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Recensione

Lupo Solitario 29: Le Tempeste del Chai
Edizione  
autore/i Joe Dever
Recensore Anima di Lupo

Un nuovo faro di luce e speranza risplende sul Magnamund.
Sull'isola di Lorn, il Nuovo Ordine dei Kai ha costruito un secondo monastero laddove l'antico popolo degli Shianti aveva vissuto per secoli, chiuso nel mistico isolamento impostogli dalla dea Ishir. I Cavalieri Kai, guidati dal Maestro Supremo Lupo Solitario, sono ora pronti a traghettare le nazioni del Magnamund meridionale verso una nuova era di pace e prosperità.

All'inizio della nostra avventura, ci troviamo davanti il salto temporale più lungo della saga del Lupo. Dalla morte dell'Autarca Sejanoz, (avvenuta alla fine del 28° volume della serie, nell'anno PL 5085) sono infatti passati 17 lunghi anni in cui re e nazioni hanno mutato forma in lungo e in largo per l'inquieto mondo del Magnamund. Precedentemente, il primato di scarto spettava ai volumi 11 e 12, distanziati da 8 anni (non percepiti però dal lettore per via della contrazione temporale avvenuta nel Daziarn).

Per tirare meglio le fila della storia, Dever inserisce anche una breve e compatta cronologia in fondo al Lg, prima della Tabella del Destino. Tra le tante cose interessanti di questa sezione individuiamo subito come va a finire la cosiddetta “Trilogia di Lencia”, una serie di tre romanzi tuttora incompiuta in Italia e ferma al 1° volume (I Dragoni di Lencia). Esiste infatti un trait d’union tra l’invasione agarashi di Lencia e l’inizio delle tempeste nel Chai.

Sta a noi, dunque, catapultarci senza esitazioni in questo nuovo/vecchio mondo dove il male non dorme mai e l'espansione, grandiosa e imponente, del Nuovo Ordine Kai si erge a baluardo del bene in ogni dove.
Diverse minacce sparse per tutto il Magnamund preoccupano Lupo Solitario tanto da fargli imbastire 6 missioni in altrettanti focolai di "crisi": Danarg, l'abisso di Kraknalorg, le rovine della città di Cragmantle, il Maakengorge ecc..
Ogni missione dovrà essere portata a termine da un Grande Maestro. A noi tocca il Chai.

Strategicamente, il Chai rappresenta uno stato cuscinetto stretto tra la desolazione di Naaros a nord, il bellicoso Bhanar a ovest e la distesa senza fine della piana di Lissan a est. Questo piccolo staterello affacciato sul mare è nostro alleato da anni e verrà descritto culturalmente e storicamente molto bene, oltre che esplorato approfonditamente nel corso del libro.

La missione consiste nel recarsi a Pensei per recuperare l'Occhio di Agarash, artefatto malefico che, se combinato con l'Artiglio di Naar, permetterebbe la creazione di un'arma dai poteri immensi. La sottomissione del Chai sarebbe solo il primo passo per la conquista del Magnamund del sud.

L'artefice di queste macchinazioni, il nadziran Zashnor, è pronto all'invasione. Il Chai, dotato di un apparato militare secolare e degno di ammirazione, dovrà reggere l'urto delle armate provenienti da Bakhasa e contemporaneamente metterti nelle condizioni di fuggire con l'Occhio di Agarash. Il giovane sovrano Lao Tin, magistralmente riprodotto nella 4° figura, si rivelerà degno successore di una dinastia saggia e intelligente che per secoli ha retto il Chai tra le tempeste.

Anche dopo il finale non è dato sapere se c'è qualcuno di più potente di Zashnor che sta orchestrando l’avanzata delle forze oscure e il risveglio degli agarashi. L’unico fatto certo è che delle 6 missioni di partenza, 3 sono fallite e dal successivo volume (intitolato Morte nell’Abisso) bisognerà rimediare e correre in soccorso dei nostri fratelli Kai.

Longevità 6.5: 

Purtroppo, Le Tempeste del Chai è uno dei gamebook più lineari della serie Nuovo Ordine. La trama è veramente bella e spesso emozionante (non mancano momenti palpitanti e adrenalinici come la fuga dai Doomwolf ben disegnati nella 14° illustrazione o la sensazione di vulnerabilità nella pianura di Huzang, quando dobbiamo restare nascosti) ma il true path è lì davanti a noi, inesorabile, e quel che è peggio si percepisce. Poche volte mi sono chiesto “se invece andavo di là, cosa succedeva?”. Avrei desiderato più diramazioni, ad esempio, come quella del paragrafo 227 quando dobbiamo scegliere se sfruttare la misera copertura degli alberi o quella apparentemente più consistente delle colline Szuchow per ripararci dal nemico. Invece, per lo più, ci viene chiesto se possediamo o meno una Disciplina o se vogliamo entrare o no in una taverna.

Dever ha creato spesso storie emozionanti sacrificando un po’ la parte ludica (intesa come scelte da prendere, non mi riferisco ai combattimenti) ma ha mascherato bene questo approccio. Stavolta invece non lo ha sempre fatto e questo, per me, è il difetto più grande del libro.

Ad esempio, al paragrafo 203, mentre fuggiamo da una Pensei assediata da Zashnor, ci ritroviamo a dover difendere la cittadina fortificata di Vabou. Possiamo scegliere se posizionarci alla torre settentrionale o a quella occidentale: troppo scontato, non solo dobbiamo scegliere a caso, senza alcun riferimento, ma fare una scelta o l’altra non cambia niente ai fini della storia. Oppure l’uso eccessivo di Magi-Magic e Alchimia Kai nella parte finale (paragrafi 263, 250, 238 e 47). A volte l’autore non è riuscito a mascherare l’assenza (evidente) di bivi veri e percorsi paralleli con scelte stimolanti che lasciano il dubbio e mimano una ramificazione capillare degli avvenimenti.

Lo stile è invece ottimo. Dever si sofferma sulle descrizioni di azioni, luoghi, personaggi e ambienti il giusto e ci dipinge magnificamente il Chai come poche altre nazioni prima d’ora. L’atmosfera che si respira è della Cina del XIV secolo (parole dell’autore) in cui l’aspetto fantasy si intreccia alla perfezione con l’atmosfera medievale. La trama è, come già accennato, ottima e ricca di colpi di scena. La longevità è dunque fortemente limitata solo dal sentiero già tracciato e da numerose scelte poco originali ai bivi che ci spingono a rigiocare l’avventura più per assaporare la drammaticità della storia e la bellezza della trama che per esplorare nuove piste che in pratica non ci sono.

Difficoltà 9: 

L’autore ha calibrato bene la difficoltà, specialmente nei combattimenti, anche se completare l’avventura con solo 5 Discipline (livello di addestramento Kai Grande Maestro Anziano) è molto difficile. Ho giocato l’avventura in questo modo diverse volte ed è quasi impossibile andare oltre l’Entità Spettrale da affrontare subito prima di Vabou (p.70 e p.222) anche calcolando i 20 punti di Resistenza che si recuperano con la Disciplina Superiore della Liberazione quando scendiamo sotto gli 8 punti.

Ho proseguito dunque aumentando di un livello di addestramento Kai alla volta (il che permette di aggiungere una Disciplina Kai, 2 punti di Resistenza e 1 punto di Combattività per ogni livello superato) potenziando il mio personaggio e proseguendo sempre più nell’avventura, che si è rivelata lunghissima e difficile ma assolutamente non frustante. Mi sembra anche giusto che il quart’ultimo volume della serie sia ostico e si debba completare con il personaggio di grado elevato, anche tenendo conto delle difficoltà oggettive di bilanciare in soli 350 paragrafi numerosi livelli dell’addestramento Kai.

Giocabilità 8: 

C’è sempre qualcosa da fare scorrendo le pagine di questo 29° volume: acquistare oggetti, usare una Disciplina Kai, parlare con le persone, combattere, perdere oggetti, conoscere nuovi luoghi ecc.. Il Registro di Guerra muta continuamente e i combattimenti sono molti, talvolta inattesi e contro avversari di valore e carisma. Il finale poi è un crescendo di colpi di scena che ricorda certi videogiochi dove il boss di fine livello, dopo averti scagliato contro i suoi scagnozzi, è costretto a intervenire in prima persona per affrontarti e portare a compimento i suoi malvagi piani.

L’unica pecca della giocabilità è la stessa già sottolineata sopra e cioè la mancanza della sensazione di avere ampia scelta, sia nelle azioni che nelle destinazioni. Ciò poteva essere ovviato con l’inserimento di vere diramazioni e/o percorsi paralleli ma sarebbe stato sufficiente cambiare alcune domande in certi bivi. L’autore, per questo gran finale atteso da anni, sembra aver optato per una trama di qualità che strizza l’occhio all’epico tralasciando un po’ di parte game.

Chicca: 

1) Dever ha deciso di portare le Discipline Kai di partenza a 5 (Grande Maestro Kai Anziano) invece di 4 come era nei volumi EL degli anni ’80 e ’90. Giocando Le Tempeste del Chai con il massimo grado possibile (Gran Barone) abbiamo quindi 13 Discipline Kai. Siamo dunque leggermente più forti (scelta probabilmente giustificata dal grande salto temporale che separa il volume 28 dal 29, corrispondente peraltro al reale numero di anni trascorsi tra la pubblicazione dell'uno e dell'altro. Insomma in quasi due decadi il nostro alter-ego Grande Maestro avrà pure imparato qualcosa! N.D. Prodo)

2) Al p.213 c’è una citazione su Nyxator, il grande dragone creatore delle Pietre della Sapienza. Nella città chaiana di Dwala è stata costruita in suo onore una piramide a gradini di marmo (si presuppone bianco) sovrastata dalla statua della creatura che ruggisce verso il cielo. A questa scultura è stato dato il nome di Drago di Dwala.

3) Le Tempeste del Chai, che Joe Dever ha lanciato in anteprima mondiale al Lucca Comics&Games 2015 anche come segno di simpatia verso i fan italiani che da anni lo sostengono, è uscito con due copertine. La versione classica, disegnata da Alberto Dal Lago, rappresenta il Grande Maestro e il tenente Quang durante l’attraversamento dell’estuario del Tkukoma. La versione Variant invece, stampata in 100 copie firmate e numerate, è opera di Giuseppe Camuncoli, l’autore delle illustrazioni interne (potete visionarle entrambe in Enciclopedia).

Totale 7.5: 

Anche non considerando l’esaltazione dovuta all’eclatante evento dell’uscita dopo 17 anni dell’inedito volume 29 della collana di Lupo Solitario, siamo di fronte a un bellissimo librogame che spalanca le porte all’epico finale della serie, ora finalmente possibile grazie alla casa editrice Vincent Books. L’unico difetto sottolineato sopra appaga la mia obiettività, altrimenti pronta ad andare a farsi benedire per la felicità trasbordante che permea ogni mio pensiero di appassionato cavaliere, prima Ramas e poi Kai.

Il Magnamund del sud e la serie Nuovo Ordine mi sono sempre piaciuti e questo nuovo capitolo si piazza tra i migliori volumi, alle spalle soltanto del Viaggio della Pietra di Luna e di Runa di Guerra, che considero tuttora superiori, e allo stesso livello del Sentiero del Lupo e dell’Eroe di Mydnight.