Qualcuno ha mai letto “Il terzo occhio” del sedicente Lobsang Rampa?
Più di dieci anni fa, mi è capitato di trovarne una copia in vendita presso una bancarella di libri usati. Sembrava interessante. Il racconto della vita di un lama tibetano, poco prima “dell’annessione” del Tibet da parte della Cina. Sembrava ottimo, anche istruttivo.
Il protagonista ci racconta della sua infanzia, della decisione irrevocabile della famiglia di farne un monaco, dopo aver ricevuto il responso di alcuni accuratissimi oroscopi basati sulla sua data di nascita e di concepimento (nientemeno). Oroscopi tanto precisi da poter svelare il futuro o quasi. Procediamo con il racconto della prova a cui il giovanissimo protagonista viene sottoposto, passando per una descrizione della vita nel monastero e delle bizzarre usanze, dell’ addestramento sotto ipnosi, di alcune pratiche chirurgiche atte a sviluppare la capacità del nervo ottico di vedere le “auree” delle persone e determinarne gli umori e anche i pensieri, di giganteschi aquiloni usati dai monaci per librarsi dal suolo per svago, di esseri umani che conservano i ricordi delle vite passate prima dell’attuale rincarnazione, di una valle nascosta che gode di un clima tropicale grazie a delle sorgenti calde e giusto per non farci mancare nulla, la descrizione di una camera segreta nelle viscere di Lasha, dove sono conservati i corpi dei lama considerati incarnazioni viventi (il protagonista afferma di riconoscere il se stesso di una vita precedente) in posizione del loto e coperti da sottili strati di oro e in fondo a questa, un’altra camera dove sarebbero conservati alcuni umanoidi PRE UMANI, alti dai tre ai cinque metri. Ci buttiamo dentro anche una bella teoria di altri esseri senzienti vissuti decine di milioni di anni fa, come nulla fosse.
Quando terminai la lettura , pensai che fossero un mucchio di balle. Magari qualcuna in buona fede, o comunque impostate per burlarsi degli occidentali. E dopo aver riposto il libro sul suo scaffale me ne dimenticai.
Qualche anno dopo mi ricapitò in mano, e decisi di fare qualche ricerca: chi era Tuesdey Lobsang Rampa? Un monaco un pò toccato? O forse le assurdità di cui scriveva erano complicate allegorie??
Molto peggio.
Il sedicente monaco, lama o comunque voglia definirsi, in realtà non uscì mai dal suo paese natio. L’Inghilterra. Lobsang Rampa, alias Cyril Henry Hoskin un bel giorno del 1947 decise di radersi i capelli, di lasciar crescere una bella barba da santone e si ribattezzò Dottor Kuan-suo. Non contento, circa due anni dopo (forse a seguito di un incidente con relativa commozione cerebrale) , cambiò nuovamente nome e personalità.
Questo soggetto ha scritto altri 19 “libri” oltre il già citato Terzo Occhio, tra cui “My visit to Venus”; purtroppo mai tradotto in italiano.
L’impostura venne scoperta da Heinich Harrer, (autore di “Sette anni in Tibet” e all’epoca unico occidentale, insieme al suo compagno, ad aver visitato il Tibet e conosciuto il Dalai Lama), per mezzo di un investigatore privato dopo aver riscontrato le numerose e fantasiose inesattezze presenti nei suoi scritti.
Qualcun altro ne aveva mai sentito parlare?
Tutto quello che il saggio aveva imparato lo scrisse su un libro, e quando le pagine furono nere per l'inchiostro, prese dell'inchiostro bianco e ricominciò.