Re: 6° racconto: La Prova della Negromante
Rygar ha scritto:Nagash...?
Bravo!
hai vinto un viaggio per due a Naghashizzar! una meta dove si va con un biglietto di sola andata!
Mi scuso con l'autore e con il BAH per questo stupidissimo OT
"We will survive, fighting for our lives, the winds of fortune always lead us on,forever free, for the world to see,the fearless masters, Masters of the sea"
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Pirata delle Alpi
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Re: 6° racconto: La Prova della Negromante
Un Corto banale sin dal titolo, che offre ben poco in termini di inventiva e originalità rispetto a quanto visto in precedenza. L’ambientazione, l’atmosfera e anche la situazione di base sono identiche a quelle di miliardi di altri prodotti (romanzi, film, avventure per gdr) simili.
L’uso della “invasione” è velleitario e non ha nessuna rilevanza particolare: se il tema fosse stato “le spade magiche” o “i meccanismi di teletrasporto” il Corto avrebbe potuto benissimo essere presentato così com’è.
Difatti l’autore, bontà sua, ci ricorda ossessivamente all’inizio che è in corso questa benedetta invasione (tre persone bastano a fare un’invasione? Boh) per poi perdersi per strada e non citarla più.
Ma questo discorso per me vale anche per Cuore di Ferro, in cui l’elemento relativo all’invasione non l’ho proprio colto: solo che qui anche la tipologia di protagonista non mi sembra proprio l’esempio più calzante di “cattiva”. Ci viene detto che è una negromante (classe che oltretutto non è necessariamente votata alla malvagità, volendo essere pignoli) e poi ci vengono accennate alcune turpitudini che avrebbe perpetrato nelle sue terre, però in ultima analisi l’avventura si riduce semplicemente a limitare l’assalto dei nemici.
Lo stile di scrittura è po’ moscetto, non decolla. Ok, in alcuni punti mi sono pure divertito (come quando un demone guarda perplesso la negromante prima che questa muoia), ma non sono sicuro che fosse questo l’intento dell’autore. La protagonista stessa è piuttosto scialba e poco approfondita. Ma d’altra parte posso capire che lo spazio era quello che era e immagino che curare l’“architettura” dei bivi (mi pare che TUTTI i paragrafi permettano almeno una scelta) abbia determinato una minore cura della parte narrativa.
Ecco, la struttura del Corto…
Il gioco che ci propone l’autore è quello di studiarci gli effetti degli incantesimi, confrontandoli con le descrizioni degli ambienti e dei nemici per capire quale sia la soluzione più adatta per affrontare le singole prove. Al di là del puro e meccanico nozionismo, l’idea può anche avere un suo aspetto simpatico e gratificante per il lettore che ha “fatto i compiti”, solo che l’autore (checché ne dica Prodo) è stato disonesto e in almeno due occasioni non abbiamo nessun elemento per determinare come uscire da una data situazione: mi riferisco all’incontro col demone/donna che in realtà è un’illusione (ideato forse per farci consumare incantesimi utili?) e più in generale agli inviti a usare gli incantesimi di individuazione, che in realtà sono utili solo col mago invisibile, “checkpoint” in cui DOBBIAMO avere l’individuazione dell’invisibilità per procedere – ma potremmo benissimo averlo usato all’inizio di uno degli altri due percorsi . Ripensandoci, le motivazioni addotte da Prodo per l’uso degli incantesimi giusti nei punti giusti non fanno una grinza, ma evidentemente Prodo ha un punteggio di Saggezza di 18 e io non posso dire altrettanto!
Che sia stretto o largo, manifesto o nascosto, per me non cambia molto: questo Corto è pur sempre un fottuto true path, e presenta anche il peggior difetto che per me può avere un librogame, ovvero un “ramo” della storia (arrivare dall’elfo “annunciati”) in cui si muore sempre e comunque nonostante le finte scelte che ci vengono proposte.
Anche la rivelazione del paragrafo nascosto non è poi questa gran cosa, rientra in quell’ottica di banalità che avvolge tutto il Corto (sarà che un sistema del genere lo usa anche Yaztromo nel suo Corto fuori concorso, anche se lì non sono riuscito a venirne a capo). E comunque Etlidam non è neppure l’esatto contrario di Matilde… Per finire segnalo ancora come un oggetto magico che si chiama “Anello Catastale” sia il top del ridicolo (anche qui, umorismo volontario?) e che secondo me l’autore ha creato i nomi dei demoni pigiando tasti a caso sulla tastiera.
voto inviato a Babacampione
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Re: 6° racconto: La Prova della Negromante
GGigassi ha scritto:Corto banale
GGigassi ha scritto:offre ben poco
GGigassi ha scritto:stile di scrittura è po’ moscetto
GGigassi ha scritto:“Anello Catastale” sia il top del ridicolo (anche qui, umorismo volontario?)
GGigassi ha scritto:banalità che avvolge tutto il Corto
Ora, a rischio di polemizzare, ti dico che questo genere di commenti andrebbe risparmiato: non ha senso rischiare di insultare l'autore, ne in caso si tratti di una specie di rivalsa sui corti in concorso ne che si tratti di puro ed onesto sentimento di repulsione per il corto.
Cerchiamo di usare un linguaggio più rispettoso dei corti, degli autori e del pubblico, ma soprattutto: quando ci lanciamo in commenti denigratori su soggetti opinabili, sarebbe bello avere la buona grazia di aggiungerci un "a mio parere" o "secondo me".
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Re: 6° racconto: La Prova della Negromante
Pirata delle Alpi ha scritto:(...) dovrebbe avere dei subalterni che potrebbero fare il lavoro sporco per lei, no? ci sono tre rimbambiti che hanno preso tre città, allora perché non inviare un battaglione appoggiato da demoni o non-morti, visto che lo potrebbe fare?
Come si vede che non sei donna... ma è chiarissimo: uno dei tre è un suo EX! Quale donna al mondo si perderebbe l'occasione di ammazzarlo con le proprie mani??
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Re: 6° racconto: La Prova della Negromante
Aloona ha scritto:Come si vede che non sei donna... ma è chiarissimo: uno dei tre è un suo EX! Quale donna al mondo si perderebbe l'occasione di ammazzarlo con le proprie mani??
Ma pure se lo ha usato a suo piacimento e poi lo ha scartato come un guanto vecchio? Dopo tutto questo ha pure bisogno di ucciderlo con le sue mani?
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Re: 6° racconto: La Prova della Negromante
Nel complesso questo è un bel corto: assolutamente divertente nel suo sistema di gioco, che ho apprezzato tantissimo, trovandolo molto adatto al mio stile di gioco. L’idea di “pianificare” l’uso di incantesimi, e di basare la parte game del corto sull’attenzione a certi dettagli che risulteranno poi utili a scegliere l’incantesimo migliore, mi è piaciuta molto. Il rovescio della medaglia è che, capito il meccanismo e quali opzioni sono migliori incerti frangenti, la rigiocabilità ne risente. Ma poco male: le partite sono state tutte belle e combattute.
Il true path “logico” non mi è dispiaciuto, anzi, è sempre bello vedere una sorta di true path “camuffato” non basato sulla pura fortuna (vai a destra: muori): qui ci sono dei ragionamenti da fare, e un regolamento da leggere con estrema attenzione (un po’ come avveniva in Sortilegio) prima di iniziare a giocare.
Scendendo nei vari aspetti del corto, però, sembra che qualcosa non torni.
PARTE GAME
Basare tutto il gioco solo sulla gestione di incantesimi mi sembra un po’ poco. Magari un altro parametro avrebbe ampliato un po’ il gioco. Da qui una domanda alla quale l’autore non ha dato risposta: perché le magie si consumano? Cos’è che causa l’impossibilità a ripetere un incantesimo? Ecco, dare una risposta a questa domanda avrebbe potuto aiutare con il secondo parametro. Così come ce la pone l’autore, sembra un po’ forzata come cosa. Il problema è che troppo spesso una singola scelta di una magia sbagliata determini la morte (es: quello che succede al paragrafo 2 se si sceglie RIVELA MAGIA): ok che con la logica ci si arriva, ma magari si poteva fare ferire la protagonista (esempio di secondo parametro da utilizzare), facendola morire alla seconda ferita. Insomma, così le cose avvengono troppo a bruciapelo.
I nemici spesso sembrano comparire in maniera arbitraria, e dopo un colpo finisce tutto (o muori tu o muoiono loro): magari un minimo di background o la costruzione di retroscena articolati avrebbero potuto dare più struttura a certe scene, che altrimenti sembrano troppo “trovi-colpisci-ammazza-non se ne sa più nulla”.
REGOLAMENTO
Mi è piaciuto molto nella sua semplicità, l’unica cosa che non ho apprezzato è quando l’autore introduce il mancato possesso di tutte le facoltà mentali per giustificare alcune probabili incongruenze del testo. Magari in alcuni casi è costruito anche bene, ma appena l’ho letta mi è venuto da pensare “Il testo magari porta a loop e/o rimandi incongruenti con quanto appena accaduto, quindi introduco il mancato possesso delle facoltà mentali per metterci una pezza”. Ripeto, magari non è così, ma mi ha dato questa impressione.
ASPETTO REALISTICO
Troppo spesso i combattimenti sono privi di spiegazioni, dialoghi, ragionamenti; potrebbe andar bene in un dungeon in cui ti compare davanti il mostro di turno, non ragiona e vuole solo ammazzarti, ma qui si affrontano persone che si conoscevano, che alla fine ti attaccano a testa bassa senza fare altro. Del tipo: Emirical parte a testa bassa e attacca, possibile che non abbia niente da dire, minacce, controproposte, o altro? No, testa bassa e giù botte.
Per quanto io possa avere amnesie, possibile che non ci sono spiegazioni di dettaglio sul talismano felino? Cos’è? Da dove viene? Che poteri ha?
Mi accodo ai ragionamenti sulla protagonista e sui limiti dei suoi poteri (solo 12 incantesimi?) e sull’assenza di subalterni (3 città di un regno, in effetti dove sono gli eserciti?).
Probabilmente è sfuggito a me, ma perché alcune parole hanno le lettere ripetute? Ad esempio: DdDdDemone, rifleeeeeesse. Sono errori o ci sono spiegazioni inerenti al gioco?
In conclusione, una parte ludica che mi ha fatto davvero divertire e scervellare nell’utilizzo degli incantesimi, ma alcuni aspetti di contorno perfettibili.
Voto inviato a Hieronymus.
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Adriano
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Re: 6° racconto: La Prova della Negromante
sancio ha scritto:La difficoltà è ottimamente bilanciata, l'ho finito al settimo tentativo.
Grazie, mi rincuori, visti i commenti degli altri pensavo di essere l'uinco a non averlo finito al primo o secondo colpo!
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