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Re: I CORTI 2014 - Sangue e intrighi alla Corte di Aquisgrana
Seven_Legion ha scritto:ma come mai i due corti "in parallelo", sono in realta' sfasati di 2 giorni?
Anche i primi due corti fuori concorso prevedevano un gap. Il prino era votato da lunedì a venerdì, per 5 giorni di votazione, il secondo da mercoledì a domenica, per altrettanti cinque giorni, di cui solo tre in contemporanea.
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Re: I CORTI 2014 - Sangue e intrighi alla Corte di Aquisgrana
Ho visto assurdità che voi umani non potete nemmeno immaginare... si può sapere perché sono stati esclusi, allora? Non ho avuto così tanto tempo per approfondirli questi due.
Seven, con affetto... ma vaffanculo! =_=
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Re: I CORTI 2014 - Sangue e intrighi alla Corte di Aquisgrana
Voto di Gpet74
So che non dirò nulla di nuovo, ma questo Corto mi ha lasciato perplesso. Sembra essere un lavoro fatto solo a metà. Certo, la metà fatta è compiuta in maniera ottima, ma pur sempre di un lavoro monco si tratta.
Il regolamento è complesso, molto complesso, ma davvero intrigante. Lascia presagire un gioco interessante, calato in una cornice storica medioevale di grande caratura...
E qui casca l'asino. Credo che l'impressione peggiore che il corto da di se sia proprio causata dalle aspettative create e poi bruscamente tradite che lasciano un profondo amaro in bocca e che inducono a giudicare ancor più severamente la totalità dell'opera.
Infatti al di là del raffinato regolamento che regge un altrettanto raffinato sistema di gioco, non c'è assolutamente nulla. nessuna storia, nessuna ambientazione, nessun intreccio. Nulla di nulla. Ci troviamo davanti a trentasei scarni paragrafi fatti con il copiaincolla senza l'ombra di narrazione. Il fatto che la storia (ma si può parlare di storia?) sia ambientata ad Aquisgrana dopo la morte di Carlo magno, Imperatore, si desume solo dal prologo, perché stando al testo potremmo trovarci anche su Betelgeuse nel 10.000 A.C. e non sarebbe cambiato nulla.
Il protagonista è uno svantaggiato, anche se lo svantaggio potrebbe essere opinabile, esso c'è, si può essere gobbi, zoppi, monchi o muti. Certo, si tratta solo di parole buttate lì, per giustificare il fatto di appartenere a un "seme" più che un altro. Se lo scrittore avesse differenziato il protagonista in base alla casata la cosa sarebbe stata più elegante e nessuno avrebbe sentito la differenze. Infatti il fatto di essere zoppi più che monchi non viene minimamente avvertita in tutta la storia.
Manca dunque una storia, una qualsivoglia trama e, soprattutto, mancano i finali.
certo, potremmo considerare come finali il fatto che si possa vincere, perdere o morire. Ma la cosa mi sembra davvero insostenibile.
Inoltre non si può certo dire che all'autore sia mancato lo spazio o il tempo di costruire una ambientazione e una storia, anche, magari, solo abbozzati, con le quali rivestire il suo ottimo regolamento. Ha sfruttato appena 36 paragrafi dei 50m concessi ed ha scritto meno di 3000 parole a fronte di 15.000 concesse. Insomma leggendo questo lavoro non riuscivo a capacitarmi del eprchè mai fosse stato spedito in tal fatta.
Non c'è molto altro da aggiungere a parte la canzone di de Andrè a chiusura del tutto.
Io amo Fabrizio de André, assieme (o forse appena dopo) Guccini è il poeta, cantautore e pensatore che mi ha accompagnato in ogni fase della mia esistenza.
Nonostante questo non posso che giudicare negativamente l'inserimento de Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poiter. Esso non da nulla al Corto. Tanto per cominciare esso è ambientato molto dopo, alla morte di Carlo Magno, nipote del Carlo Martello della canzone (Che non era imperatore, ma re dei Franchi, quindi, per forza, non è di lui che si parla in questo Corto), e poi non ci azzecca proprio nulla come tema e come spirito con il Corto.
Perché l'autore ha voluto inserire tale canzone che dunque non c'azzecca nulla e nulla dà al Corto? Non me lo spiego, ma la cosa mi ha infastidito.
Alla luce di quanto detto, nonostante il sistema, preso a se stante varrebbe un nove, mi trovo a dover dare a questo Corto un voto finale di 4
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gpet74
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Re: I CORTI 2014 - Sangue e intrighi alla Corte di Aquisgrana
Voto di Rygar
Comincio subito con il dire che questo non è un racconto-gioco. Si tratta di un gioco da tavolo, (tipo Mercante in Fiera) riproposto in forma di racconto a bivi, sia pure con un certo grado successo. Mi riesce difficile anche solo definirlo, perché non so da dove cominciare. l’unica cosa certa è che non poteva essere ammesso a gareggiare assieme ad altri elaborati più “canonici”, perché la parte narrativa è ridotta all’osso. Inoltre faccio notare che il titolo contiene la parola “Aquisgrana”.
La meccanica di gioco prevede che il protagonista si sposti su e giù per le stanze dell’eponima corte cercando di ottenere l’appoggio di vari “Maggiorenti” nella corsa al trono lasciato vacante dal defunto Imperatore Carlo Magno. Se, da un lato, questo avviene sulla base di parametri numerici (in piena conformità quindi con il bando del concorso), dall’altro l’interazione effettiva è ridotta al minimo: si entra, si vince/perde e si passa oltre. In pratica la strategia di gioco consiste nel farsi una mappa del castello, capire da dove cominciare e quale sia la strada più breve per arrivare alla vittoria (ripetendo il procedimento per ognuno dei quattro personaggi). Non è affatto un gioco stupido, richiedendo una cera logica, ma sembra più adatto a “La Settimana Enigmistica” che non a un concorso di racconti interattivi. Anche sui tre finali ho dei seri dubbi, in quanto si può vincere o morire; forse l’autore faceva riferimento alle modalità alternative proposte alla fine.
L’altra condizione del bando, ovvero quella di avere un personaggio “fisicamente svantaggiato” risulta comunque rispettata in un certo senso, perché il protagonista è costretto a usare sistemi alternativi per guadagnare l’appoggio dei Maggiorenti che appartengono al proprio gruppo. Insomma, certi nemici devono essere “scavalcati” in maniera alternativa rispetto a quella classica, richiedendo una diversa strategia.
L’ambientazione avrebbe potuto essere davvero affascinante, ma è tristemente limitata al Prologo. Solo lì, infatti, si trovano informazioni testuali e narrative. Negli altri paragrafi (scritti col copia-incolla) ci si limita a presentare il personaggio presente nella stanza assieme alle possibili uscite. Forse un minimo di narrazione (come quella quando vengono presentati Assi e Re) avrebbe potuto aumentare il piacere della lettura. Per finire, la canzone “Carlo Martello ritorna dalla Battaglia Poitiers” (misteriosamente citata senza il titolo) fu scritta a quattro mani da Fabrizio de André e Paolo Villaggio, dettaglio che l’autore pare aver tralasciato.
Tirando le somme, questo testo non è brutto di per sé e rappresenta un esperimento interessante in ambito ludico, ma non raggiunge neanche lontanamente la sufficienza per le mie aspettative in questo concorso. Come prima accennato, sarebbe bello se l’autore volesse ampliarlo un po’ o, in alternativa, trasformarlo in un gioco da tavola.
Voto: 3.
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gpet74
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