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Librogame in versione variant o deluxe: cosa ne pensate?

Recensione

Gioca la tua Partita! 1: Basket Tutti a canestro!
Edizione EL 2024
autore/i Luca Tebaldi
Recensore Dragan

Il ritorno del librogame con la R


Non c’è freddezza da quarantenni che tenga, non c’è abitudine da addetti ai lavori ormai navigati nel mondo del libro interattivo che possa tenere a freno i sentimenti: rivedere “quel” logo librogame, quello vero, con i font Modern n.20 e Data 70, e la R cerchiata del marchio registrato, in grande evidenza sulla copertina di un libro fresco di stampa, ancora odoroso di tipografia, con la scritta Edizioni EL in fondo, non potrà che emozionare. Batterà forte il cuore di chi, a pane e librogame EL, da ragazzino, ci è cresciuto: ovvero il cento per cento dei lettori di codesta recensione.

La EL torna ai librogame per la prima volta dopo quindici anni, dopo la mesta fine dell’operazione-ristampe che vide riaffacciarsi in libreria, ma senza successo, in copia sostanzialmente anastatica, i volumi di Lupo Solitario e Ninja. L’editore triestino entra finalmente nel “Rinascimento” del genere e lo fa, per la prima volta, con un autore italiano, Luca Tebaldi (già autore delle serie Mystery Game e Detective Game per lo stesso editore), invertendo la tendenza che, ai tempi di Giulio Lughi, vide la scelta orientarsi per 186 volte su 186 su traduzioni straniere, allo scopo di controllare meglio l’editing spesso molto profondo.

Il ritorno di EL avviene con un librogame sportivo: indirizzato - e questo è bene tenerlo a mente per poter goderne al meglio e valutarlo correttamente - non al pubblico di allora oggi cresciuto, ossia quello che consuma la gran parte dei librigioco coniati dagli altri editori. Al contrario, il volumetto (175 paragrafi, 12,90 euro) viene proposto alla stessa fascia d’età cui erano rivolti quelli storici, giovani lettori in formazione da otto anni in su. E viene da scommetterci che lo gradiranno.

All’interno non ci sono cenni ai trascorsi di EL in questo settore e all’epopea di quasi quarant’anni fa. Niente prefazioni o premesse che magari potrebbero annoiare il lettore di cui sopra, si viene subito lanciati nel vivo del gioco.

Esaurito il lungo e doveroso preambolo, l’opera racconta un torneo giovanile di basket che il protagonista, genderless e non caratterizzato, vivrà assieme alla squadra a cui deve dare il nome e il grido di battaglia. Con lui compagni di squadra al contrario ben delineati, cui pure bisognerà assegnare numeri di maglia. Ognuno ha le proprie caratteristiche, e c’è anche un accenno all’inclusività con una compagna non giocatrice perché disabile, Francesca, che comunque sarà utile fonte di informazioni sugli avversari per decidere come giocare al meglio la palla a spicchi.

Nomi e numeri sono peculiarità meramente estetiche e di aiuto all’identificazione, ma non funzionali al gioco. Quattro le partite in programma, a patto ovviamente di vincerle: due turni preliminari, semifinale e finale, tutte sfide con avversari predeterminati. Un rapido riepilogo delle regole del basket e si viene spediti immediatamente al paragrafo 1, alla prima palla a due.

Il gioco si impernia sulle scelte di gioco del protagonista, che possono essere giuste o sbagliate e condurre a un’evoluzione positiva o negativa del punteggio, tanto da portare alla vittoria, con più o meno scarto, o alla sconfitta. Non c’è sistema di gioco ulteriore eccetto i bivi, tanto da poter configurare, a essere pignoli, l’appartenenza di quest’opera più al romanzo interattivo che al librogame in senso stretto, a dispetto della griffe prestigiosa che reca nell’intestazione.

In questa dinamica, spesso ci saranno rimandi secchi senza bivi, saltando da un paragrafo narrativo all’altro. Ciò che in un’opera per lettori adulti ed esigenti al giorno d’oggi verrebbe ritenuto un difetto di progettazione, qui non comporta particolari problemi; anche perché la prosa è serrata e asciutta e la lettura molto scorrevole. Completa l’esperienza di gioco l’apparato illustrativo di stampo fumettoso, realizzato, come la copertina, da Alberto Orso.

Il gioco fila via fluido e divertente. Per lettori più esperti non è difficile notare gli indizi e venire a capo degli snodi che fanno segnare più canestri degli avversari. Eppure, non sono escluse evoluzioni a sorpresa del match e qualche scelta spiazzante che aumenta l’imprevedibilità. Il resto della partita viene raccontato in forma di cronaca non esaustiva, con le evoluzioni più importanti del punteggio nel corso dei quattro quarti e le azioni salienti. In caso d’uso di termini tecnici del basket, tra i paragrafi spuntano piccole schede esplicative.

Le squadre da affrontare diventano via via sempre più ostiche e, una volta battute, anche i rivali con la maggiore “cattiveria” agonistica diverranno sostenitori del nostro beniamino: una dinamica fortemente improntata al fair-play che è uno dei valori cardine di questo volume. Uno sviluppo che pure ha ricordato, a chi scrive, la trasformazione da “cattivi” a “buoni” degli avversari che Oliver Hutton incontrava sul suo cammino e puntualmente batteva, in una forma di morale del nobile riconoscimento della sconfitta molto orientale e ben poco italiana. Un’altra buona lezione per chi leggerà quello che, forse, sarà il suo primo - e non unico - librogame.

***

Nota sulle valutazioni: nella “Longevità”, chi scrive dà un giudizio di quanto sia ben progettato il librogame in modo da essere giocato più volte, con nuovi percorsi e scenari e la possibilità di svolgere più partite senza esaurire filoni narrativi e ludici. La “Difficoltà” stima quanto sia complessa un’opera tra gioco e snodi: più il voto sale, più sarà complicato approdare alla fine. La “Giocabilità” è la summa di un sistema di gioco ben funzionante e non oppositivo verso il lettore e di una storia ben scritta e priva di errori. La “Chicca” accende una luce su uno o più aspetti con un punto di vista curioso, singolare o spesso simpatico. Il “Totale”, infine, non è una media delle tre votazioni precedenti (sebbene raramente vi si discosti troppo), ma un giudizio complessivo tarato anche sui gusti personali, sensibilità e fascinazioni del recensore.

Longevità 7: 

Al termine del gioco, il calcolo della differenza canestri complessiva setterà il livello di abilità del proprio giocatore. Arrivare al massimo non sarà affatto facile, portando a ricominciare una nuova partita per compiere altre scelte con buon aumento della rigiocabilità. Peccato non aver implementato la possibilità di affrontare diversi avversari che l’avrebbe fatta schizzare alle stelle.

Difficoltà 7.5: 

Tarata sul pubblico per cui questo volume è stato progettato e scritto. Garantirà partite sfidanti e, anche in caso di vittoria finale, non sarà semplice aggiudicarsi il torneo con una differenza canestri importante tanto da essere incoronato “leggenda”.

Giocabilità 8: 

La partita di pallacanestro è resa bene con i soli bivi e condurre il gioco è un piacere, consentendo di svolgere partite rapide e leggere senza ingolfamenti.

Chicca: 

Spicca la raffinatezza dell’edizione. Tutto nuovo il formato, 13x19,5 centimetri, ovvero una via di mezzo tra il vecchio tascabile EL e gli A5 che sono quasi lo standard dei volumi dal 2020 in poi. Non c’è traccia di fascette, la grafica è moderna e sul fondo blu si staglia l’arancione acceso del titolo, che evoca la palla da basket e caratterizza anche la costa e perfino il bordo delle pagine, soluzione elegante. Non c’è il nome dell’autore in copertina, ma solo sul retro e sul frontespizio. In quarta, un’altra frase da lacrimuccia: “In questo libro il protagonista sei tu”.

Totale 7.5: 

Mezzo voto in più per averci finalmente riprovato, il volume è ben fatto e realizzato e garantirà un accesso al mezzo librogioco, pardon, librogame, a un pubblico auspicabilmente ampio facente parte non più dell’antica genia delle storie a bivi, ma di una nuova generazione che non le conosce e potrebbe, scommettiamo?, appassionarsene.