La vita scorre placida per Robin e compagni e non si aspetta altro che l’arrivo di una festa locale: un rito pagano, ma a cui partecipa tutto il paese, parroco compreso, in cui si porta in giro una testa d’ariete e la si immola per propiziarsi buoni raccolti e scacciare il malocchio.
Ma sarà solo questo? Strane cose stanno accadendo ed un bizzarro nobiluomo francese ha fatto la sua comparsa, uomo che si dice sia esperto di scienze occulte. Queste e altre stranezze sconvolgono la quotidianità e a Robin non resta che investigare.
Inizia una storia particolare, divisa tra avventura e investigazione, ove il nemico potrebbe trovarsi ovunque così come potrebbe non esistere, ove l’onirico e la realtà si scambiano di posto facilmente. Solo con il duello finale scopriremo la verità e salveremo vasti territori dall’incubo che sta per risvegliarsi.
Impossibile poi, non citare il gioco del cappuccio, tenzone memorabile che si tiene tra tre villaggi subito prima del rito pagano, in cui gli abitanti devono portare una sorta di copricapo alla locanda del proprio paese. Una gara senza colpi proibiti, in tutti i sensi e a cui potremo decidere di partecipare o meno. Accettare può avere i suoi vantaggi e di certo assicurarci un gran divertimento, ma anche cedere il posto a little John avrà i suoi lati positivi.
Un ulteriore problema sarà dato dalla difficoltà: l'intreccio, oltre a non essere facile di per sé, rischierà di virare verso l'impossibile al momento del duello finale, perché il ritrovamento di due oggetti apparentemente anonimi e senza importanza all’inizio potrà rivelarsi una trappola mortale. Oggetti di cui, poi, difficilmente potremo sbarazzarci. Anche il resto del combattimento sarà più o meno abbordabile a seconda di alcuni segreti che avremo scoperto o meno.
So che valutare questo volume non è cosa facile, in quanto Robin Hood è una serie piuttosto controversa, in cui alcuni preferiscono nettamente il primo volume, altri il secondo. Io mi schiero decisamente per il secondo volume, dato che il primo mi sembra piuttosto limitato e scheletrico, una sorta di versione ridotta, di prova generale in vista del successivo capitolo. Il primo mi sembra altresì un libro che, scritto forse un po’ troppo di corsa, pur non tradendo la serie, non le rende nemmeno giustizia.
Un'opera che, per certi versi, è una parodia del genere librogame per vari motivi. In primis perché l’avversario di turno non è caratterizzato, non si sa cosa vuole, se non alla fine, né si sa il perché sia lì e agisca in determinati modi. Inoltre lo schema è piuttosto aperto perché possiamo scegliere tra varie opzioni e percorsi ma, dato che alla fine si arriva comunque al rito, non ha senso rischiare la pelle e i punti di potere optando per sfide più complesse.
Un’organizzazione senza nerbo ove tutto va bene, o forse dovrei dire va male, a seconda se avremo trovato o meno, quasi a inizio narrazione, i due oggetti misteriosi e assassini. La traduzione, poi, ci insegna parole assurde come “Panfrutto”, “Sciamito”, “Capitozzati”, che un po' stonano e contribuiscono ad abbassare la godibilità generale de Il Demonio del Re.
Longevità 6:
Scarsa: data la brevità e l’inutilità di molte scelte un paio di letture basteranno.
Difficoltà 6:
Non molto ben calibrata per vari motivi: un inganno disumano iniziale, l’impossibilità di avere abbastanza punti per la personalizzazione del personaggio e la quasi impossibilità di concludere l'avventura con il punteggio massimo.
Giocabilità 7:
Buona, dato che, anche se la storia è quello che è, Robin resta Robin e il carisma del personaggio garantisce all'intero apparato una marcia in più. Inoltre il clima particolare che respiriamo durante la lettura e l’investigazione contribuiscono ad innalzare la votazione, supportata anche da un discreta vena narrativa dell'autore.
Chicca:
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Totale 6.5:
Un volume scritto un po’ di corsa, malgestito al punto di sembrare solo una sorta di prologo del successivo, a mio parere decisamente migliore. Intendiamoci niente di orribile, ma tirando le somme merita una salda sufficienza e nulla di più.
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