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Recensione

Dimensione Avventura 17: Il Labirinto della Morte
Edizione Librogame's Land 2010
autore/i Ian Livingstone
Recensore pippo79

Un titolo epico, un vero e proprio cult nell’ambito della lettura interattiva: questo rappresenta  Deathtrap Dungeon, che è anche in assoluto l’opera maxima del non sempre impeccabile Ian Livingstone, che  in questo caso è riuscito a sfornare un autentico capolavoro, di grande successo, anche a livello internazionale. Il libro ebbe talmente successo da spingere una software house a sviluppare un videogioco esclusivo per Playstation a esso ispirato  (non si capisce perché non fu nemmeno presa in considerazione l'idea di una trasposizione in ambiente PC, con ranmmarico di tutti gli appassionati librogamer sprovvisti di console…).
In Italia (a differenza di altri paesi europei) il libro viene pubblicato solo in questo 2010 grazie al solito, encomiabile, lavoro della comunità di Librogame’s Land; la precedente mancata diffusione dell’opera da parte della solita E.L. rappresenta, per molti appassionati, uno dei più imperdonabili errori di sempre della casa editrice di Trieste, specie se si tiene conto del fatto che tra i 12 libri di Dimensione Avventura vi sono un paio di titoli non certo all’altezza di questo volume come Il Covo dei Pirati e (soprattutto) Missione nei Cieli.
La trama: ogni anno nella città di Fang viene indetta una competizione tra i migliori avventurieri del mondo di Titan (il luogo dove sono ambientati quasi tutti i libri della collana Fighting Fantasy) all’interno di un diabolico e intricatissimo sotterraneo progettato dal sadico e perfido barone Sukumvit; chi riuscirà a uscire vivo da tale, tremendo, cimento, sarà ricompensato con la gloria imperitura e con un ricchissimo premio di 10000 Pezzi d’oro che potrà garantire una vita tranquilla all’unico vincitore della contesa (nota anche agli abitanti del posto come  “la Passeggiata”). Finora però nessuno è riuscito a sopravvivere alle numerose insidie del Labirinto della Morte.
Eccoci dunque ronti a vestire i panni di uno dei tanti gloriosi avventurieri desiderosi di rischiare la pelle nelle viscere del dungeon di Sukumvit; il nostro equipaggiamento di partenza è quello base di tante avventure scritte in seguito da Livingstone; un armamento essenziale, un buon rifornimento di provviste da utilizzare quando saremo un po’ a corto di punti di Resistenza e una pozione rigenerante da scegliere tra tre dedicate alle solite caratteristiche base del personaggio (ovvero Abilità, Resistenza e Fortuna). Non avremo denaro all’inizio, anche perché rare saranno le occasioni di utilizzarlo nel corso della nostra  “Passeggiata”; essa ci porterà a visitare numerose stanze e corridoi che nascondono diversi oggetti. Tra questi tre saranno fondamentali per riuscire a concludere felicemente l’avventura (tipico true path alla Livingstone). Ci misureremo con molte altre insidie, al di là del percorso obbligato: il vasto sotterraneo nasconde non poche possibilità di instant death, è pieno di trabocchetti a dir poco geniali e di mostri decisi a tutti i costi a impedirci di uscire vivi e ripresentarci al cospetto del loro malvagio padrone (degne di nota le illustrazioni, in particolare quelle della Manticora e del Demone degli Specchi…). Talvolta avremo la possibilità di incontrare alcuni nostri rivali della competizione con i quali interagire in diversi modi, ma per uscire definitivamente dal diabolico Labirinto occorre essere in possesso di tutti e tre gli oggetti già citati in precedenza, ed utilizzarli in un certo modo nell’ultima prova a cui saremo sottoposti; essa è una delle tante difficoltà che stimolano il nostro acume con cui potremo avere a che fare lungo il nostro movimentatissimo cammino. Non aggiungo altro al riguardo poiché il libro merita vivamente di essere giocato e scoperto fino in fondo, senza avere troppe anticipazioni…

Longevità 9: 

E' chiaro: per l’impostazione tipica livingstoniana, anche questo libro necessita di vari tentativi per essere portato a termine, ma a differenza di altri ottimi volumi della serie (sia di Ian che di altri autori) le tante trovate sparse qua e là nel Labirinto invogliano il giocatore a rileggere più volte questo capolavoro. Probabilmente si tratta di uno dei librogame più famosi e conosciuti nel mondo.

Difficoltà 8: 

Come al solito c’è un solo percorso giusto per portare a termine l’avventura e, a meno di non essere ultrafortunati, è pressoché impossibile conquistare un epilogo vincente al primo colpo. La stesura anche di un abbozzo di mappa in questo caso è caldamente consigliata, poiché ci aiuterà a focalizzare un corridoio o una stanza non presa in considerazione in una precedente partita fallita: il Labirinto, pur essendo vasto, si può infatti mappare senza troppi problemi, anche se il lettore non è particolarmente portato per sforzi "cartografici". Va poi detto che i punteggi di Abilità e Fortuna iniziali devono essere abbastanza alti (da 10 in su). Soprattutto il secondo parametro verrà messo più volte alla prova nel sotterraneo, mentre una buona Abilità (che, come già detto, potrà anche essere incrementate, ritrovando appositi oggetti, cosa assai rara in altri numeri della serie), ci consentirà di fronteggiare al meglio gli ultimi combattimenti corpo a corpo con avversari dotati di valori piuttosto importanti.

Giocabilità 8: 

Alcuni libri dello stesso autore peccano in questa caratteristica, ma qui tutto sembra, per una volta, ben strutturato; tra l’altro, in alcune occasioni, le scelte sono abbastanza intuitive e questo ci consentirà di trovare determinati indizi e oggetti  che ci possono aiutare a concludere positivamente l’avventura. Non mancano poi le occasioni per recuperare Resistenza e anche potenziare ulteriormente il nostro personaggio, in modo da preparralo adeguatamente per i difficili combattimenti finali.

Chicca: 

/

Totale 9: 

Un grande classico che merita di essere sviscerato fino in fondo; è sempre molto coinvolgente e divertente visitare le tante stanze e i corridoi del Labirinto della Morte, ed anche il livello narrativo è ottimo, sopra gli standard a cui ci ha abituato Ian Livingstone. Si nota inoltre uno stile un po’ cupo, decisamente in tono con l’ambientazione dello scenario.