Ottime premesse, pessimi risultati.
Questo e' quanto posso dire di questo racconto, che obiettivamente non definirei tra i piu' brutti che abbia visto ma certamente tra quelli che mi hanno spiazzato di piu'.
Spiazzato perche' innanzitutto il modo di scrivere sembra accontentarsi di mettere insieme la storia come una sequenza di affermazioni elementari: "Tizio ha detto questo" "Caio e' andato la'", "Sempronio ha fatto quest'altro"...
Formalmente il testo sara' corretto e scorrevole da leggere (e grazie tante!), ma privo di una reale volonta' di rendere avvincente quanto narrato.
Scusate il dubbio stupido: lo scrittore sara' mica un autore di GDR, a cui vengono chiesti da troppo tempo solo scenari funzionali e ha cosi' dimenticato ogni ambizione narrativa?? ...Mha!
Purtroppo o per fortuna, in ambito librogame, il modo di scrivere conta molto:
Dovremo imbarcarci fino alle Lande Svettanti e da lì procedere a cavallo per le Brulle Terre. Ci guiderà Mirtèsia, esperta di quelle zone. Giungeremo così alla fortezza da tergo.
A parte la forma bucolica (dopo intere pagine di frasi cosi', penso qualsiasi storia perda d'interesse) ...ma bisogna anche stare attenti a cosa si dice, per non cadere nel ridicolo involontario.
Io alla fine ho capito cosa intendeva l'autore, ma leggendo del progetto "di giungere alla fortezza da tergo", scusate, li' per li' m'e' balzata in mente l'immagine di una fortezza Ikea col fondo in truciolare!
E poi sono numerosi i passaggi che dimostrano come lo scrittore non si curi affatto di come pone le parole al suo lettore:
...se la spassava con Mirtèsia e la considerava la sua compagna, spesso lei lo aiutava nelle cose pratiche della fortezza.
O degli passaggi forzati che il giocatore si dovrebbe sciroppare:
Lui, che è un uomo furbo, non stava mai solo con lei durante il giorno (se lei lo avesse ucciso di notte l'avrebbero subito scoperta perché tutti sapevano della loro relazione).
Cioe' ...temendo di essere ucciso da questa, di giorno la evitava ma la notte se la spupazzava dormendoci poi tranquillamente perche' "tanto se succede qualcosa gli altri lo sanno"?? Questo sarebbe l'uomo "furbo" del racconto??
Il mio suggerimento e' senz'altro di rivedere le proprie convinzioni in tema di scrittura, perche' la via intrapresa non puo' essere questa!
Secondo problema strutturale di questo "corto": il lettore subisce passivamente una valanga di bla, bla introduttivi (fase della preparazione-"fantasy") per poi subire quasi altrettanto passivamente una sfilza di spiegoni, propinati dall'autore per tenere in piedi il caso in questione (fase dell'indagine)
Provo ad indovinare come dev'essere andata. L'autore e' partito dall'immagine chiave (l' assassino sul tetto) e s'e' immaginato fosse il luogo dove il protagonista si recava a raccogliere le idee che pian piano tornavano dopo aver perso la memoria. Da qui la costruzione della storia a ritroso, che inizia con un gruppo di avventurieri che progettano una missione "fantasy", missione che non averra' mai perche' subito cominciano i sabotaggi... Troppi personaggi sembrano fare il doppio gioco e noi stessi non siamo piu' sicuri del nostro ruolo...
Insomma direi una buona idea narrativa, molto intrigante per le implicazioni... ma potenzialmente difficile da mettere in pratica... E infatti il risultato e' stato una micidiale avventura "camerale" dove tutti parlano, parlano e parlano... senza contare che servirebbe ben altra padronanza narrativa per gestire in modo avvincente il tema della crisi d'identita' del protagonista.
Oltre a questo, e' fin troppo chiaro come il regolamento sia secondario rispetto alla lettura a tappe forzate di tutta la vicenda, non riuscendo mai a costituire un sistema di gioco, ma al massimo fungendo da check point smistatore. Come gia' notato da Ego, pero' sarebbe bastato molto meno. Il sospetto e' che s'e' voluto mettere in piedi un complesso impianto, poi quasi superfluo, semplicemente perche' cosi' "si usa nei librogame"...
Anche qui, il suggerimento e' quello di non scoraggiarsi per le critiche ma comunque rivedere le proprie posizioni in fatto di librogame. Si tratta di abbandonare la tendenza logorroica e quella facile "sicumera" espositiva finora usata. E invece di ragionare bene, e due volte, su quello che si scrive e come lo si scrive. Se no, meglio lasciar perdere, anche perche' un altro librogioco come questo davvero non lo vorrei vedere.
Andiamo a concludere:
S'e' capito bene che non mi son piaciuti per nulla:
-la forma e il modo in cui e' scritto.
-i contenuti, talvolta improbabili e buttati li' con troppa facilita'.
-la faccenda delle metamorfosi, dove scopriamo che tutti possono essere chiunque in un racconto gia' troppo aggrovigliato...
M'e' piaciuto:
-l'uso dell'immagine chiave, pienamente inserita nel racconto, e la relativa scena sul tetto, tra l'altro uno dei pochi momenti in cui il testo trova una vera atmosfera, descrivendo il vento e le sensazioni del protagonista.
-lo spunto generale ( pur rivelatosi controproducente per l'autore.)
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Purtroppo, a mio giudizio, questo "corto" e' da pieno 4 perche', in definitiva, son falliti completamente sia la dimensione "libro" sia quella "game".
Pero'... tenendo conto che, in qualche modo, l'autore puo' considerarsi "caduto" sul campo della sperimentazione, penso si possa allineare il voto a 5 (...che non e' affatto un incoraggiamento a continuare su questa strada, pero'!)