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Re: IV. Corto 2018: Io non brucerò
Dunque.
Nonostante il mezzo trauma di “Ultima Speranza ad Alessandria” mi sono scaricato questo Corto di prima mattina e ho cominciato a leggerlo speranzoso.
Sulle prime ho ritenuto una scelta azzeccata quella di giocarmi la Votazione Jolly sull’altro, perché leggendone le prime pagine questo mi è sembrato scritto MOLTO meglio. Una prosa coinvolgente, raffinata e per nulla banale. Quindi il terzo si candidava ad avere probabilmente qualche punticino in meno. Certo, l’autore di “Io non brucerò” scrive la prima persona singolare del verbo dare con l’accento (ma non gli funziona il correttore automatico?) e usa formule forse non correttissime come passare “attraverso a”, ma la storia sembra appetitosa e coinvolgente e, diamine, lo stile si fa proprio leggere con gusto. Certo, anche lui a volte si dimentica di usare la punteggiatura prima di finire le frasi, e poi scrive “mi reguardì”: probabilmente l'autore intendeva "redarguì", ma in quel contesto non sta bene: vuole dare un consiglio, mica lancia una minaccia. E sicuramente quel “separtene” in origine voleva essere un “separartene”, ma in fondo l’autore scrive così bene…
Poi arriva la sezione sulle regole, e lì mi sono cadute le palle. Trovare numeri trasformando parole in cifre? Grazie, ho già dato la settimana scorsa. E poco dopo è scoppiato definitivamente il bubbone.
Nella TABELLA DELLE RISPOSTE (almeno, nella versione del pdf che ho io) leggo: "nel nostro caso si otterrebbe."... beh? Cosa si otterrebbe? L'autore si è dimenticato un pezzo fondamentale.
“le le si trova sottolineate”? Cosa vuol dire, anche qui manca un pezzo o c’è solo un “le” di più? E basta "togliere" o "prendere" le prime due consonanti, visto che i due verbi sono messi uno dietro l’altro nella stessa frase?
Il tutto nell’arco di sole tre righe.
Lasciatemi dire però che pur se l’autore (come ammette lui stesso) ha dovuto lavorare in fretta e furia per consegnare il Corto, gli organizzatori avrebbero potuto aiutarlo segnalandogli le parti mancanti o poco chiare delle regole e qualche altra piccolezza, come ad esempio i numeri dei paragrafi che da un certo punto in poi non sono più in grassetto. Poi magari scopriremo che l’autore è proprio uno degli organizzatori.
Ho apprezzato moltissimo il “dietro le quinte” dell’autore e spero che comprenderà se dopo l’ordalia della settimana scorsa mi terrò bene alla larga dal suo Corto (che oltretutto mi ricorda quello escluso di Yaztromo dell’anno scorso, uno sfoggio di cultura e citazionismo senza una vera trama alla base). Leggerò comunque i commenti degli altri lettori, magari questo si rivelerà il Corto dell’anno!
PS: su quattro Corti, ben tre hanno finora una protagonista donna. Vuoi vedere che inconsciamente ci sentiamo orfani di Aloona a Lunargento?
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GGigassi
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Re: IV. Corto 2018: Io non brucerò
Letto, e anche qui dopo un po' sono ricorso alla soluzione, anche se la prima volta involontariamente. spiego subito perché senza spoiler perché potrebbe essere utile per chi ancora deve leggere.
ln magazzino c'è uno degli indovinelli più conosciuti in assoluto e io ho pensato che fosse un modo per far capire in maniera semplice il sistema, rispondendo alla domanda con la parola Uomo (si trova subito). Soltanto che uomo porta al paragrafo 11, che è la soluzione e visto che non c'è modo di capire se il par. è giusto se non leggendo un po' mi sono spoilerato subito la prima parte di soluzione. Quindi, per chi segue, occhio a non andare all'11!
Il primo passaggio che non mi è riuscito, e che secondo me è un po' ostico è il collegamento
morte-arte: ok, che l'arte non può essere uccisa, ma la protagonista sta cercando proprio la sua vera identità e sembra che serva quella o un'altra di qualcuno che può battere la morte o roba così, in ogni caso un'identità e non un'idea astratta. Un'altra cosa su cui mi sono bloccato è sicuramente
Dracula. Forse sono io che sono poco intuitivo, ma mi ha fregato l'accenno alle crociate. Ho anche controllato, il vecchio Vlad Tapes non ne ha mai fatte, dove sbaglio? La cosa che però mi lascia proprio stupito, nel senso che non ho capito se sono fesso io o ho sbagliato qualcosa è
Bulgakov. La Russia, il comunismo, Margherita, tutto riporta a lui. Ho provato a chiamarlo, quasi da subito ma da lì arrivo al 31, che è qualcosa che accade durante un'azione. Forse ho capito qualcosa male io, questo passaggio non mi è stato chiaro nemmeno leggendo la soluzione! Io sono inesperto di questo mondo e magari per altri il meccanismo sarà perfetto. Per il resto è scritto benissimo e mi sono gustati i paragrafi (alla prima lettura, alla terza/quarta, cercando domande mi ero un po' scocciato, ma quello credo sia un mio problema) e a conti fatti quello che ho gradito di più fino ad ora, a livello di lettura e di contenuto, se non fosse appunto per le cose segnalate da GGiGassi ed altri errori dovuti alla fretta. Se avesse potuto dedicarci più tempo sarebbe stato proprio un lavorone, secondo me. In ogni caso, l'autore ha fatto bene a seguire la sua intuizione, complimenti!
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Kinn
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Re: IV. Corto 2018: Io non brucerò
Credo che mai in dieci anni di concorso mi sono trovato davanti a un lavoro con tanti pregi e difetti racchiusi in poco più di 40 paragrafi e in grado di suscitare sensazioni così contrastanti dentro di me. Mi spiego.
Io Non Brucerò è un corto che trasmette tutta la cultura e l'amore per la letteratura (e più in generale la scrittura) dell'autore. E con un approccio simile con me sfondi una porta aperta. Perché io sono affetto dallo stesso morbo, e in più mi emoziono ogni qual volta trovo dei rimandi filosofici in uno scritto (sono laureato in filosofia per chi non lo sapesse) e qui tra Platone, Aristotele, Immanuel (Kant), Marx ed Engels tali rimandi abbondano. E abbonda il citazionismo, ma di quello colto, con ammiccamenti continui a fatti, eventi e soprattutto autori che hanno nobilitato la letteratura mondiale. Uno di questi, centrale, diventa addirittura una delle parole chiave necessarie per conseguire il vero epilogo vincente dello scritto.
Le citazioni iniziano già dalla protagonista, dal dualismo con la Margherita pseudo-bibliotecaria che, per prima, la mette sulle tracce dell'autore, che è la chiave di tutta la vicenda. Del Maestro e Margherita poi si colgono vari passaggi in altri punti del racconto, e in generale si percepisce potente l'influsso dei giganti russi che evidentemente l'autore deve amare o comunque conoscere bene.
Mi è piaciuta l'abilità che ha avuto l'ideatore di scrivere trattando argomenti non semplici mantenendo sempre una capacità comunicativa adeguata: nonostante gli argomenti impegnati, i passaggi onirici, le corrispondenze con opere (e una in particolare) che non tutti necessariamente sono tenuti a conoscere, la narrazione secondo me è sempre sufficentemente coinvolgente e mai pesante. Il personaggio di Elisa poi, calato nel contesto e ricollegato alle origini letterarie che la contraddistinguono è credibile e interessante, così come quello della sua "guida", molto più mefistofelica e oscura di quanto l'apparenza bonaria lasci trapelare a prima vista (lo strano pince nez può essere un indizio per capire con chi abbiamo a che fare).
Mi è piaciuto persino l'uso del passato a livello verbale, escamotage che tende in automatico ad appesantire descrizioni e narrazione, ma che in questo caso fa perfettamente scopa con l'ambientazione che ci circonda e l'ispirazione letteraria su cui si basa l'opera.
Insomma all'inizio, dopo aver letto le confuse istruzioni di gioco, senza averle capite appieno, ed essermi convinto che comunque le avrei comprese meglio procedendo con la lettura, mi sono trovato esaltato e persuaso che ci fossero tutti i presupposti per gridare al capolavoro.
Poi però ho scoperto la truce verità relativa alla parte ludica: è un guazzabuglio. Non solo è ostica da capire e applicare, complici anche le istruzioni frettolose, ma è di fatto ricca di bug. Inoltre ci sono dei refusi micidiali che rendono impossibile completare il racconto, e di cui sono riuscito a venire a capo dopo intensa sessione di reverse-engineering, soluzione del paragrafo 11 alla mano.
L'autore fa anche bene a scrivere "Non concentratevi tuttavia sugli “enigmi” (per cui, anzi, dopo un po’ vi consiglio di leggere le soluzioni al par.11), non è questo il mio scopo, ma cercate invece di capire i significati dietro ai paragrafi e al modo con cui sono gestiti, alle parole scelte, al perché di alcune azioni e di alcune ambientazioni".
Ma è una raccomandazione che, seppur sensata, non è "onesta". Bypassando gli enigmi infatti ci si perde il più e il meglio del racconto, e i rimandi più forti ai personaggi e agli eventi che hanno ispirato il nostro e lo hanno portato a partorire questa storia.
Quindi pur comprendendo il senso della sua raccomandazione, e in parte concordando con lui, gli faccio notare che se davvero era quello l'obiettivo finale il racconto lo avrebbe dovuto confezionare in maniera decisamente più lineare. A limite rinunciando agli enigmi, o comunque pensando a un sistema strutturale molto più chiaro di quello che ha ideato, e spiegato decisamente meglio.
Mi ha infastidito l'impiego dello strumento domanda (da individuare nel testo)-risposta, da scegliere tra le parole sottolineate accumulate (che sono un mare, la maggior parte inutili, alcune addirittura subito eliminabili perché riportano, dopo la conversione numerica fatta confrontandosi con l'apposita tabella, un totale che supera il numero dei paragrafi complessivi del racconto e quindi non sono impiegabili per scovare ambienti "nascosti"). Mi ha infastidito perché solo raramente il nesso tra domanda e risposta si coglie: nella maggior parte dei casi rimettere insieme i pezzi è affidato alla capacità del lettore di disporsi sulla stessa lunghezza d'onda dell'autore, non a livello logico, ma a livello intuitivo o peggio di mera speculazione.
E francamente un approccio del genere in un racconto gioco destinato a decine/centinaia di lettori è inaccettabile. E' necessario sforzarsi, al di là della difficoltà, di consentire a chi ci legge di poter avere la speranza di comprendere quale sia la strada da seguire per avanzare basandosi su elementi che abbiano un minimo di concretezza, e non su l'ipotetica intuizione di quello che stava pensando l'autore nel momento in cui ha scritto due paragrafi molto distanti tra loro, a livello di evoluzione della storia, con la necessità di cogliere un aleatorio nesso.
Come se non bastasse, a questa base già frustrante, si aggiungono gli errori di cui parlavo prima:
- Leonardo ci propone i libri 12 e 14 da esaminare, ma il 14 non esiste. Il rimando corretto è il 10, e solo lì possiamo trovare la parola sogno, imprescindibile per proseguire con la lettura
- quando andiamo a convertire le lettere di Bulgakov con la tabella alfanumerica, secondo quanto disposto dalle istruzioni la somma corretta che otteniamo è 31, data dalle lettere B e L. Ma andando al paragrafo 31 la storia prosegue senza un senso logico, perché in realtà il paragrafo corretto cui recarsi è il 9, frutto della conversione data dalle lettere B e G. Autore ti sei mangiato la L e hai creato un vero caos che è difficile dipanare, e rende impossibile al giocatore canonico andare avanti
- Io Non Brucerò, spiegazione alla mano dovrebbe dare 30, perché l'Autore nelle istruzioni ha scritto che in caso di passaggi multitermine da convertire bisogna usare la prima consonante di ogni parola che compone la frase, quindi N e B (non contenendo Io consonanti). Invece in piena lettura scopriamo di dover usare l'incrocio N-N, ovvero le due consonanti della parola Non, per arrivare al paragrafo 33, che è quello corretto per proseguire con la storia. Già è un caos pensare al titolo del racconto come parola chiave per chiudere la vicenda, se poi c'è anche un bug di mezzo chi ci arriverà mai?
- Mi spieghi infine Autore come si arriva da Sherlock Holmes? Quale parola chiave bisogna usare per arrivare al paragrafo 10? L'incrocio numerico che contiene tale risultato è dato dalle consonanti P,Q, R o S come prime e B o C come seconde. Ho raccolto tutte le parole chiave esistenti nel racconto, nessuna corrisponde a tale incrocio. Presumo che quindi ci sia un altro calcolo sbagliato alla base del rimando Insomma Io Non Brucerò è un gioiello a livello di narrazione, atmosfera e ambientazioni tanto quanto è un vero disastro a livello di meccaniche di gioco, comparto enigmi e più in generale possibilità di sviscerarlo fino in fondo: credo che allo stato attuale delle cose sia impossibile da finire per chiunque, almeno leggendo e giocando "onestamente".
L'autore è talmente consapevole dell'estrema difficoltà legata alla sua opera da offrirci la soluzione per consentirci di terminarla; ma non si è accorto, perché probabilmente non ha avuto la possibilità, causa scadenze impellenti, di rigiocarlo nemmeno una volta, del fatto che il percorso è funestato da bug "letali" che in pratica uccidono il racconto. E credo che a fornire riprova di tale conclusione contribuiscano anche i diversi errori di "battitura" che ho scovato tra le pagine del corto.
Secondo me Io Non Brucerò rivisto adeguatamente, corretto dei refusi e dei pesanti problemi strutturali e sistemato nella risoluzione degli enigmi e magari anche nella comprensibilità degli stessi e del sistema di gioco, può diventare un capolavoro.
Allo stato attuale delle cose però non me la sento di premiare con una valutazione alta un racconto che di fatto non è terminabile.
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Re: IV. Corto 2018: Io non brucerò
GGigassi ha scritto:Sono onorato: di solito la gente sbaglia il mio nick scrivendo Ggigassi, tu hai messo tutte le G maiuscole
L'ho corretto, all'inizio avevo scritto GGGassi (però le maiuscole c'erano comunque tutte).
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Kinn
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Re: IV. Corto 2018: Io non brucerò
Kinn ha scritto:GGigassi ha scritto:Sono onorato: di solito la gente sbaglia il mio nick scrivendo Ggigassi, tu hai messo tutte le G maiuscole
L'ho corretto, all'inizio avevo scritto GGGassi (però le maiuscole c'erano comunque tutte).
GGGassi è fighissimo
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Re: IV. Corto 2018: Io non brucerò
GGigassi ha scritto:Trovare numeri trasformando parole in cifre? Grazie, ho già dato la settimana scorsa.
Vabbè, ma l'autore che colpa ne ha?
L'ordine dei corti è frutto di sorteggio. Se il corto corrente (C/C) usciva prima del precedente, avresti scritto quella critica per Panico ad Alessandria.
A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0
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