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Recensione

Altre Serie : Il Peso della Cultura
Edizione Reborn Self Publishing 2017
autore/i Matteo Tolari
Recensore gpet74

“Caro lettore o cara lettrice, Il Peso della Cultura è il primo librogioco estremo della storia”. Questo è quello che si può leggere nelle prime righe dell’introduzione a questo esile Libro Game di appena 125 paragrafi. L’altra cosa che lascia perplessi e desta curiosità è il bollino rosso presente sul retro di copertina con il quale si consiglia la lettura ad un pubblico maggiore di quattordici anni.
Quindi è con la giusta dose di curiosità e aspettativa che ho approcciato questo misconosciuto libro gioco e devo dire che il regolamento e i primissimi paragrafi mi avevano quasi convinto.
Quasi…

Occorre spendere qualche parola sul sistema di gioco e sulla filosofia che sta alla base di questo libro, ben più e prima di prendere in considerazione altri elementi quali storia o qualità della scrittura. Il Peso della Cultura si prefigge di essere un meta-Libro Gioco, nel quale gli elementi della vita reale e le capacità effettive del lettore vanno ad influire sugli eventi della lettura (e viceversa). Infatti fin dalle regole il libro ci sconsiglia di affrontare la lettura seduti o stesi, ma in piedi, pronti a muoversi per casa propria e interagire con essa.
Infatti il lettore non impersonerà un qualche avventuriero di fantasia, bensì sarà sé stesso per tutta la durata della lettura.
Il libro comincia in bagno, sulla tazza del water dove il libro ci ha invitato a sederci.
L’impostazione del libro, e anche questa prima “ambientazione” di gioco, mi ha ricordato con un tuffo al cuore l’indimenticabile “Groucho Marx contro Frankenstein, la Mummia e il Vampiro sulla nave pirata in mezzo alla tempesta” di Beniamino Sidoti. Purtroppo né la qualità del testo né l’ironia e tantomeno la storia di questo libro possono essere neppure lontanamente paragonati a quella piccola perla della fine degli anni ’90.

La meccanica che gestisce il gioco è semplicissima, il libro chiede al lettore di mettersi venti monetine nella tasca sinistra dei pantaloni. Esse rappresentano i Punti Speranza. Man mano che questi vengono perduti il lettore dovrà trasferire le monetine nella tasca destra e se, in qualunque momento, non dovessero più esserci monete nella tasca sinistra il libro ci condurrà ad un bad ending. Tra l’altro al paragrafo 14, chiaro omaggio a Brennan.
Il testo presenta due stili differenti: le parti scritte in corsivo neretto descrivono ciò che accade nella fantasia, ossia ciò che il lettore deve immaginare stia accadendo per mandare avanti la storia, mentre le parti scritte normalmente si riferiscono al mondo reale e comprendono la richiesta di superare delle Prove. Si tratta quasi sempre di prove fisiche da realizzare nel mondo reale: trovare un oggetto, fare un qualcosa, ecc. Se il lettore non riesce a portare a compimento una di queste prove, perderà Punti Speranza (ossia le monetine), se si rifiuta di tentare ne perderà molte di più. In caso di successo in alcuni casi si potranno invece recuperare Punti Speranza.
È importante sottolineare come, sia che si superi la prova, che se la si fallisca o addirittura si rifiuti di tentarla, il testo ci farà comunque proseguire nella storia. Non vi sono bivi conseguenti al fallimento di una prova e anzi, a dirla tutta, ci sono ben pochi bivi in tutto il libro. La storia procede su un binario precostituito e le uniche opzioni sono: perdere perché si sono finiti i punti/monetine, incastrarsi di fronte all’unico enigma presente nel volume, oppure arrivare in fondo alla storia.
Ora due parole su storia e stile di scrittura. Ma proprio due, perché tre sarebbero già troppe. La storia è un nonsense, con zombi che arrivano dal nulla, portali che ci catapultano in improbabili mondi fantasy e poi di nuovo nel nostro mondo ad affrontare gli zombi. Presumo che l’intento fosse quello di creare una storia goliardica, nella quale la battuta salace e l’assurdità delle situazioni facessero passare in secondo piano l’inconsistenza di tutto il resto. Purtroppo, se questo era il tentativo, è fallito in pieno. Il libro è infarcito di battute che non fanno ridere e di personaggi che ammiccano al lettore, per fargli capire che sanno di essere personaggi di fantasia, come se la cosa dovesse risultare simpatica.

Ma sarò onesto, la cosa che più mi ha infastidito, anzi, la parola corretta è “scandalizzato”, è il tenore delle prove richieste dal libro, tutte da effettuare rigorosamente in solitudine all’interno di casa propria. Si va da un quasi inoffensivo “Roteare su se stessi il più velocemente possibile per sessanta secondi”, così da simulare lo spaesamento dovuto al passaggio in un portale dimensionale, fino all’insensato “prendi un fiammifero o accendino e bruciati un polpastrello” per simulare l’effetto di una palla di fuoco, oppure il “Prendi un ago o spillo e pungiti un dito fino a farne uscire il sangue, poi premi il dito sulla pergamena in questa pagina, per suggellare il contratto”, o ancora “Datti un pungo sulla tempia il più forte possibile e cerca di non svenire”. No, ma davvero? DAVVERO???
La cosa che maggiormente mi ha fatto schizzare in piedi, domandandomi se l’autore avesse pensato un solo attimo a quello che stava scrivendo, è quando ho letto questa prova: “Hai delle armi da fuoco in casa? Se sì prendine una, quindi fai finta di sparare agli zombi che anno invaso casa tua”

Devo aggiungere altro?
Questo libro non è un libro Game, non è nemmeno letteratura e la patina di sperimentalità di cui si ammanta, a mio parere, serve solo a coprire un’assoluta mancanza di idee.
Peggio, questo libro è pericoloso, invita a fare cose, nella solitudine di casa propria, potenzialmente dannose e autolesioniste.
Devo aggiungere altro?

Nota: alla luce di quanto detto qua sopra non ha senso di compilare il solito specchietto, con longevità, giocabilità ecc. Dare un giudizio, fosse pure negativo, a un’opera come questa, servirebbe solo a dargli dignità di opera interattiva. Cosa che personalmente mi rifiuto di fare e che non sarebbe confacente con la realtà dei fatti.

Longevità 0: 

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Difficoltà 0: 

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Giocabilità 0: 

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Chicca: 

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Totale 0: 

Dare un giudizio, fosse pure negativo, a un’opera come questa, servirebbe solo a dargli dignità di opera interattiva. Cosa che personalmente mi rifiuto di fare e che non sarebbe confacente con la realtà dei fatti.