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Recensione

Horror Classic Priuli e Verlucca 1: Il Castello di Dracula
Edizione Priuli e Verlucca 2022
autore/i James Herbert Brennan
Recensore Dragan

“Bentornati in mia casa!”


Una nuova veste tipografica ed editoriale per riproporre sul mercato, cambiato nell’aspetto e nella traduzione ma non nel gioco, uno dei classici dell’età d’oro dei librogame. Queste sono le scelte nette alla base del volume “Il castello di Dracula”, di James Herbert Brennan, che segna il ritorno di un titolo popolarissimo ai tempi dei librogame EL e al contempo l’esordio sul mercato a bivi di Priuli & Verlucca, editore fin qui impegnato in tutt’altro tipo di pubblicazioni.

La casa editrice è nata, infatti, nel 1971 dalla collaborazione tra Gherardo Priuli e Cesare Verlucca. In un primo momento ha sviluppato come tema centrale la montagna in tutte le sue sfaccettature, per poi allargare la propria attività ai più disparati settori, che fossero saggi testuali o raccolte fotografiche di grandi artisti. Con questo volume, si è aggiunta alla squadra di editori del “Rinascimento”.

Dietro l’operazione si cela la mente di Alessandro Stanchi, direttore della collana denominata “ludo-libri” nell’ennesimo neologismo che va a sommarsi alla già lunga lista di sinonimi per chiamare un librogioco. Stanchi è stato tra i protagonisti delle prime partecipazioni di Joe Dever alle fiere in Italia e in seguito ha avuto a lungo la responsabilità editoriale delle prime ristampe della serie Lupo Solitario. Ora torna curando un altro dei grandi del passato.

A lui vanno attribuite la selezione dell’autore e dell’opera, la trattativa per l’acquisto dei diritti non certo a buon mercato, nonché la traduzione, cui assicura di avere posto particolare attenzione. Questo perché nella rimaneggiata versione EL, secondo il nuovo curatore certe situazioni erano state edulcorate o addirittura del tutto cancellate: di qui è scattato un lavoro di ripristino di intere frasi saltate o di avvenimenti modificati, perché ai tempi giudicati inadatti ai bambini. La nuova versione promette, e in effetti pare mantenga, di essere finalmente fedele al testo.

Un altro elemento di cambiamento sono le illustrazioni riprodotte dall’artista Panaiotis Kruklidis ingaggiato da Stanchi per l’occasione. Molto convincenti sono le immagini interne che rinunciano alle scale di grigi tanto in voga nelle opere moderne per un disegno al tratto, solo bianco e nero netti, di chiaro gusto retrò ma anche di immediata leggibilità e sicuro fascino per le atmosfere tenebrose di un testo come questo. Tavole che, peraltro, ricalcano, con solo qualche cambio di prospettiva e dettagli, esattamente gli stessi soggetti dell’apparato originale di Tim Sell: una scelta voluta, per essere il più fedeli possibile all’originale, di cui pare lo stesso Brennan si sia mostrato a dir poco entusiasta.

Qualche entusiasmo in meno in chi scrive ha destato, di primo acchito, la copertina, meno ammaliante dell’originale di Sell, ancorché senz’altro ben fatta e priva di difetti evidenti. Ma va anche detto che la nuova cover aveva un compito legato a un target di riferimento, quello dei ragazzi nella fascia d’età dagli 8 ai 13 anni. Scopo dichiarato, indirizzare questo volume non solo ai cresciutissimi giovani dell’epoca, ma anche e soprattutto a quelli di oggi.

Fin qui le novità. Diverso, invece, è stato il comportamento di questa nuova incarnazione a bivi del vampiro più famoso di sempre in materia di funzionamento del gioco, cui diversi revisori negli anni avevano fatto le pulci, portando alla luce numerosi errori di progettazione ascrivibili senz’altro all’inesperienza di coniare un librogame di tale complessità tecnica e geografica nell’ancora acerbo 1986.

Dalla “geografia impossibile” del dungeon del castello, all’incontro in deja vu di nemici redivivi e situazioni già avvenute al ripasso negli stessi paragrafi, senza meccanismi di controllo dei cambiamenti, fino alla ricerca di oggetti viziata dal verso in cui ci si dirige da un punto all’altro, che conduce a effetti diversi e positivi o nefasti a seconda del caso e della direzione.

Ebbene, in questo caso, nulla è stato modificato nel nuovo volume Priuli & Verlucca. Con il conforto di una prova di gioco in cui si è approdati alla fine con successo anche dopo tutti questi anni di naftalina, la decisione è stata quella di non intervenire sui meccanismi di funzionamento lasciando tutto esattamente com’era e dov’era.

A partire dalla distinzione tra paragrafi di descrizione luogo, Loc, e di narrazione, Act, la cui alternanza spezza tutto il fascino della fantasmagorica prosa di Brennan, costringendo, specialmente all’inizio, a continui e fastidiosi salti di pagina che nell’ottica di un lettore moderno, a digiuno dei “classici”, costituiranno senz’altro un difetto. Anche perché dai Loc arrivano statiche descrizioni che sono di puro ornamento, senza elementi magari nascosti utili ai fini del gioco. Qualora possibile, un intervento più massiccio di fusione e armonizzazione di queste due parti, se forse avrebbe fatto gridare qualche purista al falso storico, avrebbe senz’altro portato alla nascita di un’opera ben più fresca e scorrevole di quella originale, sebbene non più identica.

Questa è la cosa più importante da sapere per chi anela questo volume: acquisterà esattamente lo stesso contenuto dell'originale EL, seppur con un nuovo apparato grafico e una traduzione migliorata a partire dal titolo, ora tarato su quello originale britannico. In più ci sarà anche una carta geografica storica della Transilvania, affascinante elemento decorativo. In meno, ci saranno i dati stampigliati in alto sulle pagine: serviranno dadi fisici o una più moderna app.

Passando alla descrizione del gioco e della trama, essendo opera ben nota e magnificamente sviscerata per anni su queste pagine, sarà bene sintetizzarne giusto una panoramica. Di fatto nel libro sono intarsiate due avventure separate: i paragrafi pari sono riservati a chi sceglie di impersonare Jonathan Harker, avventuriero cacciatore di vampiri; quelli dispari raccontano la vicenda del Conte in persona. Entrambi hanno 100 punti di vita di partenza, ma il Conte ne perde due per ogni paragrafo e ha vari modi per recuperarli.

Ambedue i personaggi vantano statistiche di Velocità e Coraggio che si sommano per attaccare in combattimento, e di Forza e Abilità, che sommate producono il danno inflitto. Come d’abitudine nei libri anche migliori del passato, avere fortuna o malasorte nei lanci iniziali produrrà dei caratteri fortissimi oppure pusillanimi che avranno numerose oppure risibili possibilità di concludere con successo la propria avventura.

Ci sono poi le capacità soprannaturali o Psico per entrambi, oltre a una serie di discipline peculiari di ciascuno dei protagonisti. Presente anche un inventario di oggetti, il cui uso è lasciato molto alle regole che decide di darsi il lettore. Basti pensare che oggetti decisivi potranno essere trovati o meno senza essere poi richiesti alla resa dei conti finale!

Sempre dal lancio di dadi dipendono la scoperta e l’utilizzo, o meno, dei numerosi passaggi segreti tra i diversi Loc del Castello, che renderanno ancora più disorientante l’esplorazione. Ma sarà bene concentrare i propri sforzi anche su questa feature, perché solo dalla scoperta di un passaggio segreto dipenderà l’approdo a felice conclusione dell’avventura di Harker; quanto a quella di Dracula, sarà "sufficiente" scoprire ben 12 chiavi che porteranno a conquistare altrettanti medaglioni zodiacali: rigidissimo il true path “concatenato” per scoprire l’ultimo, senza il quale sarà impossibile anche solo sfidare la propria nemesi Van Helsing.

Procedendo alle valutazioni, dovendo in premessa lodare lo sforzo economico ed editoriale di riportare un classico sugli scaffali, sarebbe ingeneroso, comunque, valutare questo libro solo per le asperità del gioco. Molto più godibile e attraente è ammirare la qualità letteraria, molto più apprezzabile è gustarsi l’umorismo spesso sottile e talvolta sguaiato impresso da Brennan come inconfondibile marchio di fabbrica perfino in una storia horror. Si tratta di un libro più bello da leggere che da giocare, questo è innegabile, ma si tratta di uno dei pochi che possa vantare, con pieno titolo e godimento, i galloni di “classico” del suo genere, che il motore si ingolfi o no.

Longevità 8: 

Si tratta del primo caso noto di avventura giocabile da due protagonisti in competizione tra loro anche se non diretta (Harker viene rimpiazzato - tra spietate risate - da Van Helsing in principio di avventura del Conte) e questo per l’epoca era un principio rivoluzionario che, trasposto all’oggi, garantisce comunque l’opportunità di più partite.

Difficoltà 8: 

Esplorare il Castello e i suoi dintorni sarà bello e impossibile in entrambe le storie. Si tratta, con un po’ di fortuna ai dadi e la giusta intuizione, di imboccare le strade giuste avendo trovato gli oggetti giusti, solo così sarà possibile venirne a capo.

Giocabilità 7: 

I difetti sono stati ampiamente sviscerati, la consolazione è che i salti tra Act e Loc diverranno sempre meno via via che si gioca e si conoscono i luoghi visitati, e anche gli altri elementi di perplessità del sistema di gioco verranno appianati dallo scintillio della prosa di Brennan.

Chicca: 

Ce ne sono infinite, come in ogni buon libro di “Herbie”. A partire dall’assurda teoria di personaggi fuori di testa, su tutti valga l’inevitabile citazione dell’ex Felice Impresario, ora Becchino, Samuele Inutile. O la lunga lista di strafottenti e letali trappole predisposte dal cacciatore in casa del vampiro. Comunque, la palma di migliore trovata se l’aggiudica, probabilmente, l’altrettanto immortale ricetta per il soufflé di topo, qualora si decidesse di non mangiarlo vivo. Ma resterà da applausi, e va citata, la raffinatezza con cui l’autore introduce il lettore alla scelta del protagonista: raccontando l’arrivo al Castello, su di un cocchio spaventoso lanciato a tutta velocità, di un personaggio inquietante ma sconosciuto, e lasciando infine a chi gioca, com’è giusto, di presentarsi a un inorridito conducente nei panni dell’uno o dell’altro.

Totale 7.5: 

Un tentativo ardito e ben condotto di rendere di nuovo accessibile a un sacco di appassionati un’opera comunque amata e che era diventato fin troppo raro e dispendioso ritrovare. Si poteva essere più coraggiosi, senz’altro, ma dall’altra parte con questa ristampa quasi anastatica il valore documentale è pienamente intatto.