L’esodo su Terminus è il primo volume di questa serie di librogame pubblicati da Mondadori e scritti dall’italianissimo Leonardo Felician. Ciononostante, tutto il packaging tiene nascosta il più possibile l’origine italiana del prodotto (a partire dal nome stesso di Asimov Galactic Foundation Games) e vuole far pensare a un autore anglosassone, molto probabilmente perché all’epoca della loro pubblicazione il lettore di librogame medio non si sarebbe fidato di una serie completamente pensata e scritta in Italia.
La copertina (come quella degli altri volumi) è abbastanza affascinante, con un lembo di cartone rappresentante parte di un pianeta. Questo lembo si può sollevare per mostrare un cielo stellato con il nome del libro sulla parte di copertina in basso a destra. In nessun punto della copertina si trova però il nome dell’autore, scopribile solo andando a cercare le note di pubblicazione interne.
Leggendo il regolamento si notano nette similitudini con altri librogame italiani scritti in precedenza (in particolare “Carriere” e “Il presidente del consiglio sei tu”). A parte dare il nome al proprio protagonista, la creazione del personaggio consiste infatti nello scegliere 5 doti tra una serie di caratteristiche (Competenza, Lealtà, Salute, Talento, ecc.) che consentiranno al giocatore di affrontare con successo alcune prove. Queste al contrario falliranno miseramente nel caso non si possegga l'abilità necessaria.
Già dall’inizio si ha una qualche perplessità sul tipo di avventura che ci apprestiamo ad affrontare: il nostro alter ego è un assistente di Hari Seldon, che è stato incaricato di organizzare il trasferimento degli Enciclopedisti su Terminus, pianetino sperduto ai confini della galassia. Wow, un funzionario galattico! Eccitante!
Purtroppo questo grigiore da impiegato comunale ci accompagna praticamente in tutto il libro, dato che anche nel corso degli svariati anni successivi i nostri compiti si limitano a meri incarichi amministrativi, sinceramente quanto di più lontano da un romanzo fantascientifico si possa immaginare. Nonostante alcuni camei di cose e persone molto importanti per il Ciclo della Fondazione (siamo noi a preparare il progetto della Volta del Tempo, incontriamo Salvor Hardin appena laureato e abbiamo la possibilità di favorirne la carriera oppure stroncarla), per la maggior parte del tempo il libro scorre senza alcun evento davvero rilevante.
Tutto questo potrebbe essere ancora perdonato, soprattutto per un appassionato dei romanzi della Fondazione, se la giocabilità fosse comunque accettabile. In realtà invece il titolo è caratterizzato da un true path assolutamente stringente, dove la scelta iniziale tra una caratteristica oppure un’altra può risultare cruciale. Anche all’interno del volume molti bivi che non sono lasciati alla scelta del giocatore (come il suddetto incontro con Hardin) vengono risolti solo ed esclusivamente attraverso il check del possesso di una delle caratteristiche; nel caso non la si sia prescelta, la pena è il fallimento.
Ancora peggiore è il fatto che questo fallimento potrebbe anche non essere un’Instant Death immediata, ma ritardare addirittura decine di paragrafi, una scelta che francamente non si può definire altro che sadica. L’autore stesso si è reso conto della quasi impossibilità di portare a termine il libro con successo, tanto che alla fine del volume c’è addirittura la soluzione passo-passo di tutta l’avventura (caratteristica comune a tutti e otto i capitoli della serie).
Purtroppo quindi il giudizio globale non può essere altro che negativo. Del libro si salvano le illustrazioni piuttosto carine di Giacinto Gaudenzi e il fatto di poter interagire con molti personaggi tra i protagonisti della serie di romanzi (Gaal Dornick, Hari Seldon stesso). Una menzione a parte per i Punti Seldon, assegnati a chi riuscisse a finire l’avventura; nei volumi successivi avere Punti Seldon permette di migliorare le proprie caratteristiche, in modo da aumentare le probabilità di successo (e credetemi, ne avrete bisogno).
Longevità 3:
Una volta letto, anche se non si è portato a termine con successo, non si ha voglia di tornarci sopra.
Difficoltà 5:
Assolutamente sbilanciata, con un true path strettissimo, eppure, nonostante tutto, non completamente impossibile come invece altri libri successivi della collana.
Giocabilità 4:
Sistema di gioco semplicissimo, eppure sfruttato veramente male. Non importa scomodare “Realtà Virtuale”; anche “Carriere” e “Il presidente del consiglio sei tu” avevano un sistema simile, eppure funzionavano.
Chicca:
Il paragrafo iniziale e quello finale sono esattamente la fine della prima e l’inizio della seconda parte del romanzo “Fondazione” (rispettivamente “Gli Psicostorici” e “Gli Enciclopedisti”).
Totale 4:
Voto per chi come me è un grande appassionato del ciclo di romanzi di Asimov. Chi non conosce il ciclo della Fondazione può tranquillamente togliere un punto addizionale.
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