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Recensione

Samurai 3: I Guerrieri del Fuoco
Edizione EL 1993
autore/i Doug Headline,Eric Verhoest,Jean-Luc Cambier
Recensore Evernight

L'ordalia di Yasaka prosegue. Il nostro viaggio fisico e spirituale per riportare il Giappone al suo massimo splendore ancora non vede una fine. La principessa Himiko e la mitica città di Wa appaiono ancora irraggiungibili. La precedente avventura si conlude con Yasaka che, dopo mille perigli affrontati nel suo lungo viaggio attraverso la Cina e la Mongolia, riposa mentre viene ricondotto in patria da un Budda volante.

Una volta tornato sul solo natio Yasaka, interpetando il Budda come un indizio correlato all'insegnamento, deciderà di mettersi sulle tracce del suo antico maestro...
...ed è qui che cominciano i guai.

Dei tre libri che compongono Samurai questo si presenta come il più erratico e raffazzonato. L'attenzione ai dettagli, l'impegno e la ricerca che indubbiamente gli autori hanno riversato nel descrivere gli ambienti, la cultura e il folklore giapponese sono percepibili ed encomiabili. Peccato che alla qualità narrativa del libro non si accompagni un impianto ludico di pari livello.

I problemi preesistenti di regolamento sono presenti come non mai, o addirittura esacerbati (praticamente tutti i combattimenti affrontati con la tecnica Ichi possono venire direttamente saltati, non si accenna praticamente mai all'armatura mentre la perdita di anche un singolo punto di onore rischia di condurci ad un forzato game over, sebbene stavolta le occasioni per recuperare l'onore perduto non manchino) mentre l'avventura ne introduce di nuovi.

Tutta la sezione iniziale è composta di una serie di paragrafi a esplorazione interconnessa con un sistema di cheek point. Prima di abbandonare questo percorso bisogna riuscire a rinvenire 5 oggetti che ci saranno essenziali più avanti. Essere sporovvisti di uno o più di questi oggetti ci costerà una perdita di onore variabile o addirittura ci imporrà di ricominciare da capo l'avventura.

Ho ripetuto quella sezione una decina di volte vagliando ogni scelta e alla fine ho letto il libro un paragrafo alla volta per scoprire che gli autori si sono dimenticati di specificare quando possiamo ottenere uno dei cinque oggetti (e un altro è descritto in modo non accurato). Superata questa parte ci tuffiamo nel vivo della storia.

Yasaka partirà alla ricerca di Gòdò, il suo antico maestro, senza però sapere dove trovare il monaco errante. Si recherà quindi a Osaka per indagare. Da qui inzierà una tragica sequenza di buchi nell'acqua e maledizioni assortite che più che a un eroico samurai si addicono a un novello Fantozzi. In un continuo susseguirsi di tappe veloci e incontri mancati perderemo in continuazione le tracce di Gòdò fino a vedercelo morire sotto il naso.

Viaggeremo fino all'inferno per ritrovarlo solo per scoprire che tutta questa fatica non è servita a nulla (se non a farci collezionare una nuova fastidiosa maledizione dopo esserci da poco disfatti della precedente) e che il sapientissimo Gòdò non ne sa poi più di noi circa la nostra missione. Decisamente avviliti ci metteremo allora nuovamente in viaggio dopo aver considerato l'indizio del Budda da un'altra angolazione (che si rivelerà ancora una volta sbagliata).

Longevità 8: 

Il libro presenta un discreto margine di rilettura. Che si tratti di ottenere un risultato perfetto nella caccia al tesoro della prima parte oppure si desideri esplorare le varie alternative offerte durante la ricerca, c'è decisamente molto da leggere. Inoltre la qualità delle descrizionì è piuttosto elevata e accattivante.

Difficoltà 4: 

Con dei lanci medi di dado durante la generazione del personaggio è raro trovarsi in difficoltà in combattimento. Con dei risultati buoni è quasi impossibile venire feriti, mentre quando si combatte in Ichi si è praticamente invincibili (si lo so,  in effetti è anche quello che viene descritto quando si parla dell'abilità). Mentre con dei punteggi medi esistono dei rischi bassi ma concreti di venire sconfitti questa probabilità si riduce drasticamente con uno Yasaka veterano dei due libri precendenti, in cui potrebbe aver ulteriormente affinato le proprie capacità.  Gli unici metodi realistici di conludere l'avventura consistono nel perdere onore (ma credo che questo sia il libro della serie dove sia più facile recuperarne) e le diverse (e in questo caso assolutamente necessarie) instant-death di cui la maggior parte (ma non tutte) sono abbastanza intuibili ed evitabili. In parole povere per perdere occorre fare tutte le scelte sbagliate possibili, spesso intenzionalmente.

Giocabilità 5: 

Esclusa la parte inziale, un pò frustrante per via di quella grave dimenticanza, il resto del libro scorre bene e senza intoppi: l'eccessiva facilità di gioco però rema contro togliendo molta tensione. Inoltre sebbenela capacità descrittiva degli autori sia notevole, non riescono a valorizzarla. Nel corso dell'avventura continueremo a spostarci in continuazione da un posto all'altro in maniera spiazzante e un pò confusa, senza avere il tempo per approfondire nessuna delle nostre mete come invece accadeva nel volume precedente (come la Città Proibita).

Chicca: 

/

Totale 5: 

La serie "Samurai" come "Misteri d'oriente" si impernia sulla ricerca di un ideale perduto e fantastico, forse addirittura irreale. Sappiamo già che il protagonista continuerà a fallire e ammesso che riesca a raggiungere la meta, questo accadrà solo dopo un processo di tentativi ed errori che allude alla crescita del personaggio da uomo comune fino a uno stato superiore. Qui però si esagera. A Yasaka non ne va bene una, è un continuo susseguirsi di danno e beffa che si conclude in un brutale nulla di fatto. I combattimenti tendono ad essere puramente cosmetici e la gestione della storia  è troppo frenetica per venire apprezzata a dispetto della rimarchevole attenzione ai dettagli. Questo problema si estende anche ai personaggi. Ci sono almeno un paio di individui che avrebbero meritato un pò più di spazio, se non altro per poter venire inseriti più agevolmente nella storia(è stato quasi imbarazzante trovarsi davanti a "Buorò, il gran maestro della setta del loto è scampato alle fiamme" e domandarsi chi diavolo sia Buorò visto che il nome non dice nulla non essendo mia stato usato prima). Bellissimo, che sia intenzionale o frutto della casualità, l'avvertimento di un nostro amico "Aspettando Gòdò sii il guardiano di te stesso. Diffida di tutto.". Che si tratti di un richiamo al teatro dell'assurdo oppure no sembra anticiparci velatamente quello che ci aspetta. Questa presunta inside joke e l'elevata qualità di scrittura però non bastano a risollevare un libro che pecca sotto troppi aspetti. Piacevole da leggere, senza dubbio, ma lascia poca soddisfazione.