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Recensione

Lupo Solitario 11: I Prigionieri del Tempo
Edizione EL 1989
autore/i Joe Dever
Recensore spadadelsole

Nel secondo volume della trilogia finale Ramastan Lupo Solitario, uscito dal cancello dell’ombra, si ritrova in un’immensa landa desolata, senza sapere dove sia finito, né dove siano le due pietre della sapienze che ancora mancano all'appello.

Ma una terribile tempesta di sabbia sta arrivando: l'eroe decide di rimandare le domande a più tardi e correre a cercare riparo in una profonda caverna…. Non avrebbe potuto esserci incipit migliore per un’avventura in un modo sconosciuto, simile e diverso al Magnamund, ove vedremo le cose più strane: sarà necessario affrontare un lungo e difficile percorso per recuperare le pietre della sapienza, necessarie per completare la nostra ricerca, ma anche per tornare nel Magnamund.
Passata la tempesta, saremo portati da degli strani esseri giganteschi e muscolosi fino alla città di Yanis, al cospetto del loro capo, l’Osservatore. Dopo una breve attesa in cui potremo usare per la prima e unica volta la tecnica dello spirito che cammina, in una scena difficile da dimenticare, ascolteremo, proferite dal misterioso essere, le più impressionanti rivelazioni. In primo luogo ci sarà riferito che ci troviamo in un’altra dimensione o, per meglio dire, in un insieme di dimensioni, tra loro collegate, di cui fa parte anche il nostro Magnamund; le pietre, invece, sono ben lontane, in un altro settore di Aon. Ma quello che maggiormente ci sconvolgerà sarà scoprire il vero senso della nostra ricerca: un immenso conflitto tra bene e male sta sconvolgendo l’universo e l’importanza della missione di Lupo Solitario non riguarda il solo Magnamund, ma il cosmo intero, che sopravviverà o sarà distrutto a seconda di quale risultato riuscirà a raggiungere l'eroe! Le notizie sono sconvolgenti e nel cuore ci resterà una grande incertezza: avremo l'impressione che l'Osservatore abbia alle spalle una storia più triste e complessa di quanto non ci lasci credere.
Partiremo per il settore in cui si trovano le pietre, alla ricerca della misteriosa e potente Lady Serocca, sovrana di una città e comandante di quella zona. L’incontro con la potente e affascinante donna è uno di quelli che non si dimenticano: nobile e triste, dolce e altera, è una delle figure femminili più difficili da dimenticare nell'intero panorama della narrativa interattiva. Grazie a lei verremo a sapere la triste storia sua e dell’Osservatore.
Verremo indirizzati, assieme ad una piccola scorta, dal nobile Lokron Cuordiferro, un giovane principe che combatte in prima linea contro le creature del caos: anche in quel mondo, infatti, il male sembra riuscire ad ingoiare la realtà. Ci leghermo molto ai quattro uomini che ci accompagnano e incontreremo una strana veggente che ci farà capire, come se ce ne fosse bisogno, che questa non è solo un avventura, ma anche un viaggio dell’eroe nella propria interiorità, per conquistare sé stesso. Neanche a dirlo, in una scena molto dolorosa, i nostri amici saranno uccisi dalle truppe del caos mentre noi, giunti finalmente dal principe, verremo a sapere che ciò che cerchiamo è nascosto in una necropoli: naturalmente proprio questo luogo, dopo poche ore, sarà teatro di una grande battaglia. Lokoron si rivelerà una figura molto simpatica e amabile; indimenticabile la scena del brindisi con lui: “Al successo della tua caccia al tesoro” ci grida, e noi gli risponderemo, educatamente: “E al successo della tua lotta al caos”.
Dopo un po’ di peregrinazioni riusciremo a trovare le pietre… o meglio a trovare un misterioso guerriero scarlatto che le ha rinvenute prima di noi e che, anche se verrà ucciso, riuscirà ugualmente a sottrarcene una. Ma non avremo tempo di lamentarci perché scopriremo che la nostra guida è stata uccisa e il nemico è arrivato. Per salvare Lokoron non ci resterà che affrontare il titanico (alto quasi 20 metri) Signore del Caos in un combattimento duro, al limite dell’impossibile privi come siamo della Spada del Sole: saremo armati infatti del pur splendido spadone dei cuordiferro. Ottenuta la vittoria dovremo iniziare il viaggio verso la città del guerriero. Potremo scegliere se accettare una guida o andare da soli… meglio la prima ipotesi, per evitare molti inutili guai. Giunti a destinazione, dovremo decidere se arrampicarci sulla montagna su cui è collocata la città, oppure raggiungere una sorta di sistema fognario. Nessuno dei due pecorsi è migliore dell’altro, ma nelle fogne incontreremo il gruppo di topi disegnato in copertina. Giunti finalmentedi fronte all'ultima pietra una nuova scoperta ci attende: il nostro nemico è nientemeno che Vonatar che, capo di un gruppo di criminali sommerliani, sta preparando il viaggio di ritorno a Sommerlund. In una lotta al cardiopalma dovremo prima eliminare i suoi tirapiedi e poi, feriti di striscio dal suo anello magico ci lanceremo contro di lui per il corpo a corpo finale Liberatici del nostro nemico, inizieremo il viaggio di ritorno verso il nostro mondo.

E’ impossibile non notare il nesso tra la serie Ramastan, specialmente all'interno di questo volume, e le avventure di Oberon. A differenza del mondo degli astri ove vi erano molte cose strane e una certa dose di umorismo, questa storia, invece, si rivela molto seria, in perfetto stile Deve, sotto tutti i punti di vista. Anzi, strizzando l’occhio ai grandi romanzi epici, ha un tono catartico, di ricerca interiore senza la quale l’eroe epico non potrà trovare sé stesso e portare a termine la missione che il suo dovere gli impone di affrontare. Inoltre, dato che si viene finalmente a conoscere l’importanza della propria missione, ne consegue che le nostre avventure non saranno più le stesse dopo ciò che si è appreso in questa dimensione, e che anche il passato verrà riletto in chiave diversa. Il fascino di Lupo Solitario è anche dato dal fatto che un personaggio normale possa diventare un eroe e in questo volume ciò è addirittura più vero che in altre occasioni.
Molto bene è descritta l’umanità del nostro personaggio, perso in un mondo sconosciuto, tanto da chiedersi se sarà in grado di uscirne vivo, tanto da sentirsi come un bambino che inizia ad avvicinarsi al mondo degli adulti, come si vede in una bella scena in cui il nostro si dimotsra timido e indeciso, tanto da esitare di fronte all'eventualità di entrare in una stanza piena di i uomini giganti a Yanis per chiedere del cibo: non vorrebbe farlo, ma la fame lo costringe. Per fortuna viene accolto bene! Uno dei tanti aspetti che mi portano a pensare che Lupo Solitario non sia un eroe stereotipato, tutto avventura e niente psicologia e umanità, anzi, l'esatto contrario.
Il livello di difficoltà non è, complessivamente, elevato, se si esclude il difficile combattimento con il Signore del Caos e anche le instant death non sono molte. Anzi, in questo come nel volume successivo, un lettore che abbia affrontato tutte le avventure precedenti potrebbe rimpiangere un settaggio della complessità più arduo ma più stimolante. Lo stile di scrittura e l’interattività sono ottime e Joe è davvero magistrale nel descrivere lo spaesamento del nostro eroe in un mondo strano, sconosciuto, una vera prigione da cui non si vede l’ora di uscire, in cui il tempo non esiste perché è sempre giorno. Eppure proprio l’assenza del tempo fa aumentare la fretta di tornare a casa.
Particolare è il ritorno di Vonatar, una ricomparsa per certi versi riuscita solo a metà. Chiudere i conti con lui è sicuramente piacevole, ma, come se l’autore si fosse ritrovato con pochi paragrafi a disposizione, la cosa viene trattata in maniera troppo affrettata, senza il classico paragrafo in cui, se hai vissuto l’avventura precedente, torni a pensare al tuo nemico. Mi ha impressionato particolarmente il fatto che lui non parli mai, ma si limiti a sguardi pieni d’odio, e che non usi la magia per combattere, salvo i poteri dell’anello, ma si butti in un corpo a corpo in cui rivela, peraltro, una forza inaspettata. Una seconda apparizione non malvagia, ma si sarebbe potuto fare meglio.
Una menzione a parte va dedicata ai personaggi carismatici incontrati: l’Osservatore, Lokoron, Lady Serocca, che rendono l'avventura indimenticabile.
Complessivamente il volume è molto valido, per certi versi insostituibile, di grande originalità e capace di evidenziare bene il talento di Joe che riesce a creare un universo parallelo originale e credibile al tempo stesso. Certo le avventure ambientate in univesi alternativi sono poco realistiche, e possono non piacere: personalmente non sono mai stato convinto al 100% della qualità di queste dislocazioni: la scelta di collocare la ricerca in un mondo diverso da Magnamund il abbassa un po’ il mio gradimento personale dell’opera.

Longevità 7: 

Bassa, data la gran linearità del percorso. A meno che la tematica dei mondi paralleli non vi affascini, un paio di letture basteranno.

Difficoltà 7: 

Un po’ troppo facile, specie per i veterani. Tutto sommato però garantisce un grado accettabile di sfida.

Giocabilità 8.5: 

Ottima la struttura, la possibilità di interagire con l'ambiente e i personaggi, magistralmente descritti e carismatici, aumenta di molto la godibilità del volume. Dever inoltre è in gran forma e la qualità narrativa ne risente positivamente.

Chicca: 

Per una volta abbiamo una copertina che ricorda molto il contenuto del libro. Il titolo invece, è un po’ strano: indubbiamente siamo prigionieri, ma perché proprio del tempo?

Totale 7.5: