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Deathtrap Dungeon e' il sesto volume della storica serie Penguin (quella con le costine verdi) e il quarto Fighting Fantasy scritto da Ian Livingstone (includendo anche il primo, The Warlock of Firetop Mountain, scritto a quattro mani con Steve Jackson. Si tratta senza dubbio del miglior Fighting Fantasy scritto da Ian Livingstone come autore unico. Questa avventura e' stata tradotta in Italiano sotto l'egida LGL col titolo de Il Labirinto della Morte.
Anche in questa occasione, Ian Livingstone ha deciso di seguire senza eccezioni il regolamento classico (con i suoi gran pregi e i suoi difetti) e l'impianto fantasy tradizionale dei Fighting Fantasy, ma l'ambientazione di questo librogame e' semplicemente leggendaria.
Ogni anno, il crudele Barone Sukumvit, signore del porto fluviale di Fang, nella provincia di Chiang Mai, sfida i migliori eroi a completare il suo micidiale labirinto, in cambio di un premio favoloso. Ovviamente, il protagonista di questa storia ha gia' deciso accettare la sfida. Il labirinto e' un ambiente difficile e punitivo all'estremo, con una serie di mostri, di incontri e di trappole senza veri collegamenti logici che non siano quelli che seguono gli schemi mentali di un pazzo maniaco sanguinario, ma date le premesse non puo' che essere cosi' e sarebbe sbagliato se non lo fosse.
Tra i dettagli di questa avventura che hanno fatto storia, tra i vari contendenti, oltre ad esserci classici personaggi fantasy, per la prima volta troveremo personaggi pulp (barbari in perfetto stile Conan) e perfino un ninja! L'avventura gira come un orologio svizzero, nascondendo ad ogni scelta una trappola mortale, ma anche presentando la possibilita' di interagire con i "gestori" del labirinto che forniscono ulteriori prove e complicazioni. Si puo' inoltre collaborare occasionalmente con altri concorrenti, come il barbaro Throm, pur sapendo che alla fine solo uno potra' trionfare. In questa avventura e' anche presentato il mostro forse piu' iconico di tutta la serie: la temibile Bloodbeast, che fa bella mostra di se' in copertina!
Non manca nemmeno il solito check point di Ian Livingstone, che questa volta riguarda il recupero di certe pietre preziose disseminate nel labirinto. Come sempre, la ricerca non e' libera, ma di fatto si puo' solo andare avanti. A volte questo obbligo viene accompagnato da un artificio narrativo (che rende la strada alle nontre spalle non piu' praticabile), ma piu' spesso semplicemente le opzioni disponibili non contemplano la possibilita' di tornare indietro ed esplorare i bivi che in precedenza non avevamo percorso.
In breve, questa ambientazione e questa avventura sono immediatamente entrati nel cuore di tutti gli amanti del genere e nel mito della letteratura interattiva. Di fatto, nessun appassionato di librogame puo' dirsi tale senza essersi confrontato con questa pietra miliare.
Questa avventura, tra le piu' popolari della serie, ha avuto molti seguiti e/o rifacimenti, sia come videogioco, che come avventura per gioco di ruolo, ma rimanendo anche solo ai librigame e alle avveunture storiche Fighting Fantasy, possiamo trovare due cicli di scenari correlati.
Per prima cosa ci sono le avventure 5, 6 e 7 della serie storica Fighting Fantasy (City of Thieves - Deathtrap Dungeon e Island of the Lizard King) che, pur non dichiaratamente, possono essere collegate leggendo gli spostamenti del protagonista nelle introduzioni, che vanno esattamente nella direzione di questa tre storie.
A queste avventure a bivi, c'e' da aggiungere lo scenario per gioco di ruolo Deathtrap on Legs, di Paul Mason e Steve Williams, che e' stato pubblicato nella settima uscita della rivista Fighting Fantasy ufficiale The Warlock, edita da Games Workshop e che e' il seguito ufficiale e dichiarato (e breve) di Deathtrap Dungeon.
Dopodiche' ci sono altri librogame Fighting Fantasy che sono in qualche modo collegati a Deathtrap Dungeons, e cioe' il ventunesimo volume, Trial of Champions, che ha luogo un anno dopo Deathtrap Dungeon e dove il protagonista non dovrebbe essere lo stesso di Deathtrap Dungeon, perche' e' un "normale" pescatore, ma il particolare che fa subito rizzare le antenne e' che il pescatore proviene da Oyster Bay, ovvero dove era terminata l'avventura di Island of the Lizard King. Il seguito "di fatto" ufficiale di Trial of Champions e' Armies of Death, dove il campione di Fang assolda un esercito col suo enorme premio e con questo va ad attaccare un armata del male che si sta radunando vicino a Zenghis. Insomma: un intreccio di avventure non da poco!
Longevità 8:
Sono necessari diversi tentativi per completare questo librogame (ci sono 31 instant death, oltre a molti modi di morire per esaurimento di STAMINA in combattimento o in seguito ad una trappola), ma il fatto che fin dall'inizio sia chiaro che questa e' un'avventura particolarmente difficile e punitiva, rende l'esperienza accettabile e non frustrante. Anche dopo aver completato l'avventura puo' rimanere la voglia di verificare quali altri pazzi incontri e scontri sono stati immaginati dall'autore se si seguono altri percorsi.
Difficoltà 10:
Avventura molto difficile e a volte perfino punitiva... e cosi' deve essere! Se in tanti anni nessun eroe e' mai riuscito a sconfiggere la sfida del Labirinto, un motivo dovrà pur sussistere!
Giocabilità 9:
L'avventura funziona come un orologio, senza mai impuntarsi o scadere di tensione. La fantasia dell'autore nel creare trappole e incontri e' ottimamente supportata da una padronanza della tecnica inappuntabile. Resta solo il problema, comune a questa fase dei Fighting Fantasy, che non si puo' tornare mai indietro con l'esplorazione.
Chicca:
L'illustrazione dell'avventuriero imprigionato durante una precedente edizione della sfida del Barone Sukumvit, al paragrafo 210, raffigura Ian Livingstone. Altro dettaglio interessante riguarda la scelta di molti nomi di luogo e persona (Fang, Chiang Mai, Sukumvit...): si tratta di nomi Thailandesi. Sono luoghi (fiumi, regioni...) o strade che Ian Livingstone all'epoca aveva visitato durante una vacanza nel sud est asiatico.
Totale 9.5:
Tra i migliori librigame di tutti i tempi e una durissima pietra di paragone per tutti gli autori successivi, quando si tratta di dungeons. Forse altri librigame di Ian Livingstone all'epoca hanno avuto un enorme successo e ora mostrano qualche ruga per il passare del tempo, ma Deathtrap Dungeons sicuramente no.
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