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Recensione

Oberon 1: Oberon il giovane mago
Edizione  
autore/i Ian Page,Joe Dever
Recensore spadadelsole

Nel primo volume di questa collana, spin-off di Lupo Solitario autorizzato dallo stesso Dever e realizzato da Ian Page, inizieremo la nostra ricerca, navigando fino al porto di Suni.

Un giovane mago contro un vasto impero, uno scenario molto complesso, e già dalla prima scelta comprenderemo bene quanto la magia sia utile, dato che poter controllare gli elementi con il nostro potere ci consentirà di risparmiare molto tempo e fatica. Si consiglia di raggiungere la città di notte e vendere la barca, così da poter comprare preziose e utili pozioni.

Comunque vada saremo arrestati ma, provvidenzialmente, nelle carceri di mamma Uba, feroce governatrice, incontreremo personaggi importanti, in primo luogo il mercante Chan e la mitica Tanith, giovane strega in cerca di libertà. Avremo vari modi di fuggire impiegando la magia: il più pirotecnico prevede l’uso della negromanzia, che ci consentirà di assistere a una scena allucinante e indimenticabile.  Con i due nuovi alleati Tanith e Chan riprenderemo il viaggio alla ricerca dei Kundi e personalmente ho provato una certa impressione nel vedere una simile coppia: un anziano che ha viaggiato in tutto il Magnamund del sud ed un giovane che non ha visto altro che la sua isoletta e, a far da corollario, una giovane ragazza graziosa e cinica. Avremo varie occasioni per lottare contro gli Shaddaki e non solo: consiglio di cercare un saggio che ci darà una preziosa forma di supporto, e di aiutare i soldati di Durenor di scorta al famoso Rendalim in cerca di medicine contro un’epidemia di peste.

Ma presto, nell’atmosfera di dolorosi addii che caratterizza la saga, arriveranno le lacrime: prima il duello contro il potentissimo Krimmer che ci porterà via tantissimi punti oltre alla vita di Tanith, e poi il terribile inseguimento a opera dei rospi giganti che, per quanto tenteremo di impedirlo, porteranno via Chan.
Rimasti soli, in un crescendo da incubo, entreremo nei territori delle mantidi giganti, un vero esercito che logorerà i nostri poveri punti vita già compromessi: quando tutto sembrerà perduto, arriveranno a salvarci proprio i Kundi, che stavamo così disperatamente cercando. Superata una prova di intelligenza, risolvendo un enigma, accetteranno d’aiutarci. Così si conclude il capitolo introduttivo della nostra avventura, che è però ben lontana dall'aver raggiunto il suo epilogo.
Oberon il Giovane Mago apre la saga e si rivela un grandissimo primo volume; per certi versi, è effettivamente il migliore della serie, anche se, personalmente, trovo che La Guerra dei Maghi sia migliore. In particolare riesce nel difficile compito di spiegare il regolamento e la struttura di gioco, facendoci capire che non ci troviamo innanzi a un mero clone di Lupo Solitario, e mostrandoci come Oberon sia un personaggio a tutto tondo. Ci accorgeremo anche di come la magia sia molto diversa da quella di altre collane come Sortilegio o Alla Corte di re Artù, altro elemento che contribuisce ad aggiungere innovazione al concept di fondo dell'opera.
Anche il sistema di combattimento risulta piuttosto originali, non tanto a livello di struttura (ispirata chiaramente a quella brevettata da Dever per Lone Wolf); quello che colpisce è la capacità di Page di raccontarci quello che i personaggi provano e sentono durante gli scontri, non solo quello che materialmente accade.

La vera natura del percorso rimane controversa, dato che sembra molto aperta ma, di fatto, per evitare di perdere tutti i punti vita (che sono pochi e difficili da recuparare, e ci vengono sottratti con estrema facilità) e non incappare nelle molte morti istantanee è necessario seguire un percorso ben preciso, quasi un true path.  La difficoltà è effettivamente molto alta per i motivi succitati, e gli scontri i corpo a corpo sono sempre da evitare visti gli enormi costi che comportano in termini di energia: meglio fulminare a distanza con l’asta.
Particolarmente deprimente è l’ultima istant death del volume: ci viene detto di fuggire dopo il primo scontro ma, se saremo così abili (o disperati) da aver abbattuto il nostro avversario (una mantide) al primo attacco… moriremo! Una scelta insensata che potrebbe a buon diritto essere considerata a livello di bug.
La storia è davvero bella e toccante, perfetta introduzione alla serie come già detto e caratterizzata da una longevità altissima, soprattutto se cederemo alla tentazione di sviscerarne ogni possibile evoluzione.
Lo stile di scrittura è simile quello dei primi volumi di Lupo Solitario, contraddistinto da paragrafi brevi, essenziali e per questo suggestivi e dall’alta interattività.

Longevità 7: 

Soggettiva: se ci si lascia conquistare dall'ambientazione e dalla storia si possono perdere intere ore alla ricerca del percorso migliore, nel tentativo di sviscerare ogni possibile evoluzione del volume. Vista l'enorme difficoltà però, qualche defezione in tempi brevi è da mettere in conto.

Difficoltà 7: 

Troppo alta, tra punti vita che si perdono a valanga e instant death come se piovesse. E' un volume che richiede pazienza e lotta alla frustrazione, anche considerando la presenza di una sorta di true path mascherato. Chi avrà però la forza di perseverare proverà un'enorme soddisfazione nel riuscire a completare la missione.

Giocabilità 9.5: 

Sistema di gioco ben pensato, ispirato a Lupo Solitario ma con alcune interessanti personalizzazione, stupenda l'ambientazione, che riesce a integrarsi alla perfezione con quella classica del Magnamund, ottime anche la caratterizzazione dei personaggi e la verve narrativa dell'autore, semplice, funzionale e coinvolgente. Cosa si potrebbe desiderare di più?

Chicca: 

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Totale 8: 

Un grande libro, ottimo inizio di una nuova serie con un nuovo, affascinante, eroe.