Concludendo, credo che questo librogame abbia ripreso sotto diversi aspetti la tecnica di scrittura de Gli adoratori del male (esclusi i gravi errori nei collegamenti dei paragrafi, che non ci sono...): i paragrafi sono lunghi, legati da rimandi unici e densi di descrizioni e spiegazioni (che pero' sono porte con grazia e tempismo, per cui non diventano "spiegoni" stancati) e spesso il tuo destino e' deciso da un singolo lancio di dadi. Un altro aspetto che "ricorda" molto la tecnica degli autori della serie originale e' che probabilmente e' stata scritta l'avventura che porta dall'India alla ina via terra e solo in un secondo tempo quella via mare, per cui la prima strada e' stata in qualche modo "privilegiata" sulla seconda, che ha alcuni incastri che scricchiolano dal punto di vista logico (per esempio, scegliendo la via di mare ad un certo punto alcuni personaggi che incontri per la prima volta vengono presentati come se fossero dei vecchi conoscenti, perche' seguendo la via di terra la situazione era quella). Tutte cose gia' viste in abbondanza nella serie principale.
Un altro difettuccio tipico della serie originale e mantenuto anche nella fan fiction e' il non saper usare a pieno il regolamento in tutti i suoi risvolti nell'ambito dell'avventura: ancora una volta tenere conto di quanto cibo e acqua si porta con se e di fatto un esercizio di amministrazione cartacea e non ha vere conseguenze sull'avventura, ancora una volta non si specifica bene in quali casi si puo' usare il potere di conversione e in quali no (e ci sono diversi casi poco chiari). Anche i due nuovi paragrafetti aggiunti al regolamento standard potevano essere risparmiati, visto che non hanno nessuna reale conseguenza sul gioco.

I percorsi multipli tipici di Misteri d'Oriente, pero', sono molto limitati: nella prima parte dell'avventura si puo', sostanzialmente, scegliere tra due vie principali (via terra e via mare), poi negli inferi le strade possibili sono virtualemnte infinite, ma conducono tutte alla stessa conclusione (se si sopravvive) e infine l'ultima parte dell'avventura (a trama singola e molto lineare) e' di fatto un climax verso la scelta finale.
Il fatto che l'avventura sia molto piu' lineare del canone va in qualche modo a coprire quella che inizialmente si potrebbe considerare la piu' grande pecca di questo librogame: e' particolarmente corto (soli 240 paragrafi). Eppure, con la linearita' della storia che e' molto prevalente, il numero effettivo dei paragrafi che sil possono leggere per completare l'avventura (e quindi i tempi di lettura) sono praticamente in linea con i librigame del canone: quello che viene sacrificato e' la rigiocabilita', che e' piuttosto limitata.

Anche i personaggi ambigui tipici di Misteri d'Oriente mancano un po': Lo Tze puo' ricadere in qualche modo in questa categoria e anche, almeno in teoria, alcuni dei non morti della mitologia cinese che si incontrano, ma in realta' il personaggio piu' ambiguo che emerge alla grande in questa avventura e' proprio il Prete Gianni, che affronta certe scelte con risvolti etici e morali non da poco. In questo episodio infatti non abbiamo i soliti alcoolici e le ragazze che abbiamo incontrato in episodi precedenti, ma un amore tormentatissimo. In qualche modo, con questo, viene a mancare un certo spirito scanzonato e scapestrato che ha portanto una spruzzata di ironia e autoironia nei volumi canonici e che e' molto tipico di questa serie.

In cambio, i personaggi sono molto piu' "forti" e anche, in un certo senso, drammatici, e le descrizioni degli aspetti culturali e mitologici sono parecchio superiori come qualita' e, rispetto a Gli adoratori del male (ma anche di Sword of the Samurai, della serie Fighting Fantasy, che e' stato forse il primo librogame a portare una certa cultura orientale nel mondo della letteratura a bivi), anche presentati meglio e in modo piu' funzionale alla storia.