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La copertina de Il Grande Django si presenta molto bene (retrocopertina inclusa!), e questo librogame fan-fiction, che si rifa' apertamente al personaggio cinematografico ideato da Sergio Corbucci e interpretato da Franco Nero, attrae molto il lettore. Una volta aperto il librogame ci si trova di fronte ad un regolamento mostruosamente lungo e dettagliato, con tre caratteristiche primarie, sette caratteristiche secondarie, una scelta di quattro abilita' speciali tra dieci opzioni, equipaggiamento con possibilita' vaste come non mai, compresa una scelta tra 16 armi da fuoco con caratteristiche e punteggi diversi, combattimenti con le stesse armi da fuoco (contro altre persone o contro animali), con colpi localizzati, duelli o "solo contro tutti", combattimenti a mani nude e combattimenti all'arma bianca. Colpi critici e inceppamenti. Una cosa veramente imponente!
Il tutto montato su un classico motore che sfrutta due dadi a sei facce (compresi i punteggi iniziali delle caratteristiche primarie e secondarie tutti da determinare casualmente, oltre ai dollari che ti ritrovi in tasca). Il regolamento soffre dunque un po' di gigantismo, evidentemente, ma per esempio l'Appendice 1, che elenca una serie di pistole e fucili storici, tutti con diversi punteggi (danno, bonus/malus, numero colpi, gittata, calibro, costo), puo' essere un ottimo approfondimento storico-culturale. Il fatto che pero' la partita a poker venga giocata in un mini-librogame a parte, in appendice, non sembra ben motivato: avrebbe potuto benissimo essere incluso nel librogame principale.
Il personaggio cinematografico di Django non ha bisogno di presentazioni e in questo lavoro viene trattato veramente con il rispetto e l'affetto delle migliori fan fiction: la sua storia, i suoi atteggiamenti, perfino le sue battute, spesso pungenti e salaci, anche i personaggi che gli fanno da spalla ricalcano amorevolmente e fedelmente l'originale.
La prima parte dell'avventura rivisita diversi canoni del western: il saloon con i giocatori d'azzardo, la banca, i fratelli evasi, i peones, i bandoleros... poi, ad un certo punto, a Django arriva il messaggio di un suo amico che lo invita a raggiungerlo in una localita' mineraria, con poche parole di spiegazione.
Anche il viaggio per raggiungere lMontgomery segue i canoni del western, ma da quel punto in poi, piuttosto rapidamente e chiaramente, la narrazione smette di seguire i canovacci piu' acquisiti e si arricchisce di elementi sovrannaturali: dal villaggio di minatori sono recentemente sprite delle bambine e la loro ricerca svelera' che sono state rapite da una specie di famiglia-setta guidata da un brujo, una sorta di stregone. Questo sara' il vero avversario di Django nell'avventura e farlo fuori non sara' particolarmente facile.
Ovviamente chi ha amato Django si immergera' con piacere nella narrazione, anche se un po' disorienta la deriva soprannuturale, che pero', bisogna dire, non e' nemmeno estranea a Tex Willer, tanto per citare un superclassico del western. Certo chi conosce gli altri librogame di Federico Bianchini non potra' dirsi sorpreso, visto che i temi legati all'occultismo gli sono particolarmente cari e si ritrovano spesso e volentieri nei suoi volumi, in un modo o nell'altro.
Longevità 6.5:
L'avventura e' piuttosto lineare, per cui, una volta completata con successo, non ci sono particolari motivi per rituffarcisi immediatamente.
Difficoltà 7:
Ci sono alcuni passaggi difficili, ma in generale il bilanciamento di questa avventura puo' andare.
Giocabilità 7:
Difficile dare un voto alla giocabilita' di questo librogame: in generale la storia e' lineare e scorrevole, ci sono parecchi paragrafi discorsivi con descrizioni che pero' non pesano sugli aspetti ludici. Il regolamento imponente potrebbe essere un po' penalizzante, ma c'e' il vantaggio che e' stato ben implementato nel gioco e, anche se piu' di qualche volta bisogna andarsi a spulciare appendici e regolamenti, la cosa non diventa mai eccessiva al punto da essere fastidiosa, anche se una maggiore semplicita' non avrebbe certo guastato.
Chicca:
Ci sono varie scene che potrebbero essere considerate delle chicche. Una nel cimitero, dove si parla di un "amico" in una cassa da morto che ad un certo punto potrebbe farci una certa sorpresa, c'e' la citazione cinematografica del Silenzio degli Innocenti, c'e' anche (paragrafo 67) l'immagine del giocatore d'azzardo professionista chiamato "Ace of Spades", che di fatto e' il ritratto di "Lemmy" Kilmister, autore della canzone dal titolo, appunto "Ace of Spades", mancato recentemente... pero' il momento lirico che supera senza dubbio tutti gli altri episodi menzionati e' quello del dialogo con la Morte: assolutamente al di sopra le righe e assolutamente memorabile. Da solo sarebbe un motivo sufficiente per fare la conoscenza con questo librogame.
Totale 7.5:
Di questa avventura, piu' che il dettaglio delle vicende, a lungo termine rimangono le atmosfere, gli ambienti, la polvere del deserto, i fiammiferi strusciati sulla suola dello stivale, i candelotti di dinamite con la miccia accesa da un sigaro, gli sguardi immaginati, il sudore, certe battute fulminanti... la colonna sonora a tema western di Ennio Morricone che ad un certo punto comincia a rimbombarti nella testa anche se intorno a te che stai leggendo c'e' perfetto silenzio. Cose belle da ricordare.
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