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[quote=GGigassi]Accidenti, è quasi Pasqua e non sono ancora riuscito a sviscerare il Corto fino in fondo, e sicuramente non ce la farò entro domenica! Comunque non indugio oltre per non lasciarlo senza voto e procedo a dare giudizio & voto. Sono stato combattuto nel decidere quale voto dare a questo Corto, perché l’impressionante qualità della parte ludica e (in minor misura) di quella letteraria sono parzialmente vanificate da una realizzazione che a volte non è esattamente all’altezza. Ma andiamo con ordine. L’ambientazione è veramente originalissima e molto curata, lo stile di scrittura non è male (pur non arrivando ai livelli di [i]Cuore di Ferro[/i] o [i]Il Palazzinaro[/i]) anche se ho trovato stonati certi inserti umoristici come l’ammiccamento a Pinocchio (“grazie alla potenza degli automi alimentati a …“Carbone!” dite voi. “No, carissimi” vi risponderebbe il Conte.”), la protagonista è veramente molto affascinante e ben delineata, la frenesia dell’attacco e la claustrofobia che pervade il Corto sono resi splendidamente. Il mondo steampunk (si dice così?) è molto ben congegnato, con Stéphanie che diventa una pilota di Mazinga ante litteram – il che mi fa ricordare che nel thread introduttivo del bando ci fu un utente che chiese se fossero validi come “robot” delle macchine guidate da umani… Non male l’alternarsi dei paragrafi iniziali che seguono due punti di vista differenti: così un’introduzione che sarebbe risultata troppo lunga viene spezzettata e resa più fluida e coinvolgente. I temi del concorso sono stati trattati con grande originalità: il “robot” è in realtà un “[i]méca[/i]”, l’invasione non è qualcosa di astratto o di fantasy, ma un’eventualità assai plausibile nel contesto di questa realtà distopica (non capisco le critiche di chi dice che è stata appiccicata a forza: per me è perfetta!). Ulteriore tocco di classe: [spoiler]l’epilogo ambivalente valido per entrambe le scelte che si possono fare alla fine.[/spoiler] Le regole sono eccezionali, anche se piuttosto impegnative da leggere e assimilare; l’intervento dell’autore sulla loro lettura integrale non indispensabile lascia il tempo che trova: io ho preferito leggere tutta l’Appendice I in un colpo solo piuttosto che fare la spola tra i paragrafi e l’appendice come ci ha suggerito, oltre al fatto che non volevo farmi trovare impreparato una volta che una certa regola sarebbe stata tirata in ballo, e vedo che anche per Prodo e altri è stato così. Mi sembra che sia stata inoltre gestita molto bene la dinamica per cui se perdi una prova di Resistenza puoi spesso rifarti con una prova di Movimento, equilibrando il tutto. La dinamica dell’Appendice IV con la possibilità di continuare a giocare anche senza Resistenza è una grandissima trovata, non solo un tocco di classe dell’autore perfettamente plausibile (è una macchina, no? Possiamo provare ad aggiustarla) ma una gradita concessione che fa al lettore. Anche il sistema di codici per poter accedere ai paragrafi segreti a partire dai potenziamenti è molto ben congegnato, anche se io avrei visto bene la possibilità di usarne due in contemporanea al [spoiler]#59, in cui teoricamente si potrebbe usare in accoppiata “acqua” più “muro”, ma in cui però o si può andare solo al #39 o al #49 e non al #29 – o forse quando si arriva al #59 si può avere uno solo dei due potenziamenti? Confesso che in quel caso ho lavorato un po’ di retroingegneria.[/spoiler] Detto questo, passiamo ai difetti… le regole, per quanto funzionali e anche originali (vedi i pezzi da disegnare o ritagliare come un puzzle, io disegnavo con Paint le forme con colori diversi) sono forse un po’ troppe e come nel caso de [i]Il Senza Pietà[/i] possono spezzare il ritmo della partita ogni volta che si aggiorna il registro (ad esempio coi Codici) o si cerca, per dirla alla Jung, la buona forma. La quantità di informazioni da segnarsi è più elevata che ne [i]Il Senza Pietà[/i], e io ho dovuto farmi non solo due file Paint appositi, uno col Registro e uno coi Pezzi, ma anche altri file in cui segnare ad esempio le proprietà dei singoli pezzi, che inizialmente copiavo dal testo del Corto e incollavo sotto la Resistenza della scheda (e con uno la casella già traboccava) e che poi ho provato a mettere nella scheda delle figure come suggerito dall’autore, dove però lo spazio non basta. La struttura reiterativa del Corto, programmaticamente voluta così, porta inevitabilmente a degli “attacchi” (nel senso di incipit) non sempre pienamente congruenti con il paragrafo di partenza, ma è una cosa da mettere in preventivo in Corti come questo la cui struttura prevede di tornare in alcuni punti-chiave da paragrafi diversi. Ciò detto, in alcuni casi e selezionando alcuni percorsi ci sono delle situazioni che sembrano apparire dal nulla quando invece dovremmo già avere confidenza con esse: penso ad esempio al Ragno che durante la mia prima partita figurava come arcinemico senza quasi che mi fossi accorto prima della sua esistenza. Nelle seconde ho ovviamente prestato molta più attenzione alla sua prima apparizione, quindi forse in questo caso specifico si è trattato di poco pathos quando è stato introdotto la prima volta. Comunque queste considerazioni spariscono di fronte al difetto principale di questo monumentale Corto (razionale e illuminato come l’epoca in cui è ambientato): le infelici scelte lessicali e sintattiche e gli errori veri e propri. L’uso del verbo “alludere” al paragrafo #40 mi sembra fuori contesto in quella situazione, così come l’espressione “che sciocchi problemi” non mi suona bene. Al #104 si fa riferimento al Ragno come “il caduto”: e che è, il milite ignoto? Al paragrafo 86 il pilota nemico non digrigna i denti, ma “digrigna” e basta. Ci sono poi dei banali errori di battitura: nel #21 c’è “avvertì” invece di “avverti”, così come “tropo” invece di “troppo” al #120. #72: il “seggio” è il luogo in cui durante le elezioni si va a votare, non una sedia (“seggiola”) e tantomeno un abitacolo: tutt’al più può essere usato col significato di trono per una persona altolocata, che in questo contesto non è certo pertinente. Sono errori di poco conto, e in alcuni casi (avvertì/avverti, tropo/troppo) sono evidentemente refusi dovuti alla mancata segnalazione da parte del correttore di Word, visto che formalmente sono parole giuste, ma sono veramente troppi e disseminati per troppi paragrafi per non tenerne conto. A questo si aggiunge il brutto effetto che fanno i rimandi come “vai al 08” dovuti a LGC, che come apprendo da Rygar si sarebbero potuti benissimo correggere in un secondo momento. Io non so chi sia l’autore (non ne ho proprio la minima idea), ma possibile che non abbia trovato nessuno nella sua ciurma a cui far rileggere il Corto per eliminare almeno gli errori più evidenti? Questo florilegio di errorini purtroppo dà un’impressione quasi di sciatteria che il Corto non merita affatto. PS: il “dottor Brambilla” di Vienna/Pavia sarà mica un antenato del Kevin Brambilla di [i]Fermate Monna Lisa![/i]? [b]voto inviato a Babacampione[/b][/quote]
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