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[quote=Prodo]Allora: mi piace lo stile asciutto della narrazione, ho adorato i frequenti rimandi culturali che denotano competenza e amore per la città, e che fanno pensare che il corto sia opera di un Toscano, almeno in parte. Dico in parte perché alcuni paragrafi sono scritti davvero bene, altri invece sono infarciti di errori, frasi sintatticamente contorte, ripetizioni stucchevoli dei medesimi termini che rendono la lettura poco piacevole. Questo dualismo da Jekyll e Hyde mi fa pensare che il racconto sia opera di due "padri", uno più virtuoso e l'altro meno, che si sono più o meno equamente divisi i paragrafi al momento di scrivere, o che l'autore sia singolo e abbia poi riguardato con attenzione solo alcuni paragrafi in sede di beta testing, lasciando gli altri privi delle necessarie correzioni. Il sistema regolamentare è volutamente semplice: la ripartizione dei punti è stata ben pensata e i vari check che dobbiamo affrontare nel corso dell'avventura sono equilibrati, forse tendenti più alla facilità che alla difficoltà. C'è un grosso bug al paragrafo 27. L'autore ci dice: "La scalata è però pericolosa, e dovrai affrontare una dura prova di abilità con un coefficiente di difficoltà notevole: Getta i dati e togli 1 punto dal totale, per misurare la tua Resistenza". Ma se togliamo un punto al lancio dei dadi la prova diventa più facile, non più difficile: è chiaro che l'intenzione dell'autore era comunicarci che dobbiamo AGGIUNGERE un punto al lancio dei dadi. Del resto questo non è un racconto particolarmente complesso: se si adottano scelte sensate si può arrivare in fondo senza particolari difficoltà, e le stesse prove, se fallite, concedono sempre una seconda chance per recuperare la situazione. L'autore ha voluto insomma che tutti potessero in un paio di letture al massimo raggiungere l'epilogo, che peraltro è piuttosto suggestivo anche non tenendo conto delle implicazioni religiose che lo accompagnano. L'immagine del concorso secondo me in questo caso non combacia moltissimo: ha un aspetto misterioso e malvagio che poco si sposa con l'"eroe" del corto, a cui noi facciamo da guardaspalle come ha detto Adisc, e che ha ben altre prerogative. Il racconto secondo me non ha una ripartizione equilibrata: molti paragrafi sono dedicati a vicende accessorie, vedi la lunghissima diatriba con le guardie, mentre nella chiesa, la scena madre della storia tutto sommato scorre abbastanza rapidamente, e poteva essere sviluppata meglio, anche se mi sono piaciute le descrizioni particolareggiate delle varie reliquie. Probabilmente strutturare il racconto in questo modo è stato voluto dall'autore, che ha tenuto saldamente conto del fatto che il lettore veste i panni di un semplice bambino, finito per caso in mezzo a una vicenda più grande di lui. Tale convincimento è ampliato anche dal fatto che possiamo tranquillamente raggiungere l'epilogo migliore senza intervenire mai nelle battute finali, ma semplicemente osservando lo scorrere della storia e il susseguirsi degli eventi. Questa scelta è coerente, ma rende tutta la situazione abbastanza priva di mordente: al termine della lettura rimane la sensazione di essere stati co-protagonisti di una vicenda simpatica, ma non completamente avvincente o entusiasmante. Alla fine "Il Forestiero" non è un lavoro da bocciare: si è dato degli obiettivi lineari e sicuramente l'idea di farci vedere come anche un bambino, nella semplicità della sua esistenza e nella limitatezza delle sue possibilità, possa vivere un'avventura interessante, è stata resa bene. Forse però su tale semplicità si è insistito un po' troppo, togliendo sprint alla storia: inoltre non posso non tenere conto di quei paragrafi, già citati, funestati da pasticci sintattici e narrativi di vario genere. Alla luce di quanto esposto il racconto merita la sufficienza, ma a mio modo di vedere dargli di più sarebbe premiarlo oltre le sue qualità. [b]Il mio voto pertanto è 6[/b].[/quote]
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