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[quote=Rygar]Non mi è dispiaciuto questo racconto dal clima post-apocalittico, con tutte le ovvie allusioni al cinema d'azione anni '80 (molti hanno già citato l'indiscusso maestro Carpenter). Tra l'altro mi stupisce che nessuno abbia citato, tra le possibili ispirazioni, anche "28 days later"; so bene che non è un film anni '80, ma questi clown frenetici e assetati di sangue mi ricordano molto gli infetti di quel film (nonché dei seguiti). Certo, sarebbe interessante che l'autore ci spiegasse come mai abbia scelto proprio i pagliacci come "cattivi" della storia, sperando che la risposta non sia "perché sì". In fin dei conti tutti conoscono "It", ma lì l'aspetto di Pannywise era quantomeno giustificato. Qui rimane il dubbio che lo scrittore ci stia bonariamente prendendo in giro, o che abbia messo la prima cosa che gli passava per la testa. La cronologia iniziale è semplice, ma avrebbe potuto essere molto migliorata. Nel 2022 compare questa malattia che lascia le persone in stato di morte apparente. Ok, e allora? Non mi pare che nel testo venga più nominata e quindi che senso aveva parlarne? All'inizio pensavo che si trattasse del periodo di "incubazione" per risvegliarsi come clown, ma la stessa cronologia mi informa che questi esseri erano apparsi nel 2014, sei [u]anni[/u] prima che iniziasse la crisi. L'impressione è che l'autore fosse partito con un progetto ben più ambizioso e si sia poi trovato a ridimensionarne lo svolgimento, tagliando quindi alcuni spunti interessanti. Niente di male, ma credo che avrebbe dovuto tornare indietro e correggere anche le premesse. La narrazione è semplice e scarna, forse un po' ripetitiva. Io mi sono stancato di leggere "macerie", "palazzi distrutti" e cose simili: ho capito che siamo in una città disabitata, ma mi sarebbe bastata una descrizione a effetto nel primo paragrafo. Però devo ammettere che, nella sua semplicità, riesce a trasmettere una certa tensione, che poi è lo scopo di queste avventure. Non sarà una partita a "Resident Evil", ma i [i]topoi[/i] del genere ci sono tutti: ultimi sopravvissuti, messaggi dei morti, indizi di una congiura... Diciamo che su questo punto il nostro autore ha fatto centro. Il regolamento è semplice all'estremo, cosa che trovo [u]sempre[/u] molto positiva. Però mi sento comunque di fare un piccolo appunto all'autore: perché non renderlo ancora più semplice? Mi riferisco alle regole per sparare che, alla fine, si riducono a saltare due terzi degli incontri: se tiri 1-4 vinci, se tiri 5-6 devi combattere corpo a corpo. A questo punto sarebbe valsa la pena di mettere una perdita fissa di punti vita e farla finita lì, o eliminare le regole per il tiro e risparmiare paragrafi. A livello prettamente formale segnalo che, per quanto gli oggetti siano segnati in corsivo e grassetto quando vengono trovati, lo stesso non avviene quando ci viene chiesto il loro utilizzo. Non è un errore grave, ma lo considero segno di scarsa cura. Inoltre trovo semplicemente assurdo che a volte ci venga chiesto un oggetto specifico (e.g. il badge), altre volte sia rimesso al nostro personale giudizio (e.g. la chiave). Ma che senso ha? È molto bella invece, oltre a essere un aiuto per la longevità, la formula "a punti" del finale, che consente di giocare più volte il racconto, cercando le migliori combinazioni. Poco importa che sia paradossalmente più difficile ottenere un finale negativo: il gioco "a perdere" è soddisfacente quanto quello "a vincere". Per finire la parte degli indovinelli è abbastanza ben strutturata, anche se denota qualche ingenuità da parte dell'autore: non sempre è chiaro quando usare un determinato codice, cosa che ha portato a vari grattacapi da parte dei giocatori. Purtroppo ci sono molti errori, forse troppi. Non mi riferisco a refusi di ortografia, che pure sono presenti in dose massiccia, ma anche a veri e propri controsensi. L'esempio lampante è il loop quando usciamo dal bunker al [b]25[/b] e ci ritroviamo al [b]38[/b], dove possiamo essere già passati. Anche il [b]32[/b] "orfano" è segno di scarsa cura. Al [b]49[/b] ci viene chiesto se vogliamo guardare la porta, ma non ci viene data un'alternativa; Al [b]60[/b] ci viene offerto di sparare, con due esiti possibili, ma non ci viene detto cosa succede se [u]non[/u] spariamo. Per finire abbiamo l'aderenza al tema, se anche è sicuro che c'è un'invasione in corso (con tanto di contro-invasione), di robot non ho visto tracce. Ci viene detto che il protagonista è un cyborg ([url=https://librogame.net/index.php/forum/topic?id=3994&p=3#p126807]con buona pace del nostro buon Seven_Legion[/url]), ma la cosa non ha alcun peso sullo svolgimento della trama. Se ci fosse stato, tanto per restare in tema anni '80, un Kurt Russel o un Arnold Schwarzenegger, non sarebbe cambiato nulla a livello di sospensione dell'incredulità. Anche il fatto che siamo indiani, lascia il tempo che trova: ok, mi immagino questo tizio piccolino, con la pelle scura e il naso camuso (Tremal-Naik un secolo e mezzo dopo), ma la cosa mi lascia indifferente. Quasi quasi sarebbe stato meglio avere un protagonista anonimo ed evitare caratterizzazioni ininfluenti. Per concludere questo racconto (del quale probabilmente ho indovinato l'autore) risente di una scarsa rifinitura, dovuta probabilmente a una mancanza di tempo (ho la quasi certezza che lo stesso autore abbia presentato più di un'opera quest'anno): una premessa brilante si perde in uno svolgimento caotico è funestato da parecchi errori. Il lavoro è certamente oltre la sufficienza, ma ben lontano dal meritare il podio, almeno a mio parere.[/quote]
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