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[quote=Lucky]Ed ecco i voti della giuria: GIUDIZIO DI BEN KENOBI: [b]VOTO: 8[/b] [i]Bello e impossibile. "Alla luce del buio" è un librogame che coniuga un eccellente lato narrativo ad una struttura di gioco sofisticata e particolarmente avvincente. Non è la prima volta che leggo un librogame ambientato in un sogno/ricordo/viaggio mentale: si tratta di un ottimo stratagemma per giustificare una struttura a mappa dalle regole apparentemente bizzarre ma che trovano perfettamente giustificazione all'interno della premessa narrativa. La prima lettura lascia perplessi: non si capisce cosa c'entri il prologo con il resto del libro, ed il gironzolare di paragrafo in paragrafo sembra non avere scopo. Ma già dalla seconda partita, la strategia diventa chiara: l'esplorazione in sé è poco fruttuosa, anzi dannosa in molti casi; occorre invece incontrare gli enigmi-chiave nel giusto ordine e risolverli per progredire. Fondamentale anche Tentare la Realtà, sia per godersi gli ottimi flashback che forniscono una trama e una spiegazione a tutte le scene che vediamo nelle varie "stanze" (una delle cose migliori del libro: non è una dimensione onirica senza significato, ma tutto fa riferimento ad un episodio della vita del protagonista) e soprattutto per conoscere un dettaglio indispensabile per la vittoria finale. Il punto "aderenza all'immagine" è pienamente rispettato perché è stata sviluppata una storia approfondita e perfettamente coerente dietro l'esplosione della bomba, che è un punto dal passaggio obbligato. La meccanica di gioco funziona a dovere, e sentirsi inseguiti dal buio che risucchia tutto trasmette davvero una sensazione di urgenza e di angoscia. Ci sono però delle pecche: gli enigmi-chiave sono davvero difficili ed anche risolvendoli correttamente occorre seguire un "true path" molto stretto o avere fortuna nei paragrafi in cui si può "saltare" casualmente ad un altro paragrafo per completare il librogame onestamente... cosa di cui non sono stato capace ! Per passare dalla prima alla seconda area del "labirinto" occorre essere ferrati in matematica o astronomia (non tutti i lettori potrebbero esserlo), ed una volta giunti qui occorre obbligatoriamente fare i due incontri-chiave nei paragrafi 28 ed 11 nell'ordine giusto e risolvere due enigmi niente affatto semplici (e pensare che il nome in questione era proprio... il MIO !!!) per poi "saltare" al paragrafo finale e gustarsi un ottimo epilogo. Il mio voto è 8. Il lato narrativo e la meccanica di gioco sono straordinari e meriterebbero di più, ma ho la netta impressione che la difficoltà sia eccessiva e che giocando onestamente il librogame sia quasi impossibile da completare, sia per gli enigmi-chiave sia per il true path che può essere scoperto solo "mappando" il libro a furia di tentativi, visto che il percorso si snoda attraverso una lunga sequenza di "bivi equivalenti" (in realtà sono una lunghissima serie di "vai a destra o vai a sinistra ?" ripetuti).[/i] GIUDIZIO DI YANEZ [i]indubbiamente quello che colpisce a prima vista di alla luce del buio è l’ottima scrittura: matura, fluida, elaborata quanto basta con una buona verve narrativa, eccedendo solo ogni tanto in pomposità. oserei dire anche di livello più che professionale, complimenti all’autore. il punto di forza del racconto è la struttura pensata per svolgerlo: abbiamo un meccanismo perfettamente oliato ed originale, dove ai paragrafi “normali” si aggiungono i paragrafi raggiungibili con i lanci di dado; il tenta la realtà sarà infatti il veicolo che ci proietterà nei ricordi del protagonista, passaggio obbligatorio per arrivare al finale buono della storia; ci sono i sottrai e gli aggiungi, i codici, gli enigmi, le parole occultate nel testo nello stile di mason e jackson , insomma c’è stato un lavoro certosino e paziente nell’incastrare tutti gli elementi del puzzle, cosa degna di nota. la storia in se per se è onirica e labirintica, ben presto mi son reso conto di trovarmi dentro la mente del protagonista che cercava una via di uscita; il tutto è risultato a volte claustrofobico, penso intenzionalmente voluto dallo scrittore. andando avanti ci si rende conto che si gira in tondo senza poter tornare indietro verso i paragrafi cancellati pena la fine prematura, e che bivi veri e propri non ce ne sono, escludendo i salti occasionali dei tenta la realtà quando ci si rende conto che sono indispensabili per ottenere il finale migliore; il temuto 3 (nel quale viene incastrata a dovere l’immagine tema del racconto, a mio avviso ben sfruttata) assume allora la valenza del [b]14 [/b]delle avventure di PIP e ci costringerà ad andare avanti, a controllare continuamente la tabella d’avventura e controllare che i paragrafi tra cui scegliere non siano cancellati. non mi dilungherò su discorsi filosofici sui colori, o sulle forme e gli animali, del come riuscire ad infilare un piolo tondo in un buco quadrato e via dicendo, mi limiterò solo a dire che ho avuto l’impressione che vi siano diverse citazioni più o meno volute come la bomba VOLENT (il cuore di volent di cuore di ghiaccio); il salto da una realtà ad un'altra come in matrix; un astronauta tirato giù dalla scena finale di 2001 odissea nello spazio; il famigerato sergente di ferro hartman di full metal jacket; la struttura del palazzo come the cube; l’album the dark side of the moon con lo spettro scomposto nei colori delle stanze, il lato oscuro della luna, il buio, che avanza…che può essere paragonato all’orrore di cui narra il colonnelo kurtz in apocalypse now. Insomma tutto questo per dire che la lettura del racconto mi ha lasciato in ogni caso delle sensazioni e dei ricordi oltre che delle riflessioni, a volte parecchio impegnative. e forse proprio qui arriva l’unico punto negativo : la storia è troppo impegnativa per un racconto gioco, talmente impegnativa che il lettore medio tenderà ad annoiarsi perché non ci viene dato uno scopo all’inizio se non quello di una fuga senza spiegazione costringendolo o a leggerlo fino alla fine per vedere se uno scopo c’è, o ad abbandonarlo. carina la ricerca del il titolo con un ossimoro. segnalo un piccolo errore per una futura revisione al paragrafo 29: “Una grande tavola lignea occupa il centro della stanza, attorniata da sette sedie, e cattura subito la tua attenzione per lo splendore [b]degli intarsi di mogano[/b].” forse è meglio scrivere “degli intarsi nel mogano” oppure “splendore degli intarsi” e basta. in conclusione: ben scritto, struttura e regolamento eccellente, due finali, immagine ben inserita, pecca solo sulla mancanza di scopo, del perché e del per come… [/i] [b]VOTO: 8 [/b] GIUDIZIO DI LUCKY [i]Già dalle prime righe l'autore ci avvisa di come forse sarà necessario leggere il racconto più volte per venirne a capo ed apprezzarlo e difatti così sarà. Un primo esempio è il regolamento che risulta complesso nel suo insieme ad una prima rapida lettura ma poi giocando tutto fila liscio. Interessante ed originale è la possibilità di Tentare la Realtà anche se abusarne troppo porta inesorabilmente a finire prematuramente l'avventura. La scelta della soluzione lettero-numerica degli indovinelli con tanto di parola di check unito alla discreta difficoltà degli enigmi risulta un giusto compromesso di giocabilità, per questo difficilmente gli enigmi non si riusciranno a risolvere (chi ha detto che si puo' barare? :P ) Mi ha fatto un po' storcere il naso la frase nel regolamento che giustifica l'utilizzo del Tentare la Realtà: "Ma la descrizione è proprio noiosa, e poche righe dopo decidi di Tentare la Realtà ancora una volta", suona quasi come tirarsi la zappa sui piedi, da evitare insomma definirsi noiosi. A mio avviso il racconto appare fin dal primo paragrafo ottimamente scritto, spiazzante ma coinvolgente, una fuga senza motivo da un nemico invisibile attraverso un viaggio introspettivo confuso ma razionale al tempo stesso. Avrei preferito una maggiore sensazione di angoscia durante la fuga dal buio purtroppo però questa sensazione termina dopo un paio di paragrafi lasciando spazio ad una inaspettata consapevolezza del protagonista proiettato in un mondo irreale. La fuga avviene attraverso una matrice a due livelli di stanze dove le stanze di ogni livello sono collegate in circolo tra di loro da una porta mentre il passaggio da un livello all'altro è possibile grazie ad una simpatica la soluzione che sfrutta un meccanismo alla "Premonizione" di Grecia Antica. Ogni stanza può essere visitata una sola volta costringendoci giustamente a non voltarci mai indietro ma allo stesso tempo purtroppo a seguire un truepath ben preciso per uscirne vincitori, vittoria che sarà malauguratamente determinata dal lancio dei dadi difatti sarà obbligatorio tentare la realtà fino a quando non verremo a conoscenza del nostro nome necessario per sbloccare il finale positivo. Questa eccessiva aleatorità unita alla regole ferree del non ripetere lo stesso risultato con il lancio dei dadi penalizza molto a mio parere la difficoltà del racconto. L'immagine tema è stata utilizzata in modo sufficiente sfruttando l'ambientazione metropolitana-bellica che fa da sfondo al racconto. Insomma tutto è stato curato nei minimi dettagli persino il sapiente uso di un ossimero nel titolo gioca a favore dell'autore e del suo racconto tanto che ad ogni rilettura si scovano delle sfumature nuove che prima erano sfuggite aumentando la longevità di un racconto che ricordo è solo di 40 paragrafi. Aggiungo una piccola nota strettamente personale in quanto terminando la lettura del racconto mi sono venuti in mente due riferimenti cinematografici: il film "The Cube" per la complessità della struttura della mente umana mentre "La storia infinita" per la fuga dal nulla o dal buio se preferite. "Alla luce del buio" si è rivelato un racconto molto interessante e piacevole a più riletture, un po' prolisso e idealizzante in certe sue parti ma alla fin dei conti estramamente curato e innovativo.[/i] [b]VOTO: 7,5[/b] Risultato finale: [size=13][color=#ff0000][b]7.653[/b][/color][/size][/quote]
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