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40 Anni di Lupo Solitario in Italia: quale, tra i volumi della serie Ramas (Kai), è il tuo preferito?

Tradurre è un po' tradire...

Re: Tradurre è un po' tradire...

firebead_elvenhair ha scritto:

Inoltre l'adattamento di un'opera inglese forse aveva sicuramente più senso negli anni ottanta, quando l'inglese era conosciuto solo da pochissimi italiani

Verissimo anche questo. io sono cresciuto col "ramas" e non mi dispiaceva, adesso che ho scoperto che in realtà è "kai", non vedo il senso della traduzione. Ce ne sono altre insensate, come D'Val, Rhygar... perché mai cambiare di una lettera?

"La gramatica è tutto ciò che conta"

gabrieleud
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Re: Tradurre è un po' tradire...

Non dimentichiamo Doomwolf diventato tigerwolf (che senso ha "tradurre" un termine inglese con un altro termine INGLESE? Almeno in questo caso avrei visto benissimo una traduzione letterale! Lupo del Destino, del Fato, della Rovina, ecc...), Sharnazim diventati Cirkassi, Ruanon diventato Randong (ogni volta che lo leggo sento questo "dong!" risuonare come un'eco nelle mie orecchie...). Posso capire Laumspur/ Vigorilla,  forse per rendere più chiara la sua funzione, ma il resto mi perplime.

firebead_elvenhair
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Re: Tradurre è un po' tradire...

firebead_elvenhair ha scritto:

molti si sono lamentati del passaggio da Ramas a Kai, ma secondo me se si fosse mantenuto questo nome sin dall'inizio, tutti si sarebbero affezionato anche ai maestri Kai.

Questo non lo possiamo sapere, ma quello che sappiamo e' che la serie di librigame piu' venduta nel mondo (Fighting Fantasy) in Italia e' diventata Dimensione Avventura e ha pochissimi fan e poche traduzioni, probabilmente anche perche' le traduzioni sono di qualita' abbastanza scarsa e forse anche perche' erano poco "adattate" all'epoca.
Magari senza l'"adattamento spinto" di Lupo Solitario non avremmo mai avuto la diffusione che c'e' stata...

Un' idea, un concetto, un' idea, finche' resta un' idea e' soltanto un' astrazione.
Se potessi mangiare un' idea avrei fatto la mia rivoluzione.

Yaztromo
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Re: Tradurre è un po' tradire...

gabrieleud ha scritto:

Mi viene in mente una puntata di Lupin III, dove Lupin (non il professore di Hogwarts) si era travestito da Zazzà (non Madame) e i due si erano incontrati.
Zenigata: "Ma come pensi di passare per me stesso così conciato?"
Lupin: "Vuoi scherzare, il travestimento è perfetto, anzi è persino meglio dell'originale!"

La battuta di Lupin che citi funziona proprio perché l'umorismo è contenuto nel paradosso enunciato: "La copia è migliore dell'originale" ma, appunto, di un paradosso si tratta.

gabrieleud ha scritto:

Parlando di tradurre nomi, il tasto è dolente. "La traduzione tocca le corde più sensibili dell'animo", e ci sono casi in cui la traduzione ha senso ed altri no. Se Grey Star fosse stato tradotto Stella Grigia ci saremo trovati davanti un eroe immaginato molto come capo indiano.
Tu avresti mantenuto "Lone Wolf" ? Forse no. Ma magari apprezzi il "Magnamund" molto più di una "Grande Luna", ed il Kaltenland è più evocativo del Kalte, per indicare un posto freddo.

La regola è semplice, ed è questa: tutto ciò che è nella lingua nativa del referente originale va tradotto, rendendo per quanto possibile i riferimenti, i giochi di parole e quant'altro; tutto ciò che è in una lingua terza rispetto al referente originale e al destinatario della localizzazione va lasciato immutato.
Originale in inglese / Nome in inglese --> Tradotto; originale in inglese / nome in tedesco --> non tradotto. "Lone Wolf", sostantivo e aggettivo del tutto comuni in inglese, è perfettamente e correttamente traducibile come "Lupo Solitario", così "Stella Grigia".

Esistono nomi di luoghi o di persona che contengono dei rimandi precisi e, nei limiti del possibile, andrebbero resi: citavo in un'altra discussione i famosi "decumani" della Contea del Signore degli Anelli: in orginale "farthings". La parola inglese si riferisce ad una moneta da un quarto di penny, ed infatti ha in sé la radice della parola "four", sta cioè per "diviso in quattro" o "quarta parte di qualcosa": in italiano, nel campo semantico delle monete, abbiamo "quartino" che però ha un senso immediato solo per i numismatici. Mentre nel Regno Unito era moneta di corso comune all'epoca dell'uscita del libro, per il pubblico italiano "quartino" rinvia più facilmente a una brocca servita in osteria che non a un luogo geografico; tuttavia abbiamo "quartiere", che rimanda a una suddivisione amministrativa sicuramente a noi più famigliare e mantiene il gioco di parole con la parola "quattro". "Decumano", per quanto ormai moltissimi vi siano affezionati, è decisamente più fuorviante, tanto più che nella tradizione romana non è una ripartizione geografica bensì una delle due strade principali dell'impianto urbanistico degli accampamenti trincerati e delle colonie. Ma questo solo per fare un esempio del modo in cui si dovrebbe procedere.

"Magnamund" e "Kalte" non vanno tradotti. Il primo echeggia un nome latino ma, in quella grafia, non ha nessun significato: "mundus, -i", cioè "mondo" - non "luna" - è un maschile della seconda declinazione, e quindi non si accorda mai con "magna", che è un femminile singolare della prima oppure un neutro plurale della seconda; evidentemente l'autore effettua un vago rimando con funzioni più che altro evocative, in maniera non dissimile dallo pseudolatino degli incantesimi di Harry Potter - e peraltro la cosa funziona per un lettore inglese tanto quanto per un italiano. Così "Kalte": non ho grande esperienza di lingue germaniche e quindi non posso fare lo stesso ragionamento applicato al precedente Magnamund ma, a un dipresso, è abbastanza evidente la prossimità ad esempio col tedesco "kalt" = freddo. Sta di fatto che, non essendo in inglese, semplicemente non va tradotto. "Kaltenland", poi, non ha nessun senso: è con tutta evidenza modellato su "Sommerlund", il quale nome però richiama il tedesco o altre lingue nordiche "sommer" (=estate) e, credo - ma qui potrei sbagliarmi - lo svedese e il danese (e quindi, verosimilmente qualche comune radice norrena) "lund" (=bosco, frutteto): siamo all'arbitrio più assoluto.

Il fatto che per te sia evocativo, come argomentavo sopra, è scarsamente significativo - così come lo sarebbe se fosse evocativo per me o per chiunque altro preso nella sua individualità: nella tua percezione è ormai stratificata la versione "Kaltenland" che ti ha accompagnato nelle letture infantili o adolescenziali, e sicuramente questa sensazione non è separabile da considerazioni più oggettive. Lo capisco ma non lo giustifico: ciò che per te è evocativo, per chiunque altro sia "vergine" rispetto alla vecchia traduzione non ha nessun significato. L'ho detto e lo ripeto: la nostra percezione individuale non può essere elevata a grado zero della percezione collettiva. Se l'autore ha pensato una cosa, la si mette, altrimenti no.

È sicuramente interessante l'osservazione di Yaztromo: a posteriori, siccome questa versione ha avuto successo, probabilmente andava fatta così. È una riflessione che ho fatto anch'io numerose volte. Lascio in sospeso il giudizio anche se, aggiungo, da un lato non abbiamo la prova del contrario, perché una traduzione fedele, di fatto, all'epoca non è mai uscita (e i LG hanno comunque avuto un generalizzato successo planetario in quegli anni), in secondo luogo, posso comprendere che il contesto di trent'anni fa per quanto riguarda il fantasy fosse diverso (analogo discorso si può estendere all'animazione giapponese) ma ora, dopo tutti questi anni, dopo numerosissimi libri e film importati e localizzati in italiano e soprattutto dopo la diffusione di una maggiore consapevolezza dell'identità culturale di questi prodotti, trovo intollerabile che si voglia mantenere ciò che è errato: quello che ci ha accompagnato nell'infanzia, con tutto il portato di emozioni e sensazioni, è nostro e nessuno ce lo potrà mai sottrarre, ma è altrettanto vero che non ci si può affezionare ad un errore ed esigere di mantenerlo.

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Re: Tradurre è un po' tradire...

Solo due puntualizzazioni: Land significa 'terreno' anche in tedesco.
'Mond' significa Luna, sempre in tedesco. Visto che Dever ha preso quasi tutti i termini dal germanico, ho ipotizzato che anche mund fosse tra questi.

Non fare caso al tono freddo della risposta, sono al cellulare. Ti voglio sempre bene, e come sempre quando parlo di latino potrei aver detto eresie

Riguardo al Kalte l'orecchio italiano avrebbe inteso una stonatura sentendo nominare i ghiacciai del Kalte. L'aggiunta -land alla grafia dura di Kalte evoca le terre del nord e la parola assume quasi immediatamente la connotazione di posto freddo.

Per Sommerswerd e Sommerlund, lascia perdere la grafia e concentrati sulla fonetica. Un anglofono non fa fatica a intendere Spada del Sole e Terra del Sole. Invece un italiano (parlando sempre del dodicenne medio di 30 anni fa ) leggerebbe proprio sommersuerd e sommerlùnd con inevitabile caduta di stile.

Sui nomi inventati... bho. Da dove caspita arriva 'babbani' su harry potter? È ovviamente un' invenzione imposta dal traduttore. In inglese se non erro è muggles, che però è altrettanto inventata. In questi casi che si fa?


EDIT: mentre scrivevi stavo correggendo la mia risposta, eliminando le solite vaccate di cui sono capace quando scrivo senza informarmi

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gabrieleud
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Re: Tradurre è un po' tradire...

gabrieleud ha scritto:

Solo due puntualizzazioni: Land significa 'terreno' anche in tedesco.
'Mond' significa Luna, sempre in tedesco. Visto che Dever ha preso quasi tutti i termini dal germanico, ho ipotizzato che anche mund fosse tra questi.
In latino 'mundus' non significa 'mondo' bensì 'pulito, lindo'. Mondo si dice 'orbis' che magari ti ricorda quello di Ninja.

Gabriele, con lo stesso affetto: lascia perdere il latino, è meglio.

Mundus significa 'pulito' quando è aggettivo (mundus, -a, -um). Quando è sostantivo (mundus, -i) significa 'mondo' nel senso più ampio di cosmo, universo. Il fatto che stia unito all'aggettivo magnus (=grande), direi che non lascia dubbi di sorta sull'ascendenza latina del termine. Orbis significa 'sfera' e, per estensione, può riferirsi al pianeta Terra o all'"orbe terracqueo": parlando di un intero universo è senz'altro più corretto utilizzare mundus.

http://s13.imagestime.com/out.php/i943811_Mundus.jpg

'Land' in tedesco è terra, ma 'lund' no. Il paese di Lupo Solitario si chiama Sommerlund, non Sommerland. Kalte, che non essendo in inglese nel testo originale non andava tradotto, è stato reso nella versione italiana con 'Kaltenland', che evidentemente richiama per contrapposizione Sommerlund ma ha un significato diverso.

Dopo aver fatto qualche ricerca, ipotizzo - credo con qualche fondatezza - che 'Sommerlund' sia un nome in lingua danese. In un'intervista che potete leggere anche su Project Aon, lo stesso Joe Dever affermava che "la terra di Sommerlund ha un aspetto europeo neo-medievale (una sorta di incrocio tra l'Inghilterra del XIII sec. e la Danimarca dell'XI) [...]."(1) In danese esistono entrambi i termini: sommer significa 'estate' e lund significa 'bosco, frutteto'. Sicuramente molto ben trovato, in quanto sommer è facilmente intellegibile anche da un anglofono, che tende a pensare all'analogo termine tedesco ed è comunque non dissimile dall'inglese 'summer'; lund, per quanto abbia tutt'altro significato, ad un orecchio inglese può se non altro rimandare a 'land'. Sta di fatto che non è 'land', e questo fatto mi rafforza ancora di più nello stigmatizzare la versione 'Kaltenland', che appare sempre più come un ingiustificato arbitrio operato dal traduttore.

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(1) Baylis, Chris (1993-01-01). Interview with Joe Dever conducted by Chris Bayliss. Role-Player Independent Magazine.

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Re: Tradurre è un po' tradire...

Ho provato a cercare Lund in danese ma non ho trovato alcun risultato. L'ho trovato invece in svedese, col significato di "piantagione". C'è un sobborgo di Malmo chiamato Lund.
Secondo me non ha senso incaponirsi sulla grafia con la "a" o con la "u" o con la "o", si tratta di un nome attinto e non copiato. Studiando etimologia e semantica si dà più peso alle consonanti che alle vocali. Inoltre danese, svedese, olandese, inglese sono tutte derivazioni dello stesso ceppo germanico quindi andando a ritroso nel tempo le differenze sono sempre meno marcate.

Di più ancora in questo caso, sapendo che Sommerlund è quasi omofono di Summerland in inglese, secondo me Dever ha semplicemente voluto nominare la Terra del Sole, ma scritta in modo che sembrasse arcaico-medievale.

Poi in Svezia ho trovato questa:https://www.librogame.net/components/com_agora/img/members/4560/sommerlund.jpeg

Si vede malino, ma c'è un paese chiamato Sommerlund in basso a sinistra

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gabrieleud
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Re: Tradurre è un po' tradire...

gabrieleud ha scritto:

Sui nomi inventati... bho. Da dove caspita arriva 'babbani' su harry potter? È ovviamente un' invenzione imposta dal traduttore. In inglese se non erro è muggles, che però è altrettanto inventata. In questi casi che si fa?

Io ho dato la regola, e da lì si parte. Per tutti i casi intermedi la risposta è sempre la stessa: si ricorre al buonsenso e si studia ma si deve in tutti i modi evitare l'arbitrio.

Per i nomi di conio dell'autore l'attenzione dev'essere ancora maggiore. Intanto va da sé che vanno tradotti, per lo stesso principio per cui vanno resi tutti i nomi della lingua nativa dell'opera: se una parola, sia pure inventata, suona come inglese, dev'essere resa in italiano. Però, se il traduttore parte dal presupposto che 'tanto è un nome inventato', e ne piazza un altro secondo il proprio personale gusto o arbitrio, si rischia - com'è stato il caso di tante invenzioni nella traduzione di HP - di andare prima o poi a sbattere col muso su qualche evoluzione della trama che richiedeva una traduzione più attenta.

'Muggles' è importante per come suona, per come si pronuncia o per come si scrive? Quali parole, quali sensazioni deve richiamare? Assomiglia a qualche termine del lessico infantile, del gergo scolastico o di cos'altro ancora? Siccome J.K. Rowling è viva è in buona salute, credo peraltro che non sia impossibile che un traduttore si rivolga direttamente all'autrice chiedendole eventuali delucidazioni o indirizzi; diversamente si cercano interviste, diari di lavorazione o quant'altro sia utile per ricostruire l'intero percorso creativo dell'autore (non a caso ho detto che spesso un traduttore dovrebbe lavorare più dell'autore che traduce).

Umberto Eco, nel suo mai troppo lodato 'Dire quasi la stessa cosa', raccontava che in un determinato passo del 'Pendolo di Foucault' fosse citata una poesia (mi pare fosse l'Infinito' di Leopardi, ma potrei ricordare male). Ma, siccome non era importante il senso della poesia in sé ma proprio il fatto che si trattasse di una poesia famosa, ha specificato ai suoi traduttori che era lecito inserire, in luogo di un poeta italiano dell'Ottocento - noto a noi per motivi scolastici ma forse ignoto ai lettori russi, per dire - qualche verso di poeti locali analogamente famosi. Eco ha indirizzato i suoi traduttori verso un'applicazione spinta del buonsenso al fine di mantenere lo scopo che l'autore si prefiggeva. Però è stato importante, se non fondamentale, che fosse lui a specificarlo, altrimenti si sarebbe caduti nell'arbitrio.

gabrieleud ha scritto:

Per Sommerswerd e Sommerlund, lascia perdere la grafia e concentrati sulla fonetica. Un anglofono non fa fatica a intendere Spada del Sole e Terra del Sole. Invece un italiano (parlando sempre del dodicenne medio di 30 anni fa ) leggerebbe proprio sommersuerd e sommerlùnd con inevitabile caduta di stile.

Per quanto detto sinora sono d'accordo sul fatto che Sommerswerd si potesse rendere in italiano: swerd è peraltro una parola presente nell'inglese antico ed effettivamente la pronuncia richiama in maniera piuttosto diretta quella di 'summer sword' quindi, ai fini della fruibilità del libro, mi pare lecito proporre al lettore italiano una 'spada del sole' (anche se, letteralmente, sarebbe 'dell'estate'); diverso è per 'Sommerlund', che ha realmente tutt'altro significato ('frutteto/bosco/natura dell'estate', non 'terra del sole') e, stravolgendolo, si perde tutto un patrimonio di rimandi all'àmbito anseatico che Dever aveva inteso darle; ancora peggio è per 'Kaltenland' che introduce un falso parallelo con 'Sommerlund' ed è un'invenzione del tutto arbitraria che nella testa del traduttore italiano doveva apparire pure creativa: 'terra del caldo' da una parte, 'terra del freddo' dall'altra. A questo punto tanto valeva inventarsi un nome italiano e finita lì.

Come discorso generale, però, concludo dicendo che non sono tanto d'accordo nell'andare eccessivamente incontro al lettore, servendogli costantemente la pappa pronta: chi sceglie di leggere sa che non si sta accostando ad una narrazione di ambientazione italiana e, senza arrivare all'effetto straniante di tante traduzioni iperfilologiche, ritengo che sia giusto percepire una sia pur minima distanza tra il proprio patrimonio linguistico e culturale e quello che si va esplorando: questo può e deve essere di stimolo ad un lettore che - trovandosi di fronte ad un termine, un luogo, un avvenimento o un concetto inconsueto - possa essere spinto ad approfondirlo e a documentarsi. Altrimenti poi non lamentiamoci della mancanza di stimoli nel pubblico medio o di risultati brillanti quali gli anime giapponesi doppiati su Italia 1 a metà degli anni Ottanta, in cui gli abitanti di Tokyo si chiamavano Tinetta e Sabrina e dicevano: "Ho speso cinquemila lire" per mangiare i ramen! Il confine tra la sciatteria e la stupidità è una linea molto sottile.

Heimdall di Bifrost
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Re: Tradurre è un po' tradire...

gabrieleud ha scritto:

Ho provato a cercare Lund in danese ma non ho trovato alcun risultato.

http://www.dicts.info/dictionary.php?l1 … ;rad=begin

gabrieleud ha scritto:

Secondo me non ha senso incaponirsi sulla grafia con la "a" o con la "u" o con la "o", si tratta di un nome attinto e non copiato. Studiando etimologia e semantica si dà più peso alle consonanti che alle vocali. Inoltre danese, svedese, olandese, inglese sono tutte derivazioni dello stesso ceppo germanico quindi andando a ritroso nel tempo le differenze sono sempre meno marcate.

Io non ho grandi nozioni di linguistica, ma credo di averne almeno le basi: credimi, non voglio apparire offensivo né saccente, ma leggendo queste righe temo che le tue siano un po' meno solide, e io non ho le capacità né la voglia di confutare le tue tesi, per cui mi fermo qui.

Heimdall di Bifrost
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Re: Tradurre è un po' tradire...

E dopo questa torno a leggere Ad&d - sono arrivato al 6. Senz'altro mi si addice di più, come ho sempre sospettato, e come i miei insegnanti hanno sempre sostenuto.
Ti ringrazio per tutte le preziose delucidazioni.   wink

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gabrieleud
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