sono d'accordo, personalmente ho amato molto l'ultima parte del 3 e soprattutto il 4 per l'originalità del gioco gestionale. Anche il metodo di battaglia nel 5 è fantastico.
Se  non sbaglio ne avevamo parlato in un altro post e si era pensato che ci sarebbe dovuto essere un volume conclusivo che non è stato scritto.
Riguardo l'ambientazione, non vi sarebbe piaciuto più giapponese medievale e meno fantasy nordico?

non l'avevo vista sotto quest'ottica...
ed effettivamente il Vendicatore lascia l'isola madre per approdare su un vasto continente, una cultura un po' lontana da quella della sua isola d'origine e la vicina Lemne.
Tra l'altro, forse, noi italiani, grazie all'invasione dei cartoni animati giapponesi (a questo proposito, il giovane ninja Sasuke) siamo stati modestamente educati alla cultura giapponese, si può dire lo stesso per i ragazzi inglesi?

A me non da fastidio che il ninja sia in un mondo fantasy quanto che gli ultimi quattro libri siano pieni di roba scopiazzata dagli FR. Cioé se avessero potuto secondo me la città l'avrebbero chiamata west gate, nei primi libri c'era una certa inventiva, dài.

Seriamente?
La serie avrebbe dovuto terminare con il terzo volume.

Già dal quarto è evidente che la coppia Smith-Thomson si discostava notevolmente dalle aspettative del lettore che compra una serie intitolata "Ninja". Abbiamo avuto una lunga sezione gestionale -peraltro non particolarmente brillante-, e gran parte del quinto libro verge sulla strategia e sulla tattica di una battaglia campale. Il sesto è un dungeon crawl in cui le capacità del ninja di rado vengono in aiuto.  Siamo quindi di fronte a un evidente cambio di atmosfera, rispetto ai toni orientaleggianti dei primi due libri, e che nel terzo veniva accennato.
L'impressione è che, terminata la prima trilogia, S&T abbiano approfittato del successo della serie per sperimentare nuove meccaniche di gioco, e i risultati non sono esaltanti. A parte parecchie questioni lasciate in sospeso (impossibile riprendersi dalla maledizione dell'amuleto di Nullaq, la celebre e inutile "borsa di Tyuchev",  Glaivas&Doré...), l'impressione è che gli autori non avessero più nulla da dire sul loro celebre Vendicatore, e che abbiano scritto solo per inerzia o perché sollecitati dai lettori. Il che è un male: ma è meglio così che vedere un settimo libro ancora peggiore degli ultimi.