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Recensione

Realtà Virtuale 3: Le Spire dell'Odio
Edizione EL 1994
autore/i Dave Morris,Mark Smith
Recensore Prodo

Le Spire dell'Odio è il terzo capitolo della collana Realtà Virtuale. Si continua con l'alternanza d'autori: dopo Morris tocca di nuovo a Smith prendere in mano le redini della serie e sfornare la sua creazione. Lo scambio progressivo mette in risalto le differenze qualitative che intercorrono tra i due scrittori: La Foresta degli Elfi infatti, confezionato dallo stesso Smith, si rivela un libro decisamente al di sotto della media, e Le Spire dell'Odio perpetra il trend negativo legato agli sforzi del coautore di Morris: non è solo un caso che la collana esprima il meglio di sé nei numeri curati direttamente dal creatore della serie.

Il nostro alter-ego, in questa occasione, sarà un esponente del popolo dei Judain, una razza dedita da sempre al commercio e all'accumulo di ricchezza che ha una comunità molto radicata nella città di Godorno, capitale del regno. In questa stessa città vive un tiranno senza nome, che opprime con crescente e maggiore determinazione gli abitanti imponendo tasse e balzelli. La vita consequenzialmente sta diventando più misera: come se non bastasse il male diffuso e radicato che affligge il centro urbano prende progressivamente la forma di un essere atavico e tremendo, tentacolare, identificato con il semplice appellativo di Hate, Odio.

Hate attacca e uccide incessantemente gli abitanti, creando uno stato di malcontento e terrore che il Tiranno cerca di contrastare addossando al popolo dei Judain le responsabilità dello situazione miseranda di Godorno, e incitando con leggi apposite gli abitanti a perseguitarli. Le assonanze tra la vicenda dei Judain e quella degli Ebrei sotto il regime Nazista è molto evidente: a cominciare dall'appellativo, simile a livello semantico ai Giudei con cui si identifica il popolo di Israele, passando per la persecuzione e lo sterminio, per finire con alcuni luoghi comuni che da sempre contraddistinguono agli occhi del mondo la razza ebraica (l'abilità nel commercio e la propensione ad accumulare denaro per citarne un paio).

Smith sconfina quindi, senza troppi complimenti, nella fanta-storia, inserendo nel suo libro problematiche sociali affrontate con estrema leggerezza. L'idea di confrontarsi in una sede ludica come quella caratteristica dei Librogame con argomenti simili non è di per sè sbagliata: se approcciata con sufficiente serietà può condurre alla creazione di autentici gioielli, come l'ottimo Time Machine "Missione a Varsavia". In questa occasione però la tematica è trattata a inizio libro per poi venire progressivamente relegata a un ruolo di contorno. Si lotta per il proprio popolo, è vero, ma l'idea della persecuzione poteva essere introdotta ugualmente senza scomodare elementi storici e sociali di cui poi si finisce per dissertare con faciloneria, rischiando di essere più irritanti che altro.

La struttura del libro è contraddistinta da una serie di passaggi obbligati degni del miglior Jackson: se questo può andar bene in serie dichiaratamente complesse, come Sortilegio, non ha alcun senso a mio modo di vedere in una collana come Realtà Virtuale, dove il punto forte della struttura regolamentare è l'assenza di dadi e la pretesa volontà di eliminare l'influsso del caso. Qui il caso non solo influisce pesantemente, ma fin dalle prime battute la narrazione è condizionata da scelte che, senza alcun elemento utile al discernimento, portano indifferentemente alla morte o al prosieguo del gioco.

Terminare il volume è perciò assai complicato, ed è praticamente impossibile farcela senza morire più volte. Questa propensione al "True Path" inizia già in sede di scelta delle caratteristiche da preferire al momento della costruzione del personaggio. Rinunciare all'Adattamento è quasi una follia, visto che l'abilità in questione finirà per consentire al lettore di superare molti dei punti critici presenti nel corso della storia. Lo stesso discorso vale per gli Incantesimi, necessari in più occasioni e fondamentali per recuperare un oggetto in particolare, che ci servirà poi per affrontare Hate una volta giunti all'epilogo. Inoltre, a inizio vicenda, se non si sceglie una caratteristica tra Agilità e Sopravvivenza, è impossibile uscire e rientrare da Godorno (passaggio obbligato per proseguire con l'avventura) senza morire o perdere tutti gli oggetti.

Irritante è anche la necessità iniziale di impossessarsi di un diamante che poi è possibile rivendere a un mercante per 1000 pezzi d'oro; per riuscire a farlo è obbligatorio compiere un'unica scelta ben precisa, non pienamente logica tra l'altro: tutte le altre strade porteranno inevitabilmente a non poter recuperare il prezioso con conseguenze letali. Senza i soldi infatti è impossibile acquistare i coltelli e la pozione medicamentosa, due oggetti che, a seconda del modo con cui si affronterà Hate, saranno direttamente o indirettamente fondamentali per la riuscita della nostra impresa.

Un libro quindi decisamente complesso, con percorsi tortuosi e spesso insensati, ed evoluzioni irritanti: sovente alcune nostre scelte vengono travisate e si finisce per ottenere effetti che vanno oltre le nostre intenzioni. Se io per esempio aiuto un mio conoscente rinchiuso nelle prigioni non vuol dire che, non appena l'ho liberato, devo automaticamente uscire dall'edificio senza esplorarlo. Ho solo aiutato un amico: questa spinta a evoluzioni della trama coatte non indica una voluta tendenza ad aumentare la difficoltà per rendere più impegnativa la risoluzione della vicenda; è invece un evidente risultato legato ad un cattivo settaggio della complessità del libro, e ad una fase di test, una volta completata l'opera, probabilmente frettolosa e mal gestita.

Le note positive sono invece riscontrabili, a mio modo di vedere, nell'ambientazione e nella caratterizzazione di alcuni personaggi: l'irresoluto Caiaphas trasmette molto bene l'idea dell'uomo potenzialmente coraggioso ma incapace di assumere il comando del suo popolo in difficoltà, così come è resa ottimamente la figura di Lucie, donna doppiogiochista e senza valori che non siano quelli riconducibili al suo interesse personale, che non conosce sentimenti come la generosità, ma comunque, a causa della sua bellezza e del suo carisma, in grado di esercitare un certo ascendente sul protagonista (che in ogni caso dovrà infierire su di lei senza pietà se vorrà distruggere Hate).

Buona anche, a tratti, l'ambientazione: l'idea della città in preda all'orrore e incapace di frenare il suo declino in alcune occasioni è resa molto bene (impressionante la descrizione del canale pieno dei cuori delle persone dilaniate dall'Odio). Peccato che in altre circostanze tale caratterizzazione venga persa di vista, e il susseguirsi dei paragrafi diventi spesso una vuota descrizione di eventi poco legati alla situazione che stiamo vivendo e anche piuttosto noiosi.

Longevità 7: 

Il libro di per sé riesce a creare una certa atmosfera, e tutto sommato a far immedesimare nel personaggio. Soprattutto all'inizio la voglia di vedere come si evolverà la situazione c'è, e non vi consentirà di metterlo da parte facilmente. L'alta difficoltà porterà qualcuno ad abbandonare l'impresa senza completarla, ma per chi non si lascia scoraggiare ci sarà da giocare (e leggere) per un po'.

Difficoltà 5: 

Troppo difficile: mal calibrato fin dall'inizio, costringe spesso a salti mortali per evitare di vedere il proprio alter-ego morire prematuramente. Scelte decisive prive dei giusti elementi che mettano sulla strada e situazioni senza sbocco completano il quadro, non certo esaltante. Anche le caratteristiche sono state gestite male: impossibile prescindere da alcune di esse, inutile invece optare per altre.

Giocabilità 5: 

La struttura della storia è potenzialmente ben congegnata, ma l'alta difficoltà, e la presenza eccessiva di situazioni di scelta "costretta" rendono impossibile terminare il libro senza morire molte volte. Per riuscire a sconfiggere Hate è necessario trovare almeno due oggetti e ottenere una parola d'ordine correlata ad uno di essi: sarà però inevitabile nel corso dell'avventura prendere decisioni fondamentali spesso senza avere i necessari elementi per discernere, ma in modo completamente casuale. Anche la scelta delle caratteristiche non è libera: alcune, come Arte Marinara e Sopravvivenza, sono quasi completamente inutili, mentre altre, vedi Incantesimi e Adattamento, praticamente imprescindibili. Si poteva certamente fare meglio.

Chicca: 

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Totale 5.5: 

Un volume mediocre: le basi per tirare fuori dal cilindro una signora opera c'erano tutte. Peccato che all'ottima struttura di partenza non abbia fatto seguito una realizzazione all'altezza delle premesse.