E’ parecchio tempo che sto pensando di scrivere qualcosa che sia ambientato nel Magnamund e che, allo stesso tempo, abbia pochi punti di contato con le storie di Lupo Solitario e Oberon.
Questo “bisogno” che ho nasce dalle sensazioni che mi trasmette leggere questo autore che più di ogni altro è riuscito e riesce a donarmi momenti indimenticabili e di grande rapimento durante la lettura delle sue opere.
Quando leggo i libro game di Lupo Solitario riesco ad immedesimarmi a livelli che non raggiungo nella lettura di nessun altro libro game e questo è principalmente dovuto al fatto che l’autore dà delle indicazioni generiche, volutamente dosate degli ambienti, dei personaggi e degli avvenimenti.
Il mix di descrizioni misteriose, frammentarie ed i disegni particolarmente evocativi ha stimolato molto la mia fantasia, oltre a dare al tutto quel tocco di mistero che intriga.
Ho sempre pensato che un racconto che non fosse un librogame avrebbe dovuto richiamare i sensi del lettore, fargli provare qualcosa di famigliare a quando si trova assorto tra le pagine dell’avventura.
La lettura dei libri fantasy è stata un po’ deludente, forse le mie aspettative erano troppo alte, non ho assistito ad una lineare crescita dei personaggi che molte volte erano privi di un arco di trasformazione, non ho colto l’esistenza di un bisogno psicologico né di un bisogno morale né del protagonista e nemmeno degli altri personaggi, non ho identificato un’opposizione realistica degli avversari né una descrizione quantomeno esaustiva delle città, delle foreste e delle location che io ho sempre immaginato così nitidamente.
Io ho un mio modo molto personale di vedere le cose, sono un avido lettore di Lovecraft, leggo volentieri storie bizzarre “weird”, China Mieville, e prediligo la fantascienza al fantasy. Le mie preferenze letterarie mi hanno portato ad immaginare il Magnamund non come un mondo Fantasy ma come qualcosa che sta nel mezzo, qualcosa che avrei potuto plasmare a mio piacere se me ne fosse stata data l’opportunità, con “plasmare” non intendo “stravolgere” ma darne un’interpretazione del tutto personale ma, cosa importante, darne un’interpretazione; se è vero infatti che la forza propulsiva dei librogame era quella del detto-non detto penso invece che l’autore di un racconto o una novella si debba in qualche modo esporre.
Il Magnamund si presta molto a speculazioni anacronistiche che tanto mi intrigano, la sua lotta tra un mondo di magia ed un modo di tecnologia bizzarra, di esseri alieni e città di torri con cupole dorate e porte dimensionali torri merlate e spade magiche non può che essere un’attrazione irresistibile. Chi condivide i miei gusti, non solo letterari, non può non capire ciò che intendo.
L’ispirazione per questa serie di racconti è arrivata veloce ma la speranza è di terminarla altrettanto velocemente.