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Recensione

Sagard il barbaro 1: Il Dragone di Ghiaccio
Edizione Librogame's Land 2006
autore/i Flint Dille,Gary Gygax
Recensore Mornon

Primo volume della quadrilogia di avventure che vedono protagonista Sagard, giovane barbaro proveniente dal nord delle Flanaess, l'ambientazione di Greyhawk utilizzata dall'autore Gary Gygax per la versione originale di Dungeons&Dragons.

La vicenda comincia con il giovane Sagard che decide di partecipare all’Ordalia del Coraggio, una prova che gli permetterà di entrare nella Loggia dei Guerrieri della sua tribù, facendo definitivamente di lui un uomo.
L’Ordalia consiste nel lasciare il villaggio e girare in lungo e in largo per le montagne circostanti, affrontando tutte le avventure che dovessero capitare sulla propria strada e riportandone indietro dei “Trofei”. Alla fine delle varie imprese, i guerrieri della Loggia valuteranno i trofei di Sagard e decideranno se egli può entrare nel loro numero.

Con questa trama semplice ma efficace, il giocatore/lettore del libro può lanciarsi nelle avventure che attendono il proprio alter ego barbarico, facile da immaginare come un ragazzone muscoloso e ingenuo, alle prese con un mondo selvaggio.

Nella sua prima avventura, in cerca del maggior numero possibile di Trofei, Sagard affronterà man mano leoni di montagna, altri barbari, guerrieri del Grande Regno di Aerdy, mercanti di schiavi, orsi giganti e l’inquietante Saggio del popolo Fruztii.
Infine, dopo aver saputo dalla bella Glenda dell’esistenza del Dragone di Ghiaccio, una creatura di cui nessuno conosce la vera natura, si metterà sulle tracce di tale mitico essere.
Verso la fine del libro, Sagard potrebbe così giungere presso i resti di un antichissimo complesso sotterraneo, realizzato in età antidiluviana dalla “civiltà gondoriana”, nelle cui profondità si dice riposi il misterioso Dragone. Dopo una serie di incontri misteriosi, come gli Zokaper (zookeeper?) e i Teknikan (technician?), Sagard arriverà alla presenza del Dragone di Ghiaccio, in realtà un macchinario il cui “cuore” è un rubino immenso che emana l’energia necessaria a tenere in funzione tutto il complesso. Quest’ultimo, poi, altro non è che un antico zoo messo in piedi dai Gondoriani e di cui si chiederà conto al lettore in uno dei passaggi finali della storia.

Al di là di quest’ultima trovata, che ritengo abbastanza stupida, il libro scorre così molto facilmente, da un aggancio iniziale semplice ma molto pratico (“vai in giro, imbarcati in tutte le avventure che puoi e riporta indietro dei Trofei”) fino al doveroso rendiconto finale di quanto si è realizzato.

Una volta tornati al villaggio ed essendo giunti al cospetto dei guerrieri della Loggia, il numero e la qualità dei Trofei determina il grado di vittoria raggiunto, da una possibile sconfitta che obbliga a ricominciare a un trionfo eclatante che allude ad una futura vita da eroe impavido e avventuriero.

La struttura dei paragrafi e delle scelte da compiere segue una “trama” ben precisa, con diverse varianti possibili e alcuni punti di intersezione dei vari “path” lungo il percorso. Non esistono finali negativi oltre la morte in combattimento e in generale il livello di difficoltà è basso, con una serie di avversari equilibrati alle capacità dell’eroe protagonista. Non sono necessari nemmeno oggetti speciali particolari o parole chiave da raccogliere lungo il percorso e tutto scorre facilmente verso il finale, positivo o negativo che sia.

Longevità 8: 

Il sistema dei Trofei e le varie scelte che si possono effettuare per strada garantiscono secondo me un certo piacere nel rigiocare l'avventura. Inoltre, se il lettore intende proseguire nella saga, sarà necessario che rigiochi attentamente tutto il libro per ottenere il massimo dei potenziamenti e degli oggetti disponibili, nell'ottica di affrontare le avventure successive nel migliore dei modi.

Difficoltà 6: 

Il libro è molto facile da portare a compimento. In particolare, se le scelte che si seguono possono determinare il numero dei trofei raggiunti e quindi sono determinanti, non vi sono (quasi) mai combattimenti impossibili o anche solo difficili. A questo si aggiunge il fatto che è possibile trovare per strada oggetti che migliorino le capacità di Sagard e punti esperienza che permettono di salire di livello, che dalla maggiorparte dei combattimenti è possibile fuggire e che al termine dello scontro si recuperano sempre molti punti ferita. Insomma, Il Dragone di Ghiaccio è abbastanza facile da giocare, forse anche troppo.

Giocabilità 7: 

Il libro scorre senza problemi, ma un grosso ostacolo è costituito dal regolamento dei combattimenti, che, pur nella sua semplicità, crea dei combattimenti sinceramente troppo lunghi e fastidiosi da giocare. Un fattore che riduce un'esperienza di gioco senz'altro positiva.

Chicca: 

/

Totale 7: