Questo reportage avrebbe dovuto aprirsi con il riassunto dell’odissea affrontata per farmi accettare la carta prepagata dall’albergo ma ne sarebbero venute fuori almeno due cartelle di Word che vi risparmio. Almeno quelle.
Il primo giorno, quindi: il mio amico mi passa a prendere un po’ in ritardo ma l’avvicinamento da Modena a Bologna (che poi non sono nemmeno così distanti) permette di arrivare in situ in circa due orette e mezza. Con una pausa fisiologica in mezzo arriviamo in albergo prima di mezzogiorno dopo essere partiti da casa verso le 9:15 se ben ricordo. Durante il tragitto approfitto per contattare un amico modenese con cui da anni ci proponiamo di incontrarci (e l’anno scorso ci siamo pure riusciti!) ma tra la scarsa confidenza con la nuova location e i rispettivi impegni quest’anno non ce la faremo.
L’albergo è in una zona strategica molto vicina alla fiera: l’amico con cui vado regolarmente al Play ha già avuto modo di venirci per lavoro varie volte e conosce anche la struttura stessa della fiera di Bologna dove aveva partecipato ad alcune conferenze.
Dopo aver fatto il check in (sorvolo sugli strascichi dei succitati problemi con la carta) partiamo alla volta della fiera e francamente non mi pare che ci sia tanta gente in giro.
Ad accoglierci è una scena da sagra paesana con venditori dei cibi più vari. Sì, c’erano anche a Modena, ma qui sono proprio all’ingresso e non in un’area interna come nella culla del Play. La struttura dell’edificio è elefantiaca e ne sono un po’ inibito. Nei fatti, pur svolgendosi su piani differenti e disponendo di spazi veramente grandi (con tanto di scale mobili e nastri trasportatori come quelli degli aeroporti), la fiera è abbastanza navigabile visto che il Play occuperà solo 5 o 6 padiglioni dei molti che costituiscono l’edificio e che la segnaletica è abbastanza chiara.
L’obiettivo immediato del mio amico è acquistare un gioco (o supplemento) in tiratura limitata per un comune conoscente, che viene venduto nel padiglione 18 o 20, che sono un po’ i corrispettivi dei buoni vecchi padiglioni A e B di Modena. Salendo le scale intravedo una conferenza a cui partecipano volti noti di LGL, da quelle poche parole che percepisco credo che l’argomento sia l’intelligenza artificiale e il diritto d’autore. Mi pare che sia l’argomento di punta di questa edizione insieme alle tematiche LGBT+. Prima di partire mi ero fatto come per Lucca un elenco delle conferenze a cui presenziare ma una fiera di giochi è diversa da una di fumetti e le varie demo prendono un sacco di tempo, quindi alla fine non ne visito nemmeno una. E poi il file con l’elenco delle conferenze e degli incontri l’ho lasciato a casa nell’altro computer.
Nel tragitto per raggiungere il padiglione incrocio Valentino Sergi che saluto (i dettagli qui https://www.librogame.net/index.php/for … =1#p162851) e vedo la cartografa e illustratrice Francesca Baerald che avevo intervistato l’anno scorso e che ha un suo stand. Mi fermo a salutarla e a chiederle informazioni sulle sue prossime attività e soprattutto a complimentarmi per il colpaccio di essere apparsa nella trasmissione di RaiTre Splendida Cornice.
Non siamo ancora arrivati allo stand dove recuperare il desiderata e in un corridoio vedo un volto noto che sta parlando con qualcuno e non si è accorto della mia presenza. Lo fisso male. Molto male. A un certo punto Prodo mi vede e, col cuore ancor gonfio per l’amarezza per la sua assenza al concorso dei Corti, scambiamo qualche parola (scopro che Prodo ha una buona cultura fumettistica) in tempo per veder passare Amos Pons di MonDiversi e per farci raggiungere da 2p2z. Dal paraculo che sono quando Prodo mi presenta Ersilia faccio il pesce in barile e fingo di non riconoscerla, ma il bluff dura pochissimo e mi svelo come GGigassi. A quanto mi dice, l’anno scorso aveva veramente cercato mie tracce per gli stand ma nessuno era riuscito a fornirle indicazioni utili, pensavo che avesse scritto quel commento per scherzo. Ma non escludo che mi abbia preso per il naso anche in questo frangente.
Li seguo e mi ricongiungo con altri utenti di LGL a uno stand di librogame, dove incontro gli altri utenti che ho segnalato nel link di cui sopra. Purtroppo con Harlock non riesco a scambiare che veloci saluti a causa di quel vortice di impegni e distrazioni che sempre caratterizzano le fiere, e che egli stesso ha citato nel succitato link. Nel mio caso l’impellenza di prenotare qualche demo insieme al mio amico che è già corso alla segreteria specifica. Ovviamente anche quest’anno vorremmo fare il torneo di Call of Cthulhu organizzato dalla Torre Nera ma dobbiamo appena capire dov’è la loro segreteria e da quanto leggevo su internet quest’anno sarebbe stato necessario prenotarsi online.
Comunque nel frattempo ci organizziamo per i prossimi giorni: oggi alle 14 proveremo The Spire (fraintendendo che si trattasse di un’ambientazione per la Quinta Edizione), domani alla stessa ora faremo una demo 5E di un’ambientazione norrena e domenica sempre alle 14 faremo Sine Requie.
Nell’attesa vado allo stand Acheron per procurarmi il librogame di Brancalonia (ci sto facendo una campagna e qualche informazione o spunto in più sull’ambientazione è sempre gradito) e visto che ci sono mi informo sulla possibilità di intervistare uno degli autori. L’ho già fatto con un paio di loro, tra cui Mauro Longo, quindi faccio il nome di un altro tra quelli che ricordo e che credo abbiano prodotto più materiale. E qui faccio la peggiore figura di merda di tutti i Play, ben peggiore di quando me ne stavo scappando alla chetichella col Jeckyll & Hyde di Zakimos senza pagarglielo: la responsabile della comunicazione Acheron mi informa che l’autore è scomparso da un paio di mesi. Giuro, non lo sapevo.
Ancora un po’ scombussolato per la ferale notizia mi ricongiungo con l’amico che mi informa che dopo una perlustrazione di mezz’ora gli hanno detto che quello che cercava il nostro conoscente è già esaurito. Non so cosa fosse, lo stand era quello della Wee-ga e ovviamente si sprecano calembour su quanto i loro prodotti tirino più di un’altra cosa che comincia per F.
Continuando la visita notiamo con piacere che Il Tarlo, l’associazione dei giochi in legno e delle trottole, ha quasi tutto un padiglione dedicato (in realtà non è così ma è comunque piacevole vederlo anche in questo contesto, visto che negli ultimi anni modenesi si era meritato un ampio spazio all’aperto).
Eccoci quindi alla demo di The Spire, dove arriviamo con un certo anticipo ma fraintendiamo il tavolo in cui dobbiamo sederci (con tanto di steward a indicarcelo) e veniamo contattati dagli organizzatori per sapere dove siamo finiti. In ritardo ma cominciamo: contrariamente a quanto avevamo capito non è un’ambientazione per la Quinta Edizione ma un gioco di ruolo a se stante. Il setting è molto particolare, una gigantesca città-colonna che è stata conquistata ai drow dagli elfi bianchi (Elfir) che adesso li usano come schiavi tenendoli asserviti per un periodo di quattro anni mentre si accendono occasionali fiamme di rivolta. La master (si dirà master anche al femminile?) è visibilmente entusiasta e molto brava a fare il suo compito. L’avventura è suggestiva e ha un bel colpo di scena finale, ci dice che se vogliamo partecipare nei prossimi giorni terrà un’altra demo dedicata a The Heart che è un’ambientazione collegata a The Spire e che quella avventura sarà collegata a questa. Tutti e quattro i partecipanti decidono per il sì, ci prenotiamo per domenica alle 12. Oltre a me e al mio amico ci sono altri due giocatori con ognuno un altro accompagnatore al seguito e ci viene il dubbio che forse la master non potrà gestire sei giocatori, ma lei dice che non ci saranno problemi. Non perdo l’occasione per fare una figuraccia: visto che quando ci si presenta ai tavoli solitamente non si ricordano mai i nomi degli altri anche se ce li hanno appena detti, stavolta mi concentro per memorizzare almeno il nome della master. Solo che per qualche arcano meccanismo lo sovrappongo a quello di un altro giocatore che si chiama Emilio, quindi per darmi un tono e far vedere che mi ricordo come si chiama la appello Emilia per tutto il corso della demo mentre lei si chiama Giorgia…
Ancora qualche giretto: da Stratagemma prenotiamo una demo di Lamentations of the Flame Princess per domani, allo stand della Torre Nera abbiamo conferma che gli slot sono tutti prenotati ma chiediamo comunque di lasciare un recapito telefonico nel caso se ne liberasse qualcuno (non succederà); non ricordo se è in questa occasione che vediamo i Muscoloids, delle parodie ipertrofiche dei Masters of the Universe di cui viene presentato sia il gioco di ruolo che le action figures realizzate con una stampante 3D (costo: 50 euro l’una).
Ceniamo nel locale dirimpetto l’albergo, già testato dal mio amico nel corso di una delle sue missioni di lavoro. È un franchising con “Emilia” nel nome che però non ricordo per intero. La cena è decisamente esagerata, io non ho più l’età per certe cose. Tigelle e tanti, tanti gnocchi fritti.
Secondo giorno di fiera: viste le libagioni della sera prima mi dedico a una colazione parca dopo aver incontrato nella sala Prodo e Mornon che a loro volta pernottano nello stesso albergo.
Nel corso della mattinata ci imbattiamo nello stand dell’editore del rinnovato I Signori del Caos e chiacchierando con lui scopriamo la presenza di Andrea Cortellazzi, autore de I Figli dell’Olocausto. Quasi avesse percepito che parliamo di lui, Cortellazzi si avvicina e intessiamo un fitto dialogo sui tempi andati e su come siano evoluti fumetti e giochi di ruolo. Per me, uno degli incontri più piacevoli della manifestazione, come spesso avviene per quelli che non ci si aspettava di fare.
Nel resto della mattinata prima di procedere con la demo di Lamentations of the Flame Princess abbiamo il tempo di provare a prenotare qualche demo da Acheron (ma sarà difficile che ci sia spazio) e sperimentiamo la grandissima abilità di un mago, nel senso di prestigiatore, che si esibisce a richiesta in un suo banchetto.
Non ricordo se è nel corso della mattinata che proviamo a chiedere di partecipare a una demo di Warhammer, il gioco da tavolo. Al relativo stand ci dicono che non serve prenotarsi perché tanto fanno delle demo rapide e c’è sempre posto, nel dubbio chiedo il nome della persona con cui ho parlato che è Marco. Una riconoscibile inflessione nella pronuncia mi spinge a dirgli che non dovremmo abitare troppo lontano e lui mi dice che è di Vicenza (non proprio vicino ma a una sola regione di distanza).
Alle 11 abbiamo Lamentations of the Flame Princess con il suo autore James Raggi III allo stesso tavolo che sta preparando un’avventura mentre noi (solo io e il mio amico) giochiamo la demo. Francamente non è che il gioco mi abbia mai appassionato più di tanto, mi sembra una di quelle cose che basano il loro appeal sullo shock value più che sui contenuti: guardate le cover di alcuni supplementi (o anche solo i titoli) o leggetevi le sinossi dei moduli se non lo conoscete. Comunque è la cosa che più somiglia al D&D classico appartenendo alla Old School Renaissance e quindi il mio amico partecipa volentieri, tanto più che l’avventura è un classico dungeon. Anche stavolta il master è una donna e il mio amico è affascinato dal suo accento toscano. Mentre giochiamo (siamo comunque morti miseramente) passa Umberto Pignatelli con cui volevo inscenare una gag in presenza del mio amico. Qualche mese fa infatti lo avevo contattato perché non capivo se la descrizione di alcuni mostri in una sua avventura per Brancalonia fosse sbagliata visto che quella tipologia di creature di solito ha molti punti ferita di meno. Mi rispose di no, quindi quando è venuto il momento di farla l’ho masterizzata a cuor leggero, e con personaggi che erano oltretutto di un livello più alto rispetto a quello indicato per l’avventura che ne costituiva la prima parte (Il Carnevale Rosso). Risultato: total party kill, e i mostri in oggetto, le Zitellonie, sono state a stento incontrate. In un momento di stizza il mio amico ha giurato di farla pagare e Pignatelli e quindi già pregustavo il momento in cui lo avrei incontrato in fiera per gridargli “Scappa, Umberto! Scappa!” per poi spiegargli l’arcano. Purtroppo Pignatelli non mi ha visto e comunque era impegnato nella conversazione con un altro.
Dopo le libagioni di ieri sera salto volentieri il pranzo mentre il mio amico non disdegna le pannocchie arrosto di cui è ghiotto. Alle 14 abbiamo la demo dell’ambientazione per la Quinta Edizione, che parte un po’ in ritardo. Mi pare che ci sia la parola “Ragnarok” nel titolo, ovviamente è qualcosa che ha a che fare coi vichinghi. Non mi entusiasma. Un po’ perché l’ambientazione è vista e stravista, un po’ perché l’avventura è molto lineare, un po’ perché il master si dilunga in battute rubando tempo ad altro, un po’ perché la zona in cui ci troviamo è un po’ incasinata a livello acustico. Abbiamo perso un bel po’ di tempo (mi pare che il master venga anche redarguito per aver sforato l’orario, ma giustamente si difende dicendo che alcuni dei giocatori gli sono stati portati tardi) e quando arriviamo allo stand Acheron per verificare l’eventuale disponibilità di posti per una demo di Lex Arcana o Brancalonia siamo ben oltre le 16, tempo limite per prenotare i posti. Oltretutto allo stand vedo che il librogame di Mauro Longo è andato esaurito, come d’altro canto l’autore aveva previsto dati i ritmi di vendita. Il mio amico prende di buon grado la notizia della mancata demo, anzi di buonissimo grado: durante la conversazione con Cortellazzi era infatti stato detto che nel pomeriggio ci sarebbero state delle demo de I Signori del Caos verso le 17 e dai discorsi che avevo fatto con l’autore ne era rimasto incuriosito se non proprio entusiasta. Scopriamo che siamo addirittura in sette a voler partecipare e questo potrebbe costituire un problema data la penuria di tavoli. La cosa si risolve riuscendo a dividere i partecipanti in due tavoli, noi rientriamo in quello dei più esperti dove masterizza lo stesso Cortellazzi. Il mio amico è entusiasta, in seguito comprerà un po’ di nuovi libri de I Signori del Caos facendoseli autografare, come d’altro canto ha già fatto per Lamentations of the Flame Princess.
Affarone da MonDiversi (per me, almeno, lo è): recupero scontato il primo supplemento di Rolemaster, che manco si chiamava così all’epoca. Da Amos Pons recupererò poi anche due avventure recenti di AD&D seconda edizione: nulla di raro ma comunque mi mancavano. Inoltre allo stand MonDiversi si tiene una simpatica iniziativa con cui vengono promosse delle “miniature” di cartone come quelle vecchie per D&D: se si sconfiggono tre di questi mostri superando il loro valore con 1d20+1d4 si vince un set apposito dedicato alle varie interpretazioni della mascotte del Play, che scopro chiamarsi Moongho ed essere stata ideata nientemeno che dal fumettista e illustratore LRNZ. Però da MonDiversi niente nuovo numero di TSR – Tante Storie di Ruolo, dannazione…
Stavolta ceniamo in albergo essendo sfumato il progetto di andare a cena al mitico ristorante Il Mulino Bruciato.
Terzo giorno: procediamo verso la zona dedicata a Warhammer, il gioco da tavolo o wargame che dir si voglia. Ho giocato al gioco di ruolo ma mai alla sua versione seminale. Temo che l’informazione di ieri in merito alla possibilità di giocare senza problemi sia stata troppo ottimista ma invece i tavolini di prova sono liberi. D’altra parte questo settore della fiera è dedicato agli appassionati di Warhammer che occupano i tavoli dei “professionisti” mentre noi giocheremmo solo alla versione introduttiva. Chiedo del Marco di ieri e salta fuori che quasi tutti si chiamano Marco. Specifico che il Marco con cui ho parlato io è di Vicenza e stavolta proprio tutti sono di Vicenza, perché si tratta di un club locale che ha organizzato le demo e i tornei di Warhammer. Poco male: a introdurci a Warhammer sarà il ragazzo con cui parliamo in quel momento. L’edizione che giocheremo si chiama Age of Sigmar ed è una versione per neofiti. E meno male che è una versione introduttiva senza tutte le regole, in quasi tre ore riusciamo a fare appena due turni! Certo, prima il ragazzo ci ha spiegato il gioco per sommi capi e ovviamente essendo appena introdotti abbiamo dovuto essere seguiti passo dopo passo, ma l’esperienza è stata impegnativa, quasi ubriacante.
Alle 12:00 la master Giorgia ci aspetta con The Heart, gioco di ruolo che si rivela essere ancora più folle di The Spire a cui è strettamente collegato. L’ambientazione cangiante e imprevedibile non piace a tutti che le preferiscono quella di The Spire, mentre a me aggrada di più questa. Sebbene con nuovi personaggi ci ricolleghiamo all’altra trama, finendo anche noi in una taverna che in realtà sono gli intestini di una scrofa in calore. È opportuno sottolineare che è in calore perché altrimenti le prove di abilità sarebbero state fatte a livello normale, col calore sono di livello rischioso.
Ancora intontito dall’ubriacatura di Warhammer il mio amico cerca disperatamente un caffè e nota così una cosa cui non avevo fatto caso: il posizionamento dei punti di ristoro non è paragonabile a quello, più felice, del vecchio Play di Modena, dove ogni padiglione aveva il suo bravo baretto e spesso più di uno. O forse è solo questione di prendere confidenza con il posto e capire come ottimizzare i tempi per andare a rifocillarsi o ad assumere caffeina poco prima di una partita.
Allo stand MS Edizioni noto con curiosità che tra le tante proposte di giochi di ruolo indie manca una di quelle che ho anch’io, una specie di esperimento in cui sono i fruitori a doversi inventare una traduzione per le regole (inesistenti) che accompagnano dei disegni. La curiosità diventa piacere quando scopro che in effetti quel gioco è esaurito (tirato in 500 copie, mi pare mi dicano: non poche per un prodotto del genere): quindi possiedo una discreta rarità.
Alle 14:00 abbiamo una demo di Sine Requie e a masterizzarla (o “cartomantizzarla”?) sarà il Curte in persona, uno dei due autori. È quasi irriconoscibile senza il suo consueto abbigliamento e soprattutto con 30 chili in meno rispetto a come lo ricordavo. L’avventura è ambientata nel Sanctum Imperium e pur se noi preferiamo il Soviet è comunque una bella avventura, anche se decisamente difficile. La mia cacciatrice di morti crepa in maniera ignobile, ma è una cosa da mettere in conto in questo gioco. Mi consola vedere che lo stesso Curte, cocreatore del gioco, deve consultare il master screen per “leggere” i tarocchi e decidere come risolvere le scene: pensavo che lui e Leo (l’altro autore) sapessero farlo a memoria!
Durante la partita il clima si è fatto piacevolmente più fresco rispetto al caldo degli altri giorni e anzi il Curte si intabarra con il cappotto di un’amica. Immagino che la fiera abbia una meccanismo di ventilazione che permette di controllare la temperatura ma come scopriremo tra poco la realtà è un’altra: dopo le belle giornate si è alzato un vento impetuoso che evidentemente ha dato i suoi effetti anche dentro la fiera con le porte verso l’esterno che qualcuno ogni tanto lascia aperte.
Torniamo a prendere l’auto in albergo e nell’aprire il bagagliaio per riporre gli zaini il mio amico viene punto da una vespa. Fastidio e bestemmie, ma il peggio deve ancora arrivare. Poco dopo aver iniziato il viaggio di ritorno la sua Mini Cooper gli segnala impietosa un calo della pressione in uno pneumatico. Va detto che per farsi sostituire quelle benedette gomme (comprate prima dello scorso Natale) il mio amico ha dovuto tempestare di richieste il meccanico e infatti fino quasi all’ultimo era indeciso se venire a Bologna in auto o in treno. Altro fastidio e altre bestemmie: appena fatto il lavoro, già gli dà problemi… in autostrada ci fermeremo in più di un’area di sosta per regolare quella benedetta pressione che però non vuole assestarsi del tutto.
Dopo aver assistito a un incendio in una fabbrica in provincia di Udine (ma che si tratta di un incendio lo scopriremo il giorno dopo) ceniamo in un ristorante etiope e qui assisto a un fenomeno mai sperimentato prima: l’acqua frizzante delle bottiglie che ci vengono portate si tramuta parzialmente in ghiaccio quando vengono stappate. Il mio amico è un Fisico e mi spiega che si tratta di un fenomeno adiabatico e che il gas quando si espande può mutare temperatura e chissà cos’altro che non ho capito. Mi pare comunque una giusta metafora della nostra visita al nuovo Play.
In ultima analisi, se ne è parlato anche con qualcun altro in fiera, non mi è sembrato che il Play sia stato preso d’assalto dai visitatori e, almeno nelle zone dove ho bazzicato io, la situazione è stata quasi sempre estremamente vivibile, lasciando talvolta un’impressione di “vuoto” che a me non è dispiaciuta affatto, soprattutto la mattina presto. I gabinetti, poi, li ho sempre trovati liberi, accessibili e puliti, mentre a Modena era normale fare la fila.
I dati ufficiali corroborano l’ipotesi di un’affluenza minore, perché parlano un’affluenza di oltre 34.000 visitatori contro i 45.000 circa dell’anno scorso a Modena. Chiaramente i toni con cui viene comunicata alla stampa questa notizia sono trionfalisti, forse però la vera soddisfazione dello spostamento a Bologna c’è stata per gli utenti che hanno potuto godersi una fiera molto percorribile e per niente affollata.