Voto di Rygar
Nel valutare questo racconto è inevitabile fare un raffronto con il suo predecessore “Cuore di cane”. Il tema, infatti, è quello dell’animale e, in entrambi i casi, si tratta del migliore amico dell’uomo. Le somiglianze, comunque, si fermano qui: in questo racconto i personaggi sono tutti cani, ma sono anche “orwellianamente” dotati di sentimenti, pensieri e parole alla stregua di ogni essere umano. Il protagonista, Bracco Solitario, ha infatti lunghi dialoghi con i compagni di branco e non ha problemi a comprendere concetti complessi. Bisogna però dire che il bando del concorso, in questo riguardo, era molto elastico, quindi la cosa non deve portare penalità nella valutazione.
L’attinenza alle regole è formalmente rispettata, con tre finali ben distinti e l’esito delle azione determinato solo dalle “abilità” scelte. In realtà, per quanto riguarda le suddette abilità, si registrano le prime note dolenti. Tanto per cominciare, alcune sono contrapposte in maniera logica (un “Topocane” non può essere contemporaneamente un “Cerbero”), ma altre non hanno motivo di essere mutualmente esclusive (come nel caso di “Fiuto” e “Ululato” o “Randagiosità” e “Cane Fantasia”). Col senno di poi, avrebbe potuto essere una mossa più intelligente lasciare che fosse il giocatore a scegliere alcune tra una rosa, creando un proprio Bracco Solitario ad hoc. Inoltre, come accennerò più avanti, il possesso di alcune rischia addirittura di essere controproducente. Non mi aspettavo un bilanciamento perfetto (che non esiste nemmeno nei più blasonati “Lupo Solitario” e “Realtà Virtuale”), ma un minimo sforzo avrebbe potuto essere fatto.
Lo stile di scrittura è carente, molto carente. Quando si ha un limite numerico di paragrafi, sarebbe buona pratica cercare di renderli più corposi possibile, aggiungendo descrizioni dettagliate e dialoghi vivaci. In questo caso, invece, pare quasi che all’autore facesse fatica dilungarsi più dello stretto necessario. È pur vero che il bando prevedeva anche un limite di lunghezza complessivo dell’elaborato, ma questo testo è ampiamente al di sotto del numero massimo di parole: un eventuale ampliamento avrebbe solo fatto del bene alla parte narrativa e descrittiva. A livello grammaticale non vedo grossi errori, ma ci sono alcune scelte lessicali alquanto infelici: al par. 10 ci sono “fiori stentorei” (non è che erano “stentati”?), al par. 15 c’è uno strano “malfidenti” (che sia una fusione tra “malfidati” e “diffidenti”?), al par. 29 si parla di “fischiare come una sirena” (forse si riferisce alle sirene che annunciano il cambio del turno nelle fabbriche?). Insomma, l’autore avrebbe potuto rivedere meglio il tutto.
Ma il più grosso difetto si rileva al livello ludico, per quanto riguarda i collegamenti tra paragrafi., indice di scarsa cura nella revisione (se revisione c’è stata). Il caso più eclatante è il par. 12, raggiungibile solo dal par. 5 e solo con l’abilità “Fiuto”: se si ha l’abilità “Fiuto” non si può avere “Ululato” (come da regolamento), eppure è proprio questa ultima abilità a essere richiesta per arrivare al par. 29 dal 12. Ne risulta che il par. 29 è raggiungibile solo dal 42. Inoltre, sempre dal suddetto par. 5, non avere “Fiuto” porta al 15, al quale si arriva però anche attraverso il par. 12 (non potendo appunto avere “Ululato”). L’implicazione di questo è che, se ci si intrufola sotto la rete per entrare nel canile, ci si possono scordare entrambi i finali “positivi” e ci si deve accontentare di quello agrodolce (morire serenamente grassi e imborghesiti) o di un istant death gratuita (ammazzato dai teppistelli). Altro errore grossolano si ha al par. 43, che rimanda al 26 se si ha “Fiuto” e al 2 in caso contrario: peccato che gli esiti siano stati invertiti. C’è poi una questione che non è un errore in senso stretto, ma cozza un po’ con la logica e il buon senso, ovvero quella temporale: la barboncina viene catturata in serata, ma solo il percorso delle fogne ci dice che è in effetti passata la notte prima di sbucare all’esterno, mentre quello dello sfasciacarrozze sembra avvenire in pochi minuti. Per finire, avere “Affinità Umana” è controproducente ai fini del gioco, perché l’abilità si usa solo una volta e conduce dritto al 42, paragrafo che preclude uno dei possibili finali “positivi” (quello assieme a Barbie). Spendo altre due parole su quest’ultimo, perché è fastidioso che una condizione pregressa (la felicità della barboncina) sia legata a un’azione successiva del protagonista (entrare subito in casa o fare un po’ lo stalker). Per finire, i primi sei paragrafi (1-25-30-50-33-46) sono perfettamente inutili ai fini dell’avventura: la prima vera scelta avviene al 28. Visto che si parla di un “Corto”, sarebbe meglio non sprecare nemmeno un paragrafo, cosa che invece è ben tollerata nei libri che ne hanno molte centinaia.
In definitiva, “Vita da cani” è un racconto che parte da un’idea buona come un’altra (ricreare atmosfere “à la Disney”), ma si perde miseramente per strada, a causa di una forma non troppo felice, di un eccessiva sintesi nel testo e di un comparto ludico che difficilmente è stato sottoposto a un controllo rigoroso. Alla luce di questi difetti, il voto non può nemmeno avvicinarsi alla sufficienza.
Voto: 4.

ilsaggio79 ha scritto:

Allora te la giro a te: quand'è che dai insufficiente? Perché se non son pecche gravi queste...

Certo che sono gravi, ma sto dicendo che la quantità di "insufficienza" mi pare eccessiva. =D
E' sempre un po' quel discorso dei "canoni" che ormai ho sballati e per cui ero restia a proseguire: ammetto di essere passata sopra a molte cose, in favore dell'entusiasmo di avere dei personaggi divertenti ed una storia avventurosa; "Cuore di cane" non mi aveva esaltato, ma gli avevo dato la sufficienza piena. Ha preso voti altissimi da altri, quindi volevo "premiare" questo aspetto, rispetto all'altro Corto - dato che per molti versi mi ha preso di più e ne ho apprezzato molto le caratterizzazioni, ma si è fregato con le pecche tecniche. Come ho scritto, avrei voluto dare 7- per metterli quasi al pari (uno senza storia, ma abbastanza curato nella parte ludica; l'altro con una storia e anche abbastanza coinvolgente, ma con molte pecche dal punto di vista tecnico), ma non potevo. Forse un 6 politico a entrambi sarebbe stato l'ideale, ormai non potevo tornare indietro di due corti…

La risposta alla tua domanda è: "quando un racconto mi fa veramente schifo, sia tecnicamente che narrativamente". Finora ho contestato gli eccessi, ma ciò che intendo per schifo non è ancora arrivato.
Sono meno cattiva di quanto non appaia. Stavolta sono stata io di manica più larga, condivido però chi non l'ha trovato sufficiente; ma non me la sono sentita di affossare totalmente questo Corto, quando (ecco che rientra il fatto dei canoni "sballati") ho visto letteralmente gente volare sopra pecche tecnico/narrative di altri, mollando dei 9 lo stesso solo "perché alla fine gli piaceva".

Scusate se mi permetto: so che si usa il termine "orwelliano" per indicare animali parlanti, ma gli animali parlano dai tempi delle favole di Fedro. 

Aloona ha scritto:

Scusate se mi permetto: so che si usa il termine "orwelliano" per indicare animali parlanti, ma gli animali parlano dai tempi delle favole di Fedro.

Verissimo, ma io non ho fatto le scuole nobili.

Aloona ha scritto:

Un mio vecchio conoscente di ludoteca soleva dire:
"Di fronte alla gnocca non esistono amici".

E un vecchio camionista maremmano (ex borsaro nero nel dopoguerra) che conobbi al centro anziani mi diceva: "C***o ritto 'un vol consigli!"

Rygar ha scritto:

"C***o ritto 'un vol consigli!"

In effetti, perfino io che ho dato 1.5 ho avuto toni più morbidi.