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Recensione

Misteri d'Oriente 8: Shangri-la!
Edizione Librogame's Land 2015
autore/i Federico Bianchini
Recensore Anima di Lupo

Tra le vette innevate dell'Himalaya sorge un antico monastero buddhista. L'ultima tappa del percorso intrapreso anni fa dal Prete Gianni, mistico personaggio tra storia e leggenda, assai risoluto nel raggiungere Shangri-La, la città perfetta fatta della stessa materia di cui son fatti i sogni.

Questa bellissima avventura, l'ottava (e ultima) della serie e la terza scritta dal bravo e prolifico utente di LGL Federico Bianchini, è ambientata interamente in Tibet, tra le montagne più alte del mondo. Non è un caso essere così in alto: siamo appena sotto il cielo e ci si sente più vicini a Dio e a quella Shangri-La tanto cercata. Il mortale e soffocante deserto del Ge Bì, raccontato nel precedente volume, lascia il posto a un'ambientazione montana, fredda e glaciale.

Sentiamo nei primi paragrafi tutta l'assenza del mondo, che sovente ha accompagnato il Prete Gianni nei suoi viaggi nelle terre d’Oriente. La ricerca della misteriosa Shangri-La è stata spesso una missione in solitario, a caccia di un anelito viscerale, verso qualcosa che forse nemmeno esiste. Gusto dell’avventura e misteri d’oriente non sono mai mancati nei primi 5 volumi e va riconosciuto all’autore delle tre fan fiction (volumi 6,7 e 8) il prestigioso traguardo della continuità tra passato e futuro.

Sulla strada incontriamo delle persone, per lo più contadini e mercanti, che fanno tutti parte di un mondo a sé stante. Camminiamo verso un monastero isolato da tutto e autosufficiente. In quel luogo mistico ci daranno le ultime risposte: "Dov’è Shangri-La?" "Come si apre il Terzo Occhio?" "Dove si prende la via per la città misteriosa?".

Non è un caso che la religione/spiritualità abbia un forte impatto nella prima parte della storia. I monaci, molto severi, hanno tutt'altro cui pensare che a un crociato cristiano. C'è da mandare avanti un monastero, qui sull'Himalaya, e il Prete Gianni non sarà accolto come un messia o un personaggio famoso ma come un aspirante monaco buddhista. Tutta la prima parte del volume, ambientata tra le mura della lamaseria, è un autentico capolavoro. L'autore è prolisso, bisogna dirlo, ma stiamo affrontando l'ultimo capitolo di una serie storica e documentaristica.

C'è tanto da spiegare e da dire. Non sarebbe stato opportuno puntare tutto sull'azione: sentimento e descrizione ci stanno benissimo e per farle affiorare c'è bisogno di parole. Le instant death saranno molte fin da subito e per un "novellino" sarà impossibile finire la missione positivamente. Ho giocato molte partite con un personaggio senza passato ed è evidente che non sia possibile raggiungere Shangri-La senza i bonus potenzianti acquisti nelle precedenti avventure.

Fondamentali, soprattutto, sono corpo e mente che un personaggio nuovo avrebbe (entrambe) solo a +1. Ma in fondo è giusto così perché questa serie è più che mai da leggere tutta d'un fiato da Alamuth ad Agarthi, per poi godersi con calma il finale tibetano.

L'autore, ben documentato, ci fa scoprire molte cose sul monastero Ganden e sul mondo buddhista, intercalando a tutto ciò il filone fantasy, avvincente come al solito: nei sotterranei della lamaseria è stato rinchiuso un monaco malvagio, il cui spirito è talmente potente che riesce comunque a uscire nelle notti di luna nuova per terrorizzare (e uccidere) i confratelli.

La nebbia che aggredisce i monaci di notte non è però una personificazione del male, ma è il male stesso, nella sua essenza più pura. La voglia di "risanare" il monastero, troppo a lungo sotto l'oppressione di forze antiche e apparentemente invincibili, ci spalanca le porte della seconda parte dell'avventura: la scorribanda all'esterno, sui picchi himalayani per cercare un libro maledetto, unica speranza per completare la missione.

Tra lande ghiacciate, vette battute da vento e sentieri innevati raggiungeremo la grotta dove si nascondono i Tcho Tcho, un brutale popolo delle montagne dedito al cannibalismo. In un crescendo di difficoltà, torneremo al monastero, dove la terza e ultima parte del volume ci metterà di fronte uno scontro mortale con l'essere immondo riprodotto in copertina.

Il gran finale è tutto per il Prete Gianni, che grazie al Terzo Occhio vede strade che noi non possiamo vedere e raggiunge senza problemi Shangri-La. La città è descritta bene nell'ultimo paragrafo, anche se l'autore ha pensato di aggiungere un Epilogo, alquanto appropriato, alla storia per spiegare meglio ciò che Shangri-La rappresenta.

Longevità 9: 

Il librogame è molto longevo nonostante la storia sia abbastanza lineare e si sviluppi su sezioni predefinite (monastero, missione in montagna e scontro finale). Ogni sezione ha però ottime ramificazioni, intelligenti nella prima parte quando dobbiamo "emergere" per riuscire a parlare con il maestro Je Tsongkhapa, l'unico che potrà aprirci il Terzo Occhio (elemento imprescindibile per raggiungere Shangri-La) e avvincenti nella seconda parte, quando dobbiamo raggiungere la tana dei Tcho Tcho per recuperare il libro maledetto Si Rén Shu (una specie di anti-Bibbia, fonte del male puro). Qui l'autore è bravo a dare un'impressione di profondità al percorso sull'Altopiano di Tsang, che tanto profondo poi non è. Nella terza parte (il ritorno al monastero e lo scontro con You Seng) non ci limitiamo al solo combattimento ma abbiamo ancora scelte delicate da fare, segno che indica la cura con cuè stato gestito il finale.

Difficoltà 8: 

Per chi gioca l’avventura in serie, la difficoltà è alta ma non frustrante mentre per chi volesse intraprendere la missione come libro singolo è impossibile terminare la storia positivamente. I dadi contano tanto durante tutta l'avventura (il ruolo incisivo della sorte è una costante nella serie Misteri d’Oriente) e ciò può comportare attacchi furiosi di sfortuna. Consiglio di restare calmi e ricominciare dopo una pausa di qualche ora. Completare il LG regolarmente è, infatti, possibile e molto gratificante. I combattimenti sono ostici con valori bassi di Forza mentre il loro meccanismo non credo abbia bisogno di presentazioni perché è universalmente riconosciuto come uno dei migliori sistemi di combattimento nel mondo dei librigame.

Giocabilità 9: 

Che la serie Misteri d'Oriente abbia delle meccaniche di gioco straordinarie non lo scopro certo io oggi. L'autore ricalca alla perfezione gli elementi tradizionali utilizzati dal gruppo di progettazione francese degli anni '80: danno nei combattimenti pari alla differenza tra le forze d'attacco, recupero di oggetti preziosi, narrativa storico-culturale approfondita, bivi intelligenti, alcuni oggetti (e incantesimi) utilizzabili solo se acquisiti in libri precedenti, instant death, combattimenti multipli ecc. C'è sempre qualcosa di bello da fare nonostante, come già accennato sopra, numerosi paragrafi siano corposi e descrittivi.

Chicca: 

È possibile raggiungere Shangri-La con una strada alternativa, molto suggestiva, percorribile risolvendo l'enigma del paragrafo 79. In questo percorso, sul dorso di un drago, voleremo nei cieli tibetani facendo tappa, a ogni paragrafo, in tutte le nostre avventure precedenti. La via sarà percorribile soltanto rispondendo correttamente a interessanti domande sul nostro passato.

Totale 9: 

L'emotività che traspare nei capitoli finali ha un impatto decisivo sulla mia valutazione. Se si scrive l'ultima parte di una lunga storia, bisogna calcare la mano sull'aspetto narrativo. L'autore c'è riuscito, in soli 270 paragrafi, senza perdere nulla dal punto di vista della giocabilità. Le clessidre rovesciate, simboli dell'infinito, sulle guglie dei minareti di Shangri-La ben si accostano alle ultime parole rivolte al Prete Gianni ma anche a noi: questa avventura ti ha fatto sognare, ti ha fatto soffrire, ti ha fatto tumultuare il cuore, ti ha fatto compiere imprese straordinarie, ed è per questo, valoroso "lettore", che non la dimenticherai mai.