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[quote=Rygar]Il titolo di questo corto è abbastanza fuorviante: anche io, come Ubik, mi immaginavo riferimenti al nazismo, magari in una bella spy-story di stampo hard-boiled (Humphrey Bogart ha sempre il suo fascino e io giro in trench da una dozzina di anni). Devo dire che la delusione è stata solo parziale, perché comunque la mia dose di poliziesco la ho ricevuta e si possono creare atmosfere "noir" anche ai giorni nostri, epoca nella quale apparentemente si svolge il racconto. Dopo il titolo, viene il regolamento. Qui ho trovato pane per i miei denti, essendo amante dell'enigmistica e nemico del caso: codici matematici, parole d'ordine e logica. Questo sistema è molto meglio del classico "à la Livingstone", dove bisognava convertire in numeri ogni lettera di parole lunghissime e poi sommarli, sperando di non fare nessun errore; qui l'autore fornisce una tabella rapida e tutto si risolve a pochi secondi. Bravo, bravo, bravo! Un piccolo appunto lo si può fare per il dualismo lettera-numero, dato che l'unico caso in cui una lettera può avere due numeri diversi è quello della "I"; in tutti gli altri casi a una lettera corrisponde un singolo numero, quindi sarebbe bastato dire "se hai il codice X, vai al". La presenza del numero, in questo caso, ha l'unica valenza anti-baro, ma sappiamo tutti che è una prerogativa inutile perché su LGL tutti giocano onestamente, vero? Ok, magari l'autore pensava di inserire più occasioni nelle quali a un codice fossero associabili più numeri, ma alla fine si è trovato a dover "tagliare" inesorabilmente (so cosa significa), quindi questa interessante applicazione del regolamento è rimasta (quasi) lettera morta. Sul meccanismo di gioco, tanto di cappello! Anche io all'inizio credevo fosse troppo complesso, ma mi sono ricreduto. L'unica nota dolente è a livello narrativo, perché non sempre i paragrafi sono collegati l'uno all'altro in maniera sequenziale. Mi vengono in mente alcuni esempi: la descrizione di Larry al 23 non è in un checkpoint, quindi ce la possiamo perdere; il rientro in ufficio al 27 è anch'esso troppo brusco rispetto alle azioni compiute poco prima. L'impressione è che l'autore, forse spinto dalla mancanza di spazio di cui sopra, abbia cercato di mantenere intatto il più possibile il comparto ludico, a danno di quello narrativo. Io avrei fatto l'opposto, ma qui si parla di gusti personali. Trovo anche molto bello che tutte le sfaccettature delle vicende possano essere scoperte solo in letture successive: l'autore misterioso aveva di certo in mente tutta la vicenda prima di iniziare a scrivere (ottimo sistema) e ce ne rivela un pezzetto alla volta. Un po' meno bello è che dobbiamo "scoprire" la città dove abitiamo e lavoriamo. Seriamente, quanti lettori hanno sparato al mendicante nella prima giocata, senza ancora conoscere l'ambientazione? E poi ha senso che il poliziotto si metta a fare ricerche sul "trattato", che tra l'altro conosce a memoria per ammissione dello stesso autore? Per finire c'è l'attinenza al tema. Appurato, per esclusione, che si tratti della combinazione invasione-nerd, vedo poco dell'una e ancor meno dell'altro. Sì, gli sbarchi di profughi/immigrati/giargianesi sono sullo sfondo della vicenda, ma alla fine il protagonista si trova messo in mezzo perché qualcuno gli ha hackerato il PC, il fatto che si trattasse di permessi è secondario. Anche sull'essere "nerd" ho dei dubbi: ok, colleziona anticaglie e sta sulle scatole ai colleghi, ma il collezionismo è un passatempo come tanti e lo stare sulle scatole è più per il colore della pelle che per altre abitudini. Comunque, visto che il BAH ha approvato il racconto, mi rimetto al giudizio espresso. Tirando le somme, questo è un bellssimo poliziesco che, purtroppo, è stato compresso per entrare in un "corto" e ne è uscito comprensibilmente ammaccato. Mi auguro che l'autore scriva altre opere di questo genere, senza il vincolo di lunghezza. Per il momento gli assegno il voto più alto che ho dato in questa edizione.[/quote]
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