dato l’opportunità di introdurre nella storia un interesse amoroso di tipo tradizionale, che non fa parte della serie Lone Wolf. Non ho mai creduto che nel destino di Ls ci fosse la possibilità di trovare una partner femminile (o uno maschile). Ho sempre sentito che Ls dovrebbe essere quello che implica il suo nome. Con Fw c’è un sub-testo in cui Cal e Kate sono una coppia eterosessuale tradizionale, che arriverà a sposarsi ed avere figli. La loro prole rappresenterà l’inizio della prima generazione post-apocalisse. Sul piano della scrittura, da tempo volevo sperimentare nello stile delle avventure in solitaria l’introduzione di un interesse amoroso. È stata una sfida niente male, ma la storia e l’ambientazione erano adeguate. Ho ricevuto un sacco di lettere (e non solo da lettrici) che lodavano il modo in cui l’avevo gestita e spiegavano quanto la relazione avesse aggiunto alla profondità e alla credibilità del protagonista.

Il terzo libro è sicuramente il più drammatico della serie. La comparsa di un cecchino che fa fuori uno ad uno i compagni di missione è angosciante e inaspettata. Erano queste le sensazioni che hai cercato di provocare nel lettore?

Assolutamente sì. La zona Omega venne subito fuori tra i quattro libri come quello preferito dai lettori. Volevo introdurre questo tipo di dinamica in un’avventura in solitario, ma non mi si era mai presentata l’opportunità di farlo in Lone Wolf. Dopo due libri, il lettore di Fw ha stabilito molti legami con i membri della Colonia, diventati quasi un surrogato di famiglia. Sapevo che sarebbe stato contemporaneamente angosciante ed eccitante introdurre un cecchino nel terzo libro, e mi ha fatto molto piacere il modo in cui ha funzionato.

Molto emozionante anche il duello finale proprio contro il cecchino Varken, con la manifesta citazione della storica sparatoria di Tombstone all’OK Corral. Quello del vecchio West è un periodo che ti affascina particolarmente?

Sono sempre stato un grande appassionato del selvaggio West. Ancora oggi gioco abbastanza spesso in questo periodo ed ho una vasta collezione di miniature. È stato un caso fortuito che la progressione della storia abbia collocato Mark a Tombstone nel terzo libro. Ho visitato la città durante il viaggio, e decisi che l’avrei inclusa nel racconto. È stato il mio modo di rendere omaggio al genere Western.

L’ultimo librogame riserva parecchie emozioni. Di grande impatto è senz’altro la scena del processo contro il traditore. C’è un’ispirazione particolare? Il finale invece è sembrato un po’ troppo lieto!


L’idea del processo al traditore ha preso forma mentre scrivevo il secondo libro. Avevo già delineato il quarto, ma ho deciso di cambiare le linee originali per inserire questa sotto-trama. Sentivo che avrebbe aggiunto una nuova dimensione ed una maggiore profondità alla storia. Quanto al finale, ho deciso dall’inizio che dovesse essere il più lieto possibile. Dopo tutto quello che Cal aveva dovuto passare, pensavo che il lettore si sarebbe sentito un po’ ingannato se non avesse potuto godersi il successo e il riconoscimento meritato per aver completato questa difficile serie di avventure. C’è stata anche una certa pressione da parte del mio editore americano affinché si avesse un finale con una nota di speranza. Visto che questo era in linea con quanto avevo stabilito, non mi sono sentito indebitamente pressato nel porre fine in quel modo alla serie.

Perché far morire proprio all’ultimo la mitica spider che ha accompagnato Phoenix per tutto il viaggio? Che cattiveria!

Perde l’auto ma si tiene la ragazza... Meglio del contrario, no?!

Con questa serie si può dire che tu già nel 1988 avessi previsto l’aumento esponenziale di episodi di terrorismo. Durante gli attacchi a New York, Londra o Madrid hai pensato che scenari terribili come quelli ipotizzati nella serie si sarebbero potuti concretizzare? Che ne pensi della situazione attuale?


Quando ho scritto Guerrieri della strada non posso affermare di aver avuto una vera e propria intuizione sull’attuale situazione di terrorismo globale. Avevo pensato, a torto, che l’Unione Sovietica sarebbe potuta durare più a lungo di quanto abbia poi in realtà fatto. Tuttavia avevo la convinzione che le forme tradizionali di guerra avrebbero segnato il passo in favore di una guerriglia coperta come incarnato oggi dal modo di operare di Al-Qaeda. Essendo cresciuto nella Londra degli anni Settanta, gli atti di terrorismo (da parte dell’IRA) erano tristemente all’ordine del giorno, e penso che questo abbia avuto una certa influenza sul modo in cui pensavo la natura dei conflitti armati potesse cambiare negli anni successivi. In questo senso penso di avere previsto correttamente, purtroppo.
Per quanto riguarda la mia visione della situazione attuale, la mia risposta potrebbe occupare parecchie pagine. Mi limito a dire che ritengo l’attuale amministrazione statunitense la cosa peggiore accaduta al mondo negli ultimi otto anni. Ha causato danni terribili, che ci vorranno decenni per riparare. Attendo con ansia il prossimo novembre, quando l’incubo Bush-Cheney finirà.

Dopo Lone Wolf, ti piacerebbe sottoporre anche questa serie ad un restyling o un’espansione?

Non ho intenzione di farlo. Se avessi avuto intenzione di fare cambiamenti, sarebbero stati molto probabilmente alla timeline ed alla storia logica che porta fino all’olocausto.

Potremo mai leggere nuove avventure di Cal Phoenix?

Non in un futuro prevedibile, ma non lo escluderei del tutto...